Yakuza: Dead Souls
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a cura di Pregianza
La serie Yakuza è un piccolo cult nel mondo videoludico. Conosciuta da molti come “la risposta giapponese a Grand Theft Auto“, la saga di Toshihiro Nagoshi è considerata uno dei picchi creativi della SEGA del passato. I titoli che ne fanno parte sono sempre stati ben accolti da critica e pubblico, ma secondo molti anche fin troppo sottovalutati. Dopotutto si tratta di giochi enormi, dotati di storie appassionanti e personaggi estremamente carismatici, che hanno molto da offrire ai videogiocatori. Nelle vicende di Kazuma Kiryu e compari un po’ di demenzialità nipponica è sempre stata presente, ma ora gli sviluppatori hanno deciso di abbracciare completamente la parte insensata della serie con un nuovo capitolo, Yakuza: Dead Souls. Il punto focale del gioco? Zombie. Si, avete letto bene, non morti dondolanti affamati di cervello. Sarà uno Yakuza all’altezza dei capitoli passati nonostante questa folle premessa, oppure SEGA stavolta ha osato troppo? Noi abbiamo testato il codice preview del gioco per qualche ora, e oggi vi descriveremo le nostre prime impressioni.
Dead rising, Kamurocho fallingLa storia di Yakuza: Dead Souls, parte con il leggendario Kazuma Kiryu ormai dedito a un’esistenza tranquilla in un orfanotrofio nella soleggiata Okinawa. Un misterioso uomo improvvisamente spezza questa calma routine con una telefonata, rivelando all’eroe dei precedenti capitoli di aver rapito sua figlia adottiva Haruka e di averla portata con sé a Kamurocho. Mai mossa più stupida fu fatta nella storia del Giappone, perché Kazuma parte subito per salvare la figliola. C’è solo un altro piccolo problema, un misterioso individuo infetto (probabilmente legato al rapitore) nel frattempo ha mutato gran parte della popolazione del quartiere in pericolosi zombie e l’esercito ha quarantinato la zona con dei possenti muri in acciaio. Ordinaria amministrazione per il drago di Dojima.Le vostre avventure non inizieranno nei panni di Kiryu bensì in quelli di Shun Akiyama, che si ritrova coinvolto nel disastro mentre sta girando per Kamurocho in compagnia della sua cicciottella assistente Hana. Shun assiste all’inizio dell’infezione, e riesce a sfuggire per un pelo a un gruppo di non morti affamati e a tornare alla sua agenzia. Tuttavia commette l’errore di sentirsi al sicuro, si prende una pausa troppo lunga, e finisce per ritrovarsi con mezzo quartiere trasformato e un’assistente ammalata da proteggere. Dovrà trovare il modo di salvare Hana, se stesso e Kamurocho, per fortuna non sarà il solo ad affrontare questo casino. Yakuza: Dead Souls conta infatti altri due protagonisti oltre a Kiryu e Akiyama: “Cane Pazzo” Goro Majima, e Ryuji Goda, entrambi noti ai fan della saga. La varietà dei personaggi dovrebbe tradursi anche in cambiamenti nel gameplay, ma per ora abbiamo potuto provare solo Shun.
Contro gli zombie tutto è lecito, anche le biciclettate in testaDurante la nostra esperienza abbiamo visto solo una minima parte di ciò Yakuza: Dead Souls ha da offrire. La storia di Akiyama era interessante, ma la sua fase è iniziata in modo molto lineare e c’è voluto un po’ prima di poter sviare verso compiti più frivoli e missioni alternative tipiche della serie. Quel che è certo è che questo nuovo Yakuza sarà molto orientato verso le sparatorie, a causa del gran numero di nemici presenti (a un certo punto gli zombie iniziano addirittura a respawnare a raffica in certe zone). Il sistema di combattimento è funzionale, ma un po’ goffo, specialmente la mira manuale che blocca il personaggio e costringe a puntare con la levetta analogica utilizzata per il movimento. Molte delle critiche ricevute in passato erano legate proprio a queste fasi, e vedere che non c’è stato un grosso passo avanti dispiace. Comunque sono state mantenute anche le cose positive, tra cui un ottimo sistema di crescita che permette di apprendere nuove mosse salendo di livello. Dopo un po’ il nostro personaggio è divenuto in grado di mirare automaticamente alla testa dei nemici per un istante, dare spallate in corsa, e cavarsi di torno zombie troppo aggressivi con una manata. La mira automatica, in particolare, è una tecnica utilissima, che usata a raffica per ottenere headshot rende molto meno fastidioso lo statico sistema di puntamento manuale. Le mosse disponibili sono tante, e sicuramente varieranno molto di protagonista in protagonista. Fino a quattro armi sono equipaggiabili contemporaneamente dall’inizio, ma potenziamenti specifici permettono di utilizzarne una in più e di allargare il misero inventario di gioco per poter far scorta di proiettili e cure. Verso la conclusione di una delle prime quest abbiamo incontrato anche un modder di armi, che oltre a vendere bocche da fuoco permetteva di potenziarle per il giusto compenso, una volta acquisita sufficiente dimestichezza nell’uso delle stesse. L’arsenale sembra piuttosto nutrito, e le possibilità nel titolo completo saranno quasi di certo moltissime. Stiamo però pur sempre parlando di uno Yakuza, e una delle cose più importanti in questi giochi è la libertà d’azione. Durante l’avventura di Shun abbiamo raggiunto alcune zone non infette di Kamurocho, piuttosto estese ed esplorabili. Qualche sottoquest semplice era già presente nella zona, ma l’unico vero compito “particolare”, l’ha offerto un muscoloso soldato americano, che ci ha portato in uno scantinato per… insegnarci a sparare. Vedere distrazioni di questo genere ci fa tirare un sospiro di sollievo, perché uno dei nostri principali timori era legato alle costrizioni derivanti dall’invasione di zombie. Dare reali valutazioni a riguardo non è ancora possibile, ci vorranno ore e ore di gioco per esplorare a dovere il quartiere, ma almeno un pizzico di libertà l’abbiamo potuto assaggiare. Un’altra curiosità, chiaramente ispirata da altri giochi legati ai non morti, è la presenza di nemici “mutati”. Speciali mostri con abilità speciali e molti più punti vita del normale. Durante l’avventura abbiamo dovuto eliminare un paio di enormi energumeni zombie molto simili ai Tank di Left 4 Dead, e delle zombie donna urlanti da mandare rapidamente al creatore perché in grado di richiamare orde di nemici. Vista la presenza di questi avversari elite, boss fight piuttosto epiche contro mostri pericolosissimi non sono da escludere.
La bellezza non è tuttoIl comparto tecnico di Yakuza: Dead Souls non è superlativo. Se da un lato i modelli dei personaggi principali sono molto dettagliati e ben animati, dall’altro quelli meno importanti non sono nulla di speciale. Gli edifici e le ambientazioni del gioco poi difficilmente stupiranno qualcuno. Le mappe sono abbastanza semplicistiche. Buone le animazioni e ottimo il sonoro, anche se ancora una volta non tutti i dialoghi sono doppiati, e in molti casi i discorsi in game sono resi con frasi spezzate mentre il testo scorre.
– Sembra mantenere le migliori caratteristiche della saga nonostante la premessa
– L’invasione di non morti può portare spunti interessanti
– Quattro protagonisti
Non sappiamo bene come prendere il peculiare cambio di direzione di Yakuza: Dead Souls. Da una parte un’invasione di non morti offre sempre spunti interessanti, ma dall’altra forse la folle premessa potrebbe valorizzare un po’ troppo il combattimento e limitare la libertà di gioco. Senza contare che le vicende trattate perdono un po’ di impatto quando inserite in un contesto così assurdo per la saga. Speriamo che i nostri timori siano infondati, e che l’ultima creatura di Nagoshi si riveli all’altezza dei capitoli precedenti.
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