Il primo The Evil Within, al netto dei difetti, fu una sorpresa alquanto gradita per tutti gli appassionati di survival horror. Shinji Mikami e il suo studio di sviluppo giapponese Tango Gameworks presero infatti molte delle cose che avevano reso celebre il genere, specie da Resident Evil 4 in poi (in primis, la visuale in terza persona alle spalle del protagonista), unendo sapientemente il tutto e realizzando un ibrido che in verità riuscì ad accontentare più o meno tutti, pur mancando forse di un briciolo di personalità (oltre al fatto che il gioco tradiva e non poco la sua provenienza cross-gen). Le vicende del detective di polizia Sebastian Castellanos rimasero impresse un bel po’ nelle menti dei videogiocatori, che mai dimenticarono le agghiaccianti mattanze del Beacon Mental Hospital. Ora, l’annuncio di un sequel diretto del primo capitolo suona non solo come una promessa d’eccellenza, ma anche e soprattutto come un monito verso i titoli horror che attualmente dominano il mercato, da Outlast ad Amnesia passando per l’ormai conosciutissimo Resident Evil 7. Sperando che stavolta l’orrore non lasci spazio alle banalità.
Il male interioreInnanzitutto va detto che a questo giro Mikami non dirigerà in prima persona il progetto, avendo deciso di vestire il ruolo di semplice producer del titolo. Al suo posto troviamo John Johanas, ovvero colui il quale ha dato alla luce i DLC dedicati alla Kidman nel primo The Evil Within. Se da un lato quindi le redini del progetto sono state prese da un elemento che ha già partecipato alla creazione del gioco originale – e che quindi saprà sicuramente dove correggere il tiro e in quali settori specifici – dall’altro la mancanza del buon Shinji spaventa e non poco. Avere tra le fila la presenza di un mostro sacro come il papà di Biohazard avrebbe tranquillizzato le legioni di videogiocatori che attendono al varco il ritorno del detective Castellanos. Ad ogni modo, è sicuramente troppo presto per lamentarsene. Questo perché, da ciò che abbiamo potuto vedere dalle prime sequenze di
The Evil Within 2 rilasciate in occasione dell’E3 di Los Angeles, il nuovo titolo prodotto da Bethesda ha comunque tutte le carte in regola per far sì che la memoria del primo capitolo venga omaggiata al meglio.Innanzitutto, ciò che promette Tango Gameworks è una maggiore empatia con il protagonista, Sebastian, non più una semplice marionetta in preda alla corrente degli eventi, bensì un personaggio dalle mille sfaccettature e con in mente un solo, grande obiettivo, ovvero quello di scoprire la verità dietro sua figlia. Una verità che lo ha portato inevitabilmente sul fondo del baratro, vittima dell’alcolismo, da cui tenterà di risalire solo nel momento in cui verrà a conoscenza che Lily è ancora viva. Una trama più forte incisiva vorrà dire correggere una della mancanze principali del primo The Evil Within, a fronte delle critiche e delle richieste del popolo di videogiocatori, che cercavano nel detective Castellanos un personaggio dotato di sentimenti prima ancora che uno sbirro tutto d’un pezzo. Ciò che ci si prospetta dinanzi, quindi, è un nuovo e avvincente viaggio nella follia e nella psiche umana, reso ancora più angosciante e contorto grazie aalla presenza di comprimari inediti e nemici nuovi di zecca. Perché tre anni sono tanti, anche nell’universo orrorifico creato da Tango Gameworks, e siamo sicuri che stavolta la narrazione lenta e ansiogena saprà coivonlgerci quanto e più di prima.
Una pistola non basta contro i demoni dell’infernoNon sarà solo la storia e il timbro narrativo ad aumentare il senso di paura che The Evil Within 2 promette di regalare a tutti coloro che saranno abbastanza coraggiosi da avventurarvisi: anche un gameplay all’altezza, ereditato proprio da quello visto nel primo episodio, sembra fare capolino anche in questo sequel. Le sequenze tipicamente shooter appaiono ora però molto più veloci e meno limitanti, con una maggiore libertà di movimento e agilità da parte del protagonista (oltre che con una rosa di armi inedite decisamente interessanti). Ma non solo: Sebastian potrà ora anche letteralmente darsela a gambe nel caso in cui la situazione si faccia più spinosa del previsto. Resta poco soprendentemente intoccata la tipica visuale in terza persona dietro le spalle, sebbene il campo visivo sia ora a tratto più ampio, in modo da evitare sgradite sorprese alle spalle o ai lati. Ciò anche grazie a un compatto tecnico che sembra essere una versione riveduta e corretta – nonché pittosto avanzata – dell’ID Tech 5 utilizzato nel capitolo originale, che stavolta non tradisce le sue origini da titolo cross generazionale ma che anzi è capace di mostrare con disinvoltura scenografie malate e mostruosità di ogni sorta. A tal proposito, anche la direzione artistica sembra aver fatto un passo avanti non indifferente, proponendo una rosa avversari partoriti dal più atroce degli incubi notturni. E ciò è decisamente un bene: se infatti il primo The Evil Within puntava più sul portare a casa il risultato, omaggiando più o meno indirettamente le sue fonti di ispirazione (da Resident Evil a Silent Hill), questo sequel sembra invece averne guadagnato in coraggio e originalità. The Evil Within 2 non teme di offrire un’atmosfera insana e malata, che porterà Sebastian alla scoperta della verità dietro sua figlia Lily tra mostri inenarrabili, rituali satanici e più in generale un contesto di gioco che sembra aver accantonato quella “paura” contraddistinta dai cliché del genere di appartenenza. Certo, è ancora troppo presto per tirare le somme (il gioco vedrà infatti la luce solamente nel corso del prossimo autunno), ma per quanto ci riguarda il trailer mostrato a Los Angeles in occasione della conferenza Bethesda ci ha spinto a credere che questa volta il lavoro svolto dal team di sviluppo Tango Gameworks non abbia il timore di confrontarsi coi mostri sacri del genere. La speranza, però, è che questa volta non si cada nell’errore di osare più del dovuto.