The Elder Scrolls: Legends
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a cura di Valentino Cinefra
Staff Writer
C’è questa cosa del mondo dei videogiochi che mi ha sempre affascinato. Succede in ogni industria dell’intrattenimento, e in ogni industria in generale volendo, ma in quella dei nostri “giochini” è più palese per via della gioventù del medium stesso. Mi riferisco alle tendenze in termini di gameplay, idee, ed in generale generi. Tra i tanti, siamo passati in mezzo al proliferare degli open world, poi c’è stato il periodo in cui tutti pensavano di poter fare un MOBA, e adesso è iniziata l’epoca dei giochi di carte. Visto il successo di Hearthstone, è comprensibile che software house e publisher si facciano ingolosire da questo tipo di prodotti.Stavolta ci prova Bethesda che, dopo aver trasformato in modo più o meno soddisfacente The Elder Scrolls in un MMO, tenta la via del gioco di carte digitale. Si torna a Tamriel con il mazzo in mano quindi, ovviamente con The Elder Scrolls: Legends.
Free-to-p(l)ayPresentato all’E3 2015 da Bethesda nella sua prima, scoppiettante, conferenza, The Elder Scrolls: Legends è un card game relativamente classico che cerca di inserirsi in quel settore dominato oggi da Hearthstone di Blizzard.Nel farlo, il titolo Bethesda ricalca molte delle dinamiche del suo illustre concorrente. Il modello economico, ad esempio, è lo stesso. Trattasi di un free-to-play con inevitabili microtransazioni interne che, spiace notarlo, sono troppo esose anche in questo caso, che si paghi in oro o in euro. Gli importi, curiosamente, sono esattamente gli stessi del titolo Blizzard per quanto riguarda l’acquisto di bustine e l’ingresso nell’arena. Se è impossibile, nonché irreale, sperare in acquisti economici di bustine, almeno nel caso dell’arena sarebbe stato più interessante permettere di accedere gratuitamente, oppure con un costo decisamente minore rispetto alle 150 monete d’oro richieste. Peraltro questa modalità è tra le più intriganti del gioco perché possiede anche una versione “single-player” in cui si sfida l’IA, con una serie di scontri che culminano in un boss finale dal mazzo molto potente. Questo se non si collezionano tre sconfitte, dopo le quali subentra il game over. Inoltre, dopo ogni vittoria, si vince anche una carta da aggiungere al proprio mazzo, rendendo la progressione più sensata e soddisfacente che in altri titoli del genere.Per il resto, dopo la nostra sessione di gioco l’impressione è stata la solita che accompagna i giochi di carte digitali. Se vogliamo godere il titolo tranquillamente in pausa pranzo (il titolo sarà disponibile anche su dispositivi mobile), tornati a casa dal lavoro/università a “cervello spento”, o comunque senza nessuna velleità competitiva, The Elder Scrolls: Legends non vi costringerà a spendere soldi reali perché tutto si sblocca solo con un po’ di pazienza (magari vincendo anche le classiche sfide giornaliere che danno oro). Se invece avete intenzione di buttarvi nella competizione, e scalare le classifiche online, preparatevi a mettere mano al portafoglio per essere da subito aggressivi come si deve. Tra bustine, Gemme dell’Anima per craftare delle specifiche carte e ingressi in arena, prima o poi sarà necessario iniziare l’esborso.
Argoniano blu/verde comboArchiviata la breve ma necessaria analisi della struttura economica, vediamo come si gioca invece a The Elder Scrolls: Legends. Per iniziare è bene specificare che il titolo non vuole assolutamente reinventare la ruota, come si suol dire, anche perché oramai è davvero difficile essere innovativi in un gioco di carte. Nonostante tutto, Bethesda e Dire Wolf Team hanno inserito alcune meccaniche interessanti che rendono il gioco più strategico e profondo dei suoi concorrenti.In generale The Elder Scrolls: Legends ci ha ricordato parecchio l’immortale Magic: The Gathering (il sagace sottotitolo vi dovrebbe aver suggerito qualcosa). Il mazzo va costruito infatti attorno a dei “colori”, rappresentati dalle statistiche con cui nei The Elder Scrolls si definisce il proprio personaggio. Forza, Intelligenza, Volontà, Agilità e Resistenza sono i valori da prendere in considerazione, se ne possono scegliere massimo due, ai quali aggiungere le carte neutrali. Così si crea la classe del proprio mazzo che, come nei giochi di riferimento, si modifica a seconda delle caratteristiche scelte. La classe Arciere nasce dalla combinazione di Forza e Agilità, mentre Intelligenza e Volontà danno vita al Mago. Andando avanti con le combinazioni si arriva alla creazione delle altre classi (Assassino, Mago Guerriero, Crociato, Monaco, Esploratore, Stregone, Lama Arcana e Guerriero) e si determina lo stile con il quale affrontare le sfide. Scegliere carte dell’attributo Intelligenza significa preferire gli attacchi magici, ma se si punta a terminare gli scontri velocemente allora è consigliabile investire sulla Forza. A tutto ciò, che già da solo dona una profondità strategica invidiabile, si aggiungono le razze, ovviamente riprese dall’ambientazione della serie. Non aggiungono nulla nelle partite in sé, ma interpretando un avatar invece di un altro si sbloccheranno carte diverse avanzando di livello o dalle ricompense. Un Redguard, per esempio, permetterà di trovare più facilmente armi e creature che traggono vantaggio dall’utilizzo delle stesse.
Gioco a ZonaLo scopo della partita è quello che ci si aspetta da un gioco di carte, con un paio di aggiunte interessanti. Per vincere si devono portare da trenta a zero i punti vita dell’avversario usando le carte a nostra disposizione, ma a ogni cinque punti vita persi verrà distrutta una runa che permetterà alla vittima di pescare una carta istantaneamente. Intorno alle rune gira una delle tante abilità del gioco chiamata Profezia, con la quale una carta può essere giocata gratis se pescata con la distruzione della runa. In questo modo oltre ad un bonus per chi sta perdendo (la carta pescata, appunto), si possono generare abbastanza di frequente situazioni in grado di ribaltare le sorti di una partita. Tra le carte con Profezia non ci sono solo unità che potrebbero difendervi in extremis, ma anche magie che potrebbero distruggere le creature nemiche che vi stanno attaccando. Peraltro Profezia non è l’unica meccanica che gira intorno alla distruzione delle rune, ci sono anche diverse unità o oggetti che si attivano sempre in questo modo.L’altra introduzione interessante è quella delle zone di gioco. Normalmente le zone per ogni giocatore sono due (nella modalità Storia spesso ci sono variazioni), di cui una chiamata Oscura, dove le unità messe in gioco non possono essere attaccate per un turno, ma possono essere comunque bersagliate da altre magie o abilità varie. Si tratta di un dettaglio strategico non da poco. Una delle giocate più classiche potrebbe essere quella di tenere in mano le unità più prepotenti con cui chiudere la partita, e piazzarle proprio nella zona Oscura per assicurarsi che almeno per un turno sopravvivano per poi sferrare l’attacco finale. Per tutta la partita bisognerà scendere a compromessi tra la necessità di difendere una zona presa d’assedio dagli avversari, e la volontà di attaccare passando per quella più sguarnita, magari.A condire il tutto ci sono ovviamente tutta una serie di abilità e parole chiave familiari ai giocatori di Magic o Hearthstone, come Carica che permette all’unità di attaccare fin da subito, Prosciugamento che fa recuperare i punti vita che si infliggono, Guardia che attira gli attacchi avversari, e così via. Escluse le novità esposte poco sopra, The Elder Scrolls: Legends funziona come il più classico gioco di carte tra quelli visti finora. Ad esempio, nota del tutto personale da giocatore di carte “analogico”, continuano a mancare le azioni da fare in risposta nel turno avversario, ma mi rendo che questo rallenterebbe di molto le partite online e accetto con mestizia questa assenza.
C’era una voltaLa novità più interessante di The Elder Scrolls: Legends è la modalità Storia per singolo giocatore, del tutto gratuita e disponibile fin da subito. Non aspettatevi una narrazione struggente da questa modalità, ma neanche una scusa per giocare una partita dopo l’altra. Siamo di fronte infatti a una buona trama, piena di riferimenti al folklore della serie che farà la gioia dei fan, che influisce anche sul gioco stesso. In determinate occasioni infatti bisogna fare delle scelte riguardanti la storia, e da quelle scelte si può ottenere una carta invece di un’altra. Per farvi un esempio: a un certo punto dovete scegliere se salvare un vostro alleato che diventerà un’unità da schierare nel mazzo, oppure farvi prendere dall’ingordigia e possedere un manufatto, il quale diventerà una carta oggetto.Le partite della modalità Storia sono interessanti anche per le condizioni di gioco che si verificano, quasi sempre molto diverse dalle normali regole della partita. Una lotta contro un’orda di non morti vi vedrà impegnati contro un avversario che schiera unità con molta più facilità, in un’altra occasione avevamo invece delle zone colpite dal vento dove ad ogni turno le unità si spostavano dall’una all’altra. Questa è l’aggiunta più interessante, in tutta onestà, nonché un modo molto divertente per aggiungere carte alla vostra collezione sfruttando le differenze tra le razze di cui vi accennavamo sopra.
Dove l’ho già visto?Come dicevamo, The Elder Scrolls: Legends si ispira molto ad Hearthstone, forse anche troppo. L’interfaccia di gioco, ad esempio, è del tutto simile a quella del titolo Blizzard, dall’animazione di apertura delle bustine (solamente specchiata), fino alla schermata di costruzione del mazzo. Proprio quest’ultima, per via delle dimensioni maggiori delle carte del titolo Bethesda, risulta poco intuitiva all’inizio. Ci vuole un po’ prima di districarsi nel menù tra le carte possedute, quelle nel mazzo, e quelle invece da creare con le Gemme dell’Anima.Di diverso invece ci sono due cose che ho apprezzato moltissimo di The Elder Scrolls: Legends. Prima di tutto, tra le ricompense, si possono vincere dei mazzi precostruiti. Non siamo di fronte a liste in grado di far scalare la vetta della classifica, ma risulta un ottimo modo per mettere i principianti (o chi semplicemente gioca poco) a proprio agio. In questo modo si possono scoprire nuove carte, nuove sinergie, e molto più semplicemente si dà varietà al gioco.La seconda cosa è lo stile del gioco, ovvero l’estetica tipica della serie The Elder Scrolls. Nonostante l’immaginario di Warcraft sia iconico, per usare un eufemismo, ho trovato molto più appagante per gli occhi gli Argoniani, i Kahjiiti e compagnia bella. Le illustrazioni delle carte, così come i disegni dinamici che accompagnano la modalità Storia, sono di ben altro livello rispetto alla concorrenza. Non me ne vogliano Garrosh e compagnia, ma qui non c’è trippa per gatti. Le stesse animazioni, le poche che accompagnano la partita, le ho trovate molto più curate e, grazie alla maggior verosimiglianza dell’universo di The Elder Scrolls, più efficaci dal punto di vista estetico. Unica nota dolente in questo senso il doppiaggio: poco ispirato e caratterizzato, in alcune occasioni la svogliatezza del doppiatore di turno è purtroppo molto palese.
– Molto più strategico dei concorrenti
– Esteticamente molto gradevole
– La modalità Storia è un valore aggiunto
The Elder Scrolls: Legends è una piacevole sorpresa. Non innova nulla e non ne ha bisogno, perché con alcune trovate interessanti rappresenta un’ottima alternativa a ciò che al momento offre la scena dei card game videoludici. L’ambientazione di riferimento è un grandissimo punto di forza, dona grande vigore alla modalità Storia ed è un’aggiunta di peso di pregevole fattura. Rimane un free-to-play, con tutto quello che ne consegue. Giocateci con tranquillità, oppure preparatevi a sborsare soldi, perché ad un certo livello le carte forti si fanno sentire prepotentemente. A questo proposito non ci siamo potuti sbilanciare sul bilanciamento delle carte, il cui giudizio verrà inevitabilmente rimandato a quando il meta si inizierà a formare.
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