Trovate il primo episodio della rubrica Avventure di un super idraulico 30enne al seguente link.
Dove eravamo rimasti? Ah, sì: il successo di Super Mario Bros. fu clamoroso. Miyamoto era riuscito nell’intento di plasmare un gioco che facesse breccia nel cuore di tutti i possessori del Famicom/NES. Ovviamente, la domanda per un sequel non tardò ad arrivare: fu così che, tra 1986 e 1988, non uno, ma ben due titoli chiamati Super Mario Bros. 2 videro la luce. Certo, è una storia che ormai tutti conoscono, ma vediamo di raccontarla comunque per chi fosse vissuto sotto terra fino a oggi.
Super Mario Bros. 2, “quello vero”
Pensate al detto “squadra che vince non si cambia” e applicatelo al primo Super Mario Bros. Non vi serve altro per conoscere Super Mario Bros. 2 (1986): il gioco è, in tutto e per tutto, una riproposizione del primo capitolo. Certo, ci sono delle differenze: innanzitutto, Mario e Luigi diventano due personaggi distinti non solo dalla loro colorazione e dai loro nomi, ma anche dal modo in cui si controllano. Mario è più semplice da manovrare, mentre Luigi riesce a saltare più in alto, ma di contro tende a scivolare una volta tornato a terra. Queste caratteristiche diventeranno storiche e saranno riproposte, in varie salse, nei capitoli successivi della serie.
Tuttavia, non è questo ciò per cui Super Mario Bros. 2 viene ricordato. Ciò che rimane impresso nella memoria è l’estrema difficoltà del gioco, qualcosa di unico (per fortuna) nella serie. Takeshi Tezuka, il director di Super Mario Bros. 2, decise di creare un titolo che costituisse una sfida per chi avesse già completato allo sfinimento il primo capitolo, puntando così su un gioco punitivo. Per questo fanno la loro comparsa funghi velenosi che, a tradimento, ci faranno rimpicciolire (o addirittura perdere una vita nel caso fossimo già piccoli). Per questo ci sono level warps che, anziché farci saltare dei livelli come nel prequel, ci fanno tornare indietro, costringendoci a ripetere di nuovo certi passaggi. Per questo, talvolta, compaiono correnti d’aria che ostacolano il giocatore durante i salti. Tutto questo, ed altro ancora, contribuisce a rendere Super Mario Bros. 2 un gioco incredibilmente difficile, oggi tanto quanto ventuno anni fa. Chiunque lo abbia giocato non può non ricordare, con un rinnovato terrore, il primo incontro con un fungo velenoso che, a tradimento, esce proprio laddove ci aspettavamo un power-up. Oppure lo sconforto di trovarsi di fronte ad una warp zone che ci riporta indietro, proprio quando pensavamo di aver trovato un passaggio segreto per saltare dei livelli. Super Mario Bros. 2 è un titolo che non vuole osare, che riposa sugli allori del predecessore, e che proprio a causa della sua difficoltà e della sua somiglianza all’originale non venne rilasciato al di fuori del Giappone, ai tempi della sua prima release. Esattamente: come molti ormai sanno, la divisione americana di Nintendo decise che il gioco non era adatto al mercato occidentale. Tuttavia, bisognava sfruttare il brand, forte anche nei territori nostrani, e bisognava farlo al più presto: ma come?
Super Mario Bros. 2 all’americana
Siamo nel 1988 quando Super Mario Bros. 2 fa la sua comparsa sul territorio americano. Mettiamoci nei panni di un ragazzo che, in un epoca in cui l’informazione videoludica era relativamente scarsa rispetto ad oggi, mette la cartuccia nel suo fido NES, aspettandosi di trovarsi davanti un titolo simile al predecessore. E invece non serve molto tempo perché si accorga che le cose sono cambiate.
Innanzitutto, non siamo più nel regno dei funghi, e nella storia non c’è traccia di Bowser: Mario sogna di entrare in un altro mondo, minacciato dal tiranno Wart, e sarà suo compito far sì che gli abitanti di questo regno onirico possano tornare a vivere in pace. Le ambientazioni sono così distinte da quelle del primo capitolo: si attraversano giungle, deserti, aree nevose, e così via. Nessuna traccia delle caratteristiche ambientazioni di Mario e neanche delle famose tracce musicali che le accompagnavano.
Ma torniamo all’inizio, alla schermata del titolo: possiamo scegliere tra quattro personaggi, Mario, Luigi, Peach e Toad, ciascuno con delle caratteristiche peculiari. Mario rimane il personaggio più equilibrato, Luigi può saltare in alto ma tende a scivolare (da notare che qui viene introdotta per la prima volta la differenza d’altezza tra i due fratelli), Toad è il più forte nel sollevare oggetti, Peach è in grado di rimanere in aria più a lungo.
Una volta scelto il personaggio, eccoci nel primo livello. Mi rivolgo a tutti quelli che hanno giocato Super Mario Bros. 2 senza essersi prima informati sul titolo: quanti di voi hanno provato a saltare sulla testa dei primi Tipo Timido, pensando di eliminarli? Sicuramente, io l’ho fatto. E ricordo ancora la delusione quando vidi che i nemici non soccombevano alle mie tecniche. Semplicemente Mario (o qualsiasi altro personaggio si usasse) rimaneva sopra il nemico, lasciandosi trasportare da esso. Questo perché in Super Mario Bros. 2 non si posso eliminare direttamente i nemici: dobbiamo estrarre dal terreno delle rape (o altri oggetti) e lanciarli contro di loro per poterli sconfiggere. Certo, ci sono altre tattiche: possiamo saltare su un nemico, sollevarlo e lanciarlo contro altri nemici perché si eliminino a vicenda. Oppure possiamo lanciarli in un burrone. In ogni caso, dobbiamo mettere da parte tutto quello che sapevamo del primo capitolo. Persino il sistema di power-up, caratteristica storica di Super Mario Bros., è scomparso: al suo posto abbiamo dei cuori, e ne perderemo uno ogni volta che verremo colpiti. Inoltre, spesso e volentieri, i livelli si sviluppano in verticale, piuttosto che in orizzontale come succedeva nel predecessore.
Perché tutti questi cambiamenti? Scelta arbitraria del team di sviluppo? Be’, non proprio. Trovandosi con un Super Mario Bros. 2 (quello giapponese) ritenuto inadatto al mercato occidentale, Nintendo decise di non perdere tempo e di sfruttare un gioco già rilasciato per fare le veci di Super Mario Bros. 2 in occidente. La scelta ricadde su Doki Doki Panic, un titolo su licenza realizzato in collaborazione con Fuji TV: il team di sviluppo, guidato da Miyamoto, si limitò ad operare dei cambiamenti sul titolo originale e a convertire i quattro protagonisti in personaggi della serie di Mario. Non vennero restaurati gli storici antagonisti di Mario (niente Goomba o Koopa Troopa), ma i nemici presenti in Super Mario Bros. 2, o almeno alcuni di essi, sarebbero entrati a far parte dell’immaginario della serie, come i Tipo Timido o Birdo/Strutzi, al punto che non molti oggi ricordano che l’origine di questi personaggi, così iconici, si trova al di fuori della serie.
Tirando le somme, Super Mario Bros. 2 è un gioco strano, che poco c’entra col passato e col futuro di Super Mario, ma che proprio per questa sua unicità rimane un gioco che vale la pena recuperare. Sebbene non sia il “vero” Super Mario Bros. 2, si tratta senza dubbio di un’esperienza più piacevole e meno frustrante dell’originale giapponese, senza contare che ha quella personalità che al suo cugino nipponico, troppo ancorato alle radici, manca.
Re-release
L’originale Super Mario Bros. 2 è giunto in occidente con il nome di Super Mario Bros: The Lost Levels, all’interno della collection Super Mario All-Stars. Il gioco è stato qui riproposto a 16-bit, con un miglioramento grafico evidente, sebbene il resto rimanga praticamente inalterato. Vi è una seconda re-release, meno conosciuta. All’interno di Super Mario Bros. Deluxe su Game Boy Color (remake del primo capitolo di cui vi ho parlato nello scorso articolo) è infatti possibile sbloccare un remake di The Lost Levels, qui denominato “For Super Players”: questa versione rimane ad 8-bit, ma rimuove alcuni elementi, come il vento, e i mondi bonus.
Il Super Mario Bros. 2 occidentale ha mantenuto il suo titolo ed è stato rivisitato sempre in Super Mario All-Stars: di nuovo, il cambiamento riguarda solo il comparto grafico, finalmente a 16-bit. Su questa versione si basa il remake presente su Game Boy Advance, dal titolo Super Mario Advance (2001). Questa re-release include dei cambiamenti e delle aggiunte marginali, come la sfida della caccia all’uovo di Yoshi.
Super Mario Bros. 2 è il nome che due giochi si contendono, ognuno con la sua ragione: uno è il vero sequel del primo Super Mario Bros., l’altro è il titolo che, tra i due, si è guadagnato più fama (in positivo) presso i giocatori nel corso del tempo. Personalmente, non c’è scontro: il Super Mario Bros. 2 americano merita senza dubbio il titolo, pur con la sua natura unica e bizzarra. Quale che sia la vostra scelta, si tratta di due tasselli importanti nella storia dell’idraulico, che non dovreste lasciarvi sfuggire.