Il Dibattito: Sessualità e censura nei videogiochi

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Associazioni, movimenti, stampa e chiunque abbia a cuore il videogioco potranno continuare ad affannarsi nel dare tutte le motivazioni che riterranno più opportune per difendere il media, farlo accettare da tutti e dargli l’importanza che meriterebbe; ma questo compito sarà destinato a rimanere sempre molto difficoltoso, se è proprio il videogioco a non voler maturare, a volersi auto-censurare e a rimanere pudibondo. Ma solo se quello che dovrebbe essere normale diventa una vicenda ingigantita dal web, con conseguente mannaia puritana che si abbatte su un “buon gusto” e un “buon senso” tutto da capire e, con ogni probabilità, da reinterpretare.
Tiene banco la notizia di Watch Dogs 2 e dei genitali in bella vista di un NPC prontamente fotografati da un utente, che ha ricevuto un ban di una settimana dai servizi online di Sony per aver violato le regole della community di gioco condividendo contenuti espliciti. Contenuti espliciti di un’opera, inseriti appositamente dagli sviluppatori per rafforzare la propria visione artistica. È dunque chiaro che i genitali ricreati facciano parte di un’impronta realistica a cui Ubisoft non voleva rinunciare e da cui per certi versi non si può nemmeno prescindere, se davvero si vuole uscire dal pantano moralista che è uno dei mali conclamati di questo settore. Ubisoft, che in passato dovette accontentare i first party censurando il suo South Park su console (ma non su PC), si ritrova suo malgrado a dover lavorare a una patch che possa coprire nell’immediato quell’Origine du Monde che Gustave Courbet dipinse nel 1866. Centocinquanta anni fa. 
Un secolo e mezzo fa Courbet realizzava una tela dove erotismo, carica seduttiva e significati si mescolavano senza mai sfociare nella pornografia. I dettagli dei genitali del corpo di una donna adagiata in modo lascivo erano lì per essere ammirati, per essere compresi al di là delle esplicite tonalità ambrate. Ed era una donna senza volto, una donna qualunque, spersonalizzata: la donna e basta, col suo incredibile dono di originare vite. C’era una libertà di espressione, centocinquant’anni fa, che nel 2016 è invece fuori dalle logiche di un medium che troppe volte ha tentato di essere annoverato tra le forme d’arte, senza però avere la disinvoltura e la statura per poterne davvero farne parte fino in fondo. Si badi bene che non si vuole fare un paragone tra i due elementi, ma si vuole far comprendere come, nonostante si dica spesso il contrario, il videogioco ha ancora delle grosse difficoltà che gli impediscono di esprimersi liberamente.
Si potrebbe discutere del fatto che i più grandi fruitori di videogiochi sono dei minorenni, ma si potrebbe anche affermare che Watch Dogs 2 si rivolge in modo  inequivocabile a un pubblico maturo, soprattutto se si considera che quello dell’ormai celebre foto non è di certo l’unico corpo nudo raffigurato.
Approfittiamo dello spunto per chiedervi qual è la vostra posizione, sia sulla vicenda, sia sul tema centrale della libertà d’espressione. Lo facciamo attraverso la consueta raffica di domande nel commento finale.

1) Credete che il ban sia eccessivo, considerando che al momento tutti possono vedere nudità all’interno del gioco senza bisogno che qualcuno le condivida?

2) Pensando a scene erotiche ed esplicite presenti in altri giochi, credete che abbia effettivamente senso tutta questa vicenda o pensate che siamo di fronte all’ennesima esagerazione da web?

3) A che punto è la libertà espressiva all’interno dei videogiochi? E soprattutto, credete che una patch “coprente” faccia del bene al medium o è solo una forma di tutela buonista verso il pubblico?

4) I first party hanno una policy che dovrebbe essere riveduta, a vostro avviso?

5) Così come successo a South Park, secondo voi Ubisoft farebbe bene a mantenere inalterata la sua visione priva di censure almeno nella versione PC?

Fatecelo sapere nei commenti.

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