Watch_Dogs è stato un titolo capace di scuotere, nel bene e nel male, il panorama videoludico di inizio generazione: le promesse mancate di Ubisoft hanno dato vita a un gioco caratterizzato da forti contrasti, tra cui una fantastica atmosfera noir e oppressiva rovinata da una sceneggiatura incongruente, un sistema di hacking potenzialmente innovativo ma stroncato da limitazioni dovute all’utilizzo di un solo pulsante, e altro ancora. La software house francese ci riprova, ancora una volta, cambiando radicalmente setting e introducendo un personaggio – il giovane Marcus Holloway – non più mosso dalla sete di vendetta bensì da forti ideali di libertà che lo spingono a combattere il potere oppressivo del governo: Watch_Dogs 2 riuscirà a convincere gli scettici nella difficile impresa di portare alla luce le qualità di un brand parzialmente inespresso?
Insieme si vince, divisi si perde
Impossibile parlare del nuovo protagonista, Marcus Holloway, senza citare l’organizzazione DedSec, già presente nel primo capitolo e gradito ritorno nel secondo episodio della saga, in una versione più organizzata, scanzonata e giocosa: l’atmosfera che si respira è differente rispetto alle scure ombre dai toni noir di Chicago, al contrario, la baia di San Francisco è un enorme parco giochi grazie al quale la società hacker della zona potrà sbizzarrirsi in ogni modo, dall’hacking selvaggio alla continua ricerca di follower per i social network dedicati. Un tono più underground, che trae spunto a piene mani dallo stile hip hop, dai graffiti colorati sui muri incrostati di una periferia, dall’ossessione per la grafica 8-bit, in un connubio del tutto nuovo con il mondo informatico che prende le distanze dalla sete di vendetta dell’ombroso Aiden Pearce. La corporazione di cyber security Blume, aiutata dal potere nascente del politicante nazionalista Truss, ha diffuso il proprio sistema operativo per l’intera San Francisco, profilando e controllando le identità di ogni singolo cittadino residente, costringendo i residenti a vivere in una democrazia controllata che tanto assomiglia a una versione sorridente del Grande Fratello di George Orwell. Tematiche simili ma raccontate quindi in modi diametralmente opposti, abbandonando così le atmosfere seriose del primo capitolo per abbracciare senza mezzi termini un nuovo protagonista spinto non più dalla sete di vendetta ma da ideali di libertà e dalla voglia di ribellione; motivazioni certamente valide, che non raggiungono però il livello di drammaticità vissuto con Aiden nel capostipite della serie. Il tono scanzonato della produzione trova quindi terreno fertile anche nella caratterizzazione del protagonista principale, Marcus Holloway, un giovane ragazzo amante dell’elettronica, dallo sguardo sempre divertito e dalla passione per il parkour.
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La demo mostrata, assai guidata e poco incline a lasciarsi scoprire, ha mostrato il protagonista principale alle prese con un’attività quotidiana, mentre cammina su e giù per le vie di San Francisco. Questo primo sguardo al titolo ci ha permesso di comprendere a fondo le meccaniche di hacking basilari e avanzate: come in Watch_Dogs, Marcus Holloway potrà profilare e identificare gli abitanti della città semplicemente con la pressione contestuale di un tasto mentre si trova di fianco a un cittadino. Da qui si genera un menù circolare con il quale poter scegliere numerose opzioni avanzate, tra cui il rubare denaro dalla carta di credito, far squillare il telefono per distrarre il malcapitato o ancora inviare dei sicari per punire un comportamento scorretto o per semplice e puro divertissement. A corredo di queste possibili scelte si affianca la capacità del nostro eroe di controllare anche le auto accedendole in remoto e facendo loro assumere comportamenti imprevedibili, tra cui folli corse contro i muri o virate improvvise per spaventare i passanti e creare scompiglio nel quartiere. Ritorna anche il sabotaggio della segnaletica luminosa stradale e dei generatori sparsi per l’ambiente circostante, estendendo quindi il ventaglio di possibilità introdotto con il primo episodio della serie: a differenza di quest’ultimo Marcus Holloway potrà estendere le sue abilità di hacking attraverso l’utilizzo di alcuni droni. Il primo è un robot su due ruote dalle piccole dimensioni, capace di sgattaiolare attraverso i nemici e il fiuto dei cani da guardia grazie alla sua estrema mobilità e alla capacità di balzare per brevi distanze. Il secondo giocattolo di Marcus è invece un drone aereo che può volare silenziosamente sopra le teste dei nemici per attivare alcuni generatori – impossibili da raggiungere a piedi o tramite il parkour – utili per aprire porte e attivare diversi tipi di oggetti tecnologici sparsi per la mappa di gioco. Ogni drone è fondamentale per mantere un incedere cauto e relativamente sicuro durante le missioni: Marcus non è dotato di alcun giubbotto antiproiettile e pochi colpi ben assestati possono uccidere il nostro alter ego, costringendo il giocatore a riavviare la partita dal checkpoint precedente. Curioso come gli stessi sviluppatori abbiano dichiarato che in Watch_Dogs 2 sarà possibile concludere la modalità storia senza uccidere nessuno, a conferma di come il team di sviluppo abbia cercato di creare un vasto ventaglio di possibilità di approccio alla missione. Quest’ultime saranno attivabili tramite la visione del proprio cellulare, alla voce DedSec: in questo piccolo hub potremo visualizzare le missioni assegnate a Marcus di volta in volta, con relativa descrizione e denaro guadagnato, per poi segnalarle sulla mappa di gioco tramite la pressione di un apposito pulsante.
Benvenuti a San Francisco
Mappa di gioco che si rivela enorme, con una San Francisco divisa in quartieri caratterizzati ognuno da una palette cromatica diversa, da una forte diversità tra gli edifici e dal tipo di abitanti al loro interno: essi sembrano avere delle routine quotidiane molto interessanti e ben sviluppate, capaci quindi di compiere comportamenti credibili che beneficiano molto all’atmosfera generale di Watch_Dogs 2. Il nuovo sistema di guida introdotto in questo capitolo risulta più versatile e responsivo rispetto al precedente, anche se permangono ancora alcuni piccoli problemi che si celano nei dettagli, tra i quali un sistema di collisioni ancora non del tutto convincente e un effetto saponetta che – anche se ridotto al minimo – continua a far sentire in parte la sua presenza. Un veloce sguardo alla modalità cooperativa ci ha permesso di capire il suo funzionamento, totalmente differente rispetto a quanto visto nel primo capitolo, in cui si assisteva a vere e proprie invasioni da parte di alcuni utenti pronti a vender cara la pelle pur di uccidere il nostro vigilante. Sparsi per la mappa di gioco vi sono infatti altri agenti dell’organizzazione DedSec guidati da altri giocatori, con i quali potremo interagire tramite un sistema di emoji e partecipare alla loro partita semplicemente premendo il tasto triangolo: in questo modo si potranno svolgere alcune missioni in co-op o semplicemente vagare per la città divertendosi con le possibilità di hackeraggio introdotte o il nuovo sistema di parkour, del tutto simile a quello visto in Assassin’s Creed attivabile tramite la pressione del tasto dorsale. Visivamente il gioco si difende molto bene, considerando la sua natura free roaming: San Francisco è forse tra le più belle città americane e gli artisti di Ubisoft sono riusciti a catturare in un mondo virtuale tutto ciò che rende straordinaria questa metropoli, dalle architetture europee al brillante Sole che si staglia sulle acque tranquille della baia. La draw distance notevole e una certa cura dei dettagli contribuiscono quindi a donare un’atmosfera sognante e magica a Watch_Dogs 2, purtroppo afflitto da un aliasing che mina in parte la qualità globale della cosmesi visiva e da un sistema di illuminazione abbastanza piatto e poco incisivo.
– San Francisco e la sua atmosfera;
– Sistema di hacking estremamente approfondito;
– Approccio alle missioni diversificato.
Watch_Dogs 2 ha un peso difficile sulle sue spalle. Deve infatti dimostrare di essere migliore del precedente episodio, mantenendo però le qualità che hanno contraddistinto il debutto della serie e ampliandole per portare al massimo grado il divertimento e il piacere che se ne può trarre. Il sistema di hacking è notevolmente migliorato, così come la possibilità di approcciare le missioni in modo sempre diverso: ciò che ci ha meno convinti è stata la presenza di un sistema di guida che – seppur di base sia migliorato notevolmente – necessita ancora di alcuni aggiustamenti e di un comparto tecnico nella media supportato però da una direzione artistica capace di cesellare San Francisco come mai prima d’ora.