Anteprima

The Solus Project

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a cura di Specialized

Il genere dei survival game (non per forza horror) non ha mai vissuto un periodo ricco di uscite come questo. Impostazione generalmente sandbox, visuale in prima persona (ma non sempre), un mondo da esplorare, parametri vitali da tenere sott’occhio, esplorazione e un bel inventario da riempire. Elementi ormai tipici di questi titoli (ma non dimentichiamo anche il sonno, il caldo, il freddo, eventuali nemici da sconfiggere) che ritroviamo anche in The Solus Project, survival sci-fi in soggettiva realizzato con l’Unreal Engine 4 che da pochi giorni potete acquistare su Steam a 13,49 euro. A dire il vero si tratta ancora di un Accesso Anticipato visto che tutti i dieci capitoli del gioco arriveranno a maggio, ma questo antipasto con tre livelli e con ancora qualche magagna da sistemare getta comunque uno sguardo piuttosto approfondito su quanto ci aspetta in questa sorta di Sopravvissuto – The Martian videoludico. In The Solus Project non siamo proprio sul pianeta rosso, bensì su un pianeta-isola dove il nostro alter ego si ritrova dopo essere uscito miracolosamente indenne dalla sua navetta spaziale precipitata in quel luogo. Luogo che teoricamente dovrebbe essere disabitato, ma basta un po’ di esplorazione per rendersi conto che da quelle parti è prosperata un’antica civiltà e che non siamo esattamente soli. Iscrizioni sui muri in stile geroglifici egizi, manufatti da raccogliere e altri indizi ci fanno capire che potrebbe esserci qualcosa di pericoloso su questo pianeta apparentemente idilliaco, anche se i rischi maggiori in The Solus Project non arrivano da mostri o alieni (finora del tutto assenti), bensì dalla sopravvivenza.
L’importante è sopravvivere 
Sete, fame, freddo, caldo e sonno, notti gelate che necessitano un riparo in una grotta e l’accensione di un fuocherello per scaldarsi, una tenda per ripararsi dal caldo cocente durante il gioco. E poi ancora evitare di camminare in acqua per non infreddolirsi ulteriormente, creare delle torce per esplorare i luoghi bui e muoversi di notte, riempire borracce con l’acqua che riusciamo a trovare in giro, mangiare. Per fortuna l’atterraggio sul pianeta ha lasciato dietro di sé pezzi e detriti dell’astronave con relative scorte e, se si sceglie il livello di difficoltà medio, l’elemento survival non è certo impossibile da gestire. Per di più un pad nella mano sinistra sempre visibile riporta tutte le statistiche da tenere d’occhio e, a parte nella prima ora di gioco quando dovevamo capire bene il funzionamento del tutto, in circa quattro ore di prova non siamo mai morti se non per cadute dall’alto che tra l’altro andrebbero riviste, visti i danni eccessivi che provocano. Se si rimane feriti nei passaggi “platform”, si può ricorrere a uno dei medikit sparsi per l’area di gioco, mentre optando per il livello di difficoltà più elevato l’elemento survival è molto più tosto e morirete spesso se non tenete conto di tutte queste varianti. Noi però abbiamo preferito goderci The Solus Project più come un’esperienza esplorativa che non di pura sopravvivenza, anche perché gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro nel design di questo pianeta e graficamente parlando il gioco funziona alla grande, con scorci spesso bellissimi, effetti atmosferici di grande presa e un lavoro davvero minuzioso nel creare un’atmosfera di mistero, desolazione, pericolo e bellezza allo stesso tempo. 
Esplorazione sci-fi
Da quanto visto fin qui avremmo preferito qualche esterno in più e qualche caverna in meno, ma trattandosi di un terzo del gioco aspettiamo la versione definitiva per trarre delle conclusioni. Inizialmente i controlli, la gestione dell’inventario e l’interfaccia risultano un po’ ostici, ma basta una mezz’ora per prendervi confidenza e per iniziare l’esplorazione di una mappa di gioco non vastissima ma nemmeno limitata o lineare. Se infatti possiamo seguire la trama e i vari obiettivi per arrivare al termine dei tre livelli in un paio d’ore, il bello del gioco è lasciarsi prendere dalla curiosità ed esplorare il più possibile, raccogliere artefatti, scoprire aree segrete, pensare con qualche puzzle in stile Myst e raggiungere l’entrata di una grotta in cima a una montagnetta. Tutto ciò, almeno per ora, funziona senza particolari limiti e la narrazione, raccontata attraverso documenti sparsi qua e là e ritrovamenti in loco, sembra promettere discretamente bene, anche se il timore è che 15-20 ore di gioco a questo ritmo e con questo tipo di gameplay possano nascondere una certa ripetitività di fondo. Grafica e sonoro sono comunque di buon livello e c’è da registrare solo qualche fenomeno di stuttering e qualche blocco improvviso di pochi secondi che sembra “freezare” il gioco ma che si risolve quasi subito. Contando comunque le brutture che si sono viste con molti giochi precedenti in Early Access, The Solus Project è in uno stadio di sviluppo già avanzato e se i lavori procederanno per il meglio a maggio potremmo trovarci di fronte (anche su Xbox One) a un survival esplorativo di grande interesse.    

– Tanto spazio all’esplorazione

– Meccaniche survival piacevoli

– Atmosfera e ambientazioni affascinanti

Poche ore di gioco ci sono bastate per inquadrare The Solus Project come uno dei survival esplorativi più promettenti di questo periodo. Lo vedremo in forma definitiva (e con tutti i dieci livelli di gioco) solo a maggio, ma già ora potete scaricare da Steam la versione in Early Access e divertirvi esplorando questo pianeta, cercando di sopravvivere, raccogliendo artefatti e scoprendo i segreti di un’antica civiltà. Un po’ Myst, un po’ The Forest senza i cannibali, un po’ The Journeyman Project 3: Legacy of Time senza I viaggi nel tempo. Insomma, avete capito…

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