Seguito non diretto di Chaos;Head, uscito solamente in Giappone nel 2008, e parte della serie Science Adventure, che comprende anche i due eccellenti episodi di Steins;Gate, Chaos;Child giunge finalmente in Europa, su Playstation 4 (versione qui recensita) e Vita, grazie allo sforzo di Pqube, l’unico publisher a credere nella qualità di questi prodotti.
E in effetti, visto che le avventure di Rintaro Okabe hanno alzato notevolmente l’asticella a livello narrativo, le aspettative per questa visual novel erano notevoli, sull’onda del successo che questa ha ottenuto in patria, tanto da generare una serie animata e merchandising di varia natura.
Svestiti i panni dello scienziato pazzo wannabe, abbiamo vestito per voi quelli di un detective wannabe, al secolo Takuru Miyashiro: continuate a leggere se volete sapere com’è andata.
Another madness
Sono passati sei anni dagli eventi narrati in Chaos;Head (la conoscenza della cui storia non è necessaria per apprezzare questo titolo, bene sottolinearlo), quando un terremoto di tremenda forza, incredibilmente concentrato nel solo quartiere di Shibuya, a Tokyo, ha raso al suolo uno dei distretti produttivi più vivi e popolati della capitale giapponese.
Le ferite lasciate dal sisma sono profonde, ma lo spirito nipponico è forte: gli abitanti hanno ricostruito i palazzi a prova di sisma, seppellito i numerosi morti, ripreso la loro vita quotidiana, per quanto lo strascico di quanto successo alberghi ancora nelle loro menti.
Takuru Miyashiro ha pagato un prezzo altissimo all’evento catastrofico, perdendo, in un sol colpo, entrambi i genitori e la casa dove tutti vivevano: i giovani, si sa, sono più veloci nel riprendersi dai traumi, ma l’animo di Takuru, da quel giorno, non è stato più lo stesso. Nonostante l’amicizia di Shinji Itou, compagno fedele, e quella, ancora più forte, della sorellastra Nono Kurusu e dell’amica d’infanzia Serika Onoe, con la quale ha condiviso anche i traumatici momenti del sisma, Takuru è un adolescente scostante, insicuro, ridotto a vivere da solo in una roulotte in un parco abitato dalle migliaia di senzatetto generate dal terremoto.
Ad attirare l’attenzione di Takuru, esperto di informatica e curioso per natura, una serie di bizzarri incidenti che ricalcano quanto avvenuto a Tokyo anni prima, quando omicidi tanto efferati quanto oscuri erano stati ribattezzati con il nome di New Generation Madness: uno streamer di successo è il primo a perdere la vita in circostanze quantomeno dubbie, apparentemente automutilandosi dinanzi alla webcam durante una diretta.
Ci fermiamo qui, perché in una visual novel l’intreccio costituisce la maggiore fonte di attrazione, ma ciò che ci ha sorpreso di Chaos;Child è stata l’assoluta naturalezza con cui, dopo un inizio lento, in cui il cast sembra una collezione di stereotipi tipici della cultura giapponese degli ultimi vent’anni, la storia ed i personaggi prendono forma in maniera prepotente, quasi senza che il giocatore se ne accorga.
Di situazione in situazione, di scena in scena, ognuno dei protagonisti svela qualcosa di nuovo di se stesso, rivelandosi sfaccettato e meritevole di essere ascoltato: le interazioni tra i personaggi, i loro tormenti interiori, le loro motivazioni li rendono tremendamente reali, nonostante alcuni dei presupposti di partenza siano esagerati, in pieno stile nipponico (basti pensare al recente Danganronpa V3).
Un altro tratto distintivo della produzione è il discreto ritmo, soprattutto se confrontata ad alcuni congeneri più recenti: sebbene, come moltissime produzioni giapponesi degli ultimi anni, faticheremmo a definirla trottante, Chaos;Child è una visual novel che raramente indulge in dialoghi prolissi, e che, anzi, ama celare informazioni di grande importanza all’interno di scambi all’apparenza secondari.
Riguardo all’intreccio in sé, pur lontano dalle vette raggiunte dai due Steins;Gate (soprattutto il secondo, per quanto ci riguarda), la storia che soggiace alle vicende è avvincente, ricca di colpi di scena, imprevedibile fino alle battute finali: la presenza di numerosi epiloghi differenti (dovrebbero essere sei in tutto, anche se con il tempo a nostra disposizione ne abbiamo visualizzati solamente due) e di parti della narrativa impossibili da vedere durante la prima run, peraltro, favorisce enormemente la rigiocabilità, a fronte di una longevità già sostenuta per la prima partita completa.
Inno alla classicità
A differenza di prodotti come il già citato Danganronpa V3, Chaos;Child poggia su una struttura tradizionale per il genere di riferimento, senza contaminazioni da altre tipologie di giochi: in assenza di minigiochi di qualsiasi tipo e di fasi esplorative, l’unica arma in mano al giocatore è rappresentata dai Delusion Trigger, il cui utilizzo andrà a determinare a quale finale si assisterà al termine dell’avventura.
Questi sono strettamente collegati con la personalità di Miyashiro, che tende a vivere in un mondo tutto suo e a considerare gli estranei come dei “wrong siders”, ovvero pecore che vivono la loro vita in maniera quasi automatica, senza farsi troppe domande e affidandosi alle fonti sbagliate per il reperimento di dati ed informazioni.
In numerosi momenti dell’avventura, in concomitanza con scene particolarmente significative per il prosieguo della trama, a schermo appaiono due cerchi, uno blu sulla sinistra ed uno rosso sulla destra: quando ciò accade, il giocatore ha tre scelte dinanzi a sé.
Il grilletto sinistro darà accesso ad una positive delusion, ovvero ad uno scollamento con la realtà e ad un sogno ad occhi aperti da parte del protagonista, in cui, ad esempio, una cara amica lo coccola o un compagno di classe dal carattere particolarmente sgradevole si mostra gentile.
Premendo il grilletto destro, al contrario, Takuru perderà contatto con la realtà per prefigurarsi uno scenario decisamente poco gradevole, come uno sconosciuto che rapisce l’amica di infanzia o addirittura una scena in cui egli stesso paga con la vita la sua curiosità.
C’è poi una terza strada, rappresentata dalla possibilità di non premere nessuno dei due grilletti, lasciando il nostro alter ego ancorato alla realtà, senza lasciare spazio agli svolazzi della sua mente: oltre che molto gustose in certi casi, le delusion offrono al giocatore la possibilità di forgiare un personaggio più spavaldo ed incosciente o uno timoroso e pessimista, regalando l’illusione di poter influire sulla trama in maniera decisa.
Per la nostra esperienza, tuttavia, lo svolgimento e la sequenza delle vicende non vengono modificati dall’utilizzo delle delusion, quanto piuttosto lo sono il filmato finale e le ultimissime battute della storia.
Al di là di questa peculiarità, e di fasi in cui incrociare i dati ottenuti durante le fasi di investigazione, Chaos;Child limita al minimo l’interazione diretta del giocatore, risultando forse meno appetibile ai neofiti di quanto non siano altri titoli “ibridati” ma concentrandosi sui punti di forza della produzione, che rimangono la qualità dell’intreccio e la caratterizzazione dei personaggi.
Banale solo all’apparenza
Come per la caratterizzazione dei personaggi, banale solo nelle premesse iniziali, anche il character design non brilla per originalità, quantomeno nelle battute iniziali: le protagoniste di sesso femminile corrispondono in pieno agli stereotipi fisici immaginati dal giapponese medio (e non solo da lui) e non mancano un paio di siparietti con situazioni equivoche, comunque relegati alle Delusion del protagonista.
Eppure la direzione artistica di Chaos;Child è riuscita a conquistarci sin da subito, quando, già nelle prime battute di gioco, il primo dei numerosi omicidi viene ricreato con uno stile asciutto, quasi con nonchalance, facendo correre numerosi brividi sulla schiena, soprattutto ai giocatori che amano giocare con le cuffie ed al buio.
Anche qui, come per il plot, non siamo ai livelli d’eccellenza delle migliori visual novel viste nell’ultimo lustro, ma comunque ci si attesta su un livello medio molto alto: mancano gli splendidi paesaggi di Root Letter e il talento visionario mostrato da Steins;Gate, ma l’apparente banalità della morte traspare dalle immagini delle varie scene del crimine.
Passando al versante sonoro, il doppiaggio in giapponese non è troppo diffuso, ma quando c’è è di ottima qualità, con una scelta delle voci azzeccatissima e prove recitative sempre di un certo livello.
Discorso analogo per la colonna sonora, capace di lunghi (e terrificanti) silenzi ma anche di motivi scivolosi e stridenti, alternati a musiche pop dal gusto molto nipponico per le fasi più tranquille del gioco.
Difficile quantificare la longevità complessiva, strettamente collegata alla velocità di lettura e alla necessità di fare riferimento all’enciclopedia interna del gioco, ma parliamo comunque di un monte ore assai consistente, vista la lunghezza della trama principale e la necessità di iniziare una nuova partita per poter arrivare ad uno dei finali possibili.
Ottima sceneggiatura
Caratterizzazione dei personaggi sorprendente
Buona longevità
Finali multipli ed alta rigiocabilità
Molto classico nella sua struttura
Non lo consiglieremmo ai neofiti
Chaos;Child prosegue la tradizione dei prodotti appartenenti alla serie Science Adventure di 5pb, proponendo una storia incredibilmente affascinante, una serie di misteri insondabili e un cast di protagonisti che, pur poggiando sugli stereotipi classici della narrativa giapponese, è capace di evolversi e di rivelarsi molto più sfaccettato di quanto inizialmente si possa pensare.
La presenza di finali multipli e di numerosissimi Delusion Trigger, poi, favorisce la rigiocabilità del prodotto, che pure, di suo, offre una durata più che soddisfacente già alla prima run.
Se siete amanti del genere, l’acquisto è consigliato senza troppe riserve, mentre se, da neofiti, voleste accostarvi alle visual novel, potreste voler prima optare per un prodotto più ibrido, come uno dei tre Danganronpa.
In ogni caso, speriamo di veder sbarcare in Europa anche i titoli futuri di questa serie, i cui marchi distintivi, finora, sono stati storie memorabili e personaggi indimenticabili.