Sengoku Basara: Samurai Heroes
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a cura di Fabfab
Dopo aver saltato diversi capitoli, la serie di Sengoku Basara: Samurai Heroes (conosciuta presso i nostri lidi come Devil Kings) tenta di riscuotere in Occidente lo stesso apprezzamento che gode in Giappone con questo terzo capitolo, annunciato per Playstation 3 e Wii. Uno strano accostamento, che se da un lato può avere un certo senso, essendo le console Sony e Nintendo le più diffuse in Giappone, terra d’elezione per il brand, dall’altro ci fa temere per un comparto grafico che dovrà necessariamente sottostare a compromessi nella sua versione più potente.
Riunifichiamo il GiapponeAll’epoca della sua prima incarnazione, il brand Capcom venne sbrigativamente liquidato come un clone della ben più famosa saga dei “Warriors” di Koei. Una considerazione non certo sbagliata, dato che anche questo terzo capitolo assomiglia in maniera impressionante alla più famosa produzione del genere.Le somiglianze risultano palesi già considerando il periodo storico in cui è ambientata la vicenda ed i guerrieri che vede come protagonisti: ancora una volta, infatti, combatteremo nel Giappone dell’era Sengoku, quella delle interminabili guerre civili, che ebbero termine solo con l’affermazione della dinastia Tokugawa. Evidentemente è l’unico periodo storico di un certo interesse per gli sviluppatori orientali; o forse alla Capcom hanno semplicemente deciso di andare sul sicuro.A differenza di Samurai Warriors, dove il giocatore poteva impersonare decine di condottieri diversi, il titolo Capcom ne mette a disposizione solo quattro: ognuno di essi appartiene ad una fazione opposta ed è mosso da motivazioni personali, che porteranno ad una diversa evoluzione della trama, in barba alla verosimiglianza storica. Gli eroi in questione sono Ieyasu Tokugawa, che combatte a suon di pugni avvalendosi di guanti in ferro, Mitsunori Ishida, canuto maestro di spada, Masamune Date, che impugna ben sei spade, ed infine Yukimura Sanada, armato di doppia lancia. Il design è cartoonesco e molto simile a quello adottato dal titolo Koei: in particolare Date e Sanada sono quasi identici alle controparti viste in Samurai Warriors, forse perché si richiamano ad una comune iconografia.
Eroi inarrestabiliAnche il gameplay riprende per buona parte il titolo Koei. Nei panni del personaggio prescelto, il giocatore viene infatti proiettato su un campo di battaglia infestato da decine di avversari. Con un semplice sistema di controllo, riassumibile in attacco veloce, attacco potente e attacco speciale, il giocatore è in grado di spazzare via da solo le orde di nemici, che lo assalgono ad ogni parte senza particolari strategie. Un sistema di combo garantirà una certa varietà negli assalti. Naturalmente i combattimenti saranno intervallati dalla saltuaria comparsa di boss, più ostici da superare rispetto alla semplice soldataglia.Gli scenari variano tra cittadine assediate, palazzi e possenti roccaforti, ma sebbene vengano simulate battaglie campali, il titolo non ha alcuna ambizione strategica: non ci sarà necessità di dare ordini e guidare le truppe e per vincere le battaglie sarà sufficiente superare lo scenario, conquistando le varie basi avversarie. La vittoria del nostro personaggio coincide con quella dei suoi alleati. Abbattendo nemici ed avanzando nelle missioni i personaggi guadagnano esperienza e acquisiscono nuovi poteri, secondo un sistema di sviluppo ramificato diverso per ognuno dei quattro eroi: questo dovrebbe garantire una certa varietà di situazioni, specie se Capcom riuscirà ad evitare il costante riciclo di ambientazioni tipico dei titoli Koei.Le animazioni, per quanto si possa vedere dai filmati diffusi finora, sono dinamiche e ricche di effetti speciali, ma non stupiscono; il design dei personaggi, protagonisti e villains, richiama quello dell’epoca Sengoku, ma con notevoli, fantasiose variazioni.
– La sensazione di onnipotenza che trasmette il prevalere da soli su decine di avversari
– Forse Capcom riuscirà ad implementare qualche novità rispetto a Koei
La terza incarnazione di quel brand che noi conosciamo come Devil Kings tenta di bissare in Occidente il successo di vendite che lo accompagna da tempo in Oriente. A prima vista ci troviamo di fronte ad un clone di Samurai Warriors, con la differenza di presentare solo quattro personaggi giocabili, scelta che in teoria dovrebbe garantire una maggior cura nel loro sviluppo e nella sceneggiatura della storia che ruota loro intorno. Certo, a prima vista non sembrano esserci elementi in grado di attirare altri giocatori oltre a quelli appassionati di oriente e hack & slash, ma non si può mai dire: forse Capcom ha in serbo qualche buona idea per rilanciare un genere da tempo in crisi di idee.