Nel primo episodio della nostra rubrica vi abbiamo raccontato come, nell’epoca delle sale giochi e delle prime console casalinghe a 8 e 16-bit, già vi erano titoli che puntavano tutto il loro appeal sulla possibilità di giocare in modalità cooperativa: dai picchiaduro a scorrimento, sino agli sparatutto, passando per i puzzle game più disparati, i programmatori trovavano sempre un modo per farci giocare al fianco di un amico, spesso e volentieri spalla a spalla, in modo tale che uno coprisse l’altro. Col passare degli anni e con l’avvento delle console a 128-bit (e con le successive), il modo di giocare in multiplayer co-op è cambiato drasticamente, alcuni direbbero “evoluto”, vuoi anche per l’avvento dei vari servizi online che permettevano di rendere tutto incredibilmente più fluido e, cosa più importante, usufruibile anche alla distanza (ognuno a casa propria, connessione internet permettendo). Quali sono quindi i titoli più rappresentativi del genere di cui i giocatori hanno potuto godere con l’inizio dei dorati anni 2000?
In particolar modo, l’esplosione del genere degli FPS su console – genere in precedenza ad uso e consumo quasi esclusivo dell’utenza PC – ha permesso ai vari team di proporre campagne di gioco realmente appassionanti, specie se accompagnati da un secondo giocatore. Impossibile non citare quindi il re degli sparatutto su console, il quale ha dato il là all’esplosione dei First Person Shooter sulla prima Xbox (e successivamente anche sulla ben più prestante Xbox 360). Halo 2, in particolare, permetteva di cinemtarsi in una modalità cooperativa a due giocatori molto più bilanciata rispetto a quella presente nel capitolo originale (anche se purtroppo non era possibile giocare via lan o Xbox Live ma solo in split-screen) grazie alla quale – specie se giocata a livello Eroico o Leggendario – dava realmente l’idea di cosa voleva dire giocare allo sparatutto co-op perfetto. Master Chief e l’Arbiter erano la punta di diamante di quegli anni, sensazione raddoppiata (per non dire quintuplicata) nei successivi episodi della serie, ossia Halo 3 e Halo 3: ODST. Halo: Reach è invece l’eccezione che conferma la regola: il titolo sviluppato da Bungie permetteva infatti di affrontare la campagna (nonché la modalità Sparatoria) in compagnia di altri tre giocatori, sia in rete locale che online via Xbox LIVE. Grazie al matchmaking era in ogni caso possibile non rimanere in disparte, qualora non vi fossero stati amici disposti ad accompagnarci all’interno dell’avventura. Il risultato, al netto di alcuni difetti di percorso endemici del genere di appartenenza, era semplicemente esaltante.Ma FPS in quegli anni non stava a significare solo Halo: Gearbox propose infatti un particolarissimo titolo che fondeva le classiche meccaniche sparacchine ad altre tipiche dei giochi di ruolo, unite a un sistema di loot assolutamente esilarante (e assuefacente), specie per la possibilità di godere di tutto questo in compagnia di altri tre avventurieri fuori di testa come noi, sia online che offline nella stessa stanza. Stiamo chiaramente parlando di Borderlands 2, noto anche come “la fine della vita sociale”, nel senso più vero del termine: una campagna pressoché infinita e il gunplay assuefacente del titolo sono tra l’altro stati riproposti nella Handsome Collection (contenente anche l’altrettanto valido primo episodio), apparsa su PS4 e Xbox One diversi anni fa.
Tuttavia, c’è un’altra grande saga che merita di essere menzionata: il primo, storico Gears of War – una delle più grandi prove muscolari del chip grafico di Xbox 360 – ci dava modo di vestire i panni di Marcus Fenix e reclutare un amico per impersonare il compagno d’armi Dominic Santiago, attraverso l’intera campagna affrontata in modalità cooperativa. Epic Games non si fermò negli anni successivi, proponendo con Gears of War 3 la possibilità di affrontare la storia in quattro giocatori, dando così modo a una vera e propria squadra di eliminatori di Locuste di dar sfogo ai loro Lancer. Un po’ meno rilevanti, ma altrettando divertenti, i rispettivi capitoli di Army of Two e Kane & Lynch, due serie di sparatutto in terza persona fondate solo ed esclusivamente sul gioco di squadra, con risultati tutto sommato discreti (seppur senza far gridare al capolavoro).Giocare in cooperativa non significa in ogni caso imbracciare sempre e solo un fucile, facendo fuori tutto ciò che si muove. Cooperare vuol dire anche e soprattutto aiutare il proprio partner a uscire da situazioni di pericolo e se c’è un titolo che ha fatto tesoro di questo semplice ma importante concetto di base, questi è il bellissimo Brothers: A Tale of Two Sons. Sviluppato dalle stesse menti che hanno da poco rilasciato l’altrettanto meritevole A Way Out, Brothers racconta la storia di due fratelli in un mondo fantasy dalle atmosfere tristi e avvolte in una perenne malinconia: questi decidono di partire per una missione importante, al fine di recuperare la preziosa Acqua della Vita, fluido miracoloso in grado di curare la malattia del padre, ormai morente. Un titolo, quello degli Starbreeze, che però ha una caratteristica molto particolare: è un gioco singleplayer. Non sarà infatti possibile affrontare l’avventura principale né in coppia sulla stessa console, né tantomento online (entrambi i protagonisti sono infatti contorllabili con ambedue le leve del controller). Per quale ragione, quindi, abbiamo deciso di citarlo? Perché si tratta a conti fatti di uno di quei titoli in grado di trasmettere il concetto di “cooperazione” come pochi videogiochi prima d’ora (oltre ad essere un prodotto realmente sensazionale sotto numerosi aspetti). Chiunque lo abbia giocato – o sarebbe meglio dire vissuto – sino allo struggente finale prima dei titoli di coda, sa benissimo di cosa stiamo parlando.
Dopo l’avvento degli sparatutto su console dei primi anni 2000 e sopratutto con l’avanzare inarrestabile del gioco online, lo scorso decennio è stato contraddistinto da alcune delle esperenze multigiocatore cooperative più frenetiche di sempre: da Halo, a Borderlands, passando per Gears of War, senza dimenticare in ogni caso esperienze più “sobrie” e riflessive (nonché da giocare in solitaria) come lo splendido Brothers: A Tale of Two Sons, dagli autori del recente A Way Out. Nel terzo e ultimo episodio vi sveleremo infine come la filosofia del gioco co-op ha travolto le console di attuale generazione, sino ai giorni nostri.