Non potevo che scegliere il titolo di uno splendido pezzo dei Radiohead (che sono appena stati a Monza, tra l’altro) come summa dell’E3 che ci siamo lasciati alle spalle: nonostante la solidità dell’offerta di moltissimi publisher e la grande quantità di titoli in arrivo nei prossimi mesi e nel 2018, è mancata la scintilla, l’annuncio bomba, quel reveal capace di far sognare il fanciullino dentro ogni videogiocatore (anche se poi Shenmue III e Final Fantasy VII Remake rischia di non vederli nemmeno mia figlia).
Occhio Critico ha diviso le conferenze principali in tre categorie e, per una volta, non ci saranno voti e pagelle, ma solo un commento fuori dai denti su quanto visto.
Ovviamente sta a voi lettori, nei commenti, dire la vostra, perché l’E3 è di tutti, di chi ci va tanto quanto di chi si ingozza di caffè e bevande energetiche per ovviare al fuso orario e seguire tutto in diretta.
Promossi
Nintendo e Ubisoft, per motivi diversi, mi hanno emozionato e, percorrendo strade parallele, hanno mostrato tantissimi giochi che potrebbero segnare i prossimi dodici – diciotto mesi.
Nintendo, che pure ha insistito su un format, quello del Direct preregistrato, che ammazza un po’ l’hype e l’emozione, garantiti invece dai live show, ha tirato fuori dal cilindro un logo, un “ci stiamo lavorando”, una promessa che, per adesso, vale molto poco, e che pure ha aumentato i battiti cardiaci di moltissimi videogiocatori:
Metroid Prime 4.
Come se non bastasse, i colpi al cuore dei fan di Samus sono diventati due di lì a poco, con l’annuncio del remake del secondo episodio per 3DS, con uscita imminente (metà settembre) e un team di un certo spessore come Mercury Steam a lavorarci.
E poi, nuovi video di due dei titoli che personalmente attendo di più, ovvero
Super Mario Odyssey, apparso in forma smagliante, e
Xenoblade Chronicles 2, che temevo fosse stato rinviato al 2018 e che, invece, allieterà il natale di tutti i possessori di Switch.
L’incoraggiante debutto di Switch sembra aver ridato fiato alle trombe di mamma Nintendo, insomma, e credo che i possessori della nuova console ibrida abbiano davanti anni di divertimento.
Ubisoft, dal canto suo, ha aperto la conferenza con il botto:
Mario + Rabbids Kingdom Battle è non solo un tentativo coraggioso ed intelligente di portare qualcosa di nuovo nel regno dei funghi, ma anche un gioco sviluppato con passione in Italia, a Milano, da un team di ragazzi come me o voi, solo con più talento.
E sarà che da quando sono diventato padre mi sono rammollito, ma c’è mancato poco che mi commuovessi anch’io a vedere Davide Soliani visibilmente emozionato quando Miyamoto (sì, QUEL Miyamoto) lo ha chiamato dal palco: il sogno di un videogiocatore che si realizza.
L’impressione è che la visione imprenditoriale di Ubisoft stia pagando: team di sviluppo sparsi per il mondo, con sensibilità e impronte culturali anche molto diverse tra loro, che danno vita a progetti vari, fantasiosi, accomunati dal marchio della software house francese.
Bene così.
Bene, ma non benissimo
Sony e Bethesda, nonostante abbiano annunciato tre o quattro titoli (in due) che attendo con una certa ansia, hanno vinto senza convincere, proponendo poco in termini di nuove proprietà intellettuali e di contenuti coraggiosi, accontentandosi di rinverdire vecchi fasti e gestire le ultime, ottime annate.
Il colosso giapponese, in particolare, ha destato la stessa impressione della squadra capolista che, dopo aver saputo della sconfitta della più diretta inseguitrice, si accontenta del pareggio, incrementando sì il vantaggio ma senza strafare e senza strappare applausi a scena aperta: la performance del giorno precedente di Microsoft non aveva entusiasmato (ci arriveremo dopo), e così, come candidamente ammesso da Yoshida in seguito, Sony si è tenuta qualche asso nella manica per il Playstation Experience o per la Gamescom, puntando sull’indiscusso carisma di
Spiderman di Insomniac e sul promettente (anche se un po’ iterativo)
Days Gone di Sony Bend.
God of War impressiona dal punto di vista grafico, ma sembra molto meno a suo agio quando c’è da imbastire un rapporto padre-figlio tra Kratos e il suo primogenito e il remake di Shadow of the Colossus rischia di vendere quanto
The Last Guardian (spoiler: molto poco) al di là dell’effettiva qualità del progetto, sulla quale c’è poco da discutere.
Un po’ di acquolina in bocca me l’ha causata
Monster Hunter World, ma abbiamo visto relativamente poco per non dormirci di notte.
Non che Sony avesse nulla da dimostrare, se è vero che PS4 sta triturando la concorrenza (superate le sessanta milioni di console installate), ma, dopo i fuochi d’artificio degli anni scorsi, mi aspettavo qualcosa di più.
La software house del Maryland, da parte sua, ha annunciato la nuova avventura di BJ Blazkowicz, con tanto di Collector Edition nostalgica per chi è cresciuto negli anni ’80 (già prenotata, ovviamente) e questo reveal, valutando la conferenza solo col cuore, basterebbe a promuoverla, per quanto mi riguarda.
Guardando il tutto con
Occhio Critico, invece, si nota come comunque si parli di un più che probabile more of the same, senza novità di rilievo né a livello di trama né di gameplay;
The Evil Within 2, l’altro peso massimo svelato, segue lo stesso percorso, con l’aggravante che, stavolta, al timone non ci sarà Shinji Mikami, che si limiterà al ruolo di producer: la sua presenza sarebbe stata garanzia di qualità, come sarà la nuova avventura di Sebastain Castellanos senza il maestro?
In ultimo, almeno a livello personale, imputo a Bethesda di non aver rivelato al mondo il nuovo Elder Scrolls: i tempi sono maturi, e sarebbe bastato un teaser trailer nello stile di quello di Nintendo con Metroid Prime 4. E invece niente.
Quanto ancora dovremo aspettare?
Si poteva fare di più
Electronic Arts si è sobbarcata l’onere di aprire le conferenze di questo E3 e ha annunciato
Anthem, sicuramente la nuova IP più ambiziosa tra quelle mostrate quest’anno, ma non ha convinto sotto altri punti di vista, mentre Microsoft ha dato vita ad uno show ritmato ed aggressivo, mostrando Xbox One X, ma non ha scaldato i cuori del pubblico.
EA non si è risparmiata nel mostrare titoli che sicuramente faranno felici le masse: l’edizione annuale di
Fifa farà sfracelli in certi paesi, tra cui il nostro, e
Star Wars Battlefront 2 sembra davvero spettacolare, anche se non giurerei sulla qualità dell’esperienza single player offerta.
Il publisher statunitense ha provato a sparigliare le carte con
A Way Out e soprattutto Anthem, destando in me sensazioni contrastanti: se il primo, accolto benissimo da gran parte della community, a me sembra più originale che divertente (e, come sempre, sarei felicissimo di sbagliarmi), il secondo è, potenzialmente, un game changer, una proprietà intellettuale brillante e potente che riporti in auge Bioware, un team che ha fatto la storia del medium videoludico.
Ciò che però frena il mio entusiasmo è che la software house canadese non si è mai cimentata né con sparatutto né con shared world games, e la mia paura è che la superba qualità della scrittura che gli si è sempre riconosciuta e l’attenzione ad un’esperienza profonda in single player vadano perse, nel forsennato inseguimento di un titolo principalmente multigiocatore che possa dare filo da torcere a
Destiny 2.
Sono pronto a ricredermi non appena sarà stato mostrato qualcosa in più della campagna per giocatore singolo, ma al momento i timori sono almeno pari alle aspettative, soprattutto dopo le cicatrici che mi ha lasciato il disastro di
Mass Effect Andromeda, una delle mie saghe preferite.
E veniamo a Microsoft: sono più dispiaciuto che deluso, sinceramente.
Ritengo che l’industria necessiti di quanti più attori forti possibile, e per questo l’ottima partenza di Switch mi ha fatto particolarmente piacere: una situazione di monopolio, in cui le vendite premiano Sony (o chi per essa) con larghissimo margine sugli altri, si tradurrebbe in un appiattimento dell’esperienza per l’utenza.
Ecco, l’impressione che ho avuto dalla conferenza Microsoft è stata quella di una onorevole resa, quantomeno per il prossimo biennio: Microsoft ha fatto di tutto per raddrizzare una generazione partita con il piede sbagliato, non lesinando sforzi, regalando la retrocompatibilità (e ampliandola con l’annuncio dei giochi della prima Xbox) e investendo in una marea di titoli, eppure non è riuscita a ribaltare le sorti, con la situazione che continua a vedere Sony largamente in vantaggio.
E allora, piuttosto che continuare a profondere energie in una partita persa, il colosso di Redmond ha ripiegato su titoli di fascia media, come
State of Decay 2,
Sea of Thieves e il nuovo Ori, depotenziando
Crackdown 3 (per molti una delusione) e non chiamando a raccolta né la famiglia Fenix né Master Chief.
Risultato: una conferenza tremendamente solida quantitativamente, con
Forza 7 a fare da punta di diamante, ma nessun titolo che mi abbia lasciato a bocca aperta e nessuna esclusiva per cui valga la pena di comprare Xbox One X.
A proposito di quest’ultima: tecnicamente parliamo di un gioiellino, compatta nel design e all’avanguardia a livello ingegneristico, ma il prezzo, che pure è molto competitivo se commisurato all’hardware, e la già menzionata assenza di titoli esclusivi, la renderanno (temo) difficile da vendere alle masse.
Ecco qua: la personalissima classifica di Occhio Critico è servita.
Siete d’accordo oppure no? Quali annunci vi hanno fatto sobbalzare sulla sedia anche a notte fonda e quali, invece, hanno generato solo uno sbadiglio?
Vi aspettavate di più dalla manifestazione losangelina o siete soddisfatti della grande quantità di titoli sui cui potremo mettere le mani nel corso dell’anno e nel 2018?
Il bello dell’E3 è anche nel fatto che ognuno ha visto conferenze differenti, attraverso il filtro dei propri gusti e delle proprie aspettative, ma una cosa è sicura: i numeri dicono che l’industria è in salute, grazie soprattutto agli exploit di PS4 e all’ottimo avvio di Switch, quindi quelli che ci aspettano sono mesi densi, pregnanti, da vivere tutti sulle pagine di Spaziogames.it.