Hello Games è un piccolo studio che ha fatto tanto rumore. Perché No Man’s Sky, sin dal momento del suo annuncio, ha affascinato praticamente tutti con un concept capace di conquistare la fantasia di chi, come il comandante Picard, ha sempre sognato di andare alla ricerca di strani, nuovi mondi. No Man’s Sky non ci offre una serie di pianeti da esplorare, ma un intero universo generato proceduralmente in cui il giocatore, nel ruolo di un pilota solitario, viaggia alla ricerca dell’ignoto.
Il punto è che Hello Games, in una perverso miscuglio di marketing e sadismo, non ci ha mai voluto svelare più del minimo indispensabile in merito alla sua creazione. Abbiamo visto No Man’s Sky in azione, abbiamo notato i suoi mondi affascinanti e le sue creature bizzarre, ma non abbiamo realmente mai capito che cosa ci fosse da fare in questo universo. Fino ad oggi, quando in una piccola stanza del Convention Center di Los Angeles abbiamo assistito ad una demo della durata di circa 30 minuti, mirata a fugare alcuni dei nostri dubbi e – sfortunatamente – a sollevarne di altri.
Lo spazio è infinito
Come detto, No Man’s Sky è un gioco basato su di un universo generato proceduralmente. La generazione casuale è uno dei punti cardini del gioco, e coinvolge praticamente ogni aspetto di questo titolo. Non vi sono soltanto i sistemi solari ad essere creati in maniera randomica, ma anche le creature che popolano i mondi, gli elementi che si trovano sui pianeti, le armi e le navicelle spaziali, e naturalmente i nomi di ogni nuova scoperta. C’è un certo equilibrio e una certa grazia nel caos procedurale di No Man’s Sky e, in generale, ciò che vediamo nel gioco sembra essere frutto di un disegno divino o, se vogliamo, di una panspermia che ha dato forme e proporzioni simili ai mondi e ai loro abitanti. Ciononostante, la biodiversità nei mondi dell’universo è significativa, e i diversi pianeti possono presentare creature davvero uniche e singolari, alcune addirittura presenti solo in alcuni momenti della giornata (sì, i pianeti hanno un complesso ciclo giorno/notte).
Il numero di astri è gigantesco, e gli sviluppatori ci hanno assicurato che l’eventualità di vedere l’intero universo esplorato dai giocatori è pressoché nulla. Questo aspetto, come vedremo, è fondamentale, poiché l’intero gioco si basa sulla scoperta e la catalogazione di luoghi e forme di vita mai viste prima.
Lo scopo principale del gioco, infatti, consiste nell’esplorare l’universo alla ricerca di ciò che ancora non è stato scoperto. Giungendo su di un pianeta, il giocatore può scendere dalla propria navicella ed esplorare il mondo, individuando nuove forme di vita e nuovi materiali, che possono essere condivisi con tutti i giocatori attraverso un radiofaro presente su ogni pianeta. Nel momento in cui si inviano le informazioni raccolte a quella che potremmo definire una “banca dati dell’universo”, il giocatore ottiene dei crediti, che possono essere utilizzati per acquistare nuove armi, nuove navi e carburante presso le stazioni spaziali e gli avamposti disseminati nei vari sistemi solari. E, naturalmente, potremo dare il nome che desideriamo ad ogni pianeta e creatura scoperta, come un moderno Adamo in un vastissimo giardino dell’Eden.
L’esplorazione, però, non è l’unico aspetto del gioco: per proseguire è necessario ottenere dei materiali, i quali possono essere acquistati a caro prezzo sulle basi spaziali o estratti dai pianeti. Quest’ultima è l’opzione più conveniente, ma se si abusa delle risorse di un pianeta si può attirare l’attenzione dei Guardiani, una razza che veglia sull’armonia dell’universo e attacca chiunque abusi di un pianeta e delle forme di vita che lo abitano. Infine, il giocatore può scegliere di intraprendere la carriera del mercante, viaggiando di base in base per ottenere profitto dalla compravendita di beni, o svolgere il ruolo di pirata spaziale o di sentinella di guardia per le carovane di mercanti. Non si è obbligati a scegliere una carriera, e il giocatore può scegliere di comportarsi come meglio crede in qualsiasi momento. Al contempo, però, appare evidente che la carriera centrale nel gioco sia quella dell’esploratore, su cui gli sviluppatori hanno dedicato buona parte dei propri sforzi.
Per scoprire l’universo, come detto, è comunque necessario passare attraverso l’estrazione e la raccolta di materiali da combinare attraverso un complesso sistema di crafting, e si è dunque costretti a scendere sui pianeti e a raccoglierne qualche risorsa, anche a costo di doversela vedere coi Guardiani o con qualche forma di vita aggressiva. Una volta nello spazio, non tutte le navi che incontriamo si mostrano amichevoli nei nostri confronti: in No Man’s Sky ci sarà da combattere, sebbene non sia questo il centro dell’esperienza.
You are wanted
L’HUD di gioco è stato ridotto ai minimi termini. Abbiamo una barra degli scudi e una barra dell’energia, un indicatore dei crediti disponibili nel nostro conto virtuale, un indicatore delle armi e un meter che mostra il livello dei crimini compiuti. Gli sviluppatori non nascondono di essersi ispirati a GTA per questo sistema, che ci mette nei seri guai una volta raggiunta la quinta stellina e ci costringe a prepararci a uno scontro impari con i Guardiani o con le forze di polizia in orbita.
Non ci sono state mostrate battaglie epiche, ma sappiamo con certezza che sarà possibile incontrare delle warzone in cui le cose si fanno rapidamente calde. Allo stesso modo, ci è stato detto che vi saranno dei mondi non totalmente generati in maniera procedurale, in cui accadono “cose strane” e che i giocatori scopriranno al momento dell’uscita, presumibilmente dopo qualche giorno di esplorazione.
Ci sono sistemi solari in cui è accaduto qualcosa di apocalittico, ci sono pianeti morti in cui la vita si è estinta per qualche ragione, e vi sono singolarità come i buchi neri e altri luoghi pericolosissimi del cosmo. Sulle stranezze del gioco, tuttavia, gli sviluppatori sono rimasti molto vaghi, limitandoci a dire che il giocatore è “naturalmente spinto” a viaggiare verso il centro dell’universo, dove accadrà qualcosa che lo farà sentire soddisfatto del proprio viaggio. Anche in questo caso, per ovvie ragioni, i ragazzi di Hello Games non hanno rivelato alcun dettaglio, e la nostra fantasia non ci aiuta ad immaginare cosa si possa trovare al centro dell’universo. Ciò che ci è stato detto, è che tale viaggio richiederà parecchi giorni effettivi di gioco.
In maniera simile, gli sviluppatori non sono entrati nel dettaglio del sistema di crafting, che dicono essere stato ispirato da quello visto in giochi come Minecraft o Starbound, dove il giocatore non ha alcuna informazione su come combinare gli elementi raccolti per ottenere qualcosa di nuovo. Sappiamo che No Man’s Sky avrà una sorta di tavola periodica degli elementi che consente di dare vita a nuove molecole ma, anche in questo caso, gli sviluppatori hanno preferito restare vaghi.
Siamo soli nell’universo?
Uno dei dubbi emersi nel corso della presentazione, riguarda la sostanziale impossibilità del giocatore di incontrare suoi simili. Un universo tanto vasto comporta una sorta di isolamento di ciascun giocatore, che difficilmente avrà a che fare con altri giocatori umani nel corso del proprio viaggio. Al contempo, il viaggio dell’esploratore in No Man’s Sky assomiglia a un grosso safari, data l’assenza di forme di vita umanoidi o comunque intelligenti, e la mancanza di civiltà da scoprire al di fuori dei già citati Guardiani.
Si ha dunque la sensazione di essere terribilmente soli nell’universo, circondati da animali strani ma senza la possibilità di scoprire alieni intelligenti, culture, città, usi e costumi. Ogni mondo, nella sua bellezza o bruttezza, è comunque un mondo selvaggio. Un aspetto che, forse, limita il fascino dell’esplorazione nel lungo periodo.
Si ha dunque la sensazione che No Man’s Sky, a differenza di prodotti altrettanto chiacchierati come Star Citizen o Elite: Dangerous, avrà una sostanziale assenza di mitologia che potrebbe alla lunga stancare. E, per ammissione stessa degli sviluppatori, questa lacuna non verrà mai colmata.
– Un universo gigantesco e inesplorato
– Meccaniche di crafting intriganti
– Ottima direzione artistica
Il nostro primo incontro ravvicinato con No Man’s Sky ci ha affascinato e preoccupato al tempo stesso. Il gioco è indubbiamente un esperimento interessante, e il fascino di trovarsi all’interno di un universo ignoto è gigantesco. Al contempo, però, non siamo pienamente convinti che questo lungo viaggio etologico possa rivelarsi divertente all’infinito: l’assenza di qualunque forma di vita intelligente, infatti, riduce sensibilmente le motivazioni del giocatore a raggiungere luoghi inesplorati. Ciononostante, questo piccolo progetto si è riconfermato uno degli indie più interessanti degli ultimi anni, e non vediamo l’ora di salire a bordo della nostra navicella per viaggiare in un universo che aspetta solo di essere scoperto.