Anteprima

The Order: 1886

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Si diradano d’improvviso le nebbie della Londra vittoriana alternativa pensata da Ready at Dawn; si alza il sipario su uno dei titoli più misteriosi e stuzzicanti sviluppati in esclusiva per la nuova console Sony e finalmente, possiamo dirvi senza troppi giri di parole che c’è ben più di un motivo valido dietro alla lunghissima gestazione di questa nuova IP. Se c’è un gioco in particolare che durante lo scorso E3 è riuscito a destare una certa attenzione e a creare un alone di mistero che ha generato diverse domande su cosa si celava dietro il trailer di debutto realizzato con spezzoni in game, questo è certamente The Order: 1886. La nuova opera di Ready at Dawn, dopo qualche mese di assoluto silenzio che ha tenuto sulle spine i tanti giocatori che avrebbero voluto subito saperne di più su questo nuovo progetto, comincia finalmente a svelarsi, mettendo in luce diverse caratteristiche che non potranno fare a meno di creare una dose di hype non indifferente. Solo per farvi capire la portata di questo nuovo progetto, vi basti pensare che si discuteva e lavorava ai primi concept di gioco già nel lontano 2005, ben otto anni fa; proseguendo lungo la fase di pre-produzione si è poi giunti al 2009, anno in cui la creazione di un nuovo engine proprietario ha dato effettivamente il via allo sviluppo di The Order: 1886, che dovrebbe infine arrivare su PlayStation 4 in un periodo imprecisato del 2014. Ma cosa rende questo gioco così interessante? Siamo davvero al primo assaggio di next-gen vera e propria, con idee mai viste e traguardi tecnici irraggiungibili per le console attuali? Secondo quanto dichiarato dai talentuosi sviluppatori californiani, pare proprio di sì, perché The Order: 1886 fa leva esattamente sulle potenzialità di PS4 per presentarsi come mai avrebbe potuto con le limitate caratteristiche delle tecnologie odierne. Ma non è solo una questione tecnica, c’è di più. Molto di più.

I Cavalieri della Tavola Rotonda
La storia di The Order: 1886 comincia centinaia di anni fa, attorno al VII e VIII secolo, quando durante una serie di eventi ancora avvolti dal mistero la specie umana comincia a dividersi in due dopo la mutazione di alcuni individui in qualcosa di ignoto, dai tratti bestiali e animaleschi, in belve molto più forti degli umani stessi, che danno vita a delle sanguinose guerre e mettono in ginocchio un’umanità che nel corso del tempo è rimasta decimata ed è giunta ormai sull’orlo del collasso. Solo dopo secoli si comincia ad affacciare una speranza per il mondo, che ha le sembianze di un coraggioso cavaliere dell’Ordine chiamato Arthur Galahad, che radunerà al suo cospetto i più valorosi per provare a difendere la popolazione nonostante sia ben consapevole del fatto che il piatto della bilancia non penda decisamente a suo favore. La situazione è disperata e apparentemente irrecuperabile, la nuova razza ibrida continua a mietere vittime e a dimostrare una potenza soverchiante anche rispetto ai cavalieri dell’Ordine, ma il destino dell’umanità, dopo secoli di sottomissione, violenze e indebolimento, comincia a mutare attorno al diciannovesimo secolo, periodo in cui ci troveremo ad affrontare la nostra avventura. Il progresso tecnologico sbocciato dopo la rivoluzione industriale ha dato vita a un’evoluzione tale da permettere ai cavalieri di poter fronteggiare la nuova razza dominante grazie allo sviluppo di nuovi sistemi di comunicazione e ad alcune armi prototipo devastanti ma ancora molto instabili. La città di Londra qui rappresentata ospita i risultati dei primi sprazzi di progresso con una resa estetica a cavallo tra lo steampunk, il fantasy e la fedeltà storica del periodo, mentre la guerra e le battaglie imperversano e gli scontri si fanno sempre più feroci e crudi. La vera svolta, però, avviene nel momento in cui i cavalieri entreranno in contatto con una sostanza chiamata black water, che ha l’effetto di guarire portentosamente le ferite e allungare la vita di molti, molti anni. Arthur porta addosso le cicatrici psicologiche di una vita in cui continua ad invecchiare con molta lentezza, mentre tutti attorno a lui continuano a morire; in questo senso, sarebbe interessante capire se Ready at Dawn riuscirà ad approfondire i tratti caratteriali e la personalità del protagonista, che porta addosso un fardello simile a quello già visto con Kaim in Lost Odyssey. Sir Arthur Galahad non è il superuomo di turno che irrompe nella scena con la smaccata vanagloria di chi sa di avere tra le mani il destino della propria gente, ma è un personaggio molto più pacato e per certi versi oscuro e misterioso; se nella letteratura del Ciclo bretone i Cavalieri della Tavola Rotonda erano alla ricerca del Sacro Graahl per motivi più nobili e alti, in questa particolare loro versione la salvezza è più materialistica e prevede la difesa e la conservazione della nostra specie in declino. All’interno del mondo tratteggiato da Ready at Dawn, inoltre, si palesano controverse questioni politiche e sociali che portano dei dissidenti a ribellarsi al potere, alla nobiltà e ai ricchi, appoggiati totalmente dei cavalieri a sfavore dei poveri, i quali si rendono protagonisti di movimenti rivoltosi nonostante siano consapevoli (e vittime a loro volta) della guerra centenaria che si protrae da tempo immemore tra le due fazioni. È Interessante a questo punto constatare come in The Order: 1886 sia presente un sistema sociale ben definito che lascerebbe spazio a diverse digressioni sulla controversa moralità dei nostri quattro protagonisti, che lottano contemporaneamente contro i riottosi – abbandonati e lasciati a combattere per i propri diritti e la propria misera condizione di vita – e contro una minaccia ancora più pericolosa, rappresentata appunto dalla terribile e sanguinaria razza ibrida. La premessa narrativa, il background di gioco complesso e articolato, e le implicazioni umane e umanitarie che possono venire a crearsi, sono ad onor del vero qualcosa di autenticamente speciale all’interno di un videogioco, ma per spiccare realmente e non palesarsi come facile fumo negli occhi o peggio ancora in qualcosa di appena abbozzato, questi elementi devono essere sviluppati con molta attenzione, cura e credibilità. La carne al fuoco, concettualmente, è davvero tanta, ma necessita di una cottura a puntino per essere gradevole al palato di utenti sempre più esigenti e attenti.

Al centro dell’azione
Ready at Dawn ha probabilmente capito fino in fondo l’importanza e la necessità di non uniformarsi con alcune scelte di gameplay molto discusse come i quick time event e l’interazione praticamente nulla di alcune scene pilotate dagli script, ed è proprio per questo motivo che in The Order: 1886, tutto accade in maniera molto più dinamica e credibile. Giusto per fare un esempio pratico, nel momento in cui prende vita un evento che prevede la mobilità del protagonista, la scena continua ad essere agita dal giocatore. Se trascinate un ferito verso un luogo al sicuro, menomando di fatto il vostro incedere, la telecamera zooma permettendovi di continuare a difendervi come meglio potrete mentre l’evento prosegue. Questa e tante altre scene, sono state ribattezzate col nome di ‘sequenze cinematiche interattive’, e dovrebbero venire incontro alle esigenze di chi detesta la passività e, soprattutto, dovrebbero fare in modo che le interruzioni di gioco siano ridotte all’osso. Da un punto di vista più generale, The Order: 1886 si presenta come un classico sparatutto in terza persona con sistema di coperture, che mantiene un’impostazione di tipo abbastanza classico per i canoni introdotti dalla generazione corrente. Ma l’elemento più sorprendente e per certi versi inedito è quello che ridefinisce il trattamento riservato ai giocatori durante quegli eventi che negli altri giochi appaiono sottoforma di abusatissimi QTE; qui siamo davanti a qualcosa di diverso, che dovrebbe rendere più vario il ventaglio di possibilità e scelte durante alcuni specifici momenti inaspettati. Se gli attacchi in mischia sono variabili e mettono in risalto le peculiarità delle armi, diverso è ciò che avviene in alcuni frangenti: capiterà ad esempio di essere attaccati da un ribelle in una zona al chiuso e senza alcun preavviso; in quell’istante entra in gioco un’abilità di Galahad, che gli permette di prevedere il risultato di determinate azioni, spianandogli così la strada a diverse scelte. Questa capacità è giustificata dalla centenaria esperienza nei combattimenti del protagonista, mentre da un punto di vista più pratico, tutto ciò si traduce nella possibilità di poter ruotare la telecamera verso delle zone o verso degli elementi dello scenario ai quali sono legati dei tasti da premere. È quindi facile capire come le situazioni varieranno parecchio di volta in volta, proseguendo con una schivata o con un contrattacco o utilizzando un’arma improvvisata per uscire dal momento di impasse che si viene a creare. O in altri modi che lasciano libero spazio alla fantasia e che non permettono di anticipare alcun tipo di conseguenza. Si tratta sostanzialmente di una sorta di variante dei soliti QTE, che a differenza degli altri giochi non vanno a incanalare lungo un imbuto a senso unico il corso degli eventi, ma offrono diversi bivi entro cui potersi muovere. Anche qui, come per le feature precedenti, bisognerà verificare l’efficacia di questa gradevole e insperata aggiunta che mette un po’ di brio rispetto a tutto ciò che è attualmente presente sul mercato.

Prodigi della tecnica
Lontano dai facili porting e dai progetti a metà tra una generazione e l’altra, The Order: 1886 è a tutti gli effetti un gioco studiato per PlayStation 4, e lo si capisce dal grande realismo della fisica e dalla resa estetica dell’ambiente che ci circonda. Non stiamo parlando solo da un punto di vista prettamente visivo, ma soprattutto di come le sollecitazioni esterne (quindi quelle generate dal giocatore) vadano ad impattare sugli oggetti e di come siano estremamente variabili i cambiamenti dopo i danni subiti, in base alla composizione dei materiali, alla pressione applicata, alla violenza dei colpi e al peso e alla consistenza dei tessuti stessi. Se col vostro team passerete radenti a un edificio dalla cui finestra penzolano dei panni messi ad asciugare, e ci passerete attraverso, noterete come il tessuto aderisca con credibilità al vostro corpo prima di allungarsi e riadagiarsi nella posizione iniziale con un naturale ondeggiare dei lembi. Se sparerete una saetta dalla vostra bizzarra arma o esploderete un colpo violento, lo spostamento d’aria farà svolazzare con grande impeto quello stesso lenzuolo. Sparando invece con un particolare fucile che emette un condensato di ossido di ferro e chissà cos’altro, dopo qualche colpo la soluzione si infiamma, con risultati sull’ambiente molto variabili. E la stessa cosa vale per tutti gli altri materiali, che si “comporteranno” in modo totalmente differente a seconda della loro costituzione, fino ad arrivare a un livello che potremmo definire molecolare. Giunti nel 2013, siamo stati abituati a una distruzione parziale degli elementi dello scenario o comunque a una gestione della fisica non così fedele alla realtà, con materiali ben più pesanti di altri che volavano via con la stessa leggiadria di un asciugamano o con dei pesi piuma che si appiattivano al suolo come se fossero ripieni di piombo. In The Order: 1886 questo non accadrà, e anzi, stupiscono gli effetti fino a oggi definiti secondari che qui sono stati trattati con grande cura. La distorsione dei metalli, per esempio, è finalmente realtà, e vedere ammaccate tubature, inferriate e travi in seguito a colpi di arma da fuoco è adesso possibile. Sono queste le feature tecniche che più risaltano all’occhio, ma naturalmente si spera che anche tutto il resto sia stato realizzato con cura certosina e tenga conto della grande fedeltà delle regole presenti nel mondo reale, soprattutto perché Ready at Dawn ha dichiarato che tutto ciò è parte integrante della visione filmica che ha di questo gioco, un titolo story-driven che ha tutta l’intenzione di imporsi come nuova avanguardia per il genere e che vuole espandere il franchise su più livelli. Non sappiamo ancora quali. Data la caratteristica peculiare dei cavalieri, che grazie alla black water sono in grado di sopravvivere per lunghissimo tempo e quindi anche di esistere attraverso diverse epoche storiche, è facile immaginare come l’eventuale successo del gioco possa espandere il progetto in maniera non dissimile da quanto avviene con Assassin’s Creed. Tuttavia, è ancora presto per mettere sul tavolo questi discorsi, soprattutto perché sono parecchie le domande che non hanno ancora trovato risposta. Qual è la reale origine di questa mutazione che ha creato la nuova razza? Da dove nasce l’Ordine, quando e per quali altri scopi è stato istituito? Cosa è realmente la black water e che correlazione ha col mondo di gioco? Tanti, troppi gli interrogativi che ruotano attorno a questa nuova e affascinante IP, che già da adesso, non può che imporsi come uno dei titoli di maggiore attenzione per la nuova generazione ormai pronta ad approdare nei nostri salotti. Preparatevi, perché se questo è l’inizio, in futuro ci sarà da divertirsi parecchio.

– Trama e background di gioco di alto livello

– Interessanti e inedite scelte di game design

– Ambientazione, personaggi, armi e periodo storico di grande fascino

– Un gioco tecnicamente e realmente next-gen

The Order: 1886 è il progetto più importante e ambizioso nella storia di Ready at Dawn, un titolo che si pone in una posizione di rilievo e grande attenzione da qualunque punto lo si osservi: trama ricca di sfaccettature, elementi narrativi stuzzicanti, scelte di gameplay che incuriosiscono parecchio e un lato tecnico che sulla carta sembra mettersi completamente alle spalle la vecchia generazione. Ci aspettiamo grandi cose da questo gioco, che ha tutto il potenziale per potersi imporre come uno dei progetti più sbalorditivi della prima ondata di prodotti next-gen.

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