Sviluppatori, produttori e aziende lo hanno capito bene: la nostalgia è un motore trainante potentissimo, capace di disintegrare all’istante ogni residuo di raziocinio in favore di un’impellente necessità che si colloca automaticamente sul gradino più alto. “Ne ho bisogno, lo voglio”, ed è assolutamente comprensibile da parte dell’utenza, perché adagiarsi sui ricordi piacevoli e bearsi di questi è più facile che crearne di nuovi. È più immediato, non richiede sforzi; è un battito di ciglia, un desiderio facile da esaudire. La logica delle remastered, al di là di dare una seconda possibilità agli utenti che effettivamente si sono persi per strada qualche pezzo da novanta, sta in fondo tutta qui: posso rivendere qualcosa perché il mercato me lo permette. Il Mini NES è diverso nella forma, non c’è dubbio, ma è in fin dei conti frutto della stessa buona intuizione. E beninteso, diciamo “buona” solo perché funziona ed è destinata ad essere idolatrata da molti giocatori.
Dal software all’hardware
Non si tratta di certo del primo esperimento in tal senso, ma il valore simbolico del Nintendo Entertainment System è davvero sin troppo elevato, al punto che persino i detrattori di queste operazioni votate al revival potrebbero non rimanere indifferenti al suo fascino. Va tuttavia specificato che si tratta di un prodotto adatto più a quella fascia di pubblico amante del collezionismo, che non a chi si è perso (magari per motivi legati all’età) un pezzo di storia videoludica che ha segnato indelebilmente gli anni ’80. I motivi, in tal senso, sono piuttosto ovvi: si tratta di una replica in miniatura del NES che rifiuta i vantaggi dell’era moderna; è un pezzo unico con trenta classici indimenticabili preinstallati, a cui non è possibile aggiungere nient’altro. Sessanta euro per la console e dieci per il controller: prendere o lasciare.
Dopo la confusione dei primi momenti post-annuncio, Nintendo ha messo in chiaro quelle che sono le caratteristiche del Mini NES, spazzando via le speranze di chi aveva l’intenzione di ampliare la libreria disponibile al lancio o rispolverare le vecchie cartucce dopo anni di inutilizzo. Chi lo acquisterà dovrà insomma accontentarsi del pacchetto offerto, così com’è, affidandosi al buon gusto di Nintendo che ha selezionato trenta classici senza tempo. Giochi che in realtà sono pochi, considerando quanti altri grandi esclusi sono rimasti fuori dalla porta.
Fatevelo dire in tutta franchezza: questa “chiusura” è davvero un gran peccato, perché l’azienda di Kyoto avrebbe potuto cogliere l’occasione per inserire tra i titoli più di richiamo anche qualche opera meno popolare, per far riscoprire al grande pubblico quali perle nascoste ospitò all’epoca il glorioso NES. E considerando che si tratta per l’appunto di un prodotto indirizzato soprattutto ai nostalgici, ossia a chi quei classici li conosce ormai a menadito, l’idea di variare l’offerta non sarebbe stata affatto così peregrina.
Vorrei ma non posso
Placata l’euforia del momento, è giusto fare un riassunto delle funzionalità del Mini Nes e ribadire – qualora non fosse ancora chiaro – cosa può e cosa non può fare.
Nonostante manchino dei dettagli su alcune specifiche tecniche, il quadro che si è delineato è piuttosto chiaro: il Mini NES funziona in sostanza come un emulatore ed è una macchina “non espandibile” in alcun modo, né può collegarsi a internet (il supporto alle classifiche online sarebbe stata un’ottima trovata, ma tant’è).
La console è dotata di una porta USB, ma questa è utilizzata solo per alimentare il sistema; non è possibile dunque collegare alcun tipo di dispositivo, né tanto meno è previsto il supporto per le schede di memoria. L’unico output accettato dalla console è l’HDMI e ogni gioco dispone di salvataggi che consentono di riprendere le partite senza affidarsi a strumenti antiquati come le password. Il controller dedicato può essere collegato anche al telecomando di Wii per giocare ai titoli della virtual console “come un tempo”, mentre per quanto riguarda le vecchie cartucce è stata confermata l’impossibilità di leggerle.
Ricapitolando, il prossimo 11 novembre troverete nella confezione: la versione miniaturizzata del NES, il cavo USB per alimentare la console (senza alimentatore), un cavo HDMI e un mini controller. Nintendo non ha di certo fatto un errore per quanto riguarda il prezzo – assolutamente abbordabile e ragionevole – ma poteva decisamente fare qualcosa in più per il parco titoli, davvero troppo striminzito e con troppi assenti ingiustificati.
Il Mini Nes non pretende di essere nulla di diverso da un imperdibile pezzo da collezione che saprà conquistare i giocatori più nostalgici.
Mentre Nintendo tergiversa sul futuro di NX, con una mossa a sorpresa ripropone la sua console più significativa, arricchendo l’offerta con trenta giochi che non hanno certo bisogno di presentazioni. Dispiace un po’ per la natura immutabile della macchina, ma i più radicali potranno controbattere dicendo che è in effetti solo una replica miniaturizzata totalmente (o quasi) fedele all’originale. Alla luce di questo, la comprerete? Avete dei dubbi in proposito o è un pezzo di cui sentite di non poter fare a meno?