Canto del cigno di Nintendo Wii U e primo vagito di Nintendo NX, The Legend of Zelda: Breath of the Wild si è presentato al pubblico dell’E3 di Los Angeles come unico gioco per l’azienda di Kyoto. Un intero, enorme padiglione dedicato ad un solo titolo, eppure insufficiente per contenere la passione di migliaia di giocatori, giunti in massa ogni mattina per tentare di strappare i 15 minuti di prova concessi ad ogni visitatore. Una coda impressionante, nella quale stoici avventori hanno pazientemente atteso il proprio turno per ore, consci del fatto di stare per assistere a qualcosa di speciale.
Perché sì, questo The Legend of Zelda: Breath of the Wild è un gioco speciale. Uno Zelda come non lo si era mai visto, intriso di cambiamenti alla formula che non vedevamo dai tempi di Ocarina of Time, e capace da solo di aprire una nuova epoca per una delle saghe più longeve e amate di sempre.
Abbiamo avuto l’opportunità di sederci di fronte a questo gioco e di provarlo ben oltre i limiti imposti al pubblico, restando per ben 35 minuti di fronte a questo attesissimo titolo, in due differenti demo che ci hanno portato a vivere le prime fasi di gioco e a trascorrere alcuni momenti in un’area più avanzata. E, ve lo diciamo subito, il gioco non ha deluso le nostre altissime aspettative.
Hyrule reloaded
Link si risveglia dopo cento anni di sonno in un mondo che non è più il suo. Hyrule è un luogo diverso, che ha subito una trasformazione: in questi cento anni si è sviluppata una nuova forma di tecnologia che deve avere portato alla proliferazione dei propri abitanti, ma anche alla loro distruzione. Hyrule è un modo dove la natura ha preso il sopravvento, dove i segni dell’uomo sono caratterizzati da edifici in rovina, e con la crescente minaccia del male. Ci viene detto che un nemico chiamato Calamity Ganon ha preso il sopravvento, e una misteriosa voce ci chiede di dirigerci verso il castello di Hyrule. Siamo determinati a farlo, ma di fronte a noi c’è un lunghissimo viaggio. Perché Breath of the Wild, come vedremo, è un gioco gigantesco.
Dopo il nostro risveglio, ci troviamo su di un plateau circondato da una grande scogliera. Ci è impossibile lasciare il luogo, ma un vecchio che incontriamo all’inizio dell’avvenuta ci propone uno scambio: un mantello per planare in cambio dell’esplorazione di un dungeon. O, meglio, di un santuario. Perché in Breath of the Wild i consueti templi si accompagnano a dei santuari, luoghi che ci hanno ricordato le tombe di Tomb Raider, posti privi di nemici ma con enigmi ambientali da risolvere. Qui prendiamo possesso della prima abilità, chiamata Magnesis, che ci consente di manipolare tutti gli oggetti metallici presenti nel gioco. Se i vecchi Zelda ci spingevano a liberare dei dungeon per ottenere nuove armi, in questo gioco la formula cambia: sì, ci saranno delle armi ottenute mediante l’esplorazione e l’uccisione dei nemici ma no, queste non saranno propedeutiche al prosieguo dell’avventura. Così, il giocatore non sarà virtualmente inibito ad accedere ad alcune aree, ma potrà sin da subito esplorare in lungo e in largo il mondo di Hyrule giungendo – se lo desidera – direttamente al boss finale. Una scelta che farà piacere agli speed runner, ma che risulterà sconveniente per la gran parte dei giocatori, sia per l’elevata difficoltà della sfida che ne scaturisce, sia per il fatto di sacrificare una delle componenti principali di questo gioco: l’esplorazione. Perché in The Legend of Zelda: Breath of the Wild ci sarà un mondo gigantesco da esplorare. Un mondo vasto e variegato, di cui abbiamo avuto appena un assaggio e che sembra nascondere centinaia, forse migliaia di segreti.
Sembra ancora Zelda
Non vi è solo la struttura open world a prendere le distanze dai precedenti capitoli della saga. Anche il cuore del gioco è stato modificato, con un impianto che ora si avvicina in maniera vistosa al territorio degli action RPG. O, se vogliamo, dei Diablo-like. Questo gioco, infatti, è caratterizzato dalla presenza di armature e armi da raccogliere sul campo di battaglia, a ognuna delle quali si associa un livello. Armi e armature di maggior livello proteggono maggiormente Link e gli permettono di infliggere più danni, e vi è dunque la continua intenzione da parte del giocatore di migliorare il proprio equipaggiamento per risultare più efficace in battaglia. Vi è poi il crafting, che consente di cucinare e preparare pozioni con un sistema che ricorda quello visto nei Monster Hunter, e che permette al giocatore di portare con sé diverse cure di emergenza.
Il sistema di combattimento si rifà a quello degli Zelda precedenti, senza particolari stravolgimenti. Nonostante la struttura più complessa in cui si immerge questo gioco, il vecchio combattimento in stile hack and slash funziona bene, e francamente crediamo che abbia contribuito in buona misura a consentirci di dire quanto segue: The Legend of Zelda: Breath of the Wild è, a tutti gli effetti, un gioco della serie Zelda. Neanche per un istante questo gioco ci è sembrato qualcosa di diverso o, peggio, di appartenente a una nuova saga o a un reboot: questo gioco è Zelda. Lo è nel suo stile artistico, lo è nella sua atmosfera e, diamine, lo è nel suo immenso fascino. Da questo punto di vista, dunque, possiamo ritenerci molto felici.
Acquerello
Lo splendido stile artistico di questo gioco, con una grafica dipinta ad acquerello, si amplifica grazie all’ennesima, importante novità: un motore fisico. Nel gioco, infatti abbiamo la possibilità di sfruttare la fisica a nostro vantaggio, e di utilizzare – ad esempio – dei massi in bilico su di una scarpata per travolgere i nemici, o per farci rotolare addosso delle bombe. Abbiamo abbattuto una carica esplosiva sospesa con una corda per mettere fuori combattimento un grande gruppo di nemici, e ci siamo crogiolati nell’osservare le fiamme dell’incendio scaturito uscire in maniera realistica dalle aperture di una grotta.
Fuoco e vento sono perfettamente ritratti in questo gioco, e abbiamo perso del tempo ad osservare gli steli d’erba ondeggiare ad ogni folata. La cura per i particolari di questo gioco è maniacale, ed era dai tempi di Ocarina of Time che non vedevamo qualcosa del genere. Per la verità, era dai tempi di Ocarina of Time che non vedevamo uno Zelda così diverso dai propri predecessori e, considerando cosa accadde all’uscita di quello che viene da molti considerato il più bel videogioco mai creato, non possiamo nascondere una certa emozione.
Wii U o NX?
Uno degli aspetti cruciali di questo gioco riguarda la sua natura di titolo cross platform. Il nuovo Zelda uscirà infatti sia su Wii U che su NX, e appare evidente come gli sviluppatori abbiano tarato le proprie ambizioni su quest’ultima piattaforma. Su Wii U il gioco è perfettamente fruibile, e i suoi limiti tecnici si riassumono in un frame rate non certo brillante, perlomeno nella versione da noi provata. Il tempo per migliorare c’è, ma siamo convinto che su NX il gioco darà davvero il meglio di sé, e si potrà configurare come una vera killer app per la nuova console. Non ci resta che sperare che su Wii U il gioco mantenga una qualità di alto livello. Se, tuttavia, il gioco riuscirà a mantenere una qualità anche leggermente superiore a quella vista in questa demo, potremo ritenerci soddisfatti.
– Interessanti cambiamenti alla formula
– È ancora uno zelda al 100%
The Legend of Zelda: Breath of the Wild ci ha lasciato una splendida sensazione. Si tratta di un gioco radicalmente diverso dai suoi predecessori, con meccaniche più moderne e alcune innovazioni che in questa serie non si vedono da quasi vent’anni. Eppure, Nintendo ha saputo fare tutto questo senza svilire il concept originale, fornendoci un gioco la cui anima è radicata nel proprio passato, e che – siamo certi – non deluderà i fan. Di fronte a noi c’è un potenziale capolavoro, e non vediamo l’ora di poterci giocare per trascorrere assieme a Link alcuni indimenticabili momenti. Perché, non abbiamo dubbi, questo sarà di certo un gioco indimenticabile.