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Doom: The Dark Ages è il nuovo terrore dei demoni

Siamo volati fino in Germania per provare in prima persona Doom: The Dark Ages il nuovo sparatutto di id Software che promette un grande nuovo massacro.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

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  • Pro
    • Un gameplay brutale e divertente che raccoglie al meglio l'eredità dei capitoli precedenti.
    • Lo scudo è davvero fantastico da usare.
    • Fasi con l'Atlas e con il drago interessanti.
    • Buono tecnicamente e ottima colonna sonora.
  • Contro
    • Resta il dubbio se le aree open map saranno troppo ripetitive alla lunga.
    • Qualche piccolo bug da limare.

Conclusioni Finali di SpazioGames

Le tre ore passate in compagnia di Doom: The Dark Ages non ci sono bastate: il gioco ci ha divertito così tanto che avremmo voluto continuare a giocare ancora per molto. Il gameplay è sempre frenetico e brutale, ma in maniera diversa da Eternal, in quanto lo scudo permette di resistere sul posto rendendoci più statici nei movimenti, ma con molte più opzioni di attacco oltre alle semplici armi. Lo scudo e le armi corpo a corpo sono infatti uno dei perni principali del titolo e massacrare demoni uno dopo l’altro è sempre un gran piacere.
Abbiamo gradito anche le sezioni a bordo dell’Atlas e del drago, anche se dovremo provarle più a lungo in sede di recensione, ma al momento ci sembrano un’ottima variante al gameplay base. L’unico piccolo dubbio che abbiamo riguarda i nuovi livelli a mappa aperta, che alla lunga potrebbero essere troppo dispersivi e ripetitivi, ma al momento è ancora presto per valutare.
In definitiva però Doom: The Dark Ages ci sembra il degno successore del già incredibile Doom Eternal e stiamo contando i giorni che ci separano dalla sua uscita.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Doom: The Dark Ages
Doom: The Dark Ages
  • Sviluppatore: id Software
  • Produttore: Bethesda Softworks
  • Distributore: Xbox Game Studios
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 15 maggio 2025

FRANCOFORTE - Pochi giochi danno la carica quanto gli ultimi Doom: un concentrato di violenza e brutalità accompagnato da dell’ottima musica metal. Il reboot di Doom del 2016 e soprattutto il suo sequel Doom Eternal hanno fatto tornare lo storico sparatutto di id Software in cima al genere, dando anche nuova linfa vitale agli FPS vecchia scuola e basati più sulla campagna single player che sul multiplayer online.

Dopo cinque anni dall’ultimo capitolo, arriva finalmente un nuovo titolo della saga: Doom: The Dark Ages, prequel che vuole raccontarci le origini dell’amato personaggio del Doom Slayer.

Dopo una prima anteprima hands off, qualche settimana fa siamo volati fino a Francoforte per provare con mano la nuova carneficina di demoni creata da id Software – e, dopo oltre tre ore di gameplay, siamo pronti a raccontarvi le nostre prime impressioni su Doom: The Dark Ages.

Il flagello dei demoni

Abbiamo sempre trovato geniale la riscrittura della mitologia di Doom sin dal suo reboot del 2016. L’idea che non siamo noi, nei panni del Doom Slayer, a dover avere paura dei demoni, ma loro a farsela addosso alla sola vista del furioso protagonista è davvero una trovata che funziona bene quando si devono massacrare orde di creature infernali – e Doom: The Dark Ages spinge forte su questo punto sin dall’inizio.

La nostra prova ci ha visti affrontare quattro diverse fasi di gameplay: la prima partiva a grandi linee dall’inizio della storia, poi abbiamo potuto affrontare un livello a bordo del titanico mech Atlas, un altro utilizzando il grosso drago già visto nei trailer e infine un ultimo livello più a mappa aperta.

Partiamo dal principio. Il primissimo livello da noi affrontato ci introduce alla campagna del gioco. Argent D’Nur sta cadendo contro gli eserciti provenienti dall’Inferno e, per evitare il peggio, viene fatta richiesta ai Maykr di mandare il Doom Slayer per salvare la situazione.

A quanto pare, gli esseri considerati divini hanno il controllo del nostro furioso protagonista tramite uno strano congegno e decidono di mandarlo in soccorso agli umani del regno di Argent D’Nur, per evitare che la loro caduta porti ulteriori complicazioni anche alla loro razza.

Così vediamo l’ingresso in campo del Doom Slayer, trasportato sul campo di battaglia, dove inizia subito a fare strage di demoni accompagnato da un’epica colonna sonora metal.

Gli sviluppatori di id ci hanno riferito, in un video mostrato all’evento, che Doom: The Dark Ages sarà un capitolo che porrà una grande enfasi sulla componente narrativa, grazie a molti più filmati rispetto al passato e all’integrazione delle informazioni contenute nel Codex di Doom Eternal direttamente nella storia del gioco.

Non abbiamo visto moltissimo della storia oltre a questa prima parte, ma è sempre bellissimo notare come i soldati umani osservano il Doom Slayer, con un misto di riverenza e timore, come se fosse una vera e propria forza della natura piuttosto che un essere umano come tutti.

D’altronde, quello che il gioco ci dimostra è che il Doom Slayer è proprio una furia inarrestabile quando scende in campo.

Gli strumenti del massacro

Doom: The Dark Ages cambia molto il suo approccio al combattimento, rispetto ai precedenti capitoli basati più sulle armi. Qui, per restare in linea con l’ambientazione più in stile medievale, si è scelto di dare maggior risalto alle armi corpo a corpo, ad esempio lo scudo, che è praticamente il fulcro del gameplay.

Le armi sono sempre importanti (ovviamente), ma grazie alle tante manovre utilizzabili per lo scudo non sono più preponderanti come nel precedente capitolo. Per fare un paragone: se in Eternal l’importanza dell’utilizzo dell’arma giusta era dell’80% rispetto alle armi corpo a corpo, qui siamo a un 50 e 50.

Lo scudo ha infatti diverse manovre importantissime che ci permetteranno di resistere alle orde di demoni: la prima è ovviamente la parata – che, se eseguita con il giusto tempismo contro certi proiettili o attacchi ravvicinati distinguibili da un colore verde, potrà rispedire i proiettili al mittente o fare un parry.

Una volta ottenuto il potenziamento della sega circolare, potremo uccidere i nemici minori lanciando lo scudo, mentre i demoni più grossi resteranno bloccati per alcuni istanti. Potremo poi utilizzare questo lancio per distruggere oggetti metallici nell’ambiente, per risolvere degli enigmi o per disintegrare gli scudi nemici surriscaldati dai proiettili da noi sparati.

Ci sarà infine anche una carica devastante che ci permetterà di coprire ampie distanze in un attimo, spappolando nel frattempo i nemici minori e infliggendo un discreto danno a quelli più resistenti.

Come se non bastasse, abbiamo anche diversi attacchi corpo a corpo. Nella nostra prova ne erano presenti due: un guanto d’arme elettrificato e un mazzafrusto. Potremo colpire massimo tre volte di fila con queste armi, e poi dovremo attendere che la barra recuperi una delle tre tacche per colpire ancora – operazione che potremo velocizzare attaccando e parando o raccogliendo delle cariche a volte presenti sul terreno. Il mazzafrusto è più lento a ricaricarsi, ma più potente. In generale, i colpi corpo a corpo sono davvero devastanti.

Infine, il nostro Doom Slayer ha come sempre un bell’arsenale dalla sua parte: nella nostra prova abbiamo testato diverse bocche da fuoco, alcune classiche, come lo shotgun a canne mozze, un potente mitragliatore e un fucile al plasma, altre più particolari, come la sparachiodi, la Skull Crasher – che spara continuamente schegge di teschi frantumati – e il River Chainshot, una sorta di fucile mazzafrusto che spara una palla elettrificata legata con una catena. Ovviamente ci aspettiamo molte altre bocche da fuoco nel gioco finale.

La particolarità di Doom: The Dark Ages in fatto di armi è che molte di queste nella nostra prova avevano una versione più potente, come ad esempio il Super Shotgun, che consumava più proiettili ma con una maggiore potenza di fuoco. Le due versioni potranno essere scambiate tramite la pressione di un tasto, nel caso si vogliano risparmiare munizioni.

Tornano poi anche i potenziamenti, sia delle armi che delle abilità legate allo scudo e alle armi corpo a corpo. Per potenziarle dovremo ottenere dell’oro, presente nei vari livelli, e altri oggetti speciali come delle reliquie, che ci permetteranno di affinare le nostre abilità e migliorare i nostri strumenti di morte.

Un gameplay fatto con il cuore (di demoni, dopo averglielo strappato)

Ci sono delle sostanziali differenze nel gameplay di Doom: The Dark Ages rispetto alle azioni frenetiche di Eternal. Quest’ultimo si basava soprattutto sull’alta velocità dei movimenti, poiché restare fermi troppo a lungo in un punto equivaleva alla morte, e su un cambio d’armi continuo per adattarsi ai punti deboli dei nemici.

The Dark Ages invece è più statico (ma non troppo) e basato su difesa e contrattacco con lo scudo e altre armi corpo a corpo, come appena specificato.

Ci sarà però un loop simile ad Eternal nelle battaglie con le creature infernali, in quanto uccidendole otterremo importanti risorse per sopravvivere contro numerosi nemici. Le finisher di Eternal sono state qui quasi eliminate: si potranno sempre stordire i nemici per poi devastarli in maniera spettacolare, ma stavolta non ci sarà più la breve animazione che mostrava il nostro Doom Slayer fare i nemici a pezzi in modi creativi; qui si limiterà a colpirli con un colpo veloce che non porta via tempo. Una scelta che, per quanto sia meno spettacolare, sicuramente rende l’azione più fluida e senza troppe interruzioni.

Il fulcro delle battaglie di Doom: The Dark Ages sarà l’utilizzare nel modo giusto le nostre abilità, a cominciare dallo scudo, che servirà a parare e soprattutto a respingere i colpi nemici.

Dovremo lanciarlo per fare a pezzi i demoni minori o bloccare quelli più grossi mentre li crivelliamo di colpi, e poi potremo caricare per sfoltire la folla di demoni inferiori – e allo stesso tempo riposizionarci velocemente in un’altra zona del campo di battaglia. Seppur meno frenetico di Eternal, è sempre un gameplay dinamico, in cui dovremo calcolare ogni azione per infliggere più danni possibili ai demoni, e allo stesso tempo sopravvivere.

Abbiamo provato direttamente la modalità difficile del gioco e i nemici, oltre a essere estremamente aggressivi, infliggono tantissimi danni, tanto che si può morire con pochissimi colpi, soprattutto contro le creature più forti. Mai come prima d’ora la salute e l’armatura possono passare dal massimo allo zero in un istante, se non si sta attenti.

Fortunatamente il gioco ci dà tutte le risorse per riottenere quanto abbiamo perduto in un istante: l’esecuzione ai nemici storditi ci ridà salute, ucciderli con un attacco corpo a corpo ci restituisce munizioni, mentre distruggere gli scudi o le armature metalliche nemiche, surriscaldate dai nostri attacchi con lo scudo, ci ridà armatura.

Capite dunque che è un continuo lottare per uccidere e allo stesso tempo recuperare salute, munizioni e l’armatura persa mentre si combatte. Ci saranno sempre i vari pacchetti salute in giro per la mappa, che saranno un ottimo bonus, ma non basteranno a rimpinguarla quando si passa da un’orda all’altra.

Questo loop di battaglia poi si evolverà, come succedeva anche in Eternal, man mano che verranno introdotti nuovi nemici, alcuni più resistenti e corazzati, altri immuni a determinati nostri attacchi come il lancio dello scudo.

Capite dunque quindi che, seppur cambiato rispetto al suo predecessore, il gameplay di Doom: The Dark Ages è ancora una bomba e mantiene tutta quella varietà, divertimento e frenesia che contraddistingue la saga, ma stavolta in salsa diversa rispetto al passato.

I nostalgici del vecchio gameplay però potranno smanettare con le opzioni di personalizzazione, che sono davvero tante, per aumentare ad esempio la velocità del gioco e di alcune azioni nemiche e renderlo più simile ad Eternal. Allo stesso tempo, lo si può anche rendere perfino più lento, per farlo sembrare davvero simile all’originale Doom degli anni ‘90.

Gli sviluppatori di id Software hanno davvero pensato a tutto e in tre ore ci siamo divertiti davvero un mondo a massacrare demoni e a far provare loro il terrore di mettersi contro il Doom Slayer, e non vediamo l’ora di continuare lo sterminio nella versione finale.

Draghi e mech giganti

Abbiamo poi avuto occasione di provare anche due livelli speciali, in cui si controllano nel primo caso l’Atlas e nel secondo il drago.

Iniziando dal livello dell’Atlas, questo è stato breve, un livello durato meno di dieci minuti in cui, a bordo del pesante mech corazzato, abbiamo combattuto contro demoni titanici. L’Atlas può inizialmente combattere a cazzotti, sparando anche un pugno a reazione che sembra uscito da un anime di robottoni giapponese.

Le azioni sono un po’ limitate in questa fase: potremo schivare e poi attaccare per riempire una barra che serve a caricare un colpo speciale. Schivare al momento giusto ci permetterà poi di infliggere più danni ai nemici. A un certo punto abbiamo preso anche un mitragliatore pesante, che aveva come particolarità quella di aumentare la cadenza di fuoco dopo una schivata perfetta.

Dunque una fase di gameplay semplificata rispetto a quella principale, che ci è piaciuta per il suo focus sulla spettacolarità dell’azione più che sulla sua complessità.

La fase con il drago era invece un po’ più lunga – in quanto era un livello completo che aveva l’interessante caratteristica di alternare momenti in cui guidavamo il drago con altri in cui dovevamo agire a piedi, tornando al gameplay normale.

Il drago è in grado di volare ad alta velocità ovunque nella mappa del livello, e permette di usare il mitragliatore sul suo dorso. In alcuni combattimenti potremo passare a una modalità più statica in cui concentrarci sullo sparo: in questo caso una schivata perfetta permetterà di rendere i nostri proiettili più potenti in modo da infliggere più danni.

Il livello affrontato ci è piaciuto strutturalmente, in quanto il nostro scopo era abbattere quattro navi volanti corazzate dei demoni, per cui dovevamo prima distruggerne le difese esterne, tra cannoni e altre armi di difesa, e poi atterrare e andare a piedi fino al nucleo per distruggerlo, facendo intanto a pezzi tutti i demoni che trovavamo sul nostro cammino.

Abbiamo apprezzato molto entrambe le varianti al gameplay di base, che potrebbero risultare un’ottima fase di stacco rispetto ai classici livelli di Doom.

E, a proposito di livelli, oltre a quelli classici, più standard e lineari, l’ultimo che abbiamo provato era una sorta di open map con diversi obiettivi da completare. In genere questi obiettivi potevano essere il massacro di tutti i demoni in una zona, l’eliminazione di un nemico speciale (ma solo dopo aver eliminato un certo numero di nemici) o la chiusura di alcuni portali demoniaci attraverso la distruzione del demone a capo dell’orda.

Per quanto abbiamo potuto vedere, questo nuovo tipo di livello più aperto non ci è sembrato troppo dispersivo o monotono; il fulcro del gioco è sempre quello di massacrare i nemici e anche questi livelli riuscivano a garantire una certa varietà, per quanto il rischio che possano diventare più dispersivi esista sempre.

Parlando ancora dei livelli, siamo rimasti piacevolmente colpiti dal level design di quelli da noi provati. Questi ricalcano molto lo stile di Eternal, con aree lineari ma con diverse scorciatoie e passaggi ben calcolati dove si nascondono numerosi segreti, tra cui le classiche prove in cui bisogna affrontare nemici più pericolosi del normale.

Gli enigmi sono soprattutto ambientali e sfruttano bene le abilità dello scudo, che ad esempio potremo usare per azionare dei meccanismi lanciandolo all’interno di alcuni ingranaggi o per rompere catene di metallo. Precisiamo che abbiamo visto ancora poco dei livelli più classici, ma quanto visto non ci ha affatto deluso.

Infine, parliamo della componente tecnica: la nostra prova è avvenuta su dei PC di altissimo livello, non conosciamo le specifiche di ogni componente, ma sappiamo che ognuno montava una 5090, dunque è chiaro che fossero i top di gamma e non sappiamo come il gioco potrà girare su configurazioni meno performanti.

Su queste macchine ovviamente il gioco andava liscio, senza un minimo calo di frame rate mentre girava in 4K. Graficamente, va da sé anche per via di tali hardware, il risultato è stato davvero spettacolare e abbiamo notato un calo di qualità nei modelli e nelle texture solo nelle sezioni con l’Atlas e con il drago, in quanto includevano più elementi a schermo.

Abbiamo anche incontrato diversi bug, soprattutto nella sezione a mappa aperta: alcune armi non sparavano e andavano sostituite e una volta siamo precipitati dentro il terreno, ma nulla di troppo preoccupante e che non possa essere risolto da qui al lancio.

Naturalmente la colonna sonora metal è molto ben fatta, anche se un po’ si sente l’assenza di Mick Gordon.

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1 Commenti

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Curiosità: lo sapevate che Tom Angelripper leader dei sodom è un grande fan della saga? L'ha omaggiata nelle copertine di sodom 2006 e sodom epitome of torture 2013.
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nelle parti aperte mi ricorda bulletstorm con lo scudo al posto della pedata
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