“Si capisce che per questa recensione avete preso la mazzetta“
Utente a caso che commenta un articolo su un sito specializzato, mettendo in dubbio la trasparenza e la professionalità dell’autore.
“Io ormai i giochi li guardo solo su YouTube, così vedo di che si tratta e ascolto un parere imparziale“
Utente a caso che eleva gli youtuber a nuova avanguardia della critica di settore, dimenticando che gran parte di essi lavora anche grazie al product placement.
“Faccio bene a leggere solo le recensioni degli utenti, almeno sono sicuro di avere una valutazione sincera da uno che è esattamente come me“
Utente diffidente a caso che vive davvero nella convinzione che la community sia un fortino immacolato in cui la corruzione non riuscirà mai a penetrare.
Poi però esce fuori lo YouTube Gate (che ho già trattato più di due anni fa sempre in questa rubrica), il numero impressionante di recensioni a pagamento su Steam (che non si scopre adesso, ma nasce ben prima che venisse portato alla luce dal caso Otherland), e le granitiche certezze di un certo tipo di utenza – a loro modo di vedere “illuminata” – crollano del tutto con un tonfo rumoroso che sa di vergogna.
Il supermercato della positività
Cominciamo innanzitutto a fare una distinzione ben precisa tra voto e recensione: del primo non mi interessa parlare e non dovrebbe interessare neanche a voi, se volete davvero farvi un’idea realistica del gioco; dalla seconda nasce invece il vero giudizio di una persona, che per quanto debba essere imparziale rimane pur sempre qualcosa di soggettivo, filtrato da tutta una serie di variabili legate al background culturale del singolo individuo e da un modo di “raccontare” che differisce da quello di tutti gli altri. Il redattore di un sito specializzato lavora in due modi: ha uno stipendio fisso o è un libero professionista che percepisce la somma pattuita col proprio datore per gli articoli che scrive; va agli eventi e prova i giochi di cui deve parlare, gli vengono forniti i prodotti, gioca e infine recensisce. Il suo compito finisce lì e in generale il rischio – parliamo di rischio, badate bene – di corruzione rimane sempre piuttosto basso rispetto ad altri soggetti coinvolti, i quali esprimono opinioni in modo apparentemente indipendente. Sebbene sia un mondo dove i condizionamenti si affacciano con insistenza e con una frequenza impressionante, il bravo redattore, ligio al proprio dovere, che vuole continuare a mantenere inalterata la propria reputazione costruita negli anni, tira dritto per la propria strada e – se possibile – prova a rendere ancor più credibile la critica di settore. È sempre stato così e, probabilmente, la situazione non cambierà nonostante i canali di informazione siano diventati parecchi, più stratificati e rivolti a un pubblico di età diversa.
Tra le “fonti di informazione” alternative, YouTube e le recensioni degli utenti sono quelle più consultate, principalmente per la loro immediatezza, che fa però a cazzotti col concetto stesso di approfondimento. Una buona fetta d’utenza si fa bastare il video di uno youtuber che interpreta come veritiero e sincero, o poche righe scritte da un perfetto estraneo che talvolta non sono nemmeno molto chiare. Questi giocatori vogliono essere rassicurati da qualcuno, sentire ciò che vorrebbero sentirsi dire e per giunta in maniera concisa, creando al contempo fantasiose teorie del complotto sui professionisti e finendo spesso per essere presi in giro da chi in fin dei conti ha ben poca credibilità. Quando uscì fuori lo YouTube Gate, molti ci rimasero di sasso, non credendo sin da subito che i loro beniamini dall’altra parte dello schermo fossero pagati per promuovere dei prodotti. Oggi esce di nuovo allo scoperto una realtà venuta parzialmente a galla qualche anno fa: tantissimi pareri su Steam sono commissionati direttamente da alcuni sviluppatori, e ovviamente, neanche a dirlo, sono tutti positivi.
Surprise, surprise!
Il motivo per cui ciò accade è molto semplice: gli sviluppatori e i produttori devono guadagnare molto e, per farlo, hanno bisogno di rivolgersi al pubblico più ampio possibile. Affinché ciò accada, alcuni ritengono giusto tentare di corrompere le categorie più deboli: i singoli, che al contrario delle aziende hanno le spalle scoperte e meno motivi per non cedere a questa discutibile forma di “corteggiamento”. Uno youtuber che ha bisogno di denaro o un utente a cui non importa davvero nulla delle logiche che stanno alla base della produzione e la vendita dei prodotti, e ancora meno del valore o dell’obiettivo finale della critica, non si fa molti problemi a diventare uno strumento nelle mani di chi eroga beni o denaro in favore di un giudizio positivo. Si tratta insomma di una pratica accettata da molti che però è rimasta taciuta per diverso tempo, lo stesso tempo che è servito per fare facile proselitismo, colpevole di aver causato una migrazione dell’utenza più pigra verso lidi differenti dai siti specializzati.
Attraverso un’inchiesta portata avanti da alcuni colleghi d’oltreoceano si è venuto a sapere con più precisione come avviene il reclutamento dei complici, ben diversi da coloro che dopo aver firmato un contratto accettano gli obblighi del product placement. Bastano cifre davvero irrisorie, giochi regalati o bonus in game per avere a disposizione una recensione rapida dove si spaccia un titolo per ottimo anche se è un completo disastro. E ciò avviene pure tramite dei veri e propri annunci, reperibili su siti come Fiverr, dove si capisce che possono bastare appena cinque dollari affinché qualcuno possa tessere le lodi di un gioco indipendentemente dalla sua qualità.
È a questo punto doveroso rivalutare in positivo il ruolo dei siti specializzati, rendendo estremamente marginale quello di altri canali, in cui non c’è mai davvero la possibilità di verificare gli intenti di schegge impazzite che hanno sposato con convinzione le pratiche disoneste gentilmente concesse dall’anarchia di internet.