Piante contro Zombie era un concept folle. Esseri senza sistema nervoso che si difendono da esseri affamati di cervello: a pensarci bene, l’idea di fondo è così stupida da diventare geniale. Ma quando gli sviluppatori del gioco annunciarono Plants vs. Zombies: Garden Warfare allo scorso E3, le cose diventarono ancora più assurde. Perché, oltre all’idea di vedere delle piante che ammazzano gli zombie (e viceversa), questa volta il concept si sarebbe spostato nel territorio degli shooter, con evidenti riferimenti a titoli ben più blasonati che hanno la tendenza a prendersi un po’ troppo sul serio.
Confessiamo, dunque, di avere provato una profonda simpatia nei confronti di questo gioco, che si è trasformata in vero e proprio affetto nel momento in cui ci abbiamo messo sopra le mani in un evento tenutosi qualche giorno fa a Londra.
I’m a chomper
Come abbiamo scritto nel paragrafo precedente, l’idea è semplice: le piante sfidano gli zombie in uno shooter in terza persona, in arene esclusivamente online nelle quali possono partecipare fino a 24 giocatori. Il concept originario vedeva le piante intente a difendere e gli zombie intenti ad attaccare, un idea che si è mantenuta in parte anche in Garden Warfare. Ovvero: non abbiamo una perfetta simmetria, dato che le piante sono ancora esseri fortemente difensivi, mentre gli zombi sono nettamente più offensivi. Poiché – di base – si tratta di un deathmatch a squadre, è evidente che anche le piante devono avere una qualche forma di capacità d’attacco. In effetti, gli sviluppatori hanno fatto in modo di equilibrare il tutto armando i vegetali fino ai denti (letteralmente, in un caso) e, dall’altro lato, introducendo alcune capacità difensive da parte degli zombie.
Le due squadre sono costituite da quattro diversi personaggi. Le piante includono lo Sparasemi, una sorta di classe-soldato equilibrata, capace di colpire a distanza con un’arma poco potente, ma precisa e rapida. Poi vi è il Girasole, personaggio curatore decisamente incapace di attaccare, ma fondamentale negli assalti. Quindi abbiamo il Chomper, una pianta carnivora da mischia con la straordinaria capacità di infilarsi sottoterra e mangiare gli avversari sbucando dal terreno, in stile “Piccola Bottega degli Orrori”. Infine, vi è il Cactus, pessimo nelle battaglie ravvicinate ed eccezionale come cecchino grazie alle sue spine, oltre che come spia capace di evocare un drone-cipolla.
I morti viventi, invece, introducono il Soldato, lo Scienziato, il Meccanico e l’All Star. Il Soldato è il classico personaggio d’assalto, capace di colpire in maniera equilibrata. Lo Scienziato è forte nella mischia, grazie a un fucile a pompa, ma è anche capace di evocare una gelatina curativa. Il Meccanico ha un potente ma lento lanciagranate, ed è dotato di un drone capace di sparare laser e di scatenare un bombardamento. L’All Star, infine, è l’unico personaggio dichiaratamente difensivo nella combriccola degli zombie: un coriaceo giocatore di football (morto) capace di assorbire tanti danni e di colpire dalla distanza con un bel cannone.
Abbiamo provato tutti i personaggi, grazie a una modalità che ci fa giocare nei panni delle piante e poi degli zombie, a rotazione. Possiamo tranquillamente svelarvi che, secondo gli sviluppatori del gioco, siamo inequivocabilmente dei Chomper. Alla quarta partita di fila in cui il nostro simpatico amico vegetale dotato di denti si è classificato come MVP, ne abbiamo avuto una solida conferma. E siamo convinti che, al lancio del gioco, ci fionderemo di nuovo sulla pianta carnivora, risultata uno dei personaggi più soddisfacenti da utilizzare grazie alla splendida animazione che si attiva ogni volta che si ingoia un mangiacervello.
Equilibrio (quasi) perfetto
Nonostante l’asimmetria dichiarata dagli sviluppatori, ci siamo resi conto che a vincere è sempre la squadra più forte. Il nostro team di italiani in trasferta a Londra ha vinto tutte le partite, massacrando letteralmente dei poveri colleghi britannici nella stanza a fianco, sia nei panni delle piante che nei panni degli zombie.
Abbiamo notato che la strategia ha una certa importanza nell’esito della partita, ed è pertanto necessario conoscere bene sia il proprio personaggio che quello che si sta affrontando. Non è consigliabile muoversi da soli (ad eccezione di Chomper e Meccanico, che lavorano meglio in solitaria), e in definitiva Plants vs. Zombies: Garden Warfare è un gioco che richiede una cooperazione di squadra e una buona comunicazione.
Ciò che, invece, potrebbe modificare in maniera radicale l’esito delle partite è dato dai costumi di piante e zombie, che sembrano influire in maniera importante sulle capacità dei personaggi. Ogni character ha un sistema di livelli, il quale dà accesso a varie abilità sottoforma di costumi sbloccabili. Ebbene: tali costumi, oltre a modificare l’aspetto esteriore, le animazioni e alcune chicche alquanto originali, potenziano il nostro alter ego. Così, il Chomper base può diventare una sorta di pianta carnivora di fuoco, capace di muoversi al doppio della velocità. O, ancora, lo Scienziato può diventare un Biologo Marino, e sostituire il suo fucile a pompa con un cannone che spara interiora di pesce, con un raggio d’azione decisamente aumentato.
Sarà onere del sistema di matchmaking tenere conto di tutte queste caratteristiche al fine di bilanciare le partite, un aspetto che – in questa fase di preview in multiplayer locale – non abbiamo potuto testare.
Colore e ironia
Non c’è molto da dire in merito all’ironia e alla spensieratezza che ruota attorno a questo gioco. Confessiamo di avere riso più volte, e di non avere mai e poi mai provato un senso di frustrazione nel corso delle partite. Il gameplay non è concitato (piante e zombie sono piuttosto lenti nei movimenti) e il respawn richiede una decina di secondi. Purtroppo avevamo a disposizione solo una mappa in questa demo, strutturata su più livelli e con ampi spazi aperti (e un solo tunnel al coperto). Gli scontri tendevano a confluire al centro della mappa, e in definitiva il livello di azione era sempre abbastanza alto, ma mai stellare. Siamo curiosi di vedere le nuove mappe incluse nel gioco definitivo, che potrebbero aggiungere un ulteriore tassello a un gameplay che ci è sembrato semplice ma molto divertente.
Il tutto è accompagnato da una realizzazione grafica scanzonatissima e colorata, oltre che da un character design che merita un plauso. Ottimi anche gli effetti sonori, per quanto semplici, con gli zombie che grugniscono in continuazione e i Chomper che si danno al “rutto libero” dopo ogni uccisione in corpo a corpo.
– Squadre apparentemente bilanciate
– Character design divertente
– Tanta follia
Plants vs. Zombies: Garden Warfare ci aveva fatto ridere al momento dell’annuncio, e ci ha sinceramente divertiti durante la sua prima prova. Si tratta di un gioco parzialmente budget (sulle console next-gen costerà 40 euro, 30 su old-gen) che, per il momento, ci è parso di ottimo livello. Naturalmente una sola mappa non è sufficiente per permetterci di giudicare in anticipo la qualità del prodotto, ma c’è indubbiamente del potenziale e siamo convinti che torneremo molto volentieri a giocarci appena sarà disponibile, a partire dal 18 febbraio 2014.