I trentenni che nell’ormai lontano ’89 erano solo dei frugoletti curiosi se lo ricorderanno di certo: Wonder Boy III: The Dragon’s Trap era il quarto capitolo di una serie storica per le console di SEGA, uno tra i più riusciti e coinvolgenti, che il sottoscritto giocò su Master System fino allo sfinimento e di cui tutt’oggi ne conserva un piacevole e malinconico ricordo d’infanzia. Era il seguito diretto di Wonder Boy in Monster Land e cominciava da dove quest’ultimo s’interrompeva, riproponendo una versione meno tortuosa dell’area finale. Qui, il protagonista sconfiggeva il drago del castello e subiva una terribile maledizione che lo avrebbe costretto a trasformarsi in diversi animali lungo tutto l’arco dell’avventura.
Molti anni dopo
Nel 2007 DotEmu è nata con una precisa filosofia: dare una seconda vita a dei classici senza tempo e far riscoprire alle nuove generazioni i titoli del passato, mantenendo al contempo lo stesso spirito delle opere di allora. Dopo Pang Adventures, la 20th anniversary edition di Another World e la riproposizione di franchise importanti per il periodo d’appartenenza, sta per arrivare anche il momento di Wonder Boy. Dello sviluppo se ne occuperà Lizardcube, composta da programmatori che si dichiarano grandi fan della serie originale. E da quanto si è visto finora, bisogna dire che stavolta non si tratta affatto di un commento di facciata.
Il poco materiale mostrato lascia già capire quanto rispetto ci sia per l’originale The Dragon’s Trap. A tal proposito, risulterà fondamentale il contributo di personalità come Ryuichi Nishizawa e Shinji Fujiwara, che stanno fornendo al team di sviluppo tutta la documentazione legata al progetto originale. Progetto che, tra l’altro, si configura come una moderna rivisitazione di Wonder Boy III, che speriamo possa andare un po’ oltre il semplice “revamp” grafico.
La storia seguirà naturalmente le linee guida del titolo uscito alla fine degli anni ’80, con un protagonista costretto ad attraversare la “Terra dei Mostri” alla ricerca di una cura. Trasformato prima in un uomo-lucertola dal primo drago e successivamente in topo, piranha, leone e falco dagli altri draghi portatori di un’antica maledizione, il cammino dell’anti-eroe sarà anche stavolta condizionato dalle diverse forme che assumerà e dalle abilità che queste trasformazioni gli consentiranno di usare. Ecco dunque che scorgeremo zone sopraelevate raggiungibili solo con le sembianze dell’uomo-falco, oppure superfici su cui camminare (anche facendosi beffe della gravità) dopo essere diventato un uomo-topo. Gradiremmo, a tal proposito, che gli sviluppatori aggiungessero ulteriori variabili a questa formula di successo, ampliando il concept di base e garantendo una varietà maggiore rispetto al primo The Dragon’s Trap.
Mezzo uomo, mezzo animale
Wonder Boy III: The Dragon’s Trap è essenzialmente un platform-adventure con elementi appena abbozzati da gioco di ruolo. Entrando nel negozio presidiato da un maiale con una benda su un occhio sarà possibile acquistare armi, scudi e armature, le cui funzionalità saranno determinanti per poter attraversare aree altrimenti off-limits. E speriamo sarà determinante anche il livello di carisma che all’epoca condizionava i rapporti coi negozianti, che potevano rifiutare la vendita di beni nonostante i soldi fossero più che sufficienti.
Siamo curiosi di capire inoltre come funzionerà il sistema di salvataggio. Nel classico di SEGA/Westone, entrando in chiesa ci veniva forniva una password per poter continuare la partita da dove l’avevamo interrotta l’ultima volta, e per quanto sia forte il senso di fedeltà degli sviluppatori, crediamo proprio che stavolta ci saranno dei punti di salvataggio come siamo abituati a conoscerli, più consoni al nostro periodo.
Le novità promesse dal team di sviluppo sono ancora avvolte nel mistero, ma pare chiaro quanto questa riproposizione del gioco non differirà poi molto – in termini di meccaniche – da ciò che fu The Dragon’s Trap. Colpiscono invece le magnifiche animazioni e il delizioso restyle grafico, dolce nelle linee, con colori più accesi e con un forte accento sulla morbidezza dei personaggi e degli ambienti. Si tratta oltretutto di una scelta artistica azzeccata in pieno, adeguata a quella che è l’anima di una serie come Wonder Boy. La particolare colonna sonora è basata su quella originale composta da Shinichi Sakamoto, arrangiata per l’occasione con gli strumenti classici. In attesa di saperne di più sull’entità del progetto e se il concept verrà espanso o meno, fatevi un favore: recuperatelo o andate a rispolverare il vostro Master System.
– Graficamente è davvero molto delizioso
– Il ritorno di un grande classico, con la promessa di qualche novità
– Rispettoso del materiale originale
DotEmu, fedele alla sua linea, si fionda su un altro classico con l’intenzione di farlo tornare grande come un tempo. Tocca a uno dei capitoli più rappresentativi di Wonder Boy, quel The Dragon’s Trap a cui molti giocatori nati negli anni ’80 hanno dedicato un breve periodo della propria infanzia. Tra la voglia di cavalcare l’onda sempre fervente della nostalgia e la volontà di far risorgere un franchise mai troppo lodato, l’iniziativa ha anche il merito di aver messo in luce un progetto che sembra aver imboccato la giusta direzione.