Le ultime settimane sono state un rincorrersi di indiscrezioni, voci dal sottobosco che, pur in mancanza di conferme ufficiali (quantomeno al momento di redigere questo pezzo), sembrano puntare tutte nella stessa direzione, ovvero quella di un futuro digital only, libero dall’ingombro dei dischi e dalla tirannia del supporto fisico.Nonostante vi siano una serie di vantaggi innegabili, Occhio Critico rimane perplesso dinanzi a questa possibilità, quantomeno a stretto giro di posta, per un gran numero di ragioni, legate a difficoltà culturali, tecnologiche, di opportunità e di mercato.
I (quasi) fattiCome da ABC del buon giornalista, prima i fatti: in poche ore sul web si sono materializzate due indiscrezioni non da poco, provenienti da fonti diverse e riguardanti due dei maggiori attori dell’industria videoludica, ovvero Microsoft e Nintendo.Secondo un rapporto pubblicato da The Verge, la casa di Redmond, pur avendo intrapreso una strada differente per la sua Xbox One, non ha del tutto abbandonato l’idea di una console digital only, sprovvista di qualsivoglia lettore blu-ray, e si appresterebbe a presentarla in pompa magna nel breve volgere di qualche settimana, con tanto di commercializzazione entro il prossimo autunno.Per la cronaca, si tratterebbe di una revisione della macchina attualmente presente sul mercato, meno ingombrante e molto più silenziosa, ma senza modifiche di sorta a livello hardware, a parte la suddetta.Dall’altra parte, secondo un utente del forum di NeoGaf, che già si è rivelato una preziosa fonte di informazioni in passato, Nintendo avrebbe depositato un brevetto per una console priva di un lettore fisico, basata piuttosto sul download di pacchetti di dati su un hard drive interno: considerando che il sipario sulla fantomatica NX non è ancora stato alzato, è lecito fare due più due.Indipendentemente dalla veridicità di queste notizie e dal destino cui andranno incontro la casa americana e quella giapponese, questi rumor non possono non indurre una riflessione sul futuro dell’industria videoludica e sull’effettiva necessità di un lettore di dischi e di copie fisiche dei giochi: Steam ha brillantemente dimostrato che, su PC, se ne può fare tranquillamente a meno, ma, dopo la reazione del pubblico durante la prima presentazione di Xbox One, siamo così sicuri che su console la situazione sia la stessa?
Vantaggi, ma…I vantaggi di una console unicamente basata sul digitale sarebbero diversi, senza dubbio: dal notevole risparmio di spazio fisico per gli utenti a quello economico, la scena PC ha dimostrato come una libreria infinita di giochi possa essere contenuta su un singolo hard disk, per la gioia di fidanzate, mogli e conviventi, e come, tramite la distribuzione digitale, si possa raggiungere un pubblico assai più ampio di quello tradizionale, visto che non tutti hanno la fortuna di avere un punto vendita sufficientemente fornito nelle vicinanze di casa.L’accesso ad un titolo archiviato su un hard disk, peraltro, è decisamente più veloce di quello di un omologo su disco, con ripercussioni positive su aspetti quali framerate, tempi di attesa e finanche sul corretto caricamento di tutte le texture, problema che affligge non solo l’Unreal Engine 3 ma anche una grande quantità di titoli open world basati su motori proprietari.In ultimo, il drastico accorciamento della filiera produttiva permette di offrire all’utente finale un prezzo assai più competitivo rispetto a quello della copia fisica, facendo di Steam (ma negli ultimi anni anche del Playstation Network e, in maniera minore, di Xbox Live) il posto ideale per continuare a coltivare la propria passione senza svenarsi.Per ognuno di questi vantaggi, tuttavia, vi sono uno o più problemi, appartenenti ai quattro ordini citati in apertura di articolo: partiamo da quello culturale.I videogiocatori d’annata (quelli come il sottoscritto, per intenderci) sembrano essere resistenti al progresso, affezionati alla copia fisica senza un motivo che vada oltre il mero collezionismo o la semplice, consolidata abitudine: inutile sostenere che un bene fisico può essere rivenduto o permutato, se poi tutte le catene di negozi non valutano che pochi spiccioli i giochi usati, a meno di non acquistarli al venerdì e riportarli in negozio al lunedì mattina.La verità è che, fatte salve le edizioni limitate o quelle da collezione, il valore di una copia fisica di un videogioco vanilla è assai trascurabile, e quindi a giustificare l’amore per essa non rimangono che la sensazione tattile e il manuale di istruzioni.Ah no, aspettate un attimo: il manuale ormai non lo stampa (e non lo legge) più nessuno, tanto che i tutorial sono diventati ormai la norma in tutti i prodotti destinati al grande pubblico.Ecco, ci siamo capiti.Ben più consistenti e drammaticamente d’attualità anche nel nostro Bel(??)paese sono invece i problemi di natura tecnologica, legati al digital divide e all’ampiezza di banda realmente a disposizione della maggioranza degli utenti italiani: tra gli ultimi paesi in Europa per velocità e stabilità delle connessioni internet, l’Italia non è esattamente il posto ideale dove votarsi completamente al digitale, considerando poi che, dal canto loro, gli sviluppatori sembrano del tutto insensibili al problema, appioppandoci continue patch delle dimensioni sempre più insostenibili, che fanno seguito a titoli che si assestano ormai sulla trentina di giga di media.
Mungi la vacca grassaUlteriori due ordini di problemi si pongono nel passaggio totale al digitale, entrambi legati a doppio filo al vil denaro: uno riguarda l’abbattimento dei costi e i vantaggi derivanti dal mantenimento dello status quo per l’industria, l’altro dal problema logistico e distributivo rappresentato dal tagliare fuori i rivenditori.Il passaggio al digitale imporrebbe all’industria tutta un drastico calo dei costi, che, in ambito console, sono sempre (immotivatamente?) superiori rispetto al mondo PC: un titolo distribuito solo in digitale non potrebbe costare gli odierni settanta euro, né tantomeno si potrebbe speculare sulle dimensioni e i costi degli hard disk, come invece avviene attualmente, con dischi rigidi di serie insufficienti per una collezione anche solo di una decina di giochi e costi di quelli esterni superiori alla media dei personal computer.Ma questo assottiglierebbe notevolmente i guadagni di determinati soggetti, che hanno invece visto crescere l’industria (e con essa le opportunità di guadagno) in maniera vertiginosa durante l’ultimo decennio.Insomma, fossi in voi non aspetterei la cosa con il fiato sospeso.In ultimo, tagliando fuori i retailer tradizionali dall’equazione, i tre grandi produttori sul mercato correrebbero il rischio che questi ultimi non commercializzino le loro console, visto che poi non otterrebbero alcun guadagno sulla successiva vendita del software, che rappresenta la vera fonte di guadagno.In ambito PC, dove il mercato era quasi morto, soffocato dalla pirateria, la situazione era ben diversa, e negozi digitali come Steam, GoG ed affini hanno avuto vita molto più facile; considerate però le cifre che ruotano attorno al carrozzone videoludico, è altamente improbabile (e forse anche umanamente comprensibile…) che coloro i quali stanno mungendo la vacca più grassa del mondo dell’intrattenimento, cinema incluso, decidano di fermarsi, sedersi ad un tavolo e calmierare i prezzi e i guadagni.Personalmente, ritengo che la strada del solo digitale sia la più plausibile per il futuro, e, da videogiocatore adulto, con una casa e non un castello a disposizione e fondi non illimitati, mi auguro che tutte le problematiche elencate vengano affrontate e risolte: allo stato attuale delle cose, però, credo sia, semplicemente, troppo presto.
Che Nintendo e Microsoft ci puntino davvero oppure no, il passaggio al digitale appare come l’unica soluzione plausibile in ottica futura, con il discorso che si sposta sul “quando” piuttosto che sul “se”.
Cionondimeno, sono molti gli ostacoli che si frappongono nel percorso tra l’attuale stato delle cose e l’ideale punto di approdo, da molti visto come quello odierno del mercato PC.
Originariamente un indefesso sostenitore della copia fisica, negli ultimi anni le mie esigenze di vita mi hanno portato a preferire il digitale, quantomeno in determinati contesti: voi a quale cappella appartenete?
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