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Con Dragon Quest III HD-2D Remake torna un pezzo di storia dei JRPG

Torna Dragon Quest III, uno dei capitoli più importanti della saga capostipite dei JRPG, che per l'occasione abbiamo potuto provare in anteprima.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dragon Quest III HD-2D Remake
Dragon Quest III HD-2D Remake
  • Sviluppatore: Artdink, Team Asano
  • Produttore: Square Enix
  • Testato su: SWITCH
  • Piattaforme: SWITCH , PS5 , PC , XSX
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 14 novembre 2024

MILANO - La saga di Dragon Quest rappresenta l’origine dei JRPG classici ed è ancora oggi una pietra miliare nella storia dei videogiochi. Anche se in Occidente non è popolare quanto Final Fantasy, in Giappone è una sorta di religione: basta guardare un po’ di anime o serie tv giapponesi per trovarvi sicuramente dei riferimenti alla saga, in particolare ai primi capitoli, usciti tra NES e Super Nintendo.

Al recente Nintendo Direct è stata finalmente annunciata la data di lancio di Dragon Quest III HD-2D Remake, rifacimento del terzo episodio della saga, ricreato con uno stile grafico simile ai JRPG moderni, à la Octopath Traveler (di cui potete trovare il secondo capitolo su Amazon) per capirci.

Il gioco uscirà il prossimo 14 novembre su Nintendo Switch, PlayStation 5 e Xbox Series S/X e PC. A sorpresa è poi stato annunciato anche il rifacimento, con lo stesso nuovo stile grafico, anche dei primi due capitoli di Dragon Quest in arrivo durante un generico 2025.

Nei giorni scorsi siamo stati invitati per provare in anteprima circa un’ora di gioco del remake di Dragon Quest III, così da capire quanto fosse cambiato rispetto all’originale dell’epoca del Nintendo 8-bit.

La quintessenza del JRPG Fantasy

Il nuovo Dragon Quest III 2D-HD Remake ci è parso un’ottima operazione di riproposta di uno dei titoli storici che hanno segnato il mondo dei JRPG. Per quanto sia stato svecchiato e reso più immediato in molte meccaniche, il gioco è rimasto quasi immutato rispetto alla sua versione originale. Lo scopo, infatti, non è soltanto quello di far conoscere il titolo alle nuove generazioni, ma anche quello di far rivivere ai fan storici le stesse emozioni di un tempo.

Come ci ha spiegato Yuji Horii in un video che ha registrato appositamente, la scelta di partire dal terzo capitolo è nata dal fatto che i primi tre Dragon Quest costituiscono una saga unica ambientata all’incirca nello stesso universo narrativo. Il terzo episodio è però un prequel ambientato molto prima degli altri due.

In questo modo i giocatori potranno partire davvero dalle origini cronologiche della saga, per poi proseguire, in caso, con il rifacimento dei due successivi capitoli quando questi usciranno l’anno prossimo. C’è anche da dire, però, che il terzo capitolo è rimasto particolarmente nel cuore dei fan giapponesi, motivo per cui si è puntato a iniziare quest’operazione di remake proprio da lui.

La storia di questa prima trilogia è nota  in Occidente come la Saga di Erdrick, mentre in Giappone è sempre stata conosciuta come la Saga di Loto (o Roto, a seconda della traslitterazione). Come da tradizione per i Dragon Quest, vestiremo i panni di un valoroso eroe il cui compito è quello di sconfiggere il Re dei Demoni, in questo caso rappresentato dal terribile Baramos.

Non ci sono grandi cambiamenti per la narrativa, ma ci saranno parti inedite che amplieranno la trama.
Da quanto ci è stato riferito, la narrativa del gioco non ha subito grossi cambiamenti, ma il titolo dovrebbe proporre delle parti inedite, supervisionate da Yuji Horii stesso, ad ampliare la trama. Staremo a vedere quali cambiamenti saranno presenti nella versione finale del gioco.

In Dragon Quest III impersoneremo il figlio o la figlia sedicenne del grande eroe Ortega, scomparso da anni: del protagonista, oltre che il sesso, potremo scegliere anche il nome. La classe sarà invece quella dell’eroe, una classe unica dotata di ottime abilità sia fisiche che magiche.

Potremo poi reclutare altri tre personaggi e anche questi saranno in parte personalizzabili, dato che si potranno scegliere nome, sesso e anche la classe – o, almeno, questo era possibile nel gioco originale: per la nostra prova avevamo tre personaggi già creati, ma, vista la fedeltà mostrata, immaginiamo che sarà possibile attuare queste scelte anche nel remake.

Chiaramente l’aspetto più notevole di questa nuova incarnazione di Dragon Quest III è il suo comparto tecnico, qui ricostruito interamente da zero in una splendida versione HD-2D che, come detto, ricorda molto titoli più moderni come Octopath Traveler.

Confesso che personalmente sono un grande fan di questo stile grafico e vorrei vedere più giochi rifatti in questo modo: ammirare i personaggi di Dragon Quest ricreati in questo modo è stata una vera gioia per gli occhi.

I personaggi e i mostri sono stati completamente rifatti in maniera da essere allo stesso tempo fedeli all’estetica dei JRPG di una volta, ma con tante nuove animazioni e una pixel art colorata e attentamente definita. Abbiamo provato il gioco solo nella versione per Nintendo Switch; in modalità handheld era stupendo da vedere, mentre su televisore risultava leggermente sgranato. Sarà poi da capire se questo piccolo problema scomparirà nella versione per le console più recenti.

Ovviamente non possiamo non ricordare come il character design, creato dal grande maestro Akira Toriyama, che purtroppo ci ha lasciati quest’anno, sia sempre attuale e pieno di fascino, e vedere il design di mostri e personaggi storici qui molto migliorato grazie al nuovo aspetto grafico ci ha ricordato del grande talento del compianto mangaka, di cui questo titolo, insieme al futuro Dragon Quest XII, rappresenta uno degli ultimi lavori in ambito videoludico.

Le ambientazioni sono realizzate invece in tre dimensioni e anche queste sono molto curate e arricchite di nuovi particolari e dettagli; soprattutto gli effetti di luci e ombre sono davvero ben riusciti e ricreano al meglio l’atmosfera del mondo fantasy di Dragon Quest.

Dal lato estetico, dunque, questo Dragon Quest III HD-2D Remake sembra fare il suo lavoro in maniera eccellente ed è un vero piacere per gli occhi. Inoltre, la storica colonna sonora del rinomato compositore Koichi Sugiyama, che ha curato quasi tutti i capitoli principali della saga e che purtroppo è scomparso nel 2021, è stata ri-arrangiata dalla Tokyo Metropolitan Symphony – che, da quanto sentito, ha fatto un lavoro rispettoso e di qualità.

Un gioco di ruolo classico con un tocco di modernità

Passando al gameplay vero e proprio, abbiamo giocato una piccola parte ambientata a grandi linee all’inizio del gioco, nel momento in cui era possibile reclutare il party per la prima volta. Subito dopo ci siamo avventurati in un dungeon su una montagna alla ricerca di una chiave magica. Questa breve avventura nel mondo di Dragon Quest III HD-2D Remake ci ha permesso di farci un’idea dei cambiamenti principali apportati al gameplay.

I combattimenti a turni tornano con convinzione, e con loro la visuale che mostra i nemici e non il nostro party.
Sicuramente i rimaneggiamenti più importanti riguardano la quality of life del gioco; adesso, ad esempio, sarà possibile salvare ovunque e il gioco sarà dotato anche di salvataggi automatici. Grande differenza rispetto all’originale, dove era possibile salvare soltanto nelle chiese e dai re.

La mappa, poi, è ora più precisa e soprattutto è stata aggiunta una mini mappa che ci permetterà di capire costantemente dove stiamo andando, inoltre sarà sempre indicato il luogo in cui cercare l’obiettivo necessario per proseguire nella storia, cose completamente assenti nel titolo per Nes e poi Super Nintendo.

I combattimenti sono uno degli elementi con più novità, ma che allo stesso tempo rimangono molto fedeli a quelli classici. In generale c’è una nuova UI molto più moderna e intuitiva, e questo si vede molto nel menu dei combattimenti, ben più chiaro e meno invasivo rispetto al passato.

Gli scontri del titolo rappresentano la quintessenza del sistema a turni, che è in pratica stato inventato da Dragon Quest e in questo remake non ha subito particolari cambiamenti.

Prima dell’inizio di ogni battaglia vedremo anche i nostri personaggi schierati, pronti ad affrontare i mostri, ma purtroppo, una volta iniziato il combattimento, la visuale si concentrerà su un primo piano dei nemici, come d’altronde è sempre stato nei primi Dragon Quest; la visuale che permette di vedere anche gli attacchi dei personaggi del gruppo, come succede ad esempio in Final Fantasy, è arrivata solo dal settimo capitolo in poi.

Troviamo comunque alcune piccole novità anche in queste fasi di battaglia: ad esempio, ora possiamo capire quanta salute resta ai mostri guardando il colore del loro nome, con l’arancione che vuol dire che sono intorno alla metà, mentre il rosso significa che sono quasi morti.

La novità più importante, però, è probabilmente la possibilità di velocizzare gli scontri: ci saranno ben tre diverse velocità a cui farli andare, partendo da normale fino a velocissimo. In questo modo si rendono meno tediosi i frequenti incontri casuali, che non sono stati modificati in questo remake e che saranno sempre lì, presenti in ogni dungeon e nella mappa del gioco.

Dragon Quest è sempre stato considerato abbastanza complesso come JRPG – dato che, se un personaggio muore, bisognerà tornare in città e farlo resuscitare in una chiesa spendendo molti soldi; inoltre, alla morte del party, si potrà resuscitare solo perdendo la metà del denaro posseduto. I mostri poi picchiano duro e vi confermiamo che abbiamo sudato contro alcuni di loro nel dungeon da noi visitato, anche perché avevamo un equipaggiamento molto basilare. Come in passato, conviene quindi farmare un po’ di denaro per migliorare sempre al massimo i personaggi, anche se l’equipaggiamento migliore da comprare è solitamente molto costoso.

C’è di buono che ci sono altre novità che rendono questo remake meno difficile della sua controparte originale. Oltre alla già citata possibilità di salvare ovunque, si potranno trovare sparsi per la world map diversi utili oggetti, come le erbe curative e gli antidoti, senza dover spendere un soldo, cosa che rende le cure più semplici. Inoltre, a ogni passaggio di livello i nostri personaggi recupereranno completamente salute e MP, cosa utilissima quando si è dispersi in mezzo a un dungeon lungo e complesso.

Ci sono poi tante piccole aggiunte che rendono il gioco più immediato, ad esempio la possibilità di usare le Ali di Chimera (in pratica il viaggio rapido dei Dragon Quest), anche in luoghi chiusi, una cosa che prima non era affatto possibile. Divertente il fatto che questa novità sia giustificata anche in-game dagli ironici dialoghi di alcuni PNG.

A fronte di tutte queste innovazioni, si hanno però alcune meccaniche rimaste immutate, ma che ormai risultano invecchiate male. Non è ad esempio possibile attaccare un nemico specifico se compare in un gruppo di mostri.: se ci troviamo di fronte tre slime e due zombie, potremo scegliere quale gruppo di nemici attaccare tra i due, ma non potremo scegliere un nemico nello specifico.

In battaglia, poi, i personaggi potranno utilizzare solo gli oggetti che hanno con loro, mentre gli altri oggetti andranno immagazzinati in una sorta di cassa comune: sarebbe stato più semplice togliere questa limitazione, ormai vetusta.

Tra le novità più interessanti segnaliamo anche l’aggiunta di un doppiaggio in inglese e giapponese: abbiamo sentito alcune battute in inglese e ci è parso valido, anche se è troppo presto per valutarlo nel suo complesso.

© ARMOR PROJECT/BIRD STUDIO/SPIKE CHUNSOFT/SQUARE ENIX
© SUGIYAMA KOBO
℗ SUGIYAMA KOBO
Tutte le immagini e gli screenshot provengono da una versione del gioco ancora in fase di sviluppo.

Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Il nuovo stile grafico è incantevole

  • Tanti miglioramente alla quality of life

  • Si tratta comunque di un pezzo di storia dei videogiochi qui ben riproposto

Contro

  • Alcune meccaniche lasciate intatte sono invecchiate male

Commento

Il primo incontro pad alla mano con Dragon Quest III HD-2D Remake ci ha convinto. Il gioco non nasconde quello che vuole essere, ossia un rifacimento il più fedele possibile del classico terzo episodio di questa storica saga di JRPG, ma con una grafica rifatta completamente con dei bellissimi personaggi in pixel art e ambientazioni tridimensionali ben curate. Per il resto, il titolo funziona allo stesso modo del capitolo originale per NES e poi Super Nintendo, ma con diverse soluzioni che lo rendono più immediato e adatto anche ai giocatori moderni. Indubbiamente un gioco da tenere d’occhio, se si è interessati a riscoprire la storia non solo della saga di Enix, ma dell’intero genere dei JRPG.
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