Anteprima

Unravel

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a cura di LoreSka

Onestamente, non ce lo aspettavamo. Nel bel mezzo di una conferenza ricca di titoli ma dal ritmo poco trascinante, EA ha tirato fuori dal cilindro un gioco che ha fatto innamorare la platea dopo pochi istanti. Poche immagini, un pupazzetto di lana e uno sviluppatore sul palco in preda a una crisi di panico sono stati sufficienti per svegliare il mondo dal torpore, e per farci entrare nella mente e nel cuore il mondo di Unravel, prima opera importante di un team indipendente svedese che vedrà presto la luce sulle console di nuova generazione e PC.
Pura lana svedese
Unravel nasce in un villaggio sperduto della Svezia. Gli sviluppatori di questo gioco avevano in mente la storia di un pupazzo fatto di lana, legato da un lungo filo al gomitolo che ne ha dato origine. Un gomitolo di un’anziana donna dallo sguardo malinconico e il volto rugoso, che accarezza dolcemente le foto del suo passato. Il gioco, dunque, si fa metafora di un “filo conduttore” degli eventi e dei ricordi del passato di questa donna, nata e cresciuta in Svezia e, probabilmente, testimone di tanti avvenimenti storici e di avventure personali. 
Così, il nostro pupazzo – ribattezzato Yarnie – fugge dalla casa della signora per avventurarsi nelle foreste e nelle campagne della Svezia, attraversando la breve estate nordica per inoltrarsi nel rigido inverno, ritrovando ricordi perduti e portando a termine un viaggio introspettivo.
Il concept è affascinante, ma è la realizzazione tecnica ad averci impressionati. Gli sviluppatori intendevano sin da subito restituire un ritratto credibile dei paesaggi scandinavi, presentando un pitch realizzato attraverso una serie di fotografie scattate nei boschi attorno alla casa di un membro del team di sviluppo. Yarnie fu creato facendosi prestare un gomitolo di lana da un punkabbestia in un campeggio, e le foto furono presentate ai produttori che risposero con un’accoglienza forse inaspettata. Così, questo piccolo team di sviluppo chiamato Coldwood con sede nel bel mezzo del nulla (cercate Umeå su Google Maps) si ritrovò ad un tratto ad avere per le mani un prodotto di importanza enormemente superiore ai propri precedenti lavori, con l’onere di salire sul palco dell’E3 per presentare qualcosa di accattivante. E, diamine, ci sono riusciti davvero bene.
Non è LittleBigPlanet
Unravel è strutturato come un puzzle platform bidimensionale, in cui Yarnie si “srotola” procedendo nel livello e in cui mancano tutti gli elementi di creatività e condivisione visti in una serie come LittleBigPlanet, a cui evidentemente Unravel deve molto in termini di character design. Il giocatore deve affrontare diversi rompicapi superabili attraverso l’utilizzo ingegnoso della lana, che può essere legata e tesa per creare dei ponti o dei trampolini su cui saltare, e può essere utilizzata a mo’ di liana per scendere burroni, risalire scogliere e dondolarsi tra i rami della foresta. Allo stesso modo, la lana viene utilizzata nella risoluzione di alcuni puzzle basati sulla fisica, che non hanno mancato di farci grattare la testa nel corso della breve prova concessaci.
Dopo una certa distanza, Yarnie esaurisce la propria lana ed è costretto a trovare altri gomitoli per procedere. Il giocatore, dunque, è costretto non solo a superare i puzzle, ma a superarli in un ordine preciso in modo tale da raggiungere sempre il gomitolo di scorta che gli consentirà di procedere. Ogni errore commesso obbliga a ritornare sui propri passi, in quanto Yarnie è obbligato a “riallotorarsi”. Il backtracking, dunque, diventa particolarmente originale poiché ci costringe a compiere le operazioni svolte in precedenza in ordine inverso. Teoricamente, dunque, in Unravel potrebbe essere possibile “ingarbugliarsi” dopo qualche errore commesso in una sezione particolarmente intricata, e costringere il giocatore a ricaricare dal checkpoint precedente. Una meccanica che abbiamo trovato fresca ed originale, e che si fa allegoria della pazienza di una persona che sta lavorando a maglia.
Il ritmo di gioco, come sospettabile, è estremamente rilassato ma non per questo noioso. Non mancano i colpi di scena, e i ricordi svelati da Yarnie durante il suo viaggio possono celare qualcosa di drammatico e storicamente significativo. Inoltre, questo è un gioco contemplativo, nel quale ci si perde spesso ad ammirare gli splendidi sfondi e le straordinarie trovate grafiche degli sviluppatori, che si sono dedicati anima e corpo per offrire dei colpi d’occhio mozzafiato. Se, poi, ci soffermiamo a guardare l’espressione tenera e spaurita dell’omino di lana che si sposta tra la pioggia e il sole, non ci si impiega molto ad andare in brodo di giuggiole.

– Stile artistico eccezionale

– Il personaggio colpisce al cuore

– Puzzle fisici ben architettati

Unravel è stata una bellissima sorpresa dell’E3 2015. Mai ci saremmo aspettati di vedere un titolo così incantevole nelle mani di uno studio pressoché ignoto, né mai avremmo creduto che i fautori di FIFA e Battlefront si sarebbero interessati a un progetto di questo tipo. Felici di essere stati smentiti: il catalogo EA si arricchisce con qualcosa di unico, e siamo francamente contenti che la big major abbia avuto il coraggio – e forse la follia – di innamorarsi di un pupazzetto di lana rossa. Ma li comprendiamo: anche noi, dopo la prima prova, ci siamo innamorati.

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