Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist. Loro sono i protagonisti di
Defenders, primo vero crossover Marvel/NETFLIX di sempre. Abbiamo visto le prime quattro puntate in anteprima e qui trovate le nostre prime impressioni, in attesa dell’arrivo della serie completa.
Un team spezzato
Se pensate che fin dall’inizio vedremo i quattro eroi insieme, vi sbagliate di grosso. Sì perché le avventure in singolo, dedicate ai supereroi del piccolo schermo, si erano chiuse bene ma non così tanto. Infatti, Daredevil ha appeso le corna al chiodo, Jessica Jones è ancora scossa dalla guerra contro Kilgrave e Luke Cage è in prigione. L’unico che non ha abbandonato la lotta è Iron Fist che, nemmeno a dirlo, incontreremo fin dall’inizio come l’oppositore principale della Mano.
Passi avanti
C’era un po’ di apprensione prima di vedere queste prime quattro puntate. Dopo un inizio scoppiettante con la prima stagione di Daredevil, le serie dedicate ai supereroi Marvel si sono spente, poco a poco. Jessica Jones è stata l’ultima serie pienamente sufficiente, successiva a Daredevil, mentre Luke Cage e Iron Fist non hanno riscontrato quel successo di critica e pubblico che ci si aspettava. Ad ogni modo, Defenders riporta tutto in carreggiata andandosi a posizionare, per qualità e storyline, subito dietro a Daredevil che, a questo punto, rimane il vero e proprio capolavoro di Netflix. Anche se rimangono altre quattro puntate, a Defenders, per dimostrare come il team up possa arrivare a scalzare il diavolo di Hell’s Kitchen dalla prima posizione.
A volte, in una serie tv, sono proprio i dettagli a fare la differenza, la ricerca del particolare, la ricerca dell’it factor. Purtroppo, nelle serie precedenti, Netflix aveva perso la retta via andandosi a fossilizzare sul concetto dell’uniformità: stesso numero di episodi, situazioni simili. Forse, rendendo le altre serie più corte, il risultato avrebbe potuto essere ben diverso. Defenders riesce ad arrivare al team up dei supereroi facendoci interessare alle backstories, contrariamente alle stagioni in singolo degli altri eroi, ma potendo contare sulla presenza di ben quattro protagonisti in scena. In questo caso, sembra anche da premiare la lunghezza della serie: otto puntate. Non troppo corto, non troppo lungo. Funzionale allo sviluppo delle trame senza allungare il brodo. Nei primi quattro episodi, i protagonisti sono divisi, persi ma arrivano, in un modo o nell’altro, a capirsi e ad aiutarsi.
Come già detto nella recensione di Iron Fist, uno dei problemi principali delle serie dedicate al Pugno d’Acciaio e all’eroe di Harlem, oltre all’eccessiva lunghezza, è stata la mancanza di un cattivo di spicco. Cottonmouth, Bakuto e Black Mariah non sono mai stati ai livelli dei cattivi di Devil e JJ. Invece, per i Defenders, sembra di essere tornati, finalmente, ai livelli di Kingpin e Kilgrave. L’Alexandra di Sigourney Weaver è un villain affascinante, sfaccettato e ricco di carisma. Non è onnipresente ma la sua Mano (infelice gioco di parole) è visibile in ogni azione, in ogni singolo istante. Inoltre, un altro villain farà la sua comparsa, misterioso ed emblematico, come braccio armato della Mano. I fan della Marvel avranno sicuramente capito di chi parliamo.
Eroe solitario
Come visto nei trailer, i quattro supereroi sono delle prime donne. Anche nei fumetti, gli eroi di New York non sono propriamente famosi per la loro voglia di fare squadra, sì ok sono membri sporadici degli Avengers o di altre fazioni supereroistiche ma, fondamentalmente, sono eroi solitari. Sono eroi di strada. Ed è proprio quello che funziona in Defenders. Se gli Avengers sono gli eroi da grande scala, i Defenders sono gli eroi di città. Non sono quelli che difendono le nazioni, sono quelli che difendono la gente comune. Tutti lottano per qualcosa di diverso: Daredevil in aula e nelle strade per proteggere gli innocenti, Luke Cage per Harlem e i ragazzini di strada, Jessica Jones perché, in realtà, è generosa e vuole aiutare il prossimo, mentre Iron Fist perché sente che è la sua strada e il suo destino.
Gli showrunner riescono a creare un gioco di incastri pressoché perfetto. Tutti e quattro gli eroi seguono un’indagine dai diversi punti di vista, arrivando così alla stessa conclusione: La Mano è il motore che fa girare il mondo underground. Lo avevamo già capito con Daredevil e successivamente con Iron Fist.