Ride to Hell
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a cura di ViKtor
“Un misto tra Hell’s Angels, Easy Rider e tutto ciò che fa anni ’60”: così i Deep Silver hanno descritto in poche ma significative parole la loro ultima produzione, Ride to Hell. A distanza di cinque mesi dall’ultima preview scopriamo qualcosa in più su questo intrigante free-roaming.
Born to be wildRay Kaminski è un veterano del Vietnam. Tornato a casa dopo essere statoprigioniero di guerra, scopre che la California che aveva lasciato qualche anno prima non è più la stessa: la società conservativa degli anni 50 è stata soppiantata da un qualcosa di totalmente nuovo e rivoluzionario, l’irresistibile movimento hippy. Affascinato da questa nuova idea di libertà decide quindi di unirsi ai Devil’s Hand, la temibile gang locale di bikers; per essere accettato dovrà superare una prova ed è così che inizierà la nostra avventura nel gioco.Ad un primo impatto, Ride to Hell tradisce una somiglianza abbastanza palese con lo stile ed alcune meccaniche di Grand Theft Auto 4. La giocabilità è infatti improntata sul free-roaming e, come nel titolone Rockstar, anche qui la promessa è che le cose da fare saranno davvero molte tra trama principale e sub-quests.L’obiettivo è quello di ampliare il controllo della banda nel territorio, attraverso la conquista di alcune zone e, spesso, anche di strutture strategiche. Un esempio sono i distributori di benzina: la nostra moto, infatti, ha un’autonomia limitata, e a volte si renderà necessaria una tappa per il rifornimento. Peculiarità davvero realistica, che però contraddice un’altra caratteristica atipica del gioco: la totale mancanza di denaro. Procedendo nell’avventura e completando le varie missioni otterremo infatti esclusivamente dei punti “rispetto”, spendibili in svariate attivita come la modifica della moto.Gli sviluppatori ci hanno assicurato che il grado di personalizzazione degli oggetti del protagonista sarà elevatissimo: tutto, dall’abbigliamento alle carene, potrà essere cambiato a piacimento e la scelta avverrà tra un’immenso numero di pezzi. Ne consegue che sulla carta potremo imprimere in Ride to Hell la nostra impronta fino a renderlo “unico”.Il sistema di combattimento riprende da vicino il rude stile di vita dei bikers: ciò significa che raramente prenderemo in mano un’arma come una pistola o un fucile, ma saranno molto più frequenti le risse a mano libera e le lotte in sella alla moto, probabilmente come avveniva nei vecchi Road Rash (se non ve li ricordate o non sapete di cosa stiamo parlando correte a rimediare alla mancanza).
Grandi aspettative?La versione mostrata alla stampa è ancora acerba: graficamente il mondo di gioco appare ben caratterizzato ma poco dettagliato, segno che probabilmente il motore deve essere ottimizzato a dovere.Solo due aspetti sono già chiari: il primo riguarda la colonna sonora, che grazie ad una speciale licenza acquistata dai Deep Silver comprenderà più di 300 canzoni anni ’60 tra cui alcuni pezzi famosissimi.La seconda certezza è che Ride to Hell sarà un’esperienza esclusivamente single player. Il multiplayer non esisterà, né sottoforma di co-op né di qualsivoglia altra modalità. Ci concentreremo dunque solo sulle avventure di Ray Kaminksi: scelta alquanto coraggiosa, che ci fa sperare in un prodotto finale di elevata qualità e dotato di una corposa longevità.
Il concept dietro a questo Ride to Hell è molto intrigante, non possiamo negarlo. L’idea di far parte di una gang di motociclisti nel fiore degli anni ’60 americani è allettante ed è piuttosto originale. Se poi aggiungiamo che il gameplay e alcune scelte stilistiche strizzano l’occhio a Gran Theft Auto allora le bave rischiano di iniziare a scendere copiosamente.
I presupposti per un nuovo ottimo free-roaming ci sono tutti, ma mancano diversi mesi all’uscita e i Deep Silver ancora non hanno rilasciato una versione giocabile significativa, quindi ora non possiamo fare altro che sperare di vedere soddisfatte le nostre aspettative su quella che potrebbe essere una delle grandi sorprese del 2009.
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