Nonostante Electronic Arts abbia ogni anno l’onere di far iniziare con il botto la sequela di eventi che culmina poi nei tre giorni di fiera veri e propri, quest’anno non è stata sicuramente in grado di lasciare il segno. La gestione estremamente cauta del ritmo della conferenza e i momenti evitabili che ci sono stati, ci hanno portato a non focalizzarci adeguatamente su quelle due produzioni che hanno dapprima creato l’attesa per l’evento e ne hanno giustificato la partecipazione.
Stiamo parlando di Battlefield V e Anthem. Lasciando al passato però queste questioni di comunicazione, passiamo al lato veramente ludico di questa giornata. Dopo la conferenza infatti, in occasione del festival EA Play, abbiamo avuto la possibilità di provare gran parte della lineup della software house americana e comunque conoscerne più approfonditamente le caratteristiche.
Dopo la presentazione verbosa del recente evento londinese, con Battlefield 5 siamo finalmente scesi nel campo di battaglia, su una postazione PC, nell’attesissima modalità Grand Operations.
In che cosa consiste?
Grand Operations è un’evoluzione naturale della modalità Operazioni. Se prima all’interno di un unico campo di battaglia si doveva progredire in un’azione offensiva o arretrare in una difensiva al fine di penetrare le difese nemiche o arginarle, con un fronte dinamico, ora questa nuova modalità si stratifica ancora di più.
La progressione sul campo di battaglia si sviluppa in Grand Operations in quattro giornate di scontri. Ogni giornata è contraddistinta da una modalità che va a descrivere in maniera ludica un determinato passaggio della rispettiva azione bellica. Nella campagna norvegese, per esempio, che è anche la prima che abbiamo avuto modo di giocare, abbiamo preso le parti dei difensori, mentre gli attaccanti piombando dal cielo secondo il paradigma paracadutistico, tentavano un’avanzata per colpire l’artiglieria sul campo.
Passati al secondo giorno invece, abbiamo dovuto difendere, sempre arretrando, determinati punti strategici, secondo una dinamica più classica. Qui la nostra prova si è esaurita, visto che a disposizione avevamo solo i primi due giorni della modalità. Sappiamo comunque che prima di arrivare all’ultima giornata, non termineremo anzitempo la partita con una vittoria o con una sconfitta, ma il fatto di avere o meno abbattuto o difeso gli obiettivi, ci concederà semplicemente un vantaggio tattico nella fase successiva, riassumibile in punti di respawn aggiuntivi. Questa dinamica andrà poi a ripetersi fino al terzo giorno, il quale se dovesse finire in una situazione di parità, ci porterebbe a una sfida all’ultimo sangue: un elimination match in cui chi resiste regala la vittoria alla propria squadra.
Soltanto una volta conclusi questi passaggi avremo finalmente modo di proclamarci vittoriosi o sconfitti.
A livello di gameplay, Battlefield 5 porta con sè lo shooting tipico della serie, prendendo le basi dall’involuzione evolutiva di Battlefield 1, e sostituendo le armi con tutto l’arsenale classico della Seconda Guerra Mondiale. Il risultato è molto convincente e godibile, se non fosse per gli accorgimenti del gameplay che qualora non si scelga un approccio fortemente squad based, riescono ad abbassare il time-to-kill aggravato dalla vita non completamente rigenerabile.
Le munizioni, più limitate a inizio partita, richiedono un costante rifornimento presso le scorte di un accampamento oppure da quelle del personaggio di supporto, o ancora saccheggiando i cadaveri ancora freschi.
Se da una parte ciò accresce la tensione, con la morte sempre a un passo, dall’altra finisce con il creare una piacevole sensazione bellica di impotenza, in cui il giocatore è una delle tante pedine della partita, più o meno brava, ma sempre parte di uno scontro che non risparmia nessuno.
Poco tattica risulta la scelta di puntare ancora su meccaniche di spawn troppo variabili. Esse, fin troppo in linea con la tradizione, portano a una dispersione eccessiva di attaccanti e difensori, al punto che a volte non è difficile diventare carne da macello solo con la colpa di un respawn sotto la linea di tiro avversaria.
L’ambientazione, poi, contribuisce all’immersione nelle Grand Operations. A partire dalla rinnovata distruttibilità ambientale, passando attraverso effetti atmosferici particolarmente calcati, per arrivare a contrasti di luce e colore netti, si va a creare un quadro vivido e realistico, che porta il giocatore letteralmente dentro il mondo di gioco. Mentre le case si distruggevano al passaggio dei carri armati crollavano a terra assieme alla neve che le ricopriva. Una volta abbattute, però, le capacità edili dei soldati le hanno rese degli efficaci accampamenti, evitando il rischio che la distruzione diventasse sinonimo di desolazione e mantenendo un certo valore tattico ad ogni posizionamento sul campo.
La build provata, che girava su un PC, di cui non conosciamo le specifiche, girava fluida ed estremamente dettagliata, senza alcun tipo di tentennamento. In questo si vede oramai l’esperienza degli sviluppatori nel trattare l’Engine proprietario Frostbyte, che non ha per loro segreti. L’interfaccia di gioco gode di una chiarezza rara, grazie anche e soprattutto all’utilizzo di una grafica minimale, che sottolinea gli elementi di interesse senza però riempire lo schermo di inutili orpelli.
– Distruttibilità ampiamente migliorata
– Si percepisce il coinvolgimento bellico
Battlefield V si è mostrato con molte luci e qualche ombra nel primo hands-on svoltosi durante l’evento pre E3 di Electronic Arts.
Grand Operations è una modalità ben studiata e molto interessante, che ha una struttura ludica ben più narrativa e guidata rispetto alle passate Operazioni. Assieme alle modifiche al gameplay ha il potere di catapultare il giocatore in un’ambientazione bellica coinvolgente ed emotivamente realistica. Certo qualche aspetto ludico ci è sembrato ancora da sistemare, ma il quadro generale ci è apparso molto positivo. Ora ci tocca solo aspettare di scoprire di più del single-player, ma la conferenza Microsoft di oggi verrà in nostro aiuto.