La demo che abbiamo provato inizia con la scelta della nave tra le tre disponibili: la brigantina Black Horn, equilibrata, la brigantina Jaeger, rapida ma con armamentario leggero, e la fregata Royal Fortune, più lenta ma dotata di maggiore resistenza ai colpi e cannoni più potenti. L’altro elemento da considerare è che ogni nave riesce a gestire il vento in maniera diversa, quindi in generale è molto più difficile manovrare quelle più imponenti: oltre a cambiare continuamente, la velocità di navigazione è nettamente più bassa rispetto a quella di Black Flag e ritrovarsi con il vento contro significa rimanere immobili e perdere lo slancio acquisito, con conseguente difficoltà a riprendere il movimento; inoltre, muoversi agilmente è di vitale importanza per non ritrovarsi alla mercè degli avversari, quindi ci è sembrato piuttosto evidente che affrontare le insidie del mare a bordo della nave più possente significa soffrire tantissimo senza un gruppo di navi più leggere e rapide in grado di infastidire i nemici. La potenza di fuoco della Royal Fortune è sorprendente grazie ai cannoni laterali, alle palle incantenate frontali, al mortaio e all’abilità speciale della raffica di palle incendiarie, ma il vento non si fa scrupoli e finire circondati da tre o più navi ostili equivale a morte certa, proprio perché non si è in grado di fuggire una volta persa la corrente favorevole. Un altro elemento che deve influenzare la scelta della nave è lo scopo e il proprio stile di gioco: la Royal Fortune è chiaramente indicata come “Area Defender”, mentre la Black Horn come “Charging Rammer”, quindi più adatta a caricare sui nemici e a un approccio aggressivo e intraprendente. Armi a bordo ed equipaggio rappresentano altre variabili da tenere in considerazione, ma nella nostra prova non ci è stato permesso di approfondire questi aspetti per cui dovremo aspettare per capire come influiranno sul gameplay.
Senza dilungarci troppo ci lanciamo in mare aperto, in una zona piuttosto ampia all’interno della quale ci sono gli altri giocatori della sessione in corso, così come diverse navi guidate dal computer e persino un forte portoghese che può essere attaccato e distrutto, il tutto condito dal presagio pre-annunciato che ci ha immesso in una sessione più ostile, con la presenza di navi inglesi e portoghesi in guerra tra loro, navi da guerra nei dintorni e relitti sparsi qua e là. Non sappiamo cosa comportino gli altri, ma sappiamo che i presagi faranno il buono e il cattivo tempo in Skull & Bones e cambieranno in maniera random le condizioni dell’area di gioco.Prendiamo confidenza con i comandi e ci accorgiamo subito che rispetto a Black Flag la velocità non si basa più su due preset da richiamare a volontà ma su una combinazione del vento e della forza con cui tiriamo le vele, con una partenza lenta e i nodi che aumentano man mano che prendiamo velocità. Ci guardiamo intorno con il binocolo, sia dal timone che tramite la nostra vedetta, e raccogliamo dettagli sulle navi che ci circondano: inglesi e portoghesi, ma anche qualcuno degli altri giocatori con la propria nave pirata. In termini di obiettivi, ci ritroviamo con una quest principale, l’assalto al forte di cui prima, e altre secondarie che si vanno via via creando in base agli avvenimenti in real time, come affondare una nave specifica, andare a ispezionare un relitto o supportare un giocatore in difficoltà, ma la velocità con la quale queste possono esaurirsi alcune volte non ci ha permesso nemmeno di fare il minimo cambio di rotta, bocciando la nostra voglia di deviare dalla missione principale con un “Missed Opportunity” pochi attimi dopo averci presentato l’occasione stessa.
In merito alla quest del forte, invece, nei 50 minuti giocati siamo riusciti appena a raggiungerlo, non perché fosse distante o eccessivamente difeso, ma perché per tutta la sessione ci è mancato forse l’elemento più importante di Skull & Bonus: la collaborazione.
In quanto gioco co-op, non avrebbe senso riuscire a completare il proprio obiettivo senza l’aiuto dei propri compagni, ma in quanto multiplayer online non è detto che tutti i giocatori online vogliano essere amici. Skull & Bones ha tutti i presupposti per mettere in gioco uno scontro tra fazioni di giocatori in grado di dare vita a combattimenti spettacolari, perchè il tesoro è uno e l’avidità dei pirati è ben conosciuta. Purtroppo la nostra partita a E3 si è trasformata presto in un free for all dove chiunque attaccava qualunque cosa si muovesse e nonostante abbiamo cercato di formare un party con diversi giocatori quei pochi che hanno accettato hanno continuato a fare un po’ quello che capitava in mare aperto, ma tanti elementi durante la nostra partita ci hanno dato l’impressione che Skull & Bonus possa dare il meglio di sè con un buon team di compagni, giocando in maniera collaborativa e con una flotta equilibrata.Da parte nostra, abbiamo cercato di stare al gioco in modo da provare la fase di combattimento, godendo dell’importante vantaggio di fuoco della nostra nave contro un gruppo di giocatori che non avevano l’esperienza di sfruttare la maggior agilità delle loro imbarcazioni: dopo qualche vittoria, i problemi sono aumentati quando siamo diventati dei ricercati e il COM ha iniziato a inviarci contro delle navi da guerra niente male; senza alleati a darci man forte e già provati dagli scontri precedenti, siamo affondati con onore e dopo il respawn abbiamo deciso che era il momento di raggiungere Fort Sao Joao.
Come intrufolarsi in una baia ben difesa da navi da guerra e torri nemiche? Escluso lo scontro faccia a faccia, la strada più facile ci è sembrata l’inganno: ispezionando un relitto portoghese ne abbiamo rubato le vele e, facendo attenzione a non scontrarci con altre navi, ci siamo avvicinati fino al punto di arrivare quasi a fianco del forte in un punto in cui un’area luminosa lasciava pensare ad un possibile assalto a terra, ma la demo è finita giusto un secondo prima che approdassimo quindi non abbiamo idea se si potesse attaccare il forte da terra con un gameplay simile a quello di Black Flag, nell’attesa di una nuova prova o di una fase beta che possa concedere più ore e più opportunità di giocare in co-op.
– gameplay vario e bilanciato
– ottimo graficamente
Skull & Bones è un gioco più grande di quanto volesse far intendere: quello che sembrava uno spin-off buono a sfruttare le battaglie navali di Assassin’s Creed si sta rivelando un titolo dal potenziale enorme, con un gameplay fondato sul co-op e sulla collaborazione ma tutte le insidie che il mare aperto e i tesori sparsi in un ambiente di gioco condiviso da altri avversari possono riservare. Graficamente piacevolissimo, la nostra prova ci ha mostrato tanti dettagli che ci fanno pensare questo titolo vanterà una grandissima cura e ambizioni da tripla A, per quanto tutto si baserà su come il sistema di gioco riuscirà a coinvolgere i giocatori. Se il co-op funzionerà e le attività si mostreranno coinvolgenti, Skull & Bones avrà tutti i mezzi per affermarsi come uno dei titoli più interessanti di questa generazione, almeno sul fronte del multiplayer.