Arcane è la serie da mostrare a chi odia i videogiochi | Recensione
League of Legends sbarca su Netflix con Arcane, una serie che si è rivelata una sorpresa sotto ogni punto di vista.
a cura di Valentino Cinefra
Staff Writer
Se siete giunti qui dopo aver visto Arcane, la serie Netflix ambientata nel mondo di League of Legends, probabilmente sarete sorpresi quanto il sottoscritto del risultato ottenuto. Perché diciamolo, non è che i videogiochi se la siano cavata mai granché al di fuori del loro medium di appartenenza.
Le eccezioni ci sono ovviamente, tra Castlevania e la serie di The Witcher per rimanere in ambito televisivo, ma sono appunto eccezioni in un contesto che propone un discutibile film di Monster Hunter, sull’altro piatto della bilancia.
Arcane è stato un vero e proprio evento con cui Riot Games ha lanciato League of Legends in una marea di altri crossover videoludici, creando un sistema di ricompense e premi da ottenere attraverso molteplici giochi Riot, e non solo. Una manovra di marketing quasi pioneristica per il mondo dei videogiochi, accompagnata da un’opera che si è rivelata un capolavoro, settimana dopo settimana.
Uso questo termine con convinzione allontanando ogni sensazionalismo, perché ogni tanto bisogna avere anche il coraggio di esprimere un messaggio chiaro.
Arcane è un capolavoro di regia, animazione, colonna sonora, montaggio ma soprattutto scrittura. Nel mare di produzioni Netflix che puntano a rimpinguare il catalogo per saziare sempre di più il pubblico, il lavoro di Fortiche Productions è una di quelle gemme che valgono l’intero abbonamento.
Il perché sia un capolavoro cercherò di spiegarvelo nelle prossime righe. Potrebbero capitare degli spoiler, perché le analisi vanno fatte in un certo modo. Siete avvertiti.
Arcane, un capolavoro costruito nel tempo
Parliamo un attimo di Fortiche Productions, lo studio di animazione francese autore della serie. Questo team si è reso fin da subito riconoscibile per l’aver mescolato con sapienza le tecniche di animazione 2D con quelle 3D, tra render ed effetti old-school.
Uno studio di veterani che ha lavorato con i brand più famosi al mondo tra Coca Cola e Samsung, e che si destreggia con artisti del calibro di Juan Guarnido (Blacksad) e Jamie Hewlett (la “matita” dei Gorillaz, tra gli altri). Nel mondo dei videogiochi ha collaborato con molte aziende, ma il sodalizio più forte è stato quello con Riot Games.
Dal 2014 ad oggi, Fortiche ha prodotto i cortometraggi e trailer più noti del brand di League of Legends. Dal celebre trailer dei mondiali dei 2014, diventato il primo videoclip di Warriors degli Imagine Dragons, a seguire con tante altre collaborazioni fino al videoclip delle K/DA, la band K-Pop fittizia composta da alcuni personaggi del gioco.
Un team sotto le cui mani sono passati più volte gli elementi del mondo di League of Legends, e che in Arcane ha trovato la propria consacrazione.
A livello di produzione artistica non c’è niente di simile, perché si tratta di una perfetta crasi tra lo stile occidentale (in particolare statunitense) e la miglior scuola d’animazione nipponica. È anche difficile da descrivere a parole per quanto sia straordinariamente unico nel non dimenticarsi mai di essere un mondo fantasy, ma allo stesso tempo lavorare sulle animazioni e la prossemica dei personaggi.
Come l’alta definizione ha permesso ai videogiochi di creare personaggi in grado di esprimere emozioni quasi reali (basti pensare a Death Stranding, tra i tanti), in Arcane bisogna ricordarsi a fatica che abbiamo di fronte dei personaggi disegnati e non reali.
L’animazione ovviamente esplode nelle scene più concitate. Che siano oscure oppure più pragmatiche in quanto a messa in scena, colori ed inquadrature, tutto è perfettamente leggibile e coerente. Ci sono situazioni in cui un combattimento racconta più di un dialogo, e scene che non hanno bisogno di dialoghi per esprimere ciò che un personaggio desidera.
Non è un lavoro facile da fare. Gli eroi e villain di League of Legends sono concepiti per essere un misto di supereroi, personaggi da anime/manga, carne da cosplay e merchandise, con un pizzico di erotismo qua e là. Con un materiale di partenza del genere non è semplice costruire una psicologia che non stoni con l’estetica, sopra le righe, dei personaggi. Una costruzione che è merito della resa estetica, ma anche di una scrittura francamente sorprendente nel raccontare esattamente ciò che vuole senza mai cedere un colpo.
Era difficile aspettarsi di vedere i personaggi di uno dei franchise videoludici più importanti al mondo parlare di politica, etica, uccidere a sangue freddo (senza una telecamera che si sposta nel momento più sconveniente), drogarsi e fare sesso. Arcane prende il mondo ed i personaggi di League of Legends e non si fa schiacciare dalla loro importanza ma, come solo la grande sceneggiatura di genere sa fare, usa i tropi del fantasy per raccontare qualcosa di molto più reale e attuale di quanto sembri.
Per rimanere in ambito videoludico, se CD Projekt Red avesse avuto un briciolo del coraggio del team di scrittura di Arcane, Cyberpunk 2077 avrebbe potuto essere davvero il racconto distopico che ci era stato promesso, invece che il guazzabuglio di stereotipi sulla fantascienza che è stato.
Una storia da raccontare ad ogni costo
Piltover è, di fatto, la versione steampunk-fantasy della classica distopia cyberpunk. Una città che rincorre il progresso ad ogni costo, lasciando l’umanità indietro. La ricerca di Jayce nella creazione della magia da zero tramite l’Hextech è un grande classico che risuona in molte altre storie. Se Piltover è splendente e guarda al futuro, la città bassa che alla fine della narrazione diventerà la nazione libera di Zaun cerca di sopravvivere alla giornata, vive sul filo del rasoio.
Un dualismo che è uno dei tanti temi portanti delle nove puntate di questa prima stagione di Arcane. I personaggi che lo incarnano affrontano una realtà diversa dalla loro, che non conoscevano, o che gli era stata raccontata in un modo diverso. L’intreccio di quelli che saranno eroi ed antagonisti di League of Legends, provenienti dai percorsi di vita e sociali più disparati, è un meccanismo che funziona alla perfezione.
Divisa in tre atti ideali e formali (le puntate sono state pubblicate in tranche da tre episodi), le vicende partono da Vi e Jinx - l’alter ego della piccola e fragile Powder – esplorando il loro rapporto di sorelle che vivono alla giornata, la cui vita viene stravolta da una serie di eventi tragici che portano alla morte di Vander, il loro padre.
Ma la storia si evolve viaggiando tra basso e alto, dai sotterranei di Zaun ai cieli puliti di Piltover. Tutti i personaggi che entrano in gioco come la borghese Caitlyn, i geniali accademici Jayce e Victor, così come il saggio Heimerdinger e tutti gli altri, ruotano intorno al tema del progresso. Sul valore dell’Hextech come tecnologia e, ovviamente, come arma. Mentre Silco, boss della malavita che non sfigurerebbe a Gotham City, lotta con metodi estremi e violenti affinché Zaun diventi una nazione con una sua identità.
A proposito di Gotham City, gli spettatori più attenti e voraci di cultura pop non potranno non scorgere dei parallelismi con il Batmanverse. Vi e Jinx hanno un evoluzione molto simile a quella di Bruce Wayne e Jason Todd, ovvero Batman e uno dei Robin più controversi. Le indagini, la progressione, così come le suggestioni visive ricordano più volte le migliori storie a fumetti del Crociato Incappucciato, un paragone che non può essere casuale e che, visti i temi che Arcane racconta, apprezzo notevolmente.
Who watches the Champions?
Mentre la situazione a Piltover diventa sempre più tesa, c’è lo spettro del capitalismo più sfrenato a mettere il bastone tra le ruote ad ogni tentativo di pace tra le due parti della città. Il tutto raccontato in una struttura a tre atti ad orologeria, un meccanismo narrativo nei cui ingranaggi i personaggi entrano in un modo, per uscirne profondamente cambiati.
Arcane non si fa neanche scrupoli a piazzare i proverbiali pugni allo stomaco quando serve. Ci vuole coraggio nel prendere personaggi diventati iconici, per cui i giocatori spendono decine e decine di euro in skin e contenuti cosmetici, e metterli in scena in un combattimento visivamente da sindrome di Stendhal che si conclude con un bambino come vittima accidentale di uno scontro con i “cattivi” generato dalla hubris.
Può sembrare un paragone fuori luogo quello tra la scena e il contenuto videoludico, ma provate a pensare all’ultima volta in cui avete visto un protagonista di un videogioco famoso (quanto League of Legends) uccidere degli innocenti, anche per sbaglio.
Un esempio che vale per esprimere la natura di Arcane, quella di una storia che vuole raccontare qualcosa ad ogni costo, anche dissacrando quelli che erano e sono i personaggi preferiti da milioni di videogiocatori. Ci vuole coraggio, lo ripetiamo, ed Arcane ne ha da vendere.
La ciliegina sulla torta è che non serve conoscere mezza informazione del mondo di Runeterra, ed i suoi personaggi, per godersi la storia di Arcane, talmente solido è il racconto.
Sia che abbiate passato nottate di inferno su League of Legends (come Giada Robin), oppure non sappiate neanche come è fatto il client di Riot Games, la serie funziona perfettamente. Gli appassionati coglieranno tanti riferimenti ed easter egg, e magari potranno lanciarsi più facilmente in speculazioni e teorie, mentre i profani si godranno un racconto scritto con una grande cura.
Anzi, se avete sempre arricciato il naso pensando a LoL, alla fine della serie sono sicuro che vi verrà almeno la curiosità di saperne qualcosa di più, nell’attesa della seconda stagione già annunciata.
Se volete saperne di più su League of Legends, vi consigliamo di acquistare I Reami di Runeterra, la guida ufficiale!
Voto Recensione di Arcane è la serie da mostrare a chi odia i videogiochi | Recensione - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Strabiliante dal punto di vista estetico e sonoro
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Doppiaggio italiano di grande qualità
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Un racconto ammaliante che non fa sconti, quando deve
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Godurioso per gli appassionati di League of Legends, sfizioso per i profani
Contro
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Terzo atto con alcuni elementi inseriti solo in funzione della seconda stagione