Irriverente, dissacrante, fuori da ogni possibile schema e anche un po’ razzista, così è lo humour che gli appassionati di South Park hanno imparato a conoscere nel corso delle stagioni che oramai dal 1997 hanno contraddistinto il palinsesto televisivo di Comedy Central. Ed esattamente questo fu lo spirito che portò sul mercato South Park: The Stick of Truth: videogioco che convinse a pieno critica e pubblico, nonostante l’eterna lotta che andò a crearsi fra censura e libertà di espressione, attraverso le diverse legislature dei paesi del mondo.
Il titolo, sviluppato da Obsidian e pubblicato da Ubisoft nel lontano 2014, sfruttava le rodate basi da gioco di ruolo per raccontare una delle tante vicende che avrebbero potuto vivere quegli improbabili ragazzini delle elementari capeggiati dal folle e imprevedibile Cartman.
Ora, sulla parabola discendente del 2017, siamo riusciti a provare ampiamente, per ben 3 ore, la parte iniziale dell’atteso seguito, dal titolo “Fractured But-whole”, o meglio, in italiano Scontri Di-Retti. Se da una parte ci eravamo abituati a un GDR in visuale 2.5D, ora la struttura ludica si affida ai canoni della strategia a turni, ma senza dimenticare quel mix di stile grafico e narrativo che ha reso grande la serie, consci poi del fatto che questa volta la censura, perlomeno in Italia, sarà assente anche nella versione per console. Con queste premesse ci siamo dunque fiondati a provare il suddetto, iniziandolo a scoprire fin dalla primissima fase di creazione del personaggio.
Difficulty Mode: Nero
Uno dei momenti più importanti quando si intraprendono le avventure di un videogioco è sicuramente, qualora presente, quello della creazione del personaggio. Che sembianze avrà il nostro alter-ego virtuale all’interno dell’avventura? Sicuramente un gran problema, ma che solitamente non ha ripercussioni nella partita e che rimane puramente uno sfizio per il giocatore: non in Scontri Di-Retti. In questo caso al colore della pelle corrisponde il livello di sfida, con l’avventura che aumenta di difficoltà per il giocatore che sceglie carnagioni tipiche del continente nero (chissà come mai proprio loro…). Una volta ridate le sembianze al novellino, che coloro che hanno giocato a Stick of Truth sicuramente ricorderanno, ci avviamo a prendere le parti della fazione dei supereroi, in guerra contro coloro che stanno rovinando il pianeta a suon di cagate sulla veranda e furti di gatti.
Un’idea semplice, ma che lascia agli sceneggiatori del titolo la libertà di battere i sentieri inesplorati dalla ragione, tra storie completamente fuori di testa e un sistema di abilità che pone le sue fondamenta su supereroi sbalestrati che vantano tra le proprie azioni mefitiche scoregge o improbabili arnesi sessuali.
Attraverso una fase narrativa iniziale, di cui non vogliamo spoilerarvi più di tanto, visto che sarà anche interessante scoprirne i diversi passaggi, siamo stati condotti attraverso la spiegazione delle meccaniche di gioco fino ad arrivare alla sezione del Night Club che vi abbiamo raccontato in precedenza durante la prova dedicata a E3 2017, e di cui trovate l’articolo a questo
link.
Piccoli bastardi
South Park Scontri di-retti, per quanto riguarda i combattimenti, prende le solide basi di un classico strategico a turni, ne astrae i principi base e li ripropone al giocatore in un mix semplice da capire, ma abbastanza complesso da padroneggiare. La mappa è solitamente rettangolare divisa in quadrati, molto piccola, il numero di personaggi al suo interno non supera i 4 per squadra e le variabili in gioco sono dettate principalmente dal raggio d’azione delle abilità, i relativi buff e debuff che arrecano (tra cui lo status “in fiamme” e “schifato”), i turni del cooldown e le capacità di movimento dei singoli.
Relativamente alle abilità ogni classe di supereroi ne ha tre distintive, più la super; il giocatore può scegliere più di una classe e formare il proprio set di azioni attingendo da ciò che ciascuna gli mette a disposizione.
In questo modo pur partendo da una classe a distanza, per esempio, è possibile sceglierne poi un’altra dedita al combattimento ravvicinato per bilanciarlo, oppure optare per quella con abilità ristorative conferendo la capacità al novellino di esibirsi in danze curative.
Al di fuori dei combattimenti, sarà lo smartphone a guidarci tra le differenti attività in qualità di hub di accesso, con da una parte l’albero di miglioramento attraverso i manufatti e il diario delle missioni, e dall’altra la mappa e l’app social coonstagram.
L’esplorazione della città è infatti il punto di partenza per affrontare l’avventura e lo smartphone è il miglior strumento per tenere tutto sotto controllo. Curiosare in ogni anfratto, così come scoprire i retroscena di ogni personaggio, che ovviamente saranno uno più politicamente scorretto dell’altro, sono il cuore di tutta l’avventura di questi sciagurati supereroi, in missione per salvare il mondo dalla depravazione.
Nel frattempo ci sarà dato il tempo di portare avanti secondarie che ci accompagneranno nel corso dell’avventura, dall’ottenimento della popolarità tramite il suddetto Social Network alle lotte contro i vari bulli delle medie.
Tutto va a incastrarsi perfettamente in quell’universo narrativo folle e disgraziato che tra scorrettezze e turpiloquio continui, non molla mai il ritmo della risata e rifila anche qualche sculacciata ben assestata agli usi e i costumi dei tempi moderni.
– Un bob in discesa libera senza freni spinto a forza di peti
– Esilarante
– Questo gameplay rende il gioco immediato ma non facile
South Park Scontri di-retti si è mostrato a noi nelle prime tre ore di gioco e ci è apparso esattamente come ce lo aspettavamo: politicamente scorretto, irriverente, dissacrante con una spruzzata di razzismo disinteressato degno del più black degli humour.
A questo segue una base solida da strategico che si alterna ottimamente con la componente narrativa del gioco, che fila liscia senza intoppi e nelle prime fasi si amalgama opportunamente con tutto il processo di tutorial delle diverse fasi di gioco.