Da quando nell’industria girano i soldoni capita spesso di vedere titoli presentati in pompa magna, capolavori annunciati su cui vengono investiti milioni di dollari, in grado di far impallidire le produzioni hollywoodiane e di spingere le piattaforme su cui girano ai limiti massimi del loro cosmo. Poco può però fare la pubblicità se il prodotto non è all’altezza, e alle volte capita pure che campagne troppo aggressive oscurino lavori estremamente meritevoli, con meno finanziamenti alle spalle.
Il primo Darksiders è andato incontro a un destino di questo tipo: passato in sordina sotto al naso di videogiocatori e giornalisti del settore, è stato quasi ignorato finché non si è scoperto a forza di recensioni estatiche che si trattava di un’opera con i controfiocchi. Fortunatamente il passaparola si è diffuso abbastanza da rendere il gioco un discreto successo, e da garantirgli un sequel ufficiale.
I ragazzi di Vigil hanno dunque lavorato duramente per anni ad un successore in tutto e per tutto superiore alle avventure di Guerra, stavolta con l’enorme peso delle aspettative sulle spalle. Saranno riusciti nell’impresa o crollati per lo stress? Vediamo.
His fate concerns me, yours does not
Darksiders 2 è un interquel, che si svolge nel bel mezzo delle vicende del primo Darksiders, per l’esattezza poco dopo l’imprigionamento di Guerra per opera dell’arso consiglio. Il possente cavaliere dell’apocalisse è accusato di aver provocato la fine dell’umanità senza motivo, e spetta a suo fratello Morte scagionarlo.
Per trovare il modo di farlo il guerriero si dirige dal custode dei segreti, a cui sono state affidate le anime dei Nephilim, razza di cui i cavalieri facevano parte sterminata proprio da loro per mantenere l’equilibrio. L’incontro non è dei più amichevoli, ma alla fine Morte scopre come portare a termine il suo piano. Dovrà raggiungere l’albero della vita, l’unico luogo dove si trova il sapere necessario a far tornare l’umanità estinta sulla terra. Non un’impresa facile, ma la Morte non guarda in faccia a nessuno dopotutto.
La narrativa di Darksiders 2 non è malvagia, ma nemmeno superlativa. Come nel primo Darksiders, è difficile venir catturati dalle vicende del gioco, visto che sono volutamente convolute per costringere a raggiungere di continuo nuovi dungeon. Tuttavia, i dialoghi ben scritti e l’osservazione più dettagliata dell’evocativo mondo di gioco e dei suoi abitanti bastano a supportare la trama e a rendere piacevole il suo lento dipanarsi.
Come uccidere la Morte
Il lavoro di Vigil Games non inventa nulla, si limita a riutilizzare e fondere svariati elementi mutuati da altri titoli. Il gameplay di fondo è quello di un normale titolo action hack ‘n’ slash, infarcito da numerose meccaniche extra che ne ampliano notevolmente lo spettro. I combattimenti sfruttano un sistema a combinazioni basato sul ritardo degli input e sull’uso della leva direzionale e del puntamento per modificare le mosse (Devil may Cry è l’esempio più noto che viene alla mente). Morte è un guerriero estremamente agile e veloce, può schivare con grazia i colpi e utilizzare abilità magiche molto potenti, consumando una barra della collera che si ricarica a forza di fendenti. Tali poteri si sviluppano grazie a rami abilità e ad un sistema a livelli presi di forza dai giochi di ruolo. Ad ogni “ding” il cavaliere otterrà un nuovo punticino da spendere in due differenti specializzazioni, una dedicata al combattimento corpo a corpo e una alle arti necromantiche.
Agli elementi ruolistici va inoltre ad aggiungersi un profondo sistema di loot. Ogni nemico infatti può droppare vari pezzi di equipaggiamento che Morte può indossare per potenziare le sue caratteristiche. Sono disponibili varie armi secondarie ed armature oltre alle rapide falci dell’antieroe, il cui utilizzo andrà valutato accuratamente dai giocatori, in modo da sposarsi bene con la build scelta.
Sono una serie di sistemi ben strutturati, ma il fulcro reale dell’esperienza risiede in altre due fette della torta: le fasi platform e i puzzle. Grazie alle capacità acrobatiche di Morte, i programmatori si sono sbizzarriti in Darksiders 2, inserendo un quantitativo smodato di piattaforme, appoggi, burroni, e travi su cui zompettare allegramente. Gran parte delle meccaniche in questo caso sono mutuate del reboot di Prince of Persia, con il nostro mascherato avventuriero in grado di camminare sui muri e di aggrapparsi a specifiche superfici. In realtà l’agilità di Morte funziona solo quando queste succitate superfici sono disponibili, e non è raro vederlo impossibilitato a continuare da qualche muro invisibile o da pietre irregolari che dovrebbe essere tranquillamente in grado di saltare. Stona un po’, ma sono forzature volute per costringere il giocatore a seguire specifiche vie o a risolvere enigmi legati al movimento.
Parlando di rompicapo, una delle principali forze del titolo Vigil è proprio la loro presenza continua durante la campagna. Questo è un gioco che richiede cervello, e pone perennemente l’utente di fronte a matasse da districare di difficoltà crescente. Gli sviluppatori già nel primo Darksiders avevano dimostrato di essere brillanti pensatori in materia di enigmistica e di strutturazione dei dungeon, ma questa volta si sono superati. Mentre durante il vagare di Guerra capitava di trovarsi davanti a fasi del genere tirate troppo per la lunga (specie verso la fine…), il ritmo del seguito risulta calcolato estremamente meglio. Le mappe sono davvero complesse e le locazioni da visitare spesso enormi, ma ad ogni nuovo compito viene introdotta una meccanica aggiuntiva, con una metodologia graduale che non rischia di travolgere il giocatore, e riesce a mantenere i puzzle freschi e piacevoli. Vi avvertiamo, passata la prima metà del gioco gli enigmi inizieranno a farsi complessi, e non c’è modo di avanzare a parte quello di spremere le meningi a dovere. Darksiders 2 è chiaramente costruito per essere apprezzabile da giocatori piuttosto navigati, che non ci metteranno molto a capire come risolvere i problemi e saranno sempre più soddisfatti di dungeon in dungeon. Utenti meno esperti potrebbero faticare non poco a completare la campagna, anche a causa di un’aumentata difficoltà dei combattimenti e dell’uso più limitato della forma demoniaca del protagonista, che li fa risultare alle volte piuttosto impegnativi (nonostante la possibilità di curarsi con un numero ristretto di pozioni). L’unico aiuto concesso appare durante le cadute nei dirupi, da cui Morte si riprende immediatamente, ma è un semplice espediente per evitare fastidiosi caricamenti extra. Il livello di sfida non raggiunge mai la frustrazione, mantenendosi costantemente sopra la media, gran cosa per chi ama mettersi alla prova.
L’ultimo elemento, e quello che fa da collante all’intera produzione, è la struttura fondamentale “alla Zelda”. Darksiders 2 si distingue dal primo capitolo dando quasi da subito al giocatore la possibilità di vagare liberamente per il mondo a bordo del proprio cavallo, e ponendo come blocchi barriere legate alla storia o ostacoli impossibili da superare senza un determinato potere. Si tratta di una forma limitata di libertà, ma funziona e ha concesso agli sviluppatori di riempire il gioco di segreti sparsi in forzieri e locazioni nascoste. Sono fattori che alimentano non poco la longevità di un titolo. L’altro aspetto preso di forza dalle avventure di Link sono i boss, numerosissimi e spesso eliminabili solo utilizzando strategie precise piuttosto intuitive. Molti sottoboss sono in realtà solo bestioni da menare senza pietà per qualche minuto, ma le boss fight principali risultano ben più esaltanti e originali.
Ognuna di queste parti si incastra egregiamente nelle altre, e va a formare un titolo di qualità elevatissima, seppur non particolarmente originale nella somma dei suoi fattori.
Vedo la luce… c’è un uomo… ed è… un tarro fighissimo armato di falci?!?
Darksiders 2 splende anche nell’aspetto grafico, non tanto per la qualità effettiva del motore, quanto per la straordinaria art direction del gioco. Joe Madureira è un dannatissimo genio, e insieme agli artisti di Vigil è riuscito a forgiare un mondo ricco di personalità, popolato da personaggi dal grande stile.
Peccato che il gioco non sia altrettanto raffinato tecnicamente. Ci sono infatti capitati a tiro un sacco di bug minori, da strambi blocchi durante i salti a veri e propri freeze ingiustificati, passando per momenti di sonoro sfasato e qualche problemuccio grafico. Sono imperfezioni che non dovrebbero presenziare in un gioco di tale qualità e dallo sviluppo così longevo, ma gli sviluppatori hanno affermato che saranno corrette rapidamente con una patch.
Ottimo il sonoro, peraltro doppiato completamente in italiano. La soundtrack vanta pezzi di grande atmosfera, e il lavoro dei nostri attori supera alle volte quello dei doppiatori originali (il Morte italiano è più cool, punto). Sorprendente la longevità, che si aggira attorno alle 20 ore saltando a piè pari quest secondarie e ricerca dei segreti. La seconda fase del gioco scorre più velocemente del previsto, e appare un po’ affrettata, ma contenutisticamente questo videogame è comunque nettamente superiore alla stragrande maggioranza degli action-adventure rivali.
– Ottima fusione di molteplici elementi
– Dungeon brillanti e ricchi di puzzle
– Longevità elevata
– Art direction superlativa e ottimo sonoro
– livello di sfida adeguato
– Parecchi bug
– Limitazioni nella mobilità del protagonista abbastanza innaturali
Tra le fette che compongono Darksiders 2 solo quelle legate ai puzzle e ai dungeon rasentano l’eccellenza, ma tutti gli elementi che vanno a formare il pacchetto sono comunque di qualità elevata e una volta fusi vanno a formare un prodotto a tratti grandioso, che contiene tutto ciò che un amante navigato degli action adventure può desiderare. L’opera di Vigil presenta qualche imperfezione, ed è un po’ rozza nei dettagli, ma risulta comunque un titolo di grande profondità e classe, che merita di divenire un marchio noto e riconoscibile più di molti altri videogiochi. La cosa migliore? C’è ancora margine di miglioramento. Speriamo con tutto il cuore che questo secondo capitolo non sia quello finale.