Adesso che le luci dello showfloor di Los Angeles si sono spente e la polvere si è posata, ho avuto il tempo di digerire gli annunci fatti da Microsoft, che con il reveal di Project Scorpio ha dato la scossa più inaspettata alla fiera; non potevo non tornarci su con una puntata dedicata di Occhio Critico, necessaria per commentare un cambiamento che potrebbe rivelarsi epocale.
O anche no.
Se, infatti, la manifestazione di quest’anno non si è rivelata all’altezza di quella, scoppiettante, dell’anno passato, la prospettiva concreta di assistere a un definitivo superamento del concetto di generazione di hardware rappresenterebbe uno spartiacque di enorme importanza per tutta l’industria. Che questo cambiamento sia nel bene o nel male, poi, attiene molto alla percezione e ai gusti personali, ma, dopo una reazione iniziale di scetticismo, devo ammettere che la prospettiva mostrata dalla casa di Redmond ha del potenziale.
Contratti non scritti
Quando ho acquistato Xbox One, a poco più di un anno dal lancio, ho investito i miei sudati risparmi convinto che l’acquisto che avevo appena fatto mi avrebbe garantito cinque o sei anni (la scorsa generazione si è prolungata ben più del dovuto) di divertimento, durante i quali avrei avuto accanto al mio televisore l’ammiraglia di casa Microsoft, ovvero la macchina presa come riferimento per lo sviluppo tanto dalle software house first party quanto da quelle terze.
Il contratto non scritto, in fondo, è sempre stato questo: tu consumatore ci dai i tuoi soldi, che spesso sono di più di quelli che l’hardware meriti, ti accontenti di giocare con macchine generalmente meno capaci della controparte PC, e noi produttori ti garantiamo di poter giocare comodamente sul tuo divano, sfruttando la TV di casa, e, soprattutto, di non dover sostenere ulteriori esborsi (differentemente dai costanti aggiornamenti richiesti all’utenza PC) per almeno un lustro.
Non c’è nulla di legalmente stabilito, è ovvio, ma, giunti all’ottava (e ultima?) generazione di console, i patti tra produttore e consumatore erano abbastanza codificati, e, anzi, di questa mutua fiducia l’utente console spesso si vantava, potendo contare su tasche regolarmente più piene dei colleghi che amano giocare su PC e, ancor di più, di quelli che vanno matti per gli smartphone, i cui tassi di obsolescenza rasentano ormai il ridicolo.
Ecco che, allora, quando Microsoft ha annunciato una nuova console (lo ha fatto anche Sony, beninteso, ma il progetto sul lungo termine è assai differente), che di fatto renderà la mia Xbox One un PC di fascia bassa, l’equivalente della “scatola dei requisiti minimi”, la prima reazione è stata di rabbia mista a sconforto.
Trovo che proporre un hardware considerevolmente più potente di quello attuale, che è sul mercato da solo due anni e mezzo, relegando quest’ultimo in fondo alla “catena alimentare” di Microsoft sia un comportamento poco corretto, tanto commercialmente quanto eticamente.
Probabilmente lo dico perché sono ancorato ad abitudini consolidate ma oramai ritenute sorpassate, perché cambio smartphone una volta ogni tre o quattro anni e non una ogni sei mesi, o perché direttamente coinvolto, visto che ho dato fiducia a Microsoft nonostante i problemi di Xbox One dopo gli splendidi anni passati con la mia Xbox 360.
L’amaro in bocca, insomma, rimane anche a distanza di settimane dall’annuncio, e se c’è una pecca nella nuova visione della casa di Redmond, è proprio quella di averne affrettato l’applicazione anche per rispondere alla concorrenza: analizzando le linee guida, infatti, la ritengo validissima, ma, semplicemente, bisognava partire dalla prossima “generazione” per non alienarsi i venti milioni abbondanti di acquirenti del modello base di Xbox One.
Play Anywhere
Al di là del coinvolgimento personale e dei dubbi sul tempismo, infatti, la strategia di Microsoft sul lungo periodo è eccitante, a mio avviso: il programma Play Anywhere potrebbe rappresentare una svolta epocale per il mondo delle console e per quello del PC gaming, in modi diversi ma non meno dirompenti.
Per quanto riguarda le prime, se da un lato si perderebbe l’esclusività assoluta di molti titoli, visto che Microsoft sembra intenzionata a condividere, come evidente da tutti i trailer mostrati a Los Angeles, ogni titolo first party tra Xbox e PC, dall’altra si potrebbe giocare ovunque, condividendo le partite online e i salvataggi, ottenendo gratuitamente una duplice copia digitale di ognuno dei giochi partecipanti al programma.
Giocare una porzione della campagna di Gears of War 4 sul proprio divano, alla domenica sera, e proseguirla esattamente da dove la si era lasciata al lunedì mattina, quando magari in ufficio non c’è nessuno, apre ad orizzonti nuovi per il nostro medium preferito (e per il nostro livello di produttività…), per non parlare della sincronizzazione degli achievement e dei contenuti scaricabili, che donano ulteriore valore ad ogni acquisto.
Il colosso di Redmond, peraltro, prende due piccioni con una fava, pareggiando (se non superando) due modalità assai comode che la concorrenza poteva offrire: l’off TV Play di WiiU e la portabilità dei giochi garantita da 3DS e Vita, visto che, a breve, basterà un buon portatile munito di Windows 10 per rendere un qualsiasi tripla A portatile, che sia in un’altra stanza della casa, magari mentre la TV è occupata, o in vacanza, lontani dal proprio salotto e dalla postazione di gioco.
Per il sottoscritto, noto amante del gioco in mobilità, un altro plus da non sottovalutare.
Sul versante PC, questo programma si traduce nella possibilità di giocare a titoli che, altrimenti, non avrebbero mai raggiunto la piattaforma Windows: il già citato Gears of War 4, Scalebound e Forza Horizon 3 sono solamente i primi di una lista che si allungherà a dismisura nel corso dei mesi, e che, in un futuro nemmeno troppo lontano, potrebbe abbattere le barriere tra giocatori console e giocatori PC, unificando tutti gli amanti dei videogiochi sotto un’unica, confortante bandiera.
Il solo pensiero di come potrebbero girare titoli con tali budget su PC da gioco equipaggiati al meglio mi provoca un’estesa e persistente pelle d’oca.
Un ultimo effetto, da non sottovalutare a livello commerciale, è rappresentato dal fatto che, a queste condizioni, non è peregrino pensare all’acquisto di un PC da gioco (ancora meglio se laptop, ma dipende molto anche dalle singole esigenze) da affiancare a Xbox, opzione che diventerà assai più appetibile anche per tutti gli oltranzisti del gioco su console, com’ero io stesso fino a qualche anno fa.
Entry level
Pur in assenza di conferme ufficiali, è lecito lavorare d’immaginazione: penso a uno scenario in cui Microsoft lanci sul mercato più console contemporaneamente, con un’architettura simile, che condividano sistema operativo e titoli in uscita, offrendo però prestazioni assai differenti.
Sono l’unico a ritenere che lanciare tre console allo stesso tempo potrebbe essere una strategia vincente?
Pensateci: un entry level (l’attuale Xbox One, di fatto) a 299 euro, equivalente di un PC che fa girare tutto al minimo o poco sopra; un mid level, a 499, e magari una console di primissima fascia, a 599 o al massimo 699 euro, capace di pareggiare l’offerta dei PC di fascia alta al momento del lancio.
Una soluzione per tutte le tasche, e, contemporaneamente, una libertà notevole per gli sviluppatori, a disposizione dei quali si amplierebbe un ventaglio smisurato di soluzioni a livello tecnico e di sviluppo.
Se rivoluzione dev’essere, insomma, che lo sia a vantaggio dei giocatori e della possibilità di giocare dovunque e compatibilmente con la propria disponibilità economica: il programma Play Anywhere, da questo punto di vista, parte decisamente con il piede giusto, e va ad affiancarsi all’espansione della libreria di titoli retrocompatibili che Xbox One può vantare.
Come molti dei nostri lettori, ai primi leak di nuove console a metà del ciclo vitale di PS4 e Xbox One ho mugugnato, e l’idea di ritrovarmi con una macchina superata a poco più di un anno dall’acquisto mi faceva (e mi fa ancora) inalberare.
Eppure, analizzando in maniera distaccata la strategia di Microsoft per il futuro prossimo, la prima reazione è un’alzata di sopracciglia sorpresa, e la seconda un convinto applauso: il programma Play Anywhere ha le potenzialità per segnare una svolta epocale nella nostra industria preferita, allargando ancora di più un bacino di utenza già in grande crescita e mandando per sempre in soffitta non solo la divisione tra giocatori PC e giocatori console ma anche il concetto stesso di generazione hardware.
Non rimane che attendere il prossimo tredici settembre per vedere gli effetti che questa mossa avrà sul nostro modo di vivere la nostra passione.