Anteprima

Starcraft: Legacy of the Void

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a cura di Pregianza

Tornare su Starcraft 2 dopo una lunga pausa è un trauma. Qui si parla di uno strategico vecchio stile, uno di quei giochi dove fermarsi significa perdere il passo e rischiare di non poter più tornare nel gruppo di testa. Non è un titolo accessibile, non è un gioco per tutti i palati, e non è un lavoro a cui ci si possa approcciare con superficialità qualche ora a settimana. I suoi giocatori lo amano proprio per questo, ma in un mondo dove la strategia e il competitivo online si stanno facendo sempre più intuitivi grazie ai dota-like, e il pubblico sembra sciamare verso la semplicità, quello che un tempo era il re degli stream e degli e-sport ha accusato il colpo. 
Blizzard lo sa e lo sanno anche i giocatori professionisti di Starcraft 2, che pur continuando in larga parte a supportare il marchio guardano con preoccupazione ai numeri in calo dei videogame coinvolti su Twitch. Legacy of the Void rappresenta per loro una speranza, un modo per riportare sulla vetta degli e-sport la strategia pura e per svecchiare una formula che sugli spettatori odierni non ha chiaramente più la presa necessaria. 
Le modifiche fatte a questa ultima espansione standalone di Starcraft 2, dunque, sono moltissime, ma basteranno?
Scava più veloce!
La prima mossa di Blizzard per rendere più appetibile il suo prodotto nel competitivo è stata semplice: velocizzare brutalmente il tutto. Le partite di Starcraft sono sempre cominciate lentamente, con poche unità di raccolta e una decina di minuti buoni prima di vedere una build in azione in tutto il suo splendore. In Legacy è cambiato tutto, poiché ora si parte con la bellezza di 12 harvester, che portano le partite a svilupparsi in modo incredibilmente rapido rispetto al passato e le battaglie significative a scoppiare per la mappa dopo una manciata di minuti. 
Una mossa furba per rendere la visione più godibile, ma non è l’unico cambiamento generale che rimescola le carte in tavola. I minerali in ogni base, ad esempio, sono diminuiti, con metà delle vene di cristallo dimezzate. Un mutamento le cui onde vanno a ribaltare molti dei fondamentali del gioco, limitando i cheese (strategie inusuali spesso costruite attorno ad una singola base) e costringendo ad espandersi in fretta per non soccombere. Questa idea è piaciuta a molti, ma è stata al contempo criticata, poiché obbliga a tutti gli effetti ad utilizzare ordini di costruzione che favoriscano l’arrivo veloce di una seconda base. Per evitare di limitare troppo il numero di strategie in partenza, Blizzard dalla prossima patch cambierà la percentuale delle vene dimezzate dal 50% al 60%.
Lo scouting, infine, su cui si basava tutta la fase iniziale, è meno efficiente visto l’inizio più spedito, e alcune unità molto mobili (come i Reaper) hanno ottenuto una rinnovata utilità a partita inoltrata. 
Che razza di razze
Ma passiamo alle razze, che ovviamente non potevano rimanere intoccate nella nuova espansione. La beta ha permesso di testare numerose unità ribilanciate, oltre ad alcune new entry poderose per ogni fazione, e il metagame è cambiato in toto di conseguenza. 
Partiamo dai Terran, sempre solidissimi: dopo la bocciatura e sparizione dell’Herc, a ottenere il ruolo di protagonista è stato il Cyclone, una unità terrestre molto rapida e favolosa per difendersi dai fastidiosi attacchi agli SCV a inizio partita. Viste la capacità del Cyclone di prendere la mira e sparare in movimento, e la sua utilità, moltissimi Terran hanno iniziato ad usare questa unità insieme ai marine per ottenere un rapido vantaggio iniziale, o a puntare su build prevalentemente meccaniche. La possibilità di caricare sui Medvac i Siege Tank in forma di assedio non ha fatto altro che dare ragione agli amanti dei mech poi, offrendo nuove brutali strategie in attacco e difesa. 
I Cyclone verranno nerfati nella prossima patch, e avranno bisogno di una ricerca per sparare alle unità aeree, ma poco male visto lo stato attuale dei Terran, che si ritrovano anche con Banshee velocizzabili e Battlecruiser ora in grado di teletrasportarsi per la mappa (anche se per un costo energetico non indifferente). Questa razza ha chiaramente guadagnato molto dall’espansione, tuttavia è chiaro che gli sviluppatori stanno ancora cercando di trovare un equilibrio tra le strategie basate sulle unità bio, e la via del mech. 
Gli Zerg, nel frattempo, se la passano benone. Il Ravager, una variante trasformata del roach, si è rivelata un counter terrificante contro i Protoss, vista la capacità di sparare un proiettile d’acido che non solo cancella i campi di forza ma può colpire le unità aeree. Si tratta di uno skillshot non abusabile, ma in mano a giocatori abili costringe i Protoss a trovare una risposta che, al momento, pare non essere mai sicura. Aggiungete a questo bel bambinone Ultralische potenziate, Roach capaci di muoversi sottoterra da subito, e Corruptor che adesso possono distruggere le strutture con un’abilità attiva, e otterrete una razza terribile da contrastare. 
C’è anche un’altra unità, il Lurker, vecchia conoscenza da Brood War tornata tra noi. Utile per assediare i nemici dalla distanza, il Lurker risulta un po’ ridondante con gli Swarm Host tra le possibili scelte ed è forse per questo che l’unità è stata modificata a dovere e parzialmente indebolita. Al momento non è chiaro se sia il caso di modificare il Lurker, cambiare del tutto l’uso degli Swarm Host o semplicemente eliminare una delle due unità. Quel che è certo è che gli Zerg fanno ancora molta paura.
Meno felici i giocatori Protoss, cosa strana considerando che l’espansione ruota proprio attorno a loro. I nostri simpatici guerrieri alieni si ritrovano con Colossi depotenziati malamente e Immortal ora dotati di uno scudo attivo, ben più difficile da usare come si deve rispetto al passato. I Protoss sono un chiaro esempio della nuova strategia di Blizzard per Legacy of the Void: una spinta verso la microgestione delle unità, con un secco aumento delle abilità attive da usare. Già erano una razza dura da usare a dovere prima, ora sembrano essere pensati esclusivamente per i super esperti. 
Un esempio? I Disruptor, forse l’aggiunta più sfiziosa all’arsenale Protoss. Questa bella sfera energetica può diventare invulnerabile per qualche istante, ed esplodere in seguito facendo a pezzi tutto ciò che la circonda. Un counter eccezionale contro le bio ball Terran e le orde Zerg, ma evitabile con un po’ di sana micro, oltre che non facilissima da gestire. L’altra novità, gli adepti, non hanno brillato allo stesso modo, e inizialmente pensati per sostituire zeloti e stalker in molte funzioni, si sono rivelati troppo delicati e inefficaci. Peccato, perché il loro teletrasporto a tempo con clone controllabile è una gran figata da usare nelle mani giuste, e può dare il via a trucchetti niente male. Ci si aspetta un buff dell’unità, pari almeno a quello visto per le Carrier, che sembrano la scelta obbligata per i Protoss coinvolti in partite troppo durature. Queste belle navi spaziali hanno ora modo di indirizzare i loro caccia in una zona specifica allontanandosi in sicurezza durante l’assalto, una gran bella aggiunta. 
Altre abilità aggiunte agli Oracle (una mina paralizzante) e al Warp Prism (che teletrasporta dalla distanza) non fanno altro che rendere ancor più necessarie capacità di controllo assolute nei panni dei Protoss, una sfida che molti giocatori affronteranno con piacere, ma moltissimi altri non avranno modo di superare. Al momento, comunque, tanti fan chiedono qualche mezzo in più per rispondere ai poderosi miglioramenti delle razze nemiche e si intravedono alcuni buff all’orizzonte. 
In conclusione, siamo davanti a un gioco che ha cambiato faccia completamente online, ma non ha osato alienare la sua fanbase veterana con delle semplificazioni eccessive. La scelta, in verità, ci rende piuttosto felici, perché l’ultima cosa che volevamo vedere erano compromessi per riacquistare utenza da parte di Blizzard.

– Grossi cambiamenti generali velocizzano le partite e le rendono più godibili

– Le nuove unità e i ribilanciamenti hanno trasformato il meta

Nonostante la popolarità in crescita dei dota-like e i canali Twitch dedicati a Starcraft in calo, Blizzard ha deciso di non fare compromessi e di puntare semplicemente sulla microgestione delle unità e sulla velocizzazione generale delle fasi iniziali. Tanto è cambiato, e molte novità rendono ancora più tese e adrenaliniche le partite, ma ora è difficile dire se basterà per ridare linfa vitale a un gioco con una tale curva di apprendimento per i neofiti. Noi ci speriamo, perché vedere Starcraft 2 sparire dall E-Sport sarebbe un duro colpo per le competizioni online.

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