Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, siamo tornati nella giungla
Siamo volati a Londra a provare Metal Gear Solid Delta: Snake Eater, rifacimento dello storico terzo capitolo della saga: scopri com'è andata.
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Konami, Virtuos
- Produttore: Konami
- Testato su: PS5
- Piattaforme: PS5 , XSX , PC
- Generi: Stealth game
- Data di uscita: TBA
LONDRA - Il mondo dei videogiochi ha spesso avuto i suoi capolavori, titoli che sono riusciti a scolpire il loro nome nella storia del medium, grazie alla loro capacità di raccontare storie indimenticabili e di far vivere emozioni intense. La saga di Metal Gear Solid è piena di capitoli che hanno fatto di questo semplice concetto il loro punto di forza. E Metal Gear Solid 3: Snake Eater, nonostante sia personalmente sotto a due titoli seminali come il primo Metal Gear Solid e Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, è con il passare degli anni divenuto un cult.
L'annuncio del remake ufficiale, in maniera simile a quanto accaduto con Silent Hill 2 (che ho avuto modo di provare nel medesimo Press Tour londinese), ha sicuramente fatto alzare qualche sopracciglio, sebbene a rigor di logica ha senso che Konami abbia deciso di "rifare" i capitoli maggiormente amati dei suoi franchise più celebri.
Ora, dopo aver avuto modo di provare con mano Metal Gear Solid Δ: Snake Eater (che potete preordinare su Amazon, tra le varie cose), posso confermare che questo remake non solo rende giustizia all'originale, ma rappresenta un po' la sua "versione completa", che ai tempi – sia per motivi hardware che per scelte puramente concettuali – non è stato possibile avere.
L'eredità del serpente
Dal menù iniziale all'epica sequenza di apertura, il gioco si apre esattamente come lo ricordavo, con una prima parte – l'unica che ho avuto modo di provare con mano in questa demo in anteprima – che gli appassionati della saga conoscono bene: la "Virtuous Mission" (o "Missione Virtuosa"), che introduce il protagonista in un ambiente ostile e immerso nella natura selvaggia.
Per chi non lo sapesse, la Missione Virtuosa è raccontata come una operazione della CIA nell'agosto del 1964 – un'epoca in cui la Guerra Fredda e le tensioni tra le superpotenze si fanno sentire in ogni angolo del pianeta – che coinvolse un agente FOX, nome in codice Naked Snake, schierato tramite il primo salto "HALO" al fine di salvare un disertore sovietico, ossia lo scienziato Nikolai Stepanovich Sokolov.
Tuttavia, chiunque conosca la serie sa che le cose non sono mai così semplici: durante la missione, apparentemente rapida e indolore, Snake riesce a localizzare ed estrarre Sokolov dalle sue guardie del KGB, ma viene successivamente attaccato e gravemente ferito da un agente americano disertore, The Boss. Il resto, lo scoprirete nella versione completa nel caso non abbiate giocato al titolo originale uscito da noi nel 2005.
La grafica, potenziata dall'ultima generazione di hardware grazie all'Unreal Engine 5, dà vita a un mondo incredibilmente dettagliato e realistico, che non solo omaggia l'originale, ma lo reinventa per una nuova generazione di giocatori.
Certo, la versione testata in questa prima ora di gioco circa è ancora grezza (con qualche calo di frame rate che si è fatto sentire in più di un'occasione, specie nei momenti più concitati), ma sin dal primo minuto la sensazione è quella di trovarsi "a casa", tanto che Konami ha persino deciso di lasciare i caricamenti tra una sezione e l'altra, con tanto di nome della location in cui stiamo per entrare.
Nella demo, inoltre, mi è stato dato modo di giocare solo in modalità Qualità (ossia a 30 fps) e senza la possibilità di selezionare i vari filtri che avvicineranno il remake al gioco del 2005.
Nota a parte per i modelli dei personaggi principali: Snake, The Boss, Ocelot e tutti i comprimari visti in questa versione dimostrativa mantengono tutto il loro fascino, nonostante il nuovo motore grafico atto a costruire il gioco.
E, a differenza di un altro celebre remake in uscita sempre targato Konami (sì, sto parlando di Silent Hill 2), in quest'occasione tutto il carisma dei protagonisti è stato perfettamente preservato, scongiurando l'effetto cosplayer (nell'accezione negativa del termine) di cui sembra essere affetta l'avventura di James Sunderland.
I primi passi di Snake nella giungla mi hanno riportato immediatamente alla mente le sensazioni provate giocando all'originale Snake Eater. Ogni cosa sembra infatti nel posto esatto in cui la ricordavo, dalla posizione della rane Kerotan, agli alveari di calabroni (da colpire in caso di necessità), alle armi nascoste dopo il ponte di Dolinovodno, location che ancora oggi offre una quantità di variabili ludiche, per superarla, che hanno dell'incredibile.
«Kuwabara, Kuwabara...»
Tuttavia, c'è una fluidità nei controlli e una precisione nelle animazioni che solo la tecnologia moderna poteva offrire. Il remake riesce a mantenere la tensione e l'attenzione ai dettagli che erano il marchio di fabbrica del gioco originale, ma con una sensazione di maggiore immediatezza e responsività.
Muoversi furtivamente tra la vegetazione è sempre un piacere: ogni passo, ogni movimento è ponderato, con Snake che si abbassa, striscia e si nasconde dietro ai cespugli, cercando di evitare le pattuglie nemiche. Il sistema di camuffamento, o camouflage, elemento cruciale del gioco, è stato migliorato. Così come il celeberrimo CQC (o Close Quarter Combat, cioè combattimento ravvicinato), utile a stordire le guardie nel caso di un scontro tête-à-tête.
La scelta del giusto pattern di mimetizzazione (ora più veloce grazie a un menù di selezione riveduto e corretto) non è solo estetica, ma ha un impatto tangibile sulla capacità di Snake di rimanere invisibile agli occhi nemici, visto che la percentuale di camuffamento si rifletterà sulla nostra capacità di nascondiglio.
E sì, l'ormai rodata visuale in terza persona (che la serie di Metal Gear Solid ha saggiamente fatto sua a partire dalla versione Subsistence proprio di MGS3) è qui presente, così come è presente la visuale in soggettiva per prendere correttamente la mira in caso di necessità.
Una delle caratteristiche distintive di Snake Eater era il sistema di sopravvivenza, dove Snake doveva cacciare, curarsi e gestire le risorse per sopravvivere nella giungla. Nella demo non ho però purtroppo avuto modo di testare la questione legata al curarsi dalle ferite, processo che promette di essere più dinamico e coinvolgente, con animazioni che mostrano Snake mentre applica bende, suture o rimedi naturali. Così come non ho avuto occasione di sperimentare il nuovo meccanismo legato alla caccia e alla nutrizione, altro punto di forza del titolo originale.
Per il resto, la tensione nella prima missione è palpabile. La IA delle guardie non sembra essere stata rivista un granché, rendendo le pattuglie nemiche fin troppo "tonte" e allertate sempre e solo nel tempo necessario a far sì che Snake sparisca dalla loro vista per un po' (anche se ce la mettono tutta per scovarci).
Un rumore di troppo, un movimento sconsiderato, e i soldati non si limiteranno a indagare pigramente, ma setacceranno l'area con attenzione, comunicando tra loro e cercando di circondare Snake. Proprio come nel 2005.
Le fasi di scontro diretto sono altrettanto coinvolgenti. Anche se Metal Gear Solid 3 non è mai stato un gioco incentrato sull'azione pura, la possibilità di affrontare i nemici con un approccio più aggressivo è sempre presente. L'arsenale di Snake è vario e offre molteplici armi da fuoco (forse anche troppe), ma la risorsa più importante rimane la furtività. I veterani della serie troveranno pane per i loro denti, mentre i nuovi arrivati apprezzeranno le diverse possibilità tattiche offerte dal gioco.
Una menzione speciale va fatta alla colonna sonora di Harry Gregson-Williams, la stessa ascoltata nel gioco originale, che alterna momenti di tensione e suspense a brani più orchestrali, che sottolineano la maestosità dell'ambiente e la solitudine di Snake nella sua missione speciale. Le musiche si fondono perfettamente con l'azione, elevando ogni scena e contribuendo a creare un'atmosfera indimenticabile.
E sì, il tema "Snake Eater" è ovviamente presente, come i trailer hanno ampiamente confermato, composto da Norihiko Hibino e immortalato dalla voce indimenticabile di Cynthia Harrell.
La prima missione di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è quindi un perfetto assaggio di ciò che il gioco ha da offrire. È un ritorno a un classico, ma con tutte le caratteristiche di un titolo moderno. Ogni elemento dell'originale è stato riportato nei minimi dettagli, dalle texture della giungla al comportamento dei nemici, dalla gestione delle risorse alla narrazione.
Il remake è una celebrazione di ciò che ha reso grande l'originale, ma non si limita a una semplice operazione nostalgia (pur mantenendo il nome di Hideo Kojima nei crediti sotto la voce "originally directed by", e vorremmo ben vedere): invece, riesce a rielaborare e migliorare ogni aspetto, offrendoci una versione definitiva di un gioco senza tempo, a un passo dall'essere un remaster, ma non per questo un brutto remake.
Metal Gear Solid Δ: Snake Eater si preannuncia un titolo capace quindi di soddisfare sia i fan di lunga data che i nuovi giocatori, grazie a una formula di gioco rodata e a una storia – e dei personaggi – che non perdono né perderanno mai il loro fascino.
Le Migliori Offerte per Metal Gear Solid Delta: Snake Eater
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
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È Snake Eater, di nome e di fatto.
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Storia e personaggi proprio come li ricordavamo.
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Meccaniche di gioco velocizzate e snellite.
Contro
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La IA delle guardie strappa sempre qualche sorriso.
-
Varie incertezze lato tecnico.
Commento
Non resta che attendere ora l'uscita del gioco completo - ancora ignota al momento in cui scrivo – pronti a immergerci nuovamente nella giungla e a svelare segreti che potrebbero cambiare il corso della Storia.
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