“Il Dio vinto diventerà Satana, Satana vincitore diventerà Dio. Possa il destino risparmiarmi questa sorte spaventosa! Io amo l’inferno che ha formato il mio genio, amo la terra dove ho fatto un po’ di bene, se è possibile farne in questo mondo terribile dove gli esseri non esistono che per l’assassinio.“
Gli dei hanno sete – Anatole France
L’impareggiabile violenza visiva raggiunta dal primo Outlast e dal suo sconvolgente DLC Whistleblower dovrebbero lasciar intendere quanto Red Barrels sia uno studio che ha già ampiamente superato il concetto di censura all’interno dei videogiochi.
Gli orrori perpetrati ai pazienti del Mount Massive Asylum si mescolavano a scene di un sadismo fuori parametro, che il giocatore testimoniava in silenzio, raggelato dalla naturalezza con cui venivano proposte. La tentata evirazione a più riprese con una sega circolare, le pratiche sessuali solitarie davanti a un mucchio disordinato di cadaveri, l’impossibile parto osceno di un corpo di donna vilipeso e allestito come se fosse la trasfigurazione macabra di un’opera d’arte, sono solo alcune delle immagini marchiate a fuoco nella mente di chi ha vissuto un’esperienza davvero fuori dall’ordinario. Outlast II, in questo senso, potrebbe addirittura andare oltre.
La setta
Sebbene questo seguito sia ambientato nello stesso universo del primo Outlast, stavolta Red Barrels ha deciso di cambiare completamente le premesse narrative. Abbandonate le sperimentazioni segrete del Mount Massive Asylum, gli sviluppatori si sono lasciati ispirare dal massacro di Jonestown, fatto storico del ’78 dove 913 membri di una setta religiosa persero la vita in quello che è considerato il più grande suicidio collettivo della storia moderna. L’ascesa del predicatore Jim Jones, insediatosi dapprima come guida di semplici gruppi di preghiera e in seguito divenuto leader di un movimento religioso dove le farneticazioni della sua mente deviata si fondevano con le gravi alterazioni causate da abusi di sostanze vietate, è direttamente collegata al sostrato sociale dell’epoca: la congregazione religiosa chiamata Tempio dei Popoli proliferò grazie ad adepti sbandati, tossicodipendenti, emarginati e senzatetto che dall’Indiana si trasferì poi nella giungla della Guyana, dove al culmine di un lavaggio del cervello ormai pienamente avvenuto, quasi mille persone bevvero – anche contro la loro piena volontà – una dose di cianuro.
Benché non direttamente da questa storia, Outlast II vuole concettualmente partire da basi non di certo differenti: da un fanatismo religioso trasformatosi poi in qualcosa di completamente diverso rispetto a quanto inizialmente prospettato. Vuole insomma immergere il giocatore in luoghi dove si è perso ogni controllo, dove l’anima nera del male ha vinto e l’adorazione di un dio malvagio ha dato sfogo alla nequizia umana.
Il nostro protagonista è Blake Langermann, reporter che assieme alla moglie Lynn tenta di arrivare in un remoto villaggio per investigare sullo strano omicidio di una donna incinta. Mentre volano con un elicottero sopra i canyon di un’area pressoché deserta, un inaspettato incidente li separa, e Blake si ritrova da solo con la sola telecamera a infrarossi a guidarlo nella notte.
L’inferno sulla Terra
Oltre che dai primi video gameplay che circolano in rete da qualche giorno, utili a dare un’idea di quanto questo seguito voglia aderire in gran parte alla struttura del capostipite, ulteriori informazioni sono arrivate direttamente da Philippe Morin, il co-fondatore di Red Barrels.
Diversamente da quanto sperato dai fan della serie, in Outlast II non ci sarà alcun modo di potersi difendere dai nemici. Ancora una volta, dunque, l’unica “arma” impropria sarà la videocamera a batterie, che avrà ovviamente un ruolo centrale nelle meccaniche di gioco. Considerando inoltre che alcune zone saranno più ampie rispetto al passato (vi serva come esempio l’enorme campo di granoturco visto nei video), è evidente che in condizioni di buio totale la tensione e il senso di insicurezza saranno maggiormente amplificate. Si tratta pertanto di una conduzione di gioco che segue gli schemi del classico “hide & seek“, dove o scappi e trovi il modo di nasconderti, oppure muori.
Outlast II sarà più lungo circa il 20-30% in più rispetto al capitolo precedente, alternerà aree molto lineari ad altre in cui si avrà un maggiore spazio di manovra e presenterà situazioni di gioco sempre varie. A tal proposito, Philippe Morin ha specificato che saranno presenti delle sezioni a bordo di una zattera, lungo un fiumiciattolo che serpeggia lungo una delle ambientazioni presenti in questo seguito. Oltre al villaggio in cui si sono compiuti omicidi efferati e pratiche religiose immonde, le fasi iniziali col nostro protagonista miope prevedono una zona desertica e quella che sembra essere stata una vecchia scuola.
Sebbene Outlast II sia indubbiamente uno degli horror più attesi dagli appassionati, bisogna verificare con attenzione se gli sviluppatori saranno in grado di mantenere alta fino alla fine la tensione. Nel primo Outlast, la seconda parte risultava essere un po’ più stanca, e i giocatori avevano ormai capito quali erano grossomodo gli schemi presentati nella prima metà dell’avventura. Ciononostante, la promessa di una buona varietà e le agghiaccianti premesse narrative bastano da sole per alzare vertiginosamente il livello di attesa per questa produzione, che probabilmente ribadirà ancora una volta tutta la sua esecrabile brutalità.
– Premessa narrativa di grande interesse
– Presenterà alcune aree molto ampie
– Garantita una maggiore varietà di situazioni
Outlast II indagherà ancora una volta i lati più oscuri della natura umana. Stavolta la violenza, la depravazione e le malevole oscenità saranno i pilastri di un orrore differente, che nasce dalla disperazione e dalla cieca fede verso un terribile culto religioso. È ancora presto per capire verso quale direzione Red Barrels andrà, ma le premesse per un secondo capitolo di grande qualità – che sarà inevitabilmente molto discusso per via delle sue tematiche – ci sono tutte.