Occhio Critico - Buon compleanno, PSVita

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Sono passate solo poche settimane dal terzo compleanno di PSVita, una delle console più bistrattate e sottovalutate di tutti i tempi, secondo il modesto parere di chi scrive.Tre anni di promesse non mantenute, dati di vendita deludenti e un redesign discutibile, ma anche di esperienze uniche, una fanbase appassionata e una manciata di titoli che ogni videogiocatore che si ritenga degno di questo nome dovrebbe giocare.Ecco perché quella che seguirà sarà una lettera aperta a questa console incompresa, ancora oggi guardata con sospetto da molti, in primis da sua madre, nonostante abbia raggiunto l’età della maturità.

Promesse elettoraliTi hanno lanciata sul mercato con grandi aspettative, promuovendoti inizialmente come la console capace di replicare in movimento l’esperienza di gioco da salotto, grazie ad una potenza senza precedenti e alla comodità del doppio stick analogico.Ti hanno caricata di responsabilità, dopo gli ottanta milioni di PlaystationPortable vendute, e da te hanno preteso che soverchiassi l’ordine delle cose, battendo sul campo Nintendo, che, quando si parla di portatili, è la regina indiscussa.E la cosa più paradossale è che avresti anche potuto farcela, se solo mamma Sony non ti avesse abbandonato al tuo destino: al momento di scriverti, la tua ludoteca conta su un numero relativamente limitato di titoli first party di un certo livello, e, nonostante ognuno di questi oscillasse tra il buonissimo (Killzone Mercenary) e il “quasi capolavoro” (LittleBigPlanet PSVita), il supporto è stato singhiozzante, con troppi buchi temporali tra un’uscita e l’altra e uno scarsissimo supporto a livello di marketing e promozione.La colpa, oltre che della mamma, è stata anche di una larga fetta del pubblico, accecata da campagne pubblicitarie roboanti, che spesso sono costate più dei giochi che hanno promosso, piuttosto che da esperienze realmente nuove, brillanti esperimenti e titoli su misura, come Tearaway, i due Danganronpa, Wipeout 2048 o entrambi i Soul Sacrifice.Vogliamo parlare degli analisti e dei cosiddetti esperti del mercato? Quegli pseudogeni che dissezionano i dati di vendita, come se tutto potesse ridursi a meri numeri, e che non evidenziano invece dati statistici impressionanti, come quello che vede ogni possessore di Vita acquistare almeno dodici giochi, il 60% dei quali scaricati in digitale dallo store di Sony, nonostante il clamoroso autogoal di un supporto dedicato e costoso?Il passaggio quasi totale al digitale, riuscito a Steam e miseramente fallito da Microsoft (anche per colpe non sue), per te è realtà, e ogni volta che ti accendo non ho che da scegliere nel ventaglio incredibile di titoli che mi proponi, dai JRPG ai rompicapo, passando per i platform e gli indie più divertenti, e tutto senza portare con me custodie né cartucce.

Emozioni segreteFin qui ho nominato solamente titoli a te dedicati, esclusive che, pur non spingendo le tue vendite in maniera vertiginosa, ti hanno resa una macchina unica, con features innovative come una doppia superficie tattile, uno schermo OLED di cui non mi stancherò mai di cantare le lodi e la possibilità, largamente sottosfruttata, di connetterti anche tramite rete 3G.Ma esiste anche una vasta gamma di titoli che, pur presenti altrove, negli infiniti cataloghi ludici di tante altre console, solo sul tuo schermo si sono davvero trovati a casa loro, garantendo un coinvolgimento ed un arcobaleno di emozioni semplicemente più colorate di quelle offerte in altri lidi.Parlo della possibilità di rivivere uno dei migliori JRPG di tutti i tempi senza andare in soffitta a recuperare una Playstation2 (Persona 4 The Golden), di morire ancora e ancora in fondo ad un livello pieno di insidie (Spelunky, Rogue Legacy), di giocare con un quadro in movimento mentre si è, letteralmente, in movimento (Rayman Origins, Rayman Legends), di indossare una maschera da cavallo e fare una strage mentre in fila alla posta (Hotline Miami) o di accumulare materiali da costruzione e nel frattempo, con l’altro occhio, guardare la serie Tv preferita sul divano (Minecraft, Terraria)…e potrei continuare per ore.Pochi hanno compreso la completezza e la profondità della tua libreria, tanto parca di titoli “tripla A” e blockbuster commerciali quanto generosa di esperienze di gioco brillanti, diverse dal solito, che portano aria fresca nell’asfittico mercato moderno, da Sound Shapes a Child of Light, passando per Luftrausers: per ogni grande titolo che non è mai approdato sul tuo schermo, da Bioshock ad un God of War inedito, ci sono tre splendidi esercizi di stile di un piccolo team di sviluppo giapponese o di uno sviluppatore indipendente occidentale.A proposito, tutti coloro che amano la cultura giapponese non hanno fatto a meno di te, che in patria continui a macinare vendite e a scalzare la tua sorella maggiore e “quell’altra console a due schermi lì” dalle classifiche hardware settimanali, e tu li ripaghi con una scelta incredibile quando si tratta di giochi di ruolo giapponesi, visual novel e hunting games, dove, allo strapotere di Monster Hunter, tu rispondi con il trittico Freedom Wars – Soul Sacrifice – Toukiden.No, non ho dimenticato il cross-buy, l’unica cosa che la mamma abbia davvero fatto pensando a te e ai tuoi acquirenti, né il remote Play, una feature che, da sola, potrebbe valere i circa centocinquanta euro richiesti per acquistarti.Centocinquanta euro, come una Collector’s Edition particolarmente nutrita, circa un quarto del prezzo che la maggior parte degli utenti spende oggi per uno smartphone nuovo, un terzo delle ultime console casalinghe uscite, che tanto hanno ancora da dimostrare, eppure vendono come fossero beni di prima necessità: crescerà mai questa industria?

Qualche litigio tra innamoratiChi non ti ha comprato ha addotto vari motivi per giustificare la sua scelta, tra i quali la mancanza di giochi e l’assenza di blockbuster sono, rispettivamente, il più ridicolo e il più personale.Sì, perché io che ho sempre concepito il gioco portatile come un mondo a sé, pregno di significati, tipologie e modi di giocare profondamente diversi da quelli cui accediamo ogni volta che accendiamo una console collegata ad un televisore da cinquanta pollici, non ho sentito la mancanza dei tripla A più di quanto avrei sentito quella di un cappotto su un’isola tropicale.D’altronde, non posso negare che quanti da una console portatile vogliono solo (o principalmente) la stessa esperienza vissuta a casa, senza compromessi né esperimenti, abbiano fatto bene a dirottare i loro risparmi altrove.Cionondimeno, sebbene tu mi abbia ferito in una manciata di circostanze, da ogni volta che mi morivi in mano per colpa della tua batteria a quando mi hai rifilato quel porting mediocre di uno dei miei giochi preferiti (Borderlands 2), questi tre anni di noi sono stati ricchi di emozioni e soddisfazioni, e voglio che tu sappia che non ti cambierei con nessun’altra console al mondo.Affiancare sì, cambiare no.

Si è scherzato, ma in fondo nemmeno troppo: dopo tre anni dal debutto della sua seconda (e probabilmente ultima) console portatile, Sony ha finalmente gettato la maschera riguardo alle aspirazioni e ai piani futuri di PSVita, che rappresenterà un cruccio notevole per la compagnia nipponica, che non ne ha saputo sfruttare le enormi potenzialità e l’ha abbandonata dinanzi ad una porta, suonando il campanello prima di scappare via.

Fortunatamente, una community appassionata e dedicata ha adottato la piccola macchina, elevandola a device di culto per gli amanti degli indie, per quelli dei JRPG, dei platform e tanti altri generi videoludici.

Buon compleanno, PSVita.

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