Baldur's Gate 3 | Provato - Un nuovo viaggio nelle terre di Faerûn
Con Baldur's Gate 3, Larian Studios cerca il suo spazio nell'olimpo dei GDR
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a cura di Daniele Spelta
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Larian Studios
- Produttore: Larian Studios
- Distributore: Larian Studios
- Piattaforme: PC , PS5 , XSX
- Generi: Gioco di Ruolo
- Data di uscita: 6 ottobre 2020 (Accesso Anticipato) - 3 agosto 2023 (PC) - 6 settembre 2023 (PS5) - 8 dicembre 2023 (Xbox)
Cosa non si fa per portare a termine una quest? Completare una missione senza subire alcun danno è il sogno di ogni giocatore di ruolo e avanzare nella storia per scoprire quali indescrivibili abomini stanno contorcendo i loro tentacoli attorno i Forgotten Realms è una tentazione davvero forte. Ecco, mai avremmo immaginato di dover spalmare del letame sul nostro squadrato volto nanico per compiacere un branco di goblin.
Lo avete capito: la situazione in Baldur’s Gate 3 è davvero disperata se si è pronti a convivere con certe bassezze e fidatevi che questo è solo un esempio nemmeno tanto rappresentativo delle nefandezze compiute nelle prime ore del nostro viaggio.
A pochi giorni dal suo approdo in accesso anticipato su Steam – e con una beta build creata appositamente per Google Stadia – abbiamo potuto provare in anteprima quello che, senza nemmeno troppi giri di parole, si prospetta come il progetto più ambizioso di Larian Studios, autori dell’acclamata serie Divinity: Original Sin e portabandiera del fortunato ritorno alla ribalta dei CRPG.
Note iniziali
Prima di raccontarvi le ore vissute ospitando nella nostra testa una larva di flagellatore mentale, serve una piccola premessa. Quello che abbiamo avuto nelle mani può essere definita come l’alpha dell’Early Access, una versione embrionale che si spera sia ben differente da quella che verrà proposta al pubblico. Baldur’s Gate è uno dei pilastri della storia videoludica e iniziare il nostro racconto dilungandoci sugli inciampi tecnici è forse la scelta peggiore, ma sopravvivere ai continui crash e ai bug di ogni tipo è stato più complicato che aver la meglio su un enorme orsogufo.
Texture che non si caricavano, personaggi invisibili, colpi a cui non seguiva alcuna reazione – e l’elenco delle problematiche da noi riscontrate potrebbe andare avanti a lungo. Inutile girarci intorno: se questo sarà lo stato della build che approderà su Steam, è facile che i fan di lunga data scendano in piazza forconi alla mano. L’Early Access esiste appositamente per rifinire, migliorare ed espandere la propria opera ma, almeno per quanto visto da noi, siamo ad uno stato di sviluppo decisamente incerto.
Fedele alla linea e non solo
Ora che ci siamo tolti il sassolino dallo stivale, possiamo finalmente iniziare a parlare di ciò Baldur’s Gate 3 effettivamente è: un tributo alla vecchia scuola del tutto peculiare. È passata una quantità infinita di acqua sotto i ponti, i tempi e le mode sono cambiati nel mondo dei videogiochi, eppure Larian Studios è riuscita nell’impresa di tener uniti con una spessa corda il passato, il presente e forse anche il futuro.
Nella sua opera convivono così alla perfezione le strutture e gli stilemi classici del genere, capisaldi a cui nessun giocatore verrebbe mai meno, come gli infiniti dialoghi indispensabili per scoprire ogni singolo dettaglio del mondo che poco a poco si dipana davanti ai suoi piedi.
Dimenticatevi però quelle fitte caselle di testi illeggibili, ovviamente non localizzati in italiano e ripetute allo sfinimento: Baldur’s Gate 3 è un GDR moderno fino al midollo, con una forte impronta cinematografica e che vive anche attraverso le espressioni delle centinaia e centinaia di volti che popolano quelle lande sull’orlo del precipizio.
Astarion l’elfo vampiro, la guerriera Githyanki Lae’zel o, ancora, la fredda Shadowheart sono molto di più che dei semplici compagni di sventura e le interazioni con il proprio party assumono un valore drammatico di ben altro spessore rispetto – per rimanere sempre in “casa” – a Divinity: Original Sin II. Nel precedente lavoro di Larian si faceva fatica ad entrare in empatia con il proprio avatar e con i suoi colleghi, un distacco che ora viene colmato grazie ad un doppiaggio credibile e capace di trasmettere ad ogni parola scandita il letale pericolo che incombe sulle popolazioni libere dei Forgotten Realms: l’assalto dei Mind Flayer.
Cento anni dopo Athkatla
Noi stessi siamo stati infettati da queste creature dell’Underdark e l’avventura inizia proprio a bordo del nautilus guidato dagli Illithiadi che, dopo un rocambolesco attacco, precipita sulla più classica delle spiagge con a bordo i suoi pochi sopravvissuti – tra cui noi.
In questa versione di prova siamo stati forzati a creare da zero un nuovo avatar – i già citati Astarion, Githyanki, Shadowheart, oltre al mago Gale e al warlock Wyll erano momentaneamente inaccessibili – una costrizione che ci ha permesso di esplorare fino in fondo uno dei momenti chiave di ogni RPG. Con fogli e penna digitali abbiamo così iniziato a modellare il nostro alter-ego, a partire dalle sue stesse origini, decidendo così se vestire i panni, ad esempio, di un criminale per premiare l’approccio furtivo oppure se essere un nobile capace di farsi strada con l’arte della persuasione.
La costruzione procede poi seguendo gli schemi già conosciuti da chi si dedica alla nobile arte del gioco di ruolo cartaceo: razze, classi, sottoclassi e tutto quel corollario di statistiche, abilità e magie che ne deriva. Inutile spendere troppe righe su un sistema che fa della profondità uno dei suoi maggiori punti di forza e, anche dopo un paio di run fallite per i già citati crash e i conseguenti nuovi personaggi creati, siamo certi di aver solo scalfito la superficie di ciò che Larian ha in serbo.
Caotico malvagio o neutrale buono?
Quello che davvero conta è che Baldur’s Gate 3 è un vero trattato sulla cosiddetta player agency. Con questo termine si intende un mondo di gioco reattivo e capace di rispondere agli input del giocatore e, anche solo in questo primo faccia a faccia, abbiamo potuto ammirare le infinite conseguenze derivanti dai dialoghi e dai combattimenti. Questo concetto non si riduce ad una semplice manciata di risposte differenti, ma comprende veri e propri bivi agli antipodi, anche drammatici (sì, siamo morti dopo un paio di minuti in una run). La parola d'ordine diventa poi improvvisazione, se si pensa anche che l'avventura può essere vissuta interamente in cooperativa.
A suo modo, l’opera di Larian potrebbe quasi esser descritta come un puzzle game, un intricato meccanismo da decifrare e in cui trovare soluzioni diciamo "fantasiose". In questo senso, la storyline principale gioca un ruolo fondamentale. Il girino impiantato a forza nel cervello crea infatti una connessione mentale con gli altri infetti e dà accesso ad una serie di poteri indispensabili per venire a capo delle situazioni più complesse.
Abbiamo però avuto l’immediata sensazione che queste abilità siano strettamente collegate ad un sistema di risk & rewards e che lasciarsi influenzare con troppa facilità dallo sgradito ospite porterà in futuro a conseguenze spiacevoli, completando magari il processo di ceremorfosi, ossia la trasformazione completa in un mind flayer.
Inoltre, i poteri donati dal tadpole posizionano Baldur’s Gate 3 in una zona grigia equidistante dai poli del bene e del male, le risposte date rifuggono i canonici allineamenti e, almeno in un paio di occasioni, ci siamo trovati dalla parte di quelli che teoricamente dovrebbero essere i cattivi.
Un combat system classico
Per quanto si cerchi di tener a bada le armi e di aver la meglio sfruttando la persuasione o l’intimidazione, purtroppo capita che il famoso dado a venti facce tiri dei brutti scherzi e, anche le situazioni all’apparenza calme, possono diventare dei duelli all’ultimo sangue.
Baldur’s Gate 3 è senza mezzi termini figlio dell’esperienza maturata da Larian Studios attraverso Divinity: Original Sin. Rispetto ai primi due capitoli della serie, questo terzo episodio abbandona la pausa tattica ed abbraccia completamente un sistema a turni e un regolamento fortemente improntato sulla quinta edizione di Dungeons and Dragons.
A differenza di quanto emerso dalle prime uscite, le unità vengono mosse in alternanza tra le fazioni coinvolte con un ordine dettato dai punti iniziativa. Durante il proprio turno, il giocatore può spostare una sua pedina e scegliere una fra le mosse a sua disposizione, che spaziano dagli attacchi in melee a quelli dalla distanza, passando ovviamente per tutte le abilità e le numerose magie.
Larian è riuscita a tradurre in un’apparente semplicità tutte le variabili che intervengono durante gli scontri, un’impresa a dir poco mastodontica se si guarda alla totale libertà lasciata al giocatore, immerso in un vera e propria esperienza tattile.
Ogni singolo elemento che appare su schermo può essere usato a proprio piacere, in un costante evolversi di reazioni a catena: quello che a prima vista sembra uno scontro impari per via di nemici troppo numerosi e di livello superiore, può al contrario diventare una passeggiata quando si iniziano a padroneggiare le meccaniche sottostanti a Baldur’s Gate 3.
Lo abbiamo provato sulla nostra pelle: incaponirsi in un forsennato attacco a testa bassa è un semplice suicidio e spesso la chiave per la vittoria è nascosta in un pesante blocco di cemento da far cadere sulla testa di un paio di sentinelle, per poi completare l’opera sgattaiolando alle spalle dell’ultimo rimasto per spingerlo giù da un’altura.
Ovviamente, chi ha dimestichezza con l’ultimo set di D&D parte decisamente avvantaggiato – conosce ad esempio i pregi derivanti dalla verticalità degli ambienti, sa come prevenire le morti di quell’ennesimo compagno di party abbattuto da uno gnoll e soprattutto è in grado di tradurre le statistiche legate alle armi e alle magie, interpretando correttamente i vari 2d6.
Problemi noti
Per quanto si tratti di un passo avanti rispetto a Divinity: Original Sin II, abbiamo però constatato la persistenza di alcuni mezzi passi falsi divenuti ormai dei marchi di fabbrica della software house belga. La sfida è decisamente tarata verso l’alto e, a meno che in futuro non arrivi la possibilità di impostare un livello di difficoltà differente, è facile che i giocatori, esattamente come i sottoscritti, facciano affidamento ad un bieco save spam dopo ogni incontro andato a buon fine.
I combattimenti seguono inoltre schemi più stringenti e l’utilizzo delle magie e delle abilità va centellinato con maggiore parsimonia, dato che per ricaricare gli slot occorre riposare al proprio campo, una scelta mai facile quando si è nel bel mezzo di una corsa contro il tempo. Inoltre, ogni tanto sembra che la sfortuna si diverta a prendere in giro la sventurata compagine e non è raro veder fallire dei check teoricamente più che abbordabili con conseguenze che possono essere disastrose.
Anche il bilanciamento delle battaglie soffre del medesimo problema e la frustrazione tocca vette davvero spiacevoli quando l’approccio furtivo cade come un castello di carte per una questione di centimetri. Per fortuna Baldur’s Gate 3, almeno per ora, sembra evitare quei momenti di caos incontrollato tipici del suo padre spirituale, in cui la manipolazione degli elementi come acqua, fuoco ed elettricità spesso dava vita ad esplosioni e roboanti reazioni incontrollabili.
Non c'è tempo da perdere
Perdonateci l’ennesimo confronto con il troppe volte citato Divinity: Original Sin II, ma è difficile distaccarsi dal paragone, in questo caso per ciò che concerne la coerenza e la coesione del piano narrativo con il mondo di gioco. Per quanto ottima e avvincente, la precedente opera di Larian Studios caricava sulle spalle del giocatore una mole di informazioni dispersive, spesso distanti dal percorso centrale in un continuo dipanarsi che assumeva la forma di un confuso labirinto.
Baldur’s Gate 3 sembrerebbe – il condizionale è quanto mai d’obbligo – seguire invece una strada differente e anche le missioni secondarie hanno un filo che le tiene legate alle vicende che ruotano attorno all’invasione dei mind flayer, declinati e interpretati in modo differente dalle varie razze.
Non si ha quindi mai l’impressione di perdere tempo dietro a questioni banali al cospetto della reale minaccia e ogni quest portata a termine ha il sapore di un vero passo in avanti compiuto verso la salvezza, che si tratti di un druido da salvare o di una coppia di accoliti di un nuovo e misterioso culto.
Anche i momenti di pausa davanti al fuoco acceso nel bel mezzo del proprio campo sono sfruttati per aumentare questo senso di urgenza, con comparse diaboliche pronte a tentare il proprio party e relazioni sempre più tese davanti ad un destino da scongiurare.
Ancora una volta, il peggior nemico si è però rivelata la mappa del gioco che, unita a un diario delle missioni davvero vago e ancorato al passato, spesso causa un forte disorientamento e un continuo ritorno su aree già battute. Baldur’s Gate 3 lascia al giocatore il piacere della scoperta ed è avido di indizi, un approccio più che giustificabile ma che avremmo preferito venisse sostenuto da una UI più immediata e chiara nella lettura.
Navigare nell’inventario, gestire gli equipaggiamenti e decidere su quali magie fare affidamento è un percorso ad ostacoli e l’assenza di un vero tutorial – c’è però una guida testuale – contribuisce a sua volta ad allungare involontariamente i tempi morti e lo spreco di click, come ad esempio al cospetto dei numerosi mercanti incontrati.
Al netto di qualche necessario ritocco alle meccaniche di gioco – e soprattutto escludendo i frequenti singhiozzi tecnici – Baldur’s Gate 3 si pavoneggia senza ritegno della sua epicità, degna di una copertina di qualche disco power metal di fine scorso millennio. Buona parte del merito va data alla colonna sonora dai toni solenni, capace di sottolineare adeguatamente ogni momento, dalle fasi più concitate agli incontri con alcuni personaggi centrali. Qualche dubbio in più sulla tenuta del Divinity Engine 4.0, sospeso tra un ottimo livello di dettagli ed effetti particellari e numerose incertezze tecniche già troppe volte sottolineate in questa prima analisi.
Se volete avvicinarvi alla serie, potete mettere le mani su Baldur's Gate Enhanced Edition.
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
-
Una storia accattivante e tutta da scrivere
-
Combat system profondo e quanto mai fisico
-
Epico come non mai
-
Un mondo di gioco reattivo a seconda delle scelte intraprese
-
L'impronta cinematografica aumenta nettamente l'immersività
Contro
-
Ritornano alcuni dei difetti già emersi in Divinity: Original Sin II
-
Verranno risolte tutte le magagne tecniche?
-
L'UI può esser migliorata
Commento
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