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Elden Ring: Nightreign tra roguelike e battle royale

Abbiamo avuto modo di provare per bene Elden Ring: Nightreign, che si è rivelato essere un curioso mix di generi dedicato soprattutto al multiplayer.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

  • Pro
    • Un mix tra soulslike, battle royale e roguelike che funziona bene.
    • Permette di sbizzarrirsi nella creazione delle build più disparate.
    • Frenetico e divertente al punto giusto.
  • Contro
    • Da verificare meglio il bilanciamento delle classi.
    • I contenuti al lancio basteranno a non renderlo troppo ripetitivo?
    • Riuscirà a conquistare i fan dei soulslike e anche i neofiti?
    • Bisogna vedere se in singolo sarà correttamente bilanciato.

Conclusioni Finali di SpazioGames

Quello che abbiamo visto di Elden Ring Nightreign ci è piaciuto. Il titolo è uno strano mix tra l’esperienza base del gioco originale, condensata in sessioni che non durano nemmeno un’ora ciascuna, ed elementi battle royale e roguelike. Un mix strano da descrivere, ma che, pad alla mano, funziona e diverte. Chiaramente ci troviamo di fronte a un progetto minore di FromSoftware, che non è detto piaccia a tutto il pubblico di riferimento dei soulslike, ma il gameplay a cui ci ha abituati la software house nipponica, fatto di grande libertà nel creare la propria build e boss battle epiche e complesse, anche se qui ottenuto prendendo qua e là pezzi dei vecchi giochi, è sempre una garanzia. Vedremo dunque se il gioco completo riuscirà a restituirci le stesse sensazioni di questa prova, anche dopo averci giocato più a lungo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Elden Ring Nightreign
Elden Ring Nightreign
  • Sviluppatore: FromSoftware
  • Produttore: Bandai Namco
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5 , PS4 , XONE
  • Generi: Azione , Roguelike
  • Data di uscita: 30 maggio 2025

FRANCOFORTE – Durante gli scorsi The Game Awards siamo rimasti tutti sorpresi di vedere un nuovo gioco legato a Elden Ring a così breve distanza dall’uscita dell’immensa espansione Shadow of the Erdtree. Il nome del progetto inedito è Elden Ring: Nightreign, presentato come una sorta di spin-off basato prevalentemente sulla componente multiplayer online.

L’inaspettato annuncio di Nightreign però ha generato anche molti dubbi sulla reale natura del progetto: gli sviluppatori hanno raccontato del focus sugli elementi multiplayer e sui combattimenti, tralasciando completamente l’elemento narrativo (o almeno così sembra), ma senza una prova diretta era difficile comprendere come funzionasse davvero questo titolo.

Alcuni fortunati utenti potranno provarlo nel closed network test dei prossimi giorni, mentre è da poco stato annunciato che il titolo sarà disponibile per essere giocato da tutti il prossimo 30 maggio. Noi, poco tempo fa, abbiamo avuto la possibilità di provarlo con mano a Francoforte, e dopo ben 7 ore di gioco siamo pronti a spiegarvi che cos’è Elden Ring: Nightreign in ogni dettaglio.

L’Arcade Mode di Elden Ring

Quello che abbiamo visto in Germania è, a grandi linee, ciò che sarà giocabile durante il network test; si tratta di una build che include un solo boss finale e quattro classi giocabili, mentre ci è stato detto che nella versione finale del gioco ci saranno ben otto boss finali e altrettante classi tra cui scegliere.

Se dovessimo definire Elden Ring: Nightreign in poche parole sicuramente vi diremmo che è in pratica la versione arcade di Elden Ring, con una spruzzatina di elementi presi dai battle royale e dai roguelike.

In ogni partita dovremo prima scegliere il boss da affrontare alla fine del ciclo composto da tre notti; nel nostro caso ne era disponibile solo uno chiamato Tricephalus, che è quella sorta di lupo a tre teste in grado di dividersi in tre distinte creature che si vede nel trailer. Dopodiché bisognerà scegliere una delle classi disponibili e poi verremo gettati nella mischia insieme ai nostri compagni, per un massimo di tre giocatori.

Ogni partita è costituita da tre notti della durata media di quindici minuti circa. La mappa in cui si svolge il gioco è generata proceduralmente e ogni volta che si inizierà una nuova partita potrà cambiare, con nuovi elementi, nuovi nemici e nuovo equipaggiamento sparso per la mappa. La cosa ci ha ricordato un po’ i calici presenti in Bloodborne, anche se in questo caso si tratta di una mappa open world che ricorda molto le regioni di Elden Ring base.

Della nostra esperienza possiamo dirvi che abbiamo affrontato due configurazioni della mappa diverse, che si alternavano casualmente tra loro, ma a ogni nuova iterazione non vi erano stravolgimenti nel posizionamento dei luoghi d’interesse al loro interno.

Ogni partita è costituita da tre notti in cui bisogna potenziare il proprio personaggio il più possibile per poi poter affrontare i boss finali di ogni notte.
Non sappiamo se sarà così anche nel gioco finale ma, una volta presa confidenza con la struttura di una configurazione della mappa, si avrà già un’idea di dove andare per trovare i boss da affrontare ed eventuale equipaggiamento.

Ad esempio, noi avevamo compreso che presso delle rovine vicine a dove si inizia la partita si trovava una chiave per aprire una delle prigioni Evergaol, in cui era possibile affrontare dei potenti boss. Questa chiave era presente ogni volta che si ripresentava questa istanza della mappa; le cose che cambiavano erano l’equipaggiamento trovato in giro e quello ottenuto una volta sconfitti i boss.

Lo scopo di Nightreign è giungere alla terza notte e sconfiggerne il boss; per farlo, però, bisogna potenziarsi il più possibile, sia aumentando il proprio livello che trovando equipaggiamento potente.

La mappa è composta da luoghi familiari per i giocatori di Elden Ring, tra castelli, rovine, caverne e catacombe, e sarà facile andare da un punto d’interesse all’altro per poi affrontare i vari nemici e soprattutto i boss, che, una volta sconfitti, oltre a darci caterve di rune, ci faranno anche scegliere un’arma o un’abilità passiva da equipaggiare.

Ogni personaggio, indipendentemente dalla classe, può usare qualsiasi arma trovata e inoltre non ci sono i danni da caduta, anche se ci si lancia da oltre 100 metri di altezza: una cosa che farà strano a molti giocatori dei Souls, abituati a muoversi con cautela negli ambienti più elevati, consapevoli delle conseguenze di un passo falso.

Parlavamo di elementi battle royale non a caso, perché ogni notte avrà una sorta di anello di fuoco che si restringerà limitando le aree che potremo esplorare, proprio come succede in giochi come PUBG e Fortnite. Dopo alcuni minuti, questo anello diventerà sempre più piccolo fino a costringerci a spostarci nella zona in cui comparirà il boss finale di quella notte. Se si resta al di fuori di quest’anello, come succede nei battle royale più classici, si continueranno a subire danni fino alla morte.

A proposito, la morte è ovviamente gestita in modo diverso dai vari Souls: se si muore durante l’esplorazione avremo un po’ di tempo per poter essere resuscitati dai nostri compagni, che dovranno colpirci fino ad azzerare una barra speciale posta sopra la nostra testa. Se non faranno in tempo a riportarci in vita, risorgeremo al Punto di Grazia più vicino, ma con un livello in meno.

Sarà comunque possibile recuperare le rune perse nel punto in cui si era morti. Se invece si muore contro un boss, il limite di tempo in cui poter essere resuscitati non c’è, ma continuando a morire diventerà più difficile essere resuscitati, dato che i nostri alleati dovranno colpirci ancora più volte. Se alla fine di una notte tutti e tre i giocatori muoiono contro un boss, è game over e bisognerà ricominciare da capo.

In sostanza, dunque, lo scopo è potenziare il più possibile il proprio personaggio correndo come dei matti da un punto all’altro della mappa, per uccidere boss e ottenere livelli ed equipaggiamento potente, così da essere in grado di affrontare i boss di ogni notte, che sono alla fine le sfide più impegnative, in particolare quelli della seconda e della terza notte.

Quest’ultima, poi, è in realtà composta solo da una grande boss battle, dunque il processo di potenziamento sarà attuabile soltanto durante le prime due notti, in quanto alla terza si andrà diretti verso lo scontro finale.

Per garantirci di perdere meno tempo possibile durante l’esplorazione, oltre all’eliminazione dei danni da caduta, è stato introdotto anche un sistema di scalata verso alcuni muri in stile parkour, cosa che ovviamente non presente in Elden Ring base (vi ricordiamo che lo potete trovare insieme alla sua espansione su Amazon). Ci saranno anche delle speciali correnti capaci di spararci in orbita per superare grossi strapiombi. Le animazioni delle arrampicate non ci sono sembrate poi così tanto precise, specialmente nel contatto con le pareti, un po’ come se fosse un’aggiunta fatta di fretta, ma alla fine è solo una piccolezza nel complesso del gioco.

Una build in mezz’ora

Dopo avervi spiegato come si svolge una partita di Elden Ring: Nightreign, possiamo parlarvi ora di come vi si crea una build. Nightreign praticamente condensa l’esperienza di Elden Ring in pochi minuti, togliendo quasi tutte le limitazioni del gioco originale. Ogni personaggio quindi, come già detto, potrà usare qualsiasi tipo di arma, non avrà limiti di peso e dovrà gestire pochi elementi del suo equipaggiamento.

La prima cosa da fare è comunque la scelta della classe. Nella nostra prova ne erano disponibili quattro delle otto previste nel gioco completo. Le classi si differenziano principalmente per le due abilità speciali uniche, una skill del personaggio e una Ultimate Art, oltre che per alcune caratteristiche extra. Le quattro classi della nostra prova erano:

  • Wylder: un cavaliere armato di base con una spada lunga e un piccolo scudo, con una skill speciale per cui, tramite il suo rampino, può attirare a sé i nemici piccoli o avvicinarsi a gran velocità a quelli più grossi. La sua Ultimate invece gli permette di generare una grossa esplosione con la sua balestra, equipaggiata sul braccio, infliggendo enormi danni ai nemici.
  • Guardian: un uomo uccello che ha principalmente il ruolo di tank, grazie al suo grosso scudo. La sua skill personaggio genera una folata di vento in grado di far cadere i nemici più piccoli, mentre la sua Ultimate gli consente di planare sui nemici attaccando con un potente impatto verso il terreno, ma soprattutto genera per i suoi alleati un campo di invincibilità che dura alcuni secondi.
  • Duchess: combattente molto agile in grado di schivare più volte consecutivamente e armata inizialmente di un pugnale. La sua skill le permette di replicare il danno dell’ultimo attacco eseguito sia dai nemici che dagli alleati, mentre la sua Ultimate rende invisibile tutto il gruppo di personaggi.
  • Recluse: personaggio che usa principalmente la magia, in grado di applicare dei marchi sui nemici diversi in base al tipo di magia o elemento utilizzato. La sua skill permette di collezionare questi marchi per recuperare i FP e per lanciare una magia che diventa più potente in base alle diverse tipologie di elementi collezionati, la sua Ultimate invece applica su un nemico un marchio che permette agli alleati di curare sia la salute che gli FP ogni volta che questo viene colpito.

Oltre alle due abilità, ogni classe ha differenze minori. Il Wylder, ad esempio, si comporta come un classico personaggio di un Souls – ed è il più immediato da usare; il Guardian invece ha una schivata molto più corta e meno efficace degli altri, ma è più resistente.

In circa mezz'ora è possibile creare le build più disparate combinando la classe del proprio personaggio con armi, magie e oggetti recuperabili sulla mappa.
Duchess e Recluse subiscono molti più danni, ma le loro abilità consentono loro di evitare più facilmente i nemici o di combattere dalla distanza. Queste ultime due classi sono anche le più complesse da utilizzare e il fatto che anche un Guardian o un Wylder possano usare bastoni magici e sigilli per lanciare magie ci fa pensare, di primo acchito, che le classi corpo a corpo siano più avvantaggiate, ma probabilmente è solo questione di prendere confidenza con le altre.

Al momento, nonostante le nostre perplessità sulle classi basate sulla magia, è ancora presto per valutare il bilanciamento.

L’elemento roguelike di Nightreign si basa principalmente sulle build che è possibile creare combinando armi, oggetti e amuleti, cioè gli unici oggetti ottenibili nel gioco, dato che le armature in pratica non esistono. Livellando, si potenzieranno tutte le statistiche: oltre a salute, stamina e FP, anche i danni e le difese del proprio eroe, ma questi non basteranno a fronteggiare i pericoli senza dell’equipaggiamento degno di questo nome.

Le armi migliori si troveranno soprattutto sconfiggendo i vari boss che popolano il mondo di gioco, anche se con un po’ di fortuna si potranno trovare anche all’interno di qualche forziere nascosto. Ogni boss sconfitto ci consentirà di scegliere tra tre opzioni, solitamente tutte armi, ma alcune volte anche skill passive.

Queste, che possono essere presenti anche su alcune armi, vanno da quelle più classiche, come aumento di salute o stamina o la riduzione dei danni contro certi elementi, ad altre più particolari. Una volta, ad esempio, ci è capitata una skill passiva che permetteva di creare una tempesta di gelo quando iniziavamo uno scatto, oppure che, dopo alcuni secondi, generava automaticamente intorno a noi delle lame magiche uguali a quelle dell’incantesimo dell’originale Elden Ring.

Le armi poi, anche se nell’aspetto sono le stesse presenti nel gioco base, possono avere statistiche ed effetti molto diversi. Alcune possono persino infliggere più status alla volta. Come in Elden Ring, potremo avere tre slot per la mano destra e tre per la sinistra; se superiamo questa cifra dovremo lasciare le armi extra a terra. Nel gioco ci saranno anche dei mercanti che venderanno armi e oggetti e, se troveremo le pietre giuste, potremo anche potenziarle proprio come in Elden Ring, anche se queste pietre ci sono sembrate molto rare da trovare.

Il fulcro del gioco è quindi quello di crearsi la build più forte possibile per poi affrontare i boss di turno, il che è un po’ una sorta di sintesi estrema del gioco base. In Nightreign, però, per via degli elementi da roguelike, la fortuna ha un ruolo fondamentale nella costruzione della build ideale.

In caso di morte poi, prima di ricominciare la sfida, ci verranno donate delle reliquie speciali che potremo equipaggiare alle nostre classi. Queste ci daranno dei bonus con cui iniziare la nuova sfida, dandoci ad esempio la possibilità di infliggere status di Marcescenza Scarlatta o di avere un +3 alla fede o ad altre statistiche. Un piccolo vantaggio che ci permetterà di avere una marcia in più a ogni nuova sfida affrontata, anche se ciò non farà mai la differenza rispetto al livello e all’equipaggiamento che troveremo a ogni run.

Vecchi e nuovi boss

Essendo Elden Ring: Nightreign un gioco basato comunque sul soulslike definitivo di FromSoftware (potete recuperarlo con la sua espansione su Amazon), è chiaro che le sfide contro i boss saranno centrali nell’esperienza. Nel gioco, durante ogni iterazione si affronteranno quanti più boss possibili proprio per potenziarsi in fretta, dato che questi rilasciano tonnellate di rune e anche le armi e le skill passive più efficaci. L’intero processo di potenziamento ha lo scopo di arrivare pronti ai boss principali di ogni partita.

Quelli che troveremo in giro per la mappa saranno abbastanza semplici da sconfiggere e nella nostra esperienza non ci hanno mai dato particolari problemi. Quelli veramente pericolosi sono i boss alla fine di ogni notte, capaci di mettere in seria difficoltà qualsiasi gruppo di giocatori che arriva alla sfida impreparato.

I boss sulla mappa sono tutte vecchie conoscenze viste in Elden Ring: cavalieri corazzati, nobili del sangue, grossi leoni armati di lame o  carri sputafuoco, ad esempio.

Nella prima notte abbiamo visto due varianti di boss finali: una Regina semiumana insieme allo Spadaccino semiumano oppure il Demone Centipede arrivato direttamente dal primo Dark Souls. La seconda notte ci ha visti affrontare Margit, con tutto il suo moveset direttamente da Elden Ring, o, in alternativa, due cavalieri dell’albero con una sentinella draconica.

Infine, l’ultima notte si andrà direttamente a sfidare Gladius, che si rivela essere il vero nome di quel Tricephalus comparso nel menu di selezione prima di iniziare a giocare.

Questo boss inedito ricorda un po’ Sif da Dark Souls, dato che è un lupo che utilizza una grossa spada per combattere ed è davvero agile. La grossa differenza è che ha tre teste spara attacchi di fuoco e si può dividere in tre diversi lupi, rendendo così la sfida molto più impegnativa. Una bella boss battle completamente nuova in cui il DNA di From si fa sentire perfettamente.

Dubbi e certezze su Nightreign

Dopo ben sette ore di gioco non possiamo negare di esserci divertiti con Elden Ring: Nightreign. L’esperienza di gioco, così atipica rispetto alle classiche formule di FromSoftware, alla fine funziona bene in questa sua versione più arcade, in cui si punta ad affrontare tanti boss diversi in poco tempo con la possibilità di utilizzare le centinaia di armi viste nel gioco originale.

I dubbi principali su Nightreign sono principalmente due: la quantità di contenuti e su come verrà accolto dai fan storici di From Software.
La cosa buona del progetto è che non è un live service: FromSoftware ha infatti detto di voler proporre un pacchetto completo al lancio, non escludendo la possibilità di aggiornarlo con nuovi contenuti successivamente, ma almeno, in questo modo, quando il team che lo ha creato dovrà dedicarsi a progetti più impegnativi, potrà abbandonarlo senza rimpianti, avendo comunque lasciato sul mercato un gioco che avrà contenuti sempre giocabili per gli appassionati.

I dubbi principali su Nightreign sono principalmente due: il primo è legato alla quantità di contenuti. Una volta sconfitti gli otto boss principali promessi, ci saranno ulteriori motivi per rimanere sul gioco senza che sopraggiunga lo spettro della ripetitività?

Il secondo è invece se questo titolo potrà attecchire su quella parte dei fan che amano il gameplay più lento e ragionato dei souls e che preferiscono costruirsi build più libere e specifiche rispetto a quanto accade in questa versione più frenetica. Inoltre, viene anche da chiedersi se questo gioco, dagli elementi più immediati e semplici, ma che comunque ha un certo livello di difficoltà di base, possa attirare anche quell’utenza che normalmente non è attratta dai soulslike, ma che magari non disdegna un battle royale o un titolo multiplayer.

Resta infine da capire come funzionerà il bilanciamento dell’esperienza quando si gioca da soli; Nightreign può essere giocato o in gruppi di tre giocatori o da soli; noi abbiamo potuto provare solo la prima opzione, che ci è sembrata troppo difficile per essere affrontata da un singolo giocatore senza i dovuti accorgimenti.

L’idea che ci siamo fatti è che Nightreign sia comunque un progetto minore di FromSoftware, creato nei ritagli di tempo tra i progetti più grossi con un notevole riciclo di asset, e non lo diciamo con un’accezione negativa – anzi, è un bene che le compagnie giapponesi, come ad esempio anche Sega con la serie Like a Dragon, sfruttino i loro asset e sistemi unici per creare vari tipi di esperienze, senza dover per forza far passare cinque o sei anni prima di ogni nuovo progetto.

Dunque, ben venga anche questo tipo di titoli sperimentali, che permettono magari di aumentare i soldi guadagnati – che potranno poi essere investiti in giochi più importanti, dando nel frattempo qualcosa d’interessante da giocare ai fan senza che la software house sparisca per anni.

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