Occhio Critico - La questione downgrade

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Forza Motorsport 5, Watch Dogs, Assassin’s Creed Unity e adesso, dulcis in fundo, The Witcher 3 Wild Hunt: cos’hanno in comune questi titoli, usciti per piattaforme diverse, sviluppati da team differenti e pubblicati da tre publisher distinti?I più attenti tra di voi lo avranno già capito: le accuse di downgrade e la montagna di polemiche che hanno infervorato la rete nelle settimane successive alla release.A Occhio Critico non sono sfuggite le lamentele dei giocatori sul versante tecnico dell’ultima fatica CD Projekt Red, ma a quanto serve lamentarsi?Sediamoci e parliamone (o se vi piace stare in piedi, fate pure…).

Chi fa il furbo…Le due facce della medaglia della vexata quaestio sono rappresentate da chi i videogiochi li sviluppa e li finanzia (sviluppatori e publisher, rispettivamente) e chi i videogiochi li compra, mosso da una passione vorace e totalizzante.Cominciamo dai primi, che sono quelli che fanno i furbi: è ormai pratica ricorrente, all’annuncio di un gioco, o comunque nei mesi precedenti al suo lancio sul mercato, pubblicare trailer o spezzoni di gameplay che mostrano scorci di una bellezza sconvolgente, onestamente troppo belli per essere veri (more on this later).Fin qui non ci sarebbe nulla di male, ma il problema risiede nel fatto che, come Pavlov durante i suoi simpatici esperimenti con i cani e le polpette, i video in questione rivestono spesso solamente il ruolo del suono della campanella e non quello della carne fresca: quando i cani (che siamo noi videogiocatori) sentono la campanella che smette di risuonare e sono finalmente messi dinanzi alla pietanza, il confronto tra le aspettative create e il risultato reale è spesso impietoso.Sui giochi sopra citati vanno fatti dei distinguo, sia chiaro, perché, nonostante il downgrade (che oggettivamente c’è stato), risultano quando splendidi (The Witcher 3, Forza 5, Unity), quando buoni (Watch Dogs), ma il comune denominatore è che al pubblico sono stati mostrati per quello che non erano, pompando i muscoli nei trailer come fanno certi body builder con gli anabolizzanti al fine di creare una hype smisurata, e, con essa, un buon numero di preordini.Se a livello commerciale tale operazione potrebbe anche essere comprensibile (attenzione, non condivisibile), a livello di etica e di rispetto per chi acquista, e con i suoi soldi manda avanti il baraccone dell’industria videoludica, proprio non ci siamo.Quando la forbice tra trailer meravigliosi e giochi appena decenti (parliamo sempre dell’aspetto tecnico) è troppo ampia, ciò che i publisher e i team di sviluppo meriterebbero è il boicottaggio del prodotto “ingannevole”.Ecco, l’ho detto.

…e chi, invece, lo scemoTolto il peso dallo stomaco, adesso bisogna, però, fare una lavata di capo anche a noi giocatori. Sì, proprio a noi, a cui piace passare per vittime ma che spesso siamo carnefici delle nostre stesse sofferenze.Prendiamola alla lontana: pretendere che un gioco venga mostrato così com’è a un anno e mezzo dalla sua pubblicazione è pura utopia.Sarebbe come chiedere a tutte le donne del mondo di uscire alla sera completamente struccate, con bigodini e ciabatte, o presentarsi ad un colloquio di lavoro e, appena seduti, snocciolare una lista infinita dei propri difetti: è assolutamente normale, oltre che risaputo, che i trailer mostrino sempre il cosiddetto “best case scenario”, ovvero l’ottimizzazione massima del titolo, fatto girare su PC di potenza inaudibile con schede grafiche del tipo “ho visto cose che voi umani…”.Noi videogiocatori, pur muniti di cervello fino e spirito critico, soprassediamo troppo spesso su questo punto, trasformandoci in mocciosi viziati cui hanno mostrato una torta e poi hanno rifilato una caramella mezza masticata: ma noi, se fossimo al posto di chi con le vendite di quel gioco ci deve vivere, mostreremmo un trailer con un framerate ballerino e i poligoni spigolosi o cercheremmo di imbellettare al meglio il materiale a nostra disposizione?Le due cose migliori da fare, rispettivamente nei panni dell’industria e in quelli dell’utente finale, sono aggiungere del testo a schermo in cui si dichiarano le specifiche della macchina da cui sono catturati i video (cosa che alcuni hanno anche fatto, ma con caratteri minuscoli in un angolino), e smettere di preordinare alla cieca basandosi solamente su un teaser di sessanta secondi.Perché poi, per come la vedo io, visto che il risultato, pur inferiore ai trailer, è lusinghiero (lamentarsi di The Witcher 3 è un esercizio ridicolo, a mio avviso), chi ha preordinato a scatola chiusa perde ogni diritto di lamentarsi, perché non ci sono gli estremi per parlare di truffe o pubblicità ingannevole.Semplicemente, gli sviluppatori si sono scontrati con i limiti delle macchine, o sono stati costretti (perché spesso è così che va) ad aggiungere qualcosa in un secondo momento, dovendo poi limare qua e là per non ingolfare il motore di gioco.Certo, ci sono casi estremi, come Alien Colonial Marines, in cui spezzoni mirabolanti corrispondevano poi a titoli tecnicamente imbarazzanti, ma, per la maggior parte dei casi, le polemiche sul downgrade si infiammano per un concorso di colpa tra chi i giochi li sviluppa e chi li compra.Peraltro, se ancora non fosse chiaro, un’ulteriore avvertenza per gli utenti console: quando vedete dei trailer di giochi multipiattaforma, nel 95% dei casi (a meno che non sia esplicitamente indicato altrimenti), il video viene catturato su PC di fascia altissima, adeguatamente costruiti allo scopo, le cui performance non potranno mai essere replicate da PS4 e Xbox One, la cui potenza di calcolo è paragonabile a PC di fascia medio-alta, che saranno resi obsoleti nel giro di un paio d’anni da adesso.

Il grande colpevoleNell’ombra, più che gli sviluppatori, i publisher e noi videogiocatori, il vero colpevole è il pre-order: una pratica sconsiderata che ha preso sempre più piede negli ultimi anni, che prevede di acquistare un prodotto mesi prima della sua uscita e a scatola chiusa.Lo fareste con un’automobile, con un appartamento, o anche solo con un capo d’abbigliamento?Io no di certo, eppure non nego di esserci caduto, soprattutto in occasione di Collector’s Edition particolarmente succose (di qui il “noi” che ho usato lungo tutto l’articolo).Eppure si tratta di sparute eccezioni (parliamo di quattro preordini in circa ventisette anni di carriera videoludica), che non devono assolutamente divenire la regola, perché solo in questo modo, smettendo di oliare la macchina dell’hype sconsiderato, che, dal basso, possiamo risolvere il problema: il trailer e il gioco finale sono distanti anni luce?Bene, scaffale.Il trailer e il gioco finale si somigliano ma comunque non sono troppo soddisfatto: aspetto il primo taglio di prezzo.Questo discorso, ovviamente, non tiene in considerazione quanto Occhio Critico sostiene sin dalla prima puntata, e cioè che la grafica costituisce solo una delle componenti di un videogioco, e sicuramente non la più preponderante.Ma questo è tutto un altro discorso…

La questione downgrade, che infiamma forum e commenti, è figlia dell’insana abitudine, presa durante la scorsa generazione di console, di ordinare videogiochi avendo solamente una vaga idea del loro comparto tecnico, della qualità del gameplay, dei contenuti offerti.

Di certo sviluppatori e publisher ci hanno messo del loro, ma noi videogiocatori abbiamo lo strumento più potente dalla nostra: la possibilità di scegliere.

E smettiamo di fare gli schizzinosi: i mondi aperti creati dagli sviluppatori di Unity e The Witcher 3, pur non identici ai trailer, rappresentano un traguardo tecnico notevole per tutta l’industria.

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