Presentato qualche settimana fa in quel di Londra, Shadow of the Tomb Raider rappresenta in tutto e per tutto il culmine di un percorso narrativo che ha portato Lara a trasformarsi da giovane e ambiziosa ragazza, in una vera e propria “tomb raider”, come la maggior parte di noi ha imparato a conoscerla nel corso della sua lunga carriera videoludica.
Come mi hanno raccontato i ragazzi di Erdos Montreal in sede di presentazione durante lo showcase di Square Enix che si è tenuto a Londra settimana scorsa, il primo capitolo della saga aveva rnarrato le origini dell’eroina, passando poi per un secondo capitolo che aveva di fatto legittimato le doti survival che stava sviluppando. Questo terzo episodio servirà invece per mettere ulteriormente alla prova l’istinto di sopravvivenza di Lara, trasformando una rigogliosa quanto inospitale giungla sud americana nel terreno di scontro tra lei e la Trinity, mentre sullo sfondo una terribile maledizione sembra aver colpito il nostro pianeta.
Alberi con un’anima
Stando a quello che mi hanno mostrato gli sviluppatori, la foresta sarà molto più di un semplice involucro all’interno del quale ambientare una storia; la fitta e colorata vegetazione si trasformerà in un vero e proprio “personaggio principale”, duettando con Lara e offrendole opportunità di approccio e strategie finora mai viste nella saga. Molta importanza avrà ad esempio il fango, con il quale Lara si sporcherà diventando più difficile da scovare (ammettetelo: quanti stanno immaginando Schwarzenegger in Predator?); non meno importanti saranno i classici vine walls, che permetteranno alla nostra eroina di appiattarsi al loro interno cogliendo di sorpresa il malcapitato di turno. Infine, ma non per questo meno importante, la verticalità offerta da questa spettacolare location: alberi su cui arrampicarsi per far cadere la nostra ira dall’alto.
L’approccio agli scontri quindi, in determinati momenti della storia, sarà decisamente più psicologico e sottile. Sarà la stessa foresta a suggerire al giocatore una visone più ragionata dell’ambiente circostante, permettendogli di utilizzare in maniera creativa le frecce che Lara ha a disposizione nella sua faretra.
A cambiare in maniera sostanziale sarà anche il recupero delle risorse e la creazione di materiali utili alla causa della nostra esploratrice. Oltre a tutte le erbe curative e non che si potranno raccogliere semplicemente osservando quello che la natura è in grado di offrire, nuove tipologie di strumenti offensivi verranno in nostro aiuto. Tra questi le frecce della paura sono sicuramente le più letali (molti simili a quelle di Assassin’s Creed): colpendo un nemico questo impazzirà, puntando armi e piombo contro i suoi stessi compagni. Un ottimo modo per sfoltire i ranghi prima dell’attacco diretto.
Infine, e giusto per rassicurare i fan degli elementi cinematografici, Lara sarà ancora una volta protagonista di furiose sparatorie, inseguimenti perdifiato ed esplosioni da far impallidire persino il buon Michael Bay. Gli ingredienti del nuovo corso dettato anni fa dalla saga ci sono davvero tutti!
Pericolose Scoperte
I ragazzi di Eidos, oltre alla parte action del gioco, mi hanno voluto mostrare anche una serie di novità per quanto riguarda la parte più esplorativa dell’esperienza. Sono così entrato in contatto con il bellissimo villaggio di Paititi: un luogo incontaminato, in cui il tempo sembra essersi fermato in quegli anni in cui le culture della mesoamerica erano al massimo del loro splendore, prima della contaminazione europea. Girovagando per l’insediamento si potranno infatti incontrare elementi riconducili alla cultura Maya, Azteca e Inca.
In questo gigantesco HUB, Lara potrà parlare con la popolazione per guadagnare missioni secondarie, sfruttare il mercato per l’acquisto di oggetti e vestiti, o scoprire segreti attraverso lo studio delle varie lingue.
Dietro alla creazione di questa grande area di gioco c’è un profondo rispetto delle culture che hanno governato per secoli la vita di tutti i giorni e la religione di questi popoli. Elemento che è stato enfatizzato dagli stessi sviluppatori e che non vi nascondo avermi affascinato per l’approccio estremamente delicato e scientifico scelto dal team.
Cuore centrale dell’esperienza sarà anche l’esplorazione di tombe e cripte, disseminate nei luoghi più disparati e difficilmente accessibili della mappa. Come ho potuto constatare con i miei occhi durante la demo, questi luoghi sembrano essere decisamente più insidiosi ed inospitali di quelli visitati in passato.
All’interno di essi il rischio di rimanerci secchi è esponenzialmente aumentato, così come la necessità di risolvere particolari enigmi è stata resa decisamente più “tricky”, spingendo il giocatore ad utilizzare un maggior quantitativo di intuito e materia grigia. Arrivare ai segreti custoditi all’interno di questi anfratti inospitali, sembra essere un vero e proprio gioco nel gioco.
Al secondo appuntamento con la stampa, Shadows of the Tomb Raider non ha dissipato i dubbi emersi durante il primo hands on, ma mi ha comunque rassicurato sulla presenza di quelli che sono gli ingredienti principali di una avventura con la A maiuscola. Tombe da esplorare, tesori da riportare alla luce e culture da scoprire. Tutto questo all’interno di una foresta che si candida ad essere la vera protagonista di questa nuova e carismatica epopea. Staremo a vedere!
Gli elementi per una grande avventura ci sono tutti.
Rigore nello studio delle varie culture
La foresta sembra offrire un approccio più strategico.
Shadows of the Tomb Raider si è purtroppo negato ad una seconda prova su strada, ma la presentazione è servita per mettere i puntini sulle i per quel che riguarda tutti quelli elementi che fanno da contorno alla narrazione. Un nuovo hub completamente esplorabile e ricco di storia, una giungla viva e pulsante ed una serie di tombe e cripte altamente pericolose. Insomma, la sete di avventura richiesta dai giocatori potrebbe essere ampiamente saziata da questo capitolo conclusivo della trilogia!