Non è facile essere una marionetta. Sopratutto quando sei nato in un altro corpo, e ti sei ritrovato nelle vesti di una di esse solo perché il malvagio Moon Bear King ti ha catturato. Così, non sei più un ragazzino normale: sei una burattino, e senza testa, peraltro, perché il tiranno ha deciso di divorarla e gettarla negli anfratti più cupi del mondo sul quale regna, e sei costretto a vagare per una sorta di teatro Bunraku, alla sua ricerca. Non necessariamente della tua, qualsiasi testa va bene, basta raccoglierla ed attaccarsela al collo.
No, non è per niente facile essere una marionetta.
Ma, promettono i ragazzi di Japan Games, potrebbe rivelarsi molto, molto divertente.
Ho perso la testa
Puppeteer si presenta essenzialmente come un platform 2D che miscela gli elementi più classici del genere alla tecnologia odierna, ponendoci nei panni di Kutaro, fresco di trasformazione in marionetta. Avanzeremo così tra aree che ricordano le ambientazioni del teatro nipponico Bunraku e che, per ammissione dello stesso Kevin Moore – autore del gioco – hanno anche un forte retrogusto ispirato allo stile di Tim Burton e di Terry Gilliam.
Con l’avanzare del nostro cammino all’interno dei diversi setting del gioco, finiremo così per imbatterci in diverse teste, ognuna con capacità differenti, che possiamo raccogliere e decidere di “indossare”, facendo però bene attenzione a non subire danni dai nemici presenti negli stage: un colpo, infatti, ci costringerebbe a perdere la testa, obbligandoci a recuperarla entro tre secondi per aggiungerla nuovamente al nostro inventario. In caso contrario, invece, questa potrebbe andar smarrita per sempre o venir recuperata più avanti nella storia.
Mano a mano che avremo affrontato sempre più fasi di gioco, avremo accumulato anche un numero sempre maggiore di teste, ed avremo un bell’imbarazzo nello scegliere quale montare sul collo di Kutaro: ogni testa, infatti, ha delle abilità particolari e delle ripercussioni nelle possibilità di interazione con il gioco, oltre al fatto che consente di accedere ad aree bonus diverse. Indossando la testa da scheletro, reperibile nelle prime fasi del gioco, potremo ad esempio sbloccare uno scenario di stampo horror cartoon, utilizzando una testa a forma di hamburger ci imbatteremo in panini giganti sui quali potremo rimbalzare, e così via.
L’importanza dello scenario
Uno degli elementi fondamentali di cui Moore ha voluto parlare, nel corso della Gamescom, è l’importanza dello scenario all’interno del gioco: mentre procederemo nel nostro scorrimento orizzontale in due dimensioni – avendo erroneamente l’idea di stare vedendo qualcosa di molto simile a LittleBigPlanet – sarà il fondale a cambiare attorno a noi, continuamente. Dimenticate l’approccio classico in cui si comincia uno stage, si arriva alla sua fine e si inizia il successivo, insomma: in Puppeteer avanzeremo ad oltranza all’interno di diversi atti, decisamente lunghi, e sarà l’ambientazione attorno a noi a modificarsi ogni 10-15 minuti circa, proponendo un nuovo scenario e nuove interazioni con il gioco, che variano notevolmente quando ci si ritrova a districarsi tra i grossi panini presenti su un tavolo rispetto a quando invece si vaga tra scheletri e ringhiere cimiteriali.
Quello di Puppeteer è quindi un mondo in continuum, un’ambientazione che si muove continuamente attorno a Kutaro, sempre pronta a cambiare, modificarsi, sorprenderci.
Nelle sue avventure, il nostro alter-ego marionetta sarà accompagnato anche da una sorta di gatto, che potremo controllare utilizzando lo stick destro in qualsiasi momento, aiutandoci quindi ad avanzare nelle varie ambientazioni. Oltre al suo amico, chiamato Ying-Yang, è stato svelato anche che Kutaro potrà contare su un grosso paio di forbici chiamate Calibrus, da usare a mo’ di arma: grazie ad esse, potrà tagliare qualsiasi cosa di pezza incontri (che cosa non è fatto di pezza in un mondo di marionette?), aprendosi un varco a respingendo gli avversari. Oltretutto, le forbici avranno anche una funzione decisamente particolare: brandendole ed iniziando ad agitare le lame, infatti, Kutaro prenderà letteralmente il volo, elevandosi dal suolo per raggiungere le parti più remote dell’ambientazione, altrimenti inaccessibili.
Tra le altre cose, Moore ha voluto anticipare anche che la colonna sonora del gioco sarà curata da un artista di rilievo, anche se non ha ancora voluto farne il nome, e che l’intenzione del team è quella di far respirare ai giocatori un’atmosfera magica e misteriosa.
– Possibilità di controllare un personaggio per stick
– Scenari sorprendenti e in continuo mutamento
– Cambiamenti nel gameplay in base alla testa indossata
L’approccio di gioco di Puppeteer, costituito da ambientazioni dinamiche estremamente vive, in continua evoluzione, si preannuncia sorprendente e ricco di ribaltamenti di fronte, vedendoci passare in un secondo lungo aree incredibilmente differenti l’una dall’altra. Inoltre, le idee di poter controllare contemporaneamente, con i due diversi stick, sia Kutaro che Ying-Yang e quella di utilizzare le forbici non solo come arma, ma anche come mezzo per accedere a nuove aree, potrebbero rivelarsi particolarmente brillanti, e collaborare a far arrivare nelle mani degli utenti un prodotto, Puppeteer, non solo per il palato dei fan più affezionati al platform a scorrimento, ma estremamente suggestivo, originale e divertente.
Il titolo è previsto per il 2013, ma continueremo come sempre ad aggiornarvi con qualsiasi novità i ragazzi di Japan Studios lasceranno trapelare da qui all’uscita.