Ci sono giochi che lasciano un segno indelebile nella vita di ogni video giocatore, Darksiders per me è stato uno di questi. Il design accattivante di Joe Madureira, le ambientazioni maestose, i nemici mastodontici e animati in maniera davvero eccellente… ricordo ancora con estremo piacere persino le armi e i puzzle ambientali, nonostante siano passati ormai anni dall’ultima volta che li ho toccati con mano. Ecco allora che quando sulla scrivania è arrivato un codice da recensire della Deathinitive Edition di Darksiders II, un po’ di nostalgia ha riempito il mio cuore nero. Il secondo capitolo forse non era allo stesso livello del primo come epicità e narrativa, ma introduceva nella serie tanti di quegli elementi che era impossibile non amarlo allo stesso modo. La canonica lunghissima attesa prima di poter mettere le mani su una versione in HD di Morte mi ha fatto tornare con i piedi per terra e dopo una mascella a terra per la spettacolare intro, colma di ricordi, l’entusiasmo è andato scemando passo dopo passo.
Più Morte, meno chiacchiereUn piccolo recap per tutti coloro i quali non hanno molta confidenza con questa serie: in Darksiders impersoneremo i cavalieri dell’apocalisse, o meglio solo un paio di essi, intenti a scoprire chi, o cosa, stia cercando di scombinare i piani dell’universo. Intrighi, colpi di scena e battaglie epiche contorneranno poi un’avventura che richiama sotto molti aspetti la struttura ludica di Zelda, arricchendola però con un combat system e argomentazioni molto lontane dall’opera di Shigeru Miyamoto e Aonuma. Darksiders è anche un’opera rimpianta e incompiuta, cessata di esistere dopo il pesantissimo fallimento di THQ e ripresa ultimamente per i capelli proprio da Nordic Games, che sembra intenzionata quantomeno a terminare la trilogia originaria prevista.Da qualsiasi parte la si guardi insomma questa Deathinitive Edition esce mozzata, prendendo in considerazione solo il secondo capitolo della serie e lasciando da parte inspiegabilmente il primo episodio (e ovviamente una conclusione degna).La mossa non sarebbe nemmeno del tutto sbagliata se in questa riedizione fossero stati inclusi i primi due capitoli, giusto per rinfrescarci la memoria in attesa dell’ultimo, ma così il pacchetto risulta terribilmente incompleto, pur includendo tutti i DLC usciti all’epoca in seconda battuta.Oltre al fattore contenutistico questa Deathinitive edition manca in realtà di quella cura e quell’amore che i fan esigono quando si toccano progetti di questa caratura. La nuova versione arriva infatti trascinandosi dietro tutti gli originali problemi del gioco visto nel 2012, inclusi una telecamera un po’ ballerina e poco adatta ai combattimenti contro molteplici nemici, e il frame rate bloccato a 30 FPS.Il minimo sindacale per questa versione, visto l’hardware più potente, era portare a 60 i frame e volendo persino sistemare la telecamera libera, in modo che questa non andasse in tilt negli spazi stretti e rendesse illeggibili alcuni combattimenti, anche a causa di nemici altamente imprevedibili e veloci.
Tutto dimenticatoNiente di tutto questo è stato fatto, con l’aggravante che i 30 FPS presentati, quantomeno nella versione Xbox One da noi provata, non rimangono nemmeno stabili, scendendo vertiginosamente nelle aree open world e nei combattimenti caotici. Non sono cali saltuari né tanto meno ininfluenti dato che vanno a interferire con un gameplay che fa della rapidità d’azione e dell’istantanea risposta ai comandi il vero fulcro del gioco. Avere le magnifiche location tratteggiate dalla penna di Joe Mad e vederle andare letteralmente a scatti non appena si addensano gli effetti particellari o aumentano i poligoni a schermo, nel 2015, non è davvero tollerabile. Nordic Games ha semplicemente fatto il compitino quindi, rispolverando il gioco e tentando di fare cassa con un nome di richiamo. Un’idea ovviamente forzata dalla situazione attuale della compagnia ma, come dicevamo prima, con certi nomi bisogna stare davvero attenti a come ci si muove.Persino il lavoro sulle texture non è completamente soddisfacente. I colori sono stati resi sicuramente più prillanti e alcune texture maggiormente rifinite e pulite, ma in molti frangenti questo lavoro è stato altalenante. Lo si nota persino nei primissimi scontri contro gli scheletri ghiacciati della zona iniziale, con armature che definire “old gen” è davvero un complimento. Lo stesso si può dire per alcune superfici trascurate, soprattutto nelle zone lontane dalle vie principali e più nascoste, elemento che denota poca cura nel suo insieme. Ottime invece come sempre le musiche, e fuori sincrono alcuni effetti sonori durante le cut scene.Insomma, il porting di questa nuove versione di Darksiders II non è assolutamente all’altezza del nome che porta e ci sentiamo di consigliarlo solo ed esclusivamente a chi non ha mai avuto a che fare con questo secondo capitolo e non ha altri modi per recuperarlo.
– Darksiders II resta un grandissimo gioco
– Colori più brillanti
– Tutti i DLC
– Manca il primo capitolo
– Problemi grossi di frame rate
– Si trascina dietro alcuni difetti della versione old gen
Darksiders II è un titolo eccezionale che fa del suo combat system e della sua storia gli elementi portanti. Una storia che non ha molto senso di esistere se estrapolata dal contesto della serie e che arriva su next gen con maggiori problemi rispetto a quanti ne avesse originariamente su Ps3 e Xbox 360. Capiamo la necessità di Nordic di fare cassa e riportare in auge il brand ma questa operazione rischia solo di fare più male che bene a chi Darskiders lo ha amato veramente.