È trascorso un anno circa da quando abbiamo provato per l’ultima volta South Park Scontri Di-Retti: era la Gamescom dello scorso anno e ad accompagnarci nella nostra avventura c’era il Nosulus, l’accessorio che Ubisoft aveva portato con sé per sponsorizzare il più irriverente degli RPG che arriverà sul mercato quest’anno. A Los Angeles, durante l’E3, abbiamo avuto occasione di rimettere mano sul titolo, che tra rinvii e posticipi sembrava destinato ad arrivare con grande ritardo sul mercato: vi diciamo subito che la soddisfazione è stata tanta, tantissima, ma ora vi spieghiamo perché.
Tempo di twerkingChi vi scrive è un grande estimatore di South Park: la sua irriverenza che contrasta pesantemente il politically correct è uno degli aspetti più affascinanti delle produzioni americana, aspetto che di recente si è potuto ritrovare anche in Rick & Morty, l’atipica coppia che ha conquistato il palinsesto di Netflix con le due stagioni dedicate, in attesa dell’arrivo della terza. South Park, che anni fa colorava le tarde ore della televisione italiana salvo poi sparire del tutto per i suoi temi terribilmente sopra le righe, ha una lunga storia videoludica, che addirittura vide arrivare il titolo sottoforma di racing game, con una sfida a colpi di kart che sulla prima PlayStation permise un’immersione ancora più intensa nell’universo creato da Trey Parker e Matt Stone. Già il precedente capitolo, edito sempre da Ubisoft, era riuscito a conquistare utenza e critica per i suoi modi irriverenti, ma stavolta l’obiettivo è alzare ancora di più l’asticella, andando oltre. Ci siamo lanciati, quindi, in quella che ci è stata presentata come la prima nottata ambientata nel gioco, nei panni del protagonista accanto a Capitan Diabete, il nostro fedele compagno di sventure. L’effetto è stato immediatamente traumatico perché ci siamo risvegliati in un contesto decisamente inadatto ai due ragazzini: all’interno di uno strip club la nostra missione era quello di trovare la ragazza con un tatuaggio a forma di pene, per qualche motivo a noi sconosciuto. Per farlo è stato necessario estorcere informazioni a due gentiluomini presenti nel locale, chiaramente interessati solo a ottenere i servigi delle stripper lì presenti. Abbastanza ubriachi e molto sopra le righe, i due hanno accettato di intrattenersi con i due ragazzini, scambiati per ragazzine dalla bassa statura, a patto che i due si lasciassero andare in una sorta di twerking. Con un livello di intimità molto alto, siamo stati chiamati a un minigioco di tasti e movimenti dell’analogico che emulavano lo strusciarsi del nostro sedere sui genitali dell’anziano di turno, intervallando tali movenze a uno strombettare del nostro ano (Dante Alighieri non sei nessuno). In un tripudio di disagio totale, tra scorregge e struscii, siamo riusciti ad arrivare al momento in cui i due anziani si sono resi conto di non aver adescato due ragazzine, ma due ragazzini vestiti da supereroi: è qui che ci siamo, quindi, subito confrontati con il battle system. Non ci sono novità di sorta dall’ultima volta che abbiamo provato il titolo, confermando il movimento a tasselli, intervallando delle azioni a lungo e corto raggio.
Combattere a suon di petiCiò che South Park trasmette è la necessità di ragionare in maniera diversa dai classici RPG: per risolvere un puzzle ambientale, per arrivare alla fine di un enigma, bisognerà pensare con l’irriverenza dei protagonisti della nostra avventura. Per questo quando avremo bisogno di provocare un’esplosione dovremo affidarci al gas prodotto dal nostro intestino dopo aver acceso una fiamma con i nostri fedeli mortaretti, fedeli compagni di giornate all’insegna del divertimento. Allo stesso modo per mettere fuori gioco il DJ, pochi minuti dopo, in una sessione più avanzata del livello, dovremo affidarci a una composizione per niente regolare di un cocktail mefitico, supportati da degli escrementi di topo. Tornando invece al battle system vi segnliamo che i combattimenti affrontati – due, per l’esattezza – non ci hanno fornito quel divertimento sfrenato tale da potervi assicurare che rispetto al suo prequel è stato compiuto un passo in avanti: la possibilità di spostarsi e di farlo a seconda delle capacità e delle caratteristiche dei nostri personaggi, aumenta indubbiamente la profondità del combattimento, così come le abilità dovranno essere adeguatamente dosate. Una volta trovata la spogliarellista che stavamo cercando, infatti, dovremo fronteggiare una serie di sue colleghe decisamente minacciose, sia per la stazza che per i nomi: annunciate come dei lottatori da ring, verso la fine del combattimento siamo stati costretti anche ad accelerare il passo per sfuggire alla cicciona di turno pronta a schiacciarci sotto le sue cadenti forme. Qui l’unica strategia possibile è stata, quindi, quella di sfruttare dei colpi che ci proiettassero anche in avanti, verso una salvezza rapida e indolore, continuando a picchiare le stripper capitateci davanti. Con due sole occasioni, quindi, siamo riusciti a notare che il tema di sviluppo si è impegnato per donare una varietà di fondo che lascia ben sperare per il gioco finale.
Gameplay più profondo
Sempre irriverente e volgare
La nostra seconda prova con South Park ha confermato gran parte delle speranze che avevamo lo scorso anno. Tra le due demo provate sicuramente questa spiccava per irriverenza e volgarità, due elementi che si sposano bene con il brand trattato: il suo prequel era sicuramente un ottimo prodotto che arrivava sul mercato videoludico portando una ventata di novità, mentre Scontri Di-Retti dovrà dimostrare tanto, soprattutto perché migliorare un prodotto che già di per sé sembrava esser riuscito a offrire tutto ciò che serviva non è mai facile.