Gli fps sono al momento uno dei generi commercialmente più floridi in circolazione. Vendono come il pane in quasi tutte le salse, e molte delle serie più note del gaming tutto fanno parte di questa tipologia di shooter. Immersivi, immediati e spettacolari, gli sparatutto in prima persona rappresentano una manna per le grosse case, ma questo non significa che nel panorama odierno anche loro non abbiano dovuto affrontare sviluppi simili a quelli degli altri generi.
Quegli shooter costruiti sullo sviluppo di armi e perks, programmati per essere intuitivi e divertenti sia che li si giochi a casaccio che in gruppo, hanno conquistato la maggior parte della fetta di mercato. Il resto invece sopravvive al solito grazie alle community dure e pure, a finanziamenti tramite Kickstarter e affini, o a team indie che non hanno dimenticato le origini dello sparatutto competitivo. Le origini, nel caso non fosse cristallino, sono gli arena shooter: titoli che oggi apparirebbero alieni a gran parte del pubblico pagante, e che per via della loro velocità astrusa e complessità nascosta hanno poco da spartire con lo sparatutto “moderno”. Uno quindi non si aspetterebbe mai di veder tornare marchi storici come Quake Arena o Unreal Tournament tra i vivi, considerando l’andazzo… poi però arrivano gli Epic Games, a cui l’esistenza di Unreal la dobbiamo, e dall’alto del loro engine gettonatissimo e della loro libertà generale decidono di riportare in vita proprio la loro storica creatura.
Come farlo in questo periodo oscuro? Ma con un free to play of course. Attenti però, non tagliatevi le vene: qui si parla di un free to play reale, senza vantaggi di alcun tipo, completamente skill based, fedelissimo alle sue radici e molto, ma molto sperimentale.
Boom, headshot!
Precisiamo subito perché uno shooter come Unreal Tournament fatichi a risuonare con i gusti delle attuali generazioni. Qui le vittorie uno deve ottenerle con sangue e sudore, perché il fatto di avere un gameplay costruito attorno a un mirino fisso senza possibilità di mirare (tolto lo sniper) è essenziale solo all’apparenza. Più che appostarsi e trovare zone calde utili, un giocatore deve muoversi e sfruttare mobilità e posizionamento al 200%. Ci si sposta con la velocità di una saetta e la possibilità di slittare a terra o sui muri, effettuare scatti laterali rapidissimi o confondere i nemici con wall jump e manovre complesse di vario tipo. Persino le piattaforme mobili vanno sfruttate al meglio, poiché la loro spinta offre possibilità extra e trucchetti spettacolari per prendere di sorpresa il nemico, trucchetti che per di più è impossibile utilizzare a dovere senza avere ben presente il layout delle mappe. La necessità di avere buona memoria e sapersi muovere non sono però le uniche forze del gameplay: ogni arma è unica e va utilizzata con tutti i suoi pregi e i suoi difetti per ottenere vantaggi concreti, sempre appaiata a un posizionamento assennato. Sparare con uno Shock Rifle vuol dire saper usare anche la sua sfera elettrica secondaria, per colpire nemici coperti da muri o al di là di aperture con l’esplosione ad area che questa può provocare se colpita. I lenti ma dannosissimi proiettili del Bio Rifle possono “intrappolare” un avversario in un’area e ucciderlo all’improvviso senza dargli scampo. E persino quel fucilozzo balordo del Flak Cannon permette di colpire oltre gli angoli con i suoi proiettili rimbalzanti, mentre il classico rocket launcher necessità di capacità di previsione e furbizia per essere usato a dovere.
Nulla è lasciato al caso, usare una sola arma a dovere non porta da nessuna parte, le scelte sono molte di più della manciata che vi abbiamo descritto poco prima, e le partite sono una costanti corse alle bocche da fuoco migliori, in arene dove la vita non si rigenera, l’armor è preziosa e ogni frag è una botta di adrenalina pura.
Ecco, immaginate tutto questo, solo che nella nuova versione è ancora più frenetico e affinato.
La forza di una community
Non è solo il ritorno di un gameplay titanico a rendere il nuovo Unreal interessante, sono le sperimentazioni a livello di sviluppo di cui parlavamo all’inizio. Gli Epic non solo han deciso di rendere gratuito il loro gioco, ma di svilupparlo supportati dal crowdsourcing, cioè lavorando a stretto contatto con la community, assorbendo di continuo il loro feedback e persino introducendo nel gioco modalità da loro proposte e mod da loro create, tra cui armi, mappe, personalizzazioni estetiche dei combattenti e quant’altro. Una filosofia non dissimile da quella di DOTA 2, ma molto più aperta, visto che il nuovo Unreal pare proprio voler prendere forma in base ai desideri della fanbase, piuttosto che proporle un titolo già definito con ondate continue di contenuti provenienti dai modder. A gran voce sono già state richieste nuove mappe, la Bombing Run (una modalità con palla e bersagli, tra le prime del suo genere), il Duel Mode 1 contro 1, e sono molte le novità previste per il futuro. A livello tecnico sono poi stati fatti importanti passi con l’introduzione tempo fa della mappa Outpost 23, che ha mostrato i muscoli dell’engine e il potenziale del gioco con una rinnovata veste grafica, anche se il sistema non sfigura minimamente su vecchie mappe praticamente prive di texture.
Quindi, ricapitolando, un titolo creato in parte dalla community per la community, completamente gratuito, senza microtransazioni al di fuori di quelle legate alle personalizzazioni ad opera dei modder, con una giocabilità fedele ai predecessori e ancor più gustosa, armi devastanti e variegate, aggiornamenti continui, una marea di modalità possibili e un prevedibile graficone. Suona troppo bello per essere vero.
– Gameplay fedele alle sue radici e sempre esaltante
– Sviluppato a stretto contatto con la community e con il suo aiuto
– Gratuito
Epic Games è sulla strada giusta, e basta provare la alpha aperta a tutti per rendersene conto. La nuova incarnazione della sua storica serie è veloce, brutale, e maledettamente tecnica ed esaltante. Tutto ciò che dovrebbe essere insomma, ma in veste del tutto gratuita e con una nuova grafica splendente (anche se ancora molto c’è da fare in questo campo). Il lavoro avanza, supportato da una community sempre più speranzosa e da un team che la ascolta avidamente. Unreal Tournament potrebbe seriamente tornare in tutto il suo splendore. Diamogli tempo.