Quando Ubisoft svelò al mondo che Edward Kenway avrebbe avuto come amico uno schiavo liberato, molti iniziarono a chiedersi se il tema della schiavitù sarebbe stato uno degli argomenti di Assassin’s Creed IV. Gli sviluppatori dissero di sì, ma alla fine Assassin’s Creed IV si concentrò più sulla dicotomia libertà/oppressione, che sullo schiavismo caraibico del diciottesimo secolo.
Grido di Libertà, il nuovo DLC per Black Flag, viene in soccorso delle mancanze del capitolo originale, trasformando la questione schiavista nel vero leitmotiv del gioco. Dimenticatevi Assassini, Templari, pirati, marine e marinati: Grido di Libertà è un gioco sulla schiavitù dei neri e un titolo che, per molti versi, si distanzia dalla serie originale. Per fortuna.
Niente smancerie
Il mondo dei pirati è un mondo romantico. Possiamo dire quello che vogliamo a difesa della violenza e della brutalità piratesca, ma in fin dei conti i corsari hanno ispirato un sacco di storie fantastiche che hanno affascinato generazioni di persone, talvolta sfociando nella romanticheria. Spesso queste storie lasciavano in disparte la cruda realtà di quegli anni, segnati dal cosiddetto commercio triangolare. Gli europei avevano bisogno di cotone e rum, che acquistavano nei Caraibi. I coloni caraibici avevano bisogno di schiavi, che compravano dai negrieri africani. Infine, i negrieri africani compravano merci dagli europei. Questa economia, fatta di traffici umani, ha segnato una delle pagine più buie della storia moderna.
Grido di Libertà ci pone nei panni di Adewalé, ex quartiermastro della Jackdaw, divenuto un uomo emancipato e rispettato, oltre che un capitano di vascello. Al contempo, Adewalé è conscio delle sue origini, votato a salvare i neri dall’oppressione schiavista. Quella del nuovo protagonista è una storia dura, fatta di violenze e di rancori, di emarginazione e crudeltà. I propositi di Adewalé sono buoni, ma i mezzi sono spesso spietati. In breve, Grido di Libertà è probabilmente il capitolo più violento dell’intera serie Assassin’s Creed: il protagonista combatte in continuazione, facendo uso anche delle mani nude e massacrando letteralmente i propri nemici con un machete. Non ci sono molte decisioni morali da prendere: quella di Adewalé è una lotta contro l’uomo bianco per la libertà dei neri. Al contempo, il gioco ha la capacità di creare una forte empatia tra il protagonista e il giocatore, che ben presto si troverà a sposare la causa della sua gente.
Una storia, tante missioni
La storia principale narrata in Grido di Libertà riguarda la liberazione del territorio haitiano di Port-Au-Prince, soggiogata da un malvagio governatore e trasformata in un grosso mercato di schiavi. Per ottenere il proprio scopo, il giocatore si vede costretto ad entrare in contatto con la maîtresse del bordello locale, probabilmente l’unica donna nera dell’isola ad avere un po’ di potere. Da qui inizia una vicenda fatta di ricerche e di missioni rocambolesche, che tuttavia non si salva dalle consuete meccaniche di questa serie. Ritroviamo le missioni in nave, gli assalti ai forti e, soprattutto, le fastidiose missioni di inseguimento, senza grossa varietà rispetto a quanto visto in Assassin’s Creed IV: Black Flag. Quanto c’è di nuovo in Grido di Libertà, infatti, si rivela soprattutto nelle missioni secondarie, quasi tutte riguardanti il tema dello schiavismo.
In molti casi dobbiamo salvare uno schiavo dal linciaggio, un gruppo di neri da una violenta punizione corporale o da un’asta di esseri umani. In altri casi, siamo chiamati a solcare i mari con la nostra nave per raggiungere delle piantagioni da liberare, in modo da ottenere un buon numero di compagni, detti maroons e pronti ad aiutarci in alcune situazioni. Il numero di schiavi liberati nel corso delle nostre missioni secondarie è propedeutico ai potenziamenti della nave e del personaggio, mentre in alcuni casi è necessario un certo numero di schiavi liberi per poter proseguire con la storia principale. Così, siamo sostanzialmente obbligati a portare a termine un certo numero di quest secondarie per poter continuare con la vicenda. La cosa si traduce in un’esperienza di gioco prolungata, ma certamente più ripetitiva. Grazie a questo escamotage gli sviluppatori sono riusciti a portare la durata della storia principale oltre le tre ore, che possono diventare almeno il triplo se si decide di scoprire tutte le isole e svelare i segreti che esse nascondono. La mappa di Haiti e dintorni è decisamente più piccola di quella inclusa in Assassin’s Creed IV, ma è comunque una bella porzione di oceano da esplorare, ricca di sorprese e di battaglie epiche.
Tra le novità si segnalano alcune nuove armi, spesso molto divertenti da usare. La spingarda, un grosso fucile a pallettoni, è particolarmente divertente in combattimento, grazie alla sua capacità di spazzare via un intero gruppo di nemici con un solo colpo. Piacevoli anche il rampino, una cerbottana con dardi soporiferi e, infine, il machete che dà luogo ad alcune delle sequenze più violente dell’intera saga.
Qualche piccolo bug
Nel complesso, Grido di Libertà gode della stessa qualità tecnica di Black Flag. Abbiamo provato la versione Xbox One, ritrovando tutte le esclusive del gioco in versione next gen (fisica delle onde e delle piante migliorata, effetti atmosferici e di fumo, eccetera). Da segnalare anche l’ottimo doppiaggio in italiano, all’altezza di quello che abbiamo sentito nel gioco principale, e la straordinaria colonna sonora, che sostituisce dei canti africani ai motivi pirateschi di Black Flag.
Infine, dobbiamo riconoscere la presenza di alcuni strani bug: ad esempio, alcuni nostri uomini si “suicidano” gettandosi in mare dall’albero di poppa della nostra nave, mentre in altri casi ci siamo ritrovati a lottare con una telecamera automatica che cambiava direzione senza alcun motivo. Problemi che, curiosamente, non abbiamo mai notato in Assassin’s Creed IV: Black Flag.
– Storia ricca, intensa ed emozionante
– Argomenti “difficili”
– Protagonista ben caratterizzato
– Nuove armi divertenti
– Missioni secondarie ripetitive
– Pochissime nuove meccaniche
Grido di Libertà presenta una storia intensa, con al centro un argomento delicato e quasi sempre ignorato dall mondo dei videogiochi. La rabbia di Adewalé va al di là del culto degli Assassini, e per certi versi questa caratteristica fa del bene a questo DLC, che nel complesso risulta diverso dalla serie principale e meritevole di essere giocato. Al contempo, si ha la sensazione che gli sviluppatori abbiano cercato di allungare un po’ il brodo introducendo una pletora di missioni secondarie tutte uguali tra loro, ma necessarie al fine della progressione. Grido di Libertà è comunque un’aggiunta di qualità ad Assassin’s Creed IV: Black Flag, completamente slegata dalla trama principale e adatta anche a chi non è ancora giunto alla fine del quarto capitolo.