Persona 5 Strikers | Provato - E se Persona 5 diventa musou?
Abbiamo messo le mani su Persona 5 Strikers e vi raccontiamo com'è andata
Advertisement
a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Omega Force
- Produttore: Atlus
- Distributore: Koei Tecmo
- Piattaforme: PS4 , SWITCH
- Generi: Azione , Avventura
- Data di uscita: 20 febbraio 2020 Giappone
Circa un mese fa vi abbiamo raccontato, su queste stesse pagine, le nostre prime impressioni su Persona 5 Strikers, dopo aver assistito ad una prima presentazione pensata per la stampa occidentale. In estrema sintesi, il gioco ci aveva colpiti per la sua forte connessione con Persona 5, elemento tutt’altro che scontato visto che, sulla carta, siamo di fronte ad un cross-over tra la serie di Persona e quella di Dynasty Warriors.
La presentazione ci aveva lasciati con una forte voglia di provare il gioco con mano, e finalmente la nostra sete è stata soddisfatta. Abbiamo infatti potuto mettere le mani sul titolo completo (in versione PlayStation 4, ma ricordiamo che sarà disponibile anche su Nintendo Switch e PC), ed oggi siamo qui per darvi un primo assaggio, relativo alle fasi iniziali. Tuffiamoci insieme nella nuova avventura dei Phantom Thieves.
Riunioni di famiglia
Come vi avevamo già detto nella nostra precedente anteprima, Persona 5 Strikers (d’ora in poi soltanto P5S) è ambientato sei mesi dopo le vicende di Persona 5. Joker (a cui anche stavolta potrete attribuire un nome “reale” di vostro gradimento) e Morgana sono nuovamente in viaggio verso Shibuya, con l’intenzione di organizzare una bella rimpatriata con tutto il gruppo dei Phantom Thieves. Questo incontro, ovviamente, non poteva che concretizzarsi al Café Leblanc, vero e proprio fulcro delle avventure di Persona 5.
Non vi nascondiamo che l’effetto nostalgia, nonostante il titolo originale sia piuttosto recente, è davvero forte: dopotutto, Persona 5 è un gioco che richiede intorno alle novanta ore per essere completato, ed in quelle novanta ore si creano legami indissolubili tanto con il cast quanto con la sua immaginaria (ma non troppo) Shibuya. Gli sviluppatori ovviamente lo sanno, e fin dall’inizio il gioco punta molto sulla sensazione di familiarità, a livello narrativo.
Al Café Leblanc, infatti, ritroviamo tutti i Phantom Thieves, che hanno pensato di organizzare una festa a sorpresa per il ritorno di Joker e Morgana. Fin da subito abbiamo potuto mettere a tacere uno dei nostri principali timori: la qualità dello script è davvero buona, ed i personaggi rispecchiano le caratterizzazioni che erano state date loro nel gioco principale. Non era affatto scontato, trattandosi di uno spin-off, ritrovare lo stesso feeling di Persona 5, invece è stato così. A livello narrativo, almeno, si ha proprio la sensazione di riprendere le vicende lasciate in sospeso in precedenza, come se fossimo di fronte ad un vero e proprio sequel.
Poco dopo aver fatto gli onori di casa, il gruppo ha un’idea su come passare le vacanze estive: decidono infatti di partire per un campeggio, tutti insieme. Per aiutarsi nella preparazione, scarica una app chiamata EMMA, molto popolare nella realtà del gioco. Il giorno successivo, mentre sono intenti a recuperare gli attrezzi necessari per il viaggio, Joker, Ryuji e Morgana si imbattono in una famosa idol di nome Alice, che li invita ad utilizzare un particolare codice nella app EMMA per accedere ad un evento speciale da lei organizzato. Quando lo fanno, i tre vengono trasportati in un’altra dimensione, che ricorda fin troppo da vicino il Metaverse che hanno ben conosciuto nel gioco originale.
Non si trovano però in un Palazzo; ben presto scoprono che in questo caso hanno a che fare con una Prigione, governata dall’Ombra di Alice. Grazie all’aiuto di un’IA senziente di nome Sophie, i tre riescono a fuggire, consapevoli però che una nuova calamità minaccia Tokyo. In questa Prigione, infatti, sono portate persone che, dopo essere state attaccate dalle Ombre, cominciano a comportarsi in modo strano anche nella vita reale.
Per adesso, non andremo oltre sulla storia del gioco. Quello che possiamo dirvi è che, nonostante i collegamenti con P5 siano effettivamente molto presenti, P5S non fa quasi mai riferimento diretto ad eventi o dettagli specifici. Questo perché gli sviluppatori hanno voluto creare un’avventura sì collegata alla precedente ma anche autonoma al punto da poter essere goduta da chiunque. Dunque, anche se avete soltanto visto l’anime di P5, o letto il manga dedicato, non avrete alcun problema ad orientarvi nel mondo di P5S.
Un altro elemento di cui avevamo già parlato nella scorsa anteprima è che il gioco non è un sequel di Persona 5 Royal; non aspettatevi quindi riferimenti a personaggi o eventi aggiunti nell’ultima riedizione. Per adesso, comunque, la storia ci ha saputo coinvolgere ed intrigare, anche se rimane l’incognita della tenuta qualitativa nella lunga durata. Un elemento di cui sentiamo la mancanza, ma che onestamente non ci aspettavamo di ritrovare, è la profondità dei dialoghi, soprattutto per quanto riguarda la libertà di risposta del protagonista.
P5S ci offre la libertà di scegliere tra diverse risposte da dare in qualche occasione, ma esse incidono poco o niente sul fluire del dialogo tra i personaggi. Si tratta di una lamentela minore, comunque, perché sarebbe stato difficile riproporre la struttura ramificata proposta in P5 qui.
Tecnicamente parlando, il gioco si difende piuttosto bene. Nella porzione di gioco che abbiamo potuto testare per questa anteprima non abbiamo mai notato cali di frame rate, elemento che poteva rivelarsi davvero insidioso in un genere frenetico come quello dei musou. Certo, non stiamo parlando di un titolo AAA: pur arrivando sul finire del ciclo vitale di PlayStation 4, il gioco non sfrutta appieno la potenza della console targata Sony, anzi. Dobbiamo ammettere di aver notato alcune texture in bassa risoluzione, così come uno sparuto effetto pop-up. In compenso, il gioco eredita lo squisito stile artistico di P5, presente tanto nell’interfaccia quanto nel design di ambientazioni e personaggi. Lo stesso può essere detto dell’ottimo comparto audio, che si compone di tracce vecchie e nuove, a cui si aggiungono remix dei classici pezzi di P5. Una vera e propria chicca, dato che la colonna sonora di P5 era a mani basse tra le migliori proposte dal mondo videoludico negli ultimi anni.
Sconfiggere le Ombre a suon di mazzate
Sostanzialmente, P5S si compone di due fasi di gioco. Ci sono prima di tutto le fasi nel mondo reale, dove potremo visitare location di Tokyo ed interagire con altri personaggi, in modo simile a quanto avveniva in P5. Queste fasi risultano ovviamente più lineari rispetto al gioco originale: abbiamo sempre un obiettivo chiaro da portare a termine mentre ci troviamo nel mondo reale, e non ci sono tutte le attività secondarie presenti nel gioco originale.
Queste sezioni, adesso, fanno perlopiù da collante narrativo tra i vari dungeon del gioco. Nelle prime ore di gioco saranno la parte preponderante, al punto che l’inizio di P5S risulta fin troppo lento ad ingranare. In generale, però, abbiamo davvero gradito questo rallentamento del ritmo serrato di P5S, perché consente di staccare la spina dai frenetici combattimenti che ci attendono nelle Prigioni.
A tal proposito, l’esplorazione delle Prigioni funziona in modo simile a quanto visto con i Palace di P5: dovremo attraversare diversi livelli, spesso senza farci vedere dai nemici o cogliendoli di sorpresa. Ci sono tesori da raccogliere ed oggetti opzionali da ritrovare legati a delle side-quest, che incentivano l’esplorazione dei labirinti. La grande novità è ovviamente il battle system, perché qui non siamo davanti a un JRPG a turni, ma ad un musou. Questo significa ritrovarsi di fronte ad ondate di nemici da abbattere con i nostri colpi, divisi in due attacchi principali (assegnati al tasto quadrato e triangolo).
Se è vero che la maggior parte dei nemici cadrà facilmente di fronte a questi semplici attacchi, ci saranno situazioni in cui saremo costretti a rallentare il ritmo e ad adottare una differente strategia di gioco, che non sia il semplice spam di un pulsante di attacco. È infatti possibile utilizzare le diverse Persona per eseguire attacchi potenti su una determinata porzione della mappa, o ancora possiamo usare armi da fuoco per mirare uno specifico nemico.
Nel corso del gioco incontreremo anche dei boss, che possono dare qualche noia, soprattutto se non abbiamo la giusta strategia per affrontarli. In questo modo, il gioco riesce ad evitare alcuni dei difetti atavici dei musou, vale a dire l’essere giocabili semplicemente premendo in continuazione gli stessi tasti.
Un altro difetto storico dei musou è la ripetitività: per adesso dobbiamo dire che la presenza di un comparto narrativo molto consistente aiuta a bilanciare le fasi di gioco, e potrebbe dunque rivelarsi fondamentale evitare il fattore noia. Inoltre, sono presenti alcune caratteristiche che potrebbero andare a diversificare l’esperienza di gioco nella lunga durata: innanzitutto, è possibile attivare delle mosse speciale grazie ai Legami, che possono essere forgiati ed alimentati sia durante le battaglie (potremo infatti contare su un team di 4 personaggi attivi), sia durante le fasi nel mondo reale.
Inoltre, in P5S torna anche la Velvet Room, dove è possibile fondere Persona per ottenere poteri ancora più forti ed approfittare delle debolezze dei nemici. Staremo a vedere se il gioco riuscirà ad offrire abbastanza varietà in tutta la sua durata, che secondo gli sviluppatori si attesta tra le 35 e le 45 ore. Su questo ovviamente influirà anche la difficoltà prescelta: ci sono tre opzioni (facile, normale e difficile), e per adesso ci sembra che già il livello di difficoltà normale possa offrire una buona sfida. Per adesso, dunque, il gioco ci ha ampiamente soddisfatti, anche se permane qualche punto interrogativo, legato in realtà più ai difetti storici del genere musou che a P5S in sé e per sé.
Per assicurarvi una copia di Persona 5 Strikers al day one, vi consigliamo di effettuare la prenotazione al miglior prezzo disponibile a questo indirizzo.
Commento
Advertisement