Anteprima

Shadow of the Beast

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a cura di Pregianza

Shadow of the Beast è un nome che suonerà familiare a chi gioca da molto tempo ed è stato possessore di Amiga. I titoli della serie furono molto apprezzati all’epoca dell’uscita, ma di rado vengono ritenuti classici senza tempo ed è difficile trovare qualcuno che li ricordi dettagliatamente, figuriamoci fan sfegatati che ne sentono la mancanza e vorrebbero veder rinascere la saga dalle sue ceneri. Ecco, pare che Sony invece un fan sfegatato lo abbia trovato, ed è stato messo a sviluppare il suo reboot in un piccolo team composto da veterani dell’industria. Già, perché l’impressione che ci ha dato Matt Birch di Heavy Spectrum Games quando è salito sul palco a presentare la sua, è proprio il caso di dirlo, “creatura”, è stata quella di un uomo a cui il marchio che fu di Psygnosis ha cambiato la vita.
Emozionarsi davanti alla bestia
Arrivato in preda all’emozione, Matt ha spiegato perché considera Shadow of the Beast così importante. Durante la sua infanzia, lo sviluppatore ha amato alla follia i titoli della serie, che secondo lui tratteggiavano un mondo affascinante e stupivano il giocatore con sorprese continue e un’infinità di meraviglie. Con la voce spesso spezzata da gridolini da groupie e un’esaltazione palpabile, ha quindi spiegato di voler rendere giustizia a quelli che ritiene dei capolavori, con un titolo in grado di trasmettere a tutti le stesse emozioni da lui vissute in gioventù.
Alla prova diretta avvenuta a Londra durante la presentazione del catalogo digital di Sony, tuttavia, l’impressione è stata quella di trovarci davanti a un action game con limitati elementi di unicità, che potrebbe sì dire la sua, ma al momento pare avere poco del videogame indimenticabile. 
Entriamo più nel dettaglio: il nuovo Shadow of the Beast è sempre ambientato nelle lande di Karamoon. Aarbron, un uomo maledetto con le fattezze di un mostro, deve sconfiggere il tiranno Maletoth per riacquistare la sua forma umana, eliminando nel frattempo le sue terribili armate. Il gameplay del titolo pare riprendere dal predecessore solo la struttura a scorrimento e i punti vita, numerati invece di venir indicati da una barra comune. I cambiamenti sono molteplici e riguardano in primo luogo gli attacchi base, divisi in due tipi combinabili in rapide ma basilari combinazioni di colpi, o utilizzabili in combinazione con i direzionali per eseguire mosse a mò di picchiaduro. Per ora solo due le abilità, un attacco in salto che ricarica un punto vista se va a segno (ma è abbastanza rischioso) o un colpo di grazia che moltiplica enormemente il punteggio. Aarbron può anche pararsi, è in grado di scalare agilmente le pareti, e per utilizzare gli attacchi speciali deve utilizzare le tacche di un indicatore del sangue, che si riempie a forza di uccisioni. Nulla di particolarmente innovativo, ma abbastanza per svecchiare il vecchio sistema insomma. 
Queste meccaniche dovrebbero bastare a dare una base granitica a un titolo, ma a non convincerci sono state velocità dell’azione, risposta dei comandi e fluidità delle animazioni. Si avanza in mappe piuttosto semplici con passaggi alternativi e aree variabili, contrastati da un mare di nemici molto aggressivi. Aarbron è una forza della natura, eppure resta lentino negli attacchi, molte delle sue mosse lo rendono vulnerabile per alcuni istanti, e la varietà dell’azione non è moltissima, con la difficoltà che aumenta più per il numero di avversari che per la durezza degli stessi. Nella nostra breve prova abbiamo superato un portale di evocazione da cui uscivano orde di bestie da uccidere, ma non abbiamo raggiunto boss, anche se dal progetto degli Heavy Spectrum ce li aspettiamo con certezza assoluta visto l’attaccamento al predecessore. 
Non sappiamo bene cosa dire sulla validità del prodotto al momento. Il feeling degli scontri non ci ha fatto impazzire e la possibilità di entrare in una sorta di rage mode devastante dopo un po’ di uccisioni non è certo un’idea mai vista. La libertà di scalata e l’agilità del protagonista, comunque, offrono molteplici possibilità nella strutturazione delle mappe e nell’aggiunta di combattimenti diversi dal solito, quindi ci aspettiamo qualche sorpresa, senza contare che c’è ancora tempo per velocizzare il sistema e migliorare la gestione delle combo. Il gioco offrirà peraltro un multiplayer asincrono, grazie a cui sarà possibile sfidare le prestazioni dei propri amici, un’aggiunta piuttosto interessante per chi ama competere. 
Poco da dire sul comparto grafico, che conta un livello di dettaglio bassino ed ettolitri di sangue versato. Dipenderà probabilmente tutto dall’art direction del titolo, che pare ad ogni modo buona, vista la qualità dei bozzetti mostrati durante la presentazione. 

– Livello di sfida altino e combattimenti rapidi

– L’ambientazione ha del potenziale

Shadow of the Beast non ci ha sorpreso particolarmente. I titoli su cui si basa non sono invecchiati molto bene, ma si parla pur sempre di un marchio con delle potenzialità, che dalla nostra prova non paiono sfruttate in toto. L’entusiasmo degli sviluppatori e la promessa di un titolo degno dei predecessori comunque ci fanno sperare che nel progetto si nascondano misteri ancora inviolati e qualità nascoste, senza contare che ci potrebbe essere sempre un miglioramento del gameplay nei prossimi mesi. Speriamo in bene.

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