Anteprima

Motorstorm: Pacific Rift

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a cura di Spetz

Il prossimo inverno vedrà il ritorno del nuovo cavallo di battaglia di Evolution Studios, per l’occasione trasferitosi dalle calde e assolate lande della Monument Valley alle apparentemente tranquille spiagge di un’isola nel pacifico. Quest’autunno si preannuncia d’oro per i titoli arcade dedicati all’off-road, con Pure che punta ad emergere e diventare a conti fatti il nuovo punto di riferimento per il genere.Nello stand di Sony abbiamo potuto incontrare il Creative Director Paul Hollywood e provare con mano uno dei circuiti di gioco.

Sempre roccia, ma alle pendici di un vulcanoDopo il brillante successo riscosso dalla location desertica del primo episodio, gli sviluppatori hanno sentito il bisogno di cambiare radicalmente direzione e così è nata l’idea di portare le indiavolate sfide all’ultimo incidente in una rigogliosa e sperduta isola. A confermarcelo è stato lo stesso Hollywood in apertura, il quale ha sottolineato la necessità di tale scelta per non battere strade già ampiamente percorse dal predecessore. In quest’occasione è stata mostrata una nuova pista situata alle pendici di un vulcano in piena attività e il veicolo utilizzato una moto. La visuale è stata modificata e ora è possibile anche utilizzarne una molto più ravvicinata al corpo del pilota. Come dicevamo lo spettacolo al quale è possibile assistere dalla strada si dispiega attraverso densi rivoli di lava che si gettano nel mare, sollevando un vapore d’un colore bianco acceso. Il cielo dia canto suo appare in buona parte oscurato dalla polvere e dalla fuliggine. La peculiarità di tale tracciato è proprio la presenza della lava che finirà per surriscaldare il Boost ogni volta che un veicolo ci passerà sopra. Per ovviare al rischio di saltare in aria sono state predisposte alcune postazioni sotto le quali transitare per bagnare il mezzo e farne diminuire la temperatura.Nel secondo circuito, quello che abbiamo potuto provare con mano, è stato invece rapidamente utilizzato il Bigfoot prima dell’avvio di un match in split-screen a due giocatori. La suddivisione dello schermo potrà avvenire a piacimento in orizzontale oppure in verticale, a seconda dei gusti dell’utenza e sono stati confermati i quattro giocatori con conseguente scomposizione dello schermo in altrettante parti.Nella prova diretta ci siamo subito occupati di comprendere quanto di nuovo potesse esserci dal punto di vista del gameplay. A bordo di una dune buggy rossa e bianca abbiamo percorso le scoscese strade rocciose e testato le lunghe rampe in grado di proiettare in aria i veicoli ancora più a lungo rispetto al passato. L’impatto rimane comunque molto simile a quello del primo episodio, pertanto tutti coloro che abbiano giocato a fondo tra i canyon della Monument Valley non avranno nessuna difficoltà nel controllo dei veicoli. La fisica dell’auto che abbiamo guidato si discosta dal precedente capitolo solo per la nuova funzionalità affidata al Sixaxis: infatti qualora all’entrata in una curva ci si renda conto conto che con ogni probabilità si finirà a ridosso di un altro avversario oppure contro la nuda roccia, sarà possibile roteare verso destra e verso sinistra per aumentare il raggio della sterzata e proseguire la corsa indenni. Dal punto di vista tecnico il gioco appare ancora in una veste parziale e soprattutto l’ambientazione vulcanica del nuovo circuito mostrato sembra manchi ancora di quella brillantezza che ha caratterizzato tutti i tracciati del primo episodio. I circuiti sono realizzati su più livelli e con alcune scorciatoie da scovare necessarie per ridurre il proprio tempo sul giro.La colonna sonora replicherà presumibilmente i buoni livelli del primo episodio ma in più gli sviluppatori hanno confermato che si potrà creare una playlist caricando le proprie tracce personalizzate direttamente dall’XMB.

Considerazioni finaliQuesto secondo capitolo rimane fedelmente ancorato alle caratteristiche che hanno fatto apprezzare il titolo a tutti gli appassionati dei racing spiccatamente arcade, tuttavia quest’anno con la presenza di una concorrenza agguerrita sarà più complesso per gli Evolution trovare la quadratura del cerchio. Il fatto che i comandi siano praticamente del tutto identici al predecessore, se escludiamo l’uso del Sixaxis nelle fasi di sterzata, rischia di minare la spinta innovativa del prodotto. Attendiamo con curiosità i mesi finali dell’anno per capire quali saranno i nuovi scenari possibili e confidiamo nella qualità che Evolution ha saputo garantire in tutti questi anni per un prodotto finito che sappia confermarsi ad alti livelli.

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