È tutto finito, tranne il pianto.
Fallout è qualcosa di straordinario. Non parliamo soltanto della sua ambientazione, in grado di mostrarci un possibile futuro in cui l’atomo ha soppiantato qualunque altra fonte energetica, ma soprattutto della sua capacità di creare delle fortissime dicotomie. I Vault, le casseforti sotterranee in cui una parte dell’umanità è stata rinchiusa durante la grande guerra nucleare, proteggono ma intrappolano l’uomo da un mondo esterno in cui la libertà sembra sconfinare nell’anarchia, in cui chi cerca di fare ordine viene visto con sospetto. Una terra in cui i rimasugli del mondo hanno subito delle mutazioni irreversibili che hanno tolto l’umanità anche da chi non si è trasformato in un mostro radioattivo.
Il mondo è a pezzi, e noi camminiamo sui suoi cocci.
Così, dopo una lunga attesa, eccoci di fronte al quarto capitolo di questa saga. Un titolo per cui i giocatori sono rimasti col fiato sospeso per mesi, nella speranza che si rivelasse all’altezza delle proprie aspettative. Ve lo diciamo subito: Fallout 4 è esattamente il gioco che ci aspettavamo, nel bene e nel male.
Duecento anni dopo
Iniziamo dalla storia. Come avvenuto in Fallout 3, anche in questo capitolo si narrano le vicende di un uomo fuggito da un Vault. I perversi esperimenti della Vault-Tec vengono chiariti nei primi minuti del gioco, dopo l’antefatto che porterà il giocatore a rivivere alcune fasi prebelliche per poi ritrovarsi a duecento anni di distanza dalla guerra atomica che ha devastato il mondo. Sanctuary Hills, la città in cui abbiamo messo su famiglia, è ridotta a un cumulo di macerie e la gente che amiamo è scomparsa.
Proprio da qui – dalla ricerca dei pezzi del nostro passato – comincia l’avventura del sopravvissuto solitario di Fallout 4. Una storia che ci porterà ad avere a che fare con le macerie del Commonwealth, l’odierno Massachusetts, oramai abitato da predoni, reietti, animali feroci, supermutanti e ghoul, ma anche da persone che cercano di sopravvivere e creature artificiali il cui ruolo, per la prima volta nella serie, sarà di importanza fondamentale.
Ci fermiamo qui: non è nostra intenzione rivelarvi che cosa avviene nel corso di questa vicenda, ma vi possiamo dire che la storia principale vi terrà impegnati per una ventina di ore molto intense, in cui i colpi di scena si susseguono e nella quale sarete chiamati a compiere delle scelte radicali. A tre quarti della storia principale, infatti, il giocatore si trova di fronte ad un dilemma che lo porterà a cambiare per sempre il destino del Commonwealth e, ovviamente, a modificare in maniera importante le ultime missioni del gioco. La presenza di tre diverse fazioni incompatibili fra loro, più una quarta “super partes”, arricchisce il sostrato narrativo di Fallout 4 quanto basta da mettere il giocatore di fronte a delle scelte importanti, impedendogli di trovare una soluzione che metta d’accordo tutti. Sarete chiamati a fare dei sacrifici, sarete costretti a rinunciare ad amicizie, rapporti professionali e a scegliere tra la ragione e il sentimento.
Anche se la sceneggiatura vacilla in alcuni punti e almeno un colpo di scena è risultato essere scontato, Fallout 4 riesce a fare riflettere il giocatore e a farlo interrogare più volte sulle scelte intraprese. Da questo punto di vista, dunque, il lavoro è perfettamente riuscito: Fallout 4 è un gioco di ruolo che ci mette di fronte a dei bivi e ci mostra in maniera concreta il risultato delle nostre azioni.
Al di fuori della campagna principale – come sempre avviene nei giochi Bethesda – vi è una pletora di sottotrame, missioni secondarie e miniquest che contribuiscono a prolungare le ore di gioco oltre le due cifre e che, in numerosi casi, si rivelano straordinariamente profonde o molto originali. Alcune missioni secondarie vengono assegnate dai personaggi incontrati lungo il nostro cammino, mentre altre si ritrovano in maniera fortuita, intercettando una stazione radio o, più semplicemente, visitando un luogo spinti dalla curiosità. Grazie alla mitologia ben radicata di Fallout e a questa sua struttura, il giocatore è naturalmente spinto a visitare ogni luogo del Commonwealth, scoprendo spesso piccole storie, spaccati di vita prebellica, comunità che cercano di sopravvivere tra speranza e disperazione, o luoghi estremamente inquietanti o pieni di segreti. Già nelle prime dieci ore di gioco si viene letteralmente sopraffatti dalla quantità di cose da fare e, anche dopo avere concluso la campagna principale, vi ritroverete con in mano un mondo esplorato solo in piccola parte. Non ci troviamo di fronte a una mappa di gioco straordinariamente vasta, ma incredibilmente densa di luoghi visitabili: dimenticatevi il deserto di New Vegas e la Wasteland di Fallout 3: Boston ha centinaia di punti di interesse.
Per ovvie ragioni non ci è stato possibile completare il gioco al 100%, ma crediamo che le 400 ore di gameplay paventate dal lead designer di Fallout 4 siano una stima verosimile e che l’assenza di un level cap si sposi bene con la gigantesca quantità di perk da sbloccare e potenziare. Questo gioco, in altre parole, è immenso.
Casa dolce casa
Una delle grandi novità di Fallout 4 è data dalla possibilità di rendere il Commonwealth casa propria. Non parliamo delle consuete meccaniche di housing, già presenti nei due precedenti capitoli, ma di una meccanica che stravolge il concept consentendoci di costruire interi villaggi, di popolarli con alleati e di difenderli dai nemici. In alcuni luoghi designati, infatti, è possibile creare un avamposto e modificarlo attraverso la costruzione di edifici, sia prefabbricati che costruiti da zero dal giocatore. Vi è poi la possibilità di costruire negozi, strutture di difesa, generatori elettrici, fattorie e purificatori d’acqua. La rinascita della civiltà post-atomica passa anche dalle vostre mani.
La costruzione dei villaggi va di pari passo con le varie meccaniche di crafting presenti nel gioco, che danno finalmente un senso alle cianfrusaglie recuperate durante le nostre esplorazioni. Ogni oggetto ritrovato, infatti, può essere riciclato per ottenere dei materiali, da impiegare sia nella costruzione dei villaggi che nella creazione e modifica di armi e armature, oltre che di cibarie, cure, droghe ed esplosivi.
Questa componente del gioco non può essere ignorata dal giocatore, in quanto in almeno un’occasione ci si trova costretti a farne uso per proseguire nell’avventura. Un aspetto, questo, che metterà a dura prova gli speed runners e che, al contempo, potrebbe frustrare chi si vedrà costretto a tornare sui propri passi per recuperare dei materiali mancanti al fine di concludere l’avventura nel minor tempo possibile. Ma poco importa: il crafting in Fallout 4 è risultato molto più divertente del previsto, e abbiamo trascorso diverse ore ad abbellire i nostri villaggi e a costruire strutture per i nostri abitanti. Anche se, al momento, vi è solo una manciata di asset da cui attingere per costruire le nostre città, crediamo che le mod – questa volta supportate anche su console – sapranno presto trasformare in maniera molto importante anche questo aspetto del gioco.
Potenza di fuoco
Per quanto concerne lo shooting, Fallout 4 non si distanzia in maniera radicale dai precedenti capitoli della saga. Ritroviamo il sistema SPAV, questa volta reso un po’ più dinamico dalla presenza di un bullet time. In altre parole, una volta attivato lo SPAV i nostri nemici continuano a muoversi, lasciandoci meno tempo per pensare ma, al contempo, consentendoci di trovare il momento opportuno per premere il grilletto. Le percentuali di riuscita del colpo, infatti, variano con la posizione dell’avversario sul campo di battaglia, e il bullet time non fa altro che invogliarci ad attendere o a sbrigarci per ottenere il massimo danno possibile.
Il danno critico, questa volta, non viene determinato in maniera casuale ma da una barra che si riempie ad ogni colpo inferto con lo SPAV. Quanto la barra è carica, il giocatore può attivare il danno critico con il 100% di possibilità di riuscita: alcuni perk e il parametro di fortuna, dunque, modificano solo la velocità con cui si ricarica la barra del critico e l’eventuale danno inferto, ma non influiscono sulla riuscita dello stesso. Il colpo critico diventa pertanto un’ulteriore risorsa nelle mani del giocatore, da utilizzare al momento opportuno di fronte ad un nemico particolarmente ostico.
Lo shooting al di fuori del sistema SPAV funziona in maniera analoga a Fallout 3 e Fallout: New Vegas, ma le nostre armi sono profondamente diverse a seconda delle modifiche installate. Poiché ogni singola arma può essere smontata e ricostruita attraverso il sistema di crafting, è possibile trasformare una banale pistola calibro 10 in un’arma lunga silenziata, o in una bocca da fuoco dotata di mirino telescopico per colpire dalle lunghe distanze. Per la stragrande maggioranza delle armi da fuoco vi sono centinaia di combinazioni possibili, ed è pressoché impossibile avere due armi analoghe nel proprio arsenale. Il giocatore può persino dare un nome alle proprie creazioni, creandosi da sé i propri oggetti unici.
Lo stesso discorso si applica alle armature, che possono essere modificate in ogni parametro per risultate più resistenti, in grado di assorbire un particolare tipo di danno o, più semplicemente, più leggere o capaci di dare un bonus al peso trasportato.
Una tale varietà, però, ha avuto come diretta conseguenza un vertiginoso calo nella tipologia di armi e armature disponibili. Nel gioco troverete pochi modelli base e migliaia di variazioni, con il risultato di rendere molto meno interessante la ricerca degli oggetti sui cadaveri. In parziale soccorso di ciò, vi è l’introduzione dei nemici leggendari, versioni più coriacee degli avversari e capaci di mutare durante il combattimento, che offrono sempre un drop di tipo speciale. Anche le armi e le armature leggendarie ottenute da questi particolari nemici si fondano sulle versioni base, ma offrono dei bonus molto difficili da ottenere attraverso il crafting e, se non bastasse, possono comunque essere modificate attraverso un banco di lavoro. Così, nel giro di qualche ora, vi ritroverete in mano alcuni gingilli davvero potenti, ma per la maggior parte dell’avventura continuerete ad utilizzare parte dell’equipaggiamento ottenuto all’inizio del gioco, opportunamente modificato. Forse vi sorprenderà, ma abbiamo finito la campagna principale senza mai toglierci la tuta del Vault 111, raccolta all’inizio dell’avventura e cui abbiamo applicato qualche piccola ma significativa modifica nel corso dei nostri viaggi.
Dobbiamo inoltre segnalare la sparizione dei danni all’equipaggiamento. Avete capito bene: le nostre bocche da fuoco e le armature non si logorano, e il giocatore non ha mai a che fare con strumenti inefficienti. Anche in questo caso, dunque, emerge con forza il relativo disinteresse da parte del giocatore nel drop degli avversari, un tempo necessario per raccogliere materiali utili a rattoppare le proprie armature e aggiustare le proprie armi. Se amavate questo aspetto e non siete inclini al crafting, Fallout 4 vi lascerà un pizzico di amaro in bocca.
Vi è poi da aprire una piccola ma importante parentesi sulla presenza dell’armatura atomica: quella che era una sorta di arma suprema in Fallout 3, in Fallout 4 viene resa disponibile sin da subito. Anch’essa, inutile dirlo, può essere modificata (e riparata) attraverso il sistema di crafting, ma il suo uso è limitato dal consumo di un raro combustibile, un nucleo radioattivo recuperabile solo in alcuni luoghi della mappa e droppato da alcuni nemici particolarmente coriacei. In breve: non è possibile indossare l’armatura atomica tutto il tempo, ma in alcune fasi di gioco siamo quasi costretti a farne uso per poter sopravvivere. Le radiazioni in Fallout 4, infatti, hanno conseguenze più evidenti e sono estremamente più comuni che in Fallout 3 e New Vegas, e l’armatura atomica si rivela essere uno strumento indispensabile in alcuni luoghi della mappa. Vi basti pensare che anche un semplice ghoul può avvelenarvi con le radiazioni, e non siamo sorpresi di avere utilizzato nelle prime tre ore di gioco la stessa quantità di Rad-Away utilizzata nell’intera campagna di Fallout 3.
Dogmeat & co.
I compagni di viaggio, da sempre presenti in questa saga, tornano in Fallout 4. A partire da Dogmeat, il nostro peloso amico capace di fiutare nemici e segreti, la nostra rete di conoscenze ci porterà presto ad avere a disposizione vari alleati. Ognuno di essi ha una personalità unica e caratteristiche molto diverse, e le nostre azioni contribuiscono a plasmare il tipo di legame tra il nostro alter-ego e chi lo accompagna.
I companion, inoltre, danno accesso ad opzioni di dialogo uniche e intervengono durante le nostre discussioni in alcune missioni, rendendo l’esperienza di gioco molto diversa a seconda dell’accompagnatore scelto. Se a questo aggiungiamo la presenza di quest uniche attivate in determinate condizioni dai nostri alleati e, in alcuni casi, davvero lunghe e intriganti, vi è più di una ragione per non muoversi da soli nel Commonwealth.
Anche se alcuni compagni si incontrano nel corso della campagna principale, alcuni di essi si ritrovano in maniera quasi casuale, o durante una quest secondaria. Nel gioco ce ne sono ben quattordici, e nella nostra avventura ne abbiamo scoperti appena sette: un altro indizio della vastità di questo gioco.
Bugthesda?
Spostandoci sul lato tecnico di Fallout 4, ci siamo dovuti inevitabilmente scontrare con uno dei marchi di fabbrica di Bethesda Softworks: i bug. Parliamoci chiaro: un gioco con struttura open world di questa portata e privo di problemi tecnici è assolutamente inverosimile, per quanto auspicabile, e Fallout 4 non fa eccezione. Il Creation Engine, già utilizzato per The Elder Scrolls V: Skyrim, presenta tutti i suoi limiti con compenetrazioni poligonali, ridicoli ragdoll dei nemici, spawn degli alleati negli ascensori, animazioni poco realistiche e altri problemi minori legati all’ubicazione di alcuni waypoint (un aspetto, questo, reso meno grave dalla presenza di un perk che ci consente di individuare la strada attraverso un sentiero luminoso visibile dallo SPAV).
Al contempo, abbiamo notato una rifinitura maggiore nelle quest e una presenza di game breaking bug davvero rarefatta. Nella fase di recensione ci siamo visti costretti a ricaricare la partita una sola volta in seguito ad un problema con un waypoint inaccessibile, e non ci è mai capitato di morire o fallire una missione a causa di un problema tecnico.
I limiti del Creation Engine, semmai, si notano nell’impatto grafico del gioco: su console abbiamo il popup di elementi in lontananza, alcune texture in bassissima risoluzione e modelli certo non particolarmente dettagliati, che si sommano agli evidenti problemi di frame rate della versione Xbox One.
Insomma: Bethesda con Fallout 4 ha deciso di investire maggiormente sui contenuti scegliendo di mantenere (e rifinire) il proprio Creation Engine. Il risultato è un’esperienza incapace di farci girare la testa da un punto di vista grafico e con alcuni problemi tecnici, sebbene infinitamente meno gravi di quanto visto nei precedenti Fallout e persino in Skyrim.
Questo aspetto, probabilmente, farà discutere a lungo i giocatori; noi crediamo che di fronte a una tale vastità e varietà dei contenuti, l’aspetto grafico passi in secondo piano nel giudizio finale.
La varietà negli ambienti, l’enorme quantità di ore di gioco, l’atmosfera unica, la presenza di decine e decine di ore di dialoghi interamente doppiati (bene) in italiano – per la prima volta anche con la voce del nostro alter ego – sono elementi sufficienti per farci dimenticare che, a conti fatti, Fallout 4 da un punto di vista strettamente grafico non è poi così al passo coi tempi.
Se a questo aggiungiamo la stratosferica colonna sonora composta da brani originali e da una varietà di celebri pezzi della musica americana degli anni quaranta e cinquanta – in alcuni casi riciclati da Fallout 3 – ci vuole poco per andare in brodo di giuggiole quando iniziate a muovere i primi passi nella zona contaminata.
AGGIORNAMENTO 10/11: Su Xbox One l’audio italiano è di ottima qualità, mentre su Playstation 4 sembrano esserci problemi legati alla compressione della traccia audio. La nostra recensione è stata realizzata utilizzando una copia Xbox One del gioco. In seguito alle vostre segnalazioni, abbiamo contattato Bethesda e siamo in attesa di una risposta ufficiale.
– Un mondo straordinariamente ricco
– Sistema di crafting e housing profondo e divertente
– Centinaia di ore di gioco
– Mitologia incredibilmente affascinante
– Ottima colonna sonora e buon doppiaggio in italiano
– Graficamente non all’avanguardia
– I soliti bug dei giochi Bethesda
Fallout 4 è il gioco che i fan di questa saga stavano aspettando. O, se preferite, Fallout 4 è esattamente ciò che ci aspettavamo: un titolo più grande, più bello, più variegato di Fallout 3, capace di offrire un livello di libertà e di personalizzazione mai visti in un gioco Bethesda. Al contempo, il gioco è rimasto fedelmente ancorato alle proprie origini, con il risultato di trascurare in parte l’aspetto tecnico e la reale innovazione. I profondi sistemi di crafting e housing sono un’aggiunta lodevole, ma non bastano per rendere Fallout 4 un gioco più divertente del proprio predecessore. Al contempo, l’enorme quantità di cose da fare, la presenza di alcuni personaggi capaci di lasciare il segno, la quantità e la qualità delle aree esplorabili, il mare di informazioni, segreti e storie in cui ci troviamo immersi fanno di Fallout 4 un gioco imperdibile che vi terrà impegnati per centinaia di ore.
Se vi state avvicinando per la prima volta a Fallout o volete ricevere qualche consiglio su come affrontare questa avventura, non perdetevi la nostra guida per iniziare