Metal Gear Survive è uno dei progetti più criticati, contestati e probabilmente odiati dell’ultimo anno. Con alle spalle la tortuosa vicenda del licenziamento di Hideo Kojima, che dopo un Metal Gear Solid V tarpato e terminato frettolosamente aveva lasciato Konami sbattendo la porta, tornare a proporre il marchio di Metal Gear senza il suo genitore è stato considerato non come un azzardo, ma come un affronto. Inoltre le premesse per Metal Gear Survive, sin dalla scorsa Gamescom, non erano confortanti, anzi hanno appiattito abbondantemente quella che era l’offerta finale. A distanza di un anno, in ogni caso, in concomitanza al rinvio al 2018, abbiamo avuto modo di provare Survive in una demo di circa mezz’ora all’E3 di Los Angeles.
Colonnello!Ci troviamo in un ambiente parallelo a quello visto in Metal Gear Solid e Survive vede la propria storia iniziare esattamente dopo la fine di Metal Gear Solid: Ground Zeroes, prima quindi di The Phantom Pain. Dopo l’esplosione della Mother Base si forma, in cielo, una spaccatura che corrisponde a un wormhole, una apertura che permette di viaggiare da un punto dell’universo all’altro, creando pertanto una realtà parallela. Se quindi Big Boss e Miller riescono a salvarsi dall’essere risucchiati da questo avvenimento, lo stesso non si può dire per alcuni soldati, che rimangono imprigionati in un nuovo mondo, con la Mother Base crollata e ormai ridotta a un cumulo di lamiere che si sono conficcate nel terreno. In questa nuova terra, che ha le sembianze di un mondo alieno, i nostri soldati si ritroveranno a dover lottare contro delle creature che sembrano essere infettate da qualche strano genoma, che ha deturpato il loro corpo e li ha resi più vicini a degli zombie che ad altro. L’obiettivo sarà sopravvivere e scoprire dove il wormhole li ha condotti. Il titolo sarà giocabile sia in co-op, con altri tre giocatori, che in singolo, con delle missioni indipendenti che andranno portate a termine scisse da quella che sarà la trama, non forte e predominante come nei precedenti capitoli. L’identikit, in ogni caso, è molto semplice: ci troviamo dinanzi a uno sparatutto in terza persona, con degli elementi survival dalla nostra e anche un accenno di tower defense, come d’altronde ci è stato possibile denotare nel corso della nostra prova. L’obiettivo era quello di raggiungere una zona segnalata sulla mappa e attivare un estrattore di materie prime, immediatamente preso d’assalto dalle creature che rappresentano gli avversari di Metal Gear Survive. L’ambiente nel quale ci siamo ritrovati era chiaramente ispirato a Metal Gear Solid V, quindi il riutilizzo degli scenari, degli ambienti e anche delle animazioni era talmente prevedibile da non risultare nemmeno come notizia. Prima però di infilarci in quella che è stata la nostra schermaglia con tre ondate da respingere, ci siamo ritrovati in una sorta di hub di gioco nel quale poterci esercitare e sparare ai nostri compagni di ventura per prendere dimestichezza con l’equipaggiamento scelto oltre che con la classe che abbiamo selezionato: avevamo la possibilità di scegliere tra due diverse tipologie, ossia il Fighter e lo Shooter, oltre che selezionare poi il sesso, tra maschio e donna. Compiuta la nostra scelta, l’equipaggiamento rispondeva a quelle che erano le nostre caratteristiche base: oltre ai fucili a pompa e anche alle pistole silenziate, a nostra disposizione – dopo aver scelto lo Shooter – abbiamo avuto anche un arco dalle sembianze futuristiche, capace di lanciare delle possenti frecce incredibilmente utili contro determinati tipi di avversari, anche se molto lente. Tra i nostri avversari non abbiamo notato, poi, una grande varietà: gli “zombie” si sono mostrati in due diverse tipologie, la prima che riprendeva le stesse meccaniche degli zombie veri e propri e la seconda che invece ci ha messo dinanzi a delle bombe munite di gambe, chiaramente pronte a scoppiare ma molto deboli alle caviglie, punto debole subito preso di mira.
È morto.Parlavamo appunto di tre ondate, che rappresentano l’aspetto focale del tutto: una volta respinte come nel più classico dei TPS, sfruttando tutti i movimenti e le animazioni che avevamo già imparato a utilizzare nei panni del protagonista di Metal Gear Survive V, ci siamo trovati ad affrontare qualche minuto di pace e quiete, lontani dalla battaglia. Le necessità, a questo punto, sono diventate quelle di craftare quanti più oggetti utili per la successiva ondata: nella base a nostra difesa, infatti, c’era non solo un banchetto per craftare cibo, ma anche per ricaricarci di proiettili e per riparare le armi usurate. Per quanto riguarda il primo aspetto segnaliamo che per la componente survival avremo dalla nostra tre indicatori – salute, acqua e cibo – che dovremo tenere sempre a un livello molto alto. La salute, come si può immaginare, calerà quando verremo attaccati, ma sarà l’unico valore che si autorigenera stando fermi; cibo e acqua, invece, caleranno in maniera progressiva durante la nostra battaglia e dovremo sia munirci di bottigliette d’acqua che di cibo in scatola, il preferito di Snake nella sua decennale avventura. Al di là del cibo, però, il crafting ci è sembrato molto macchinoso: innanzitutto bisogna recuperare oggetti che si troveranno in giro per la mappa di gioco, tra cui alluminio e altri componenti non proprio utilissimi, poi sarà fondamentale conoscere quale tipo di proiettile montare nella propria arma: trovandoci per la prima volta a contatto con Metal Gear Survive e avendo conosciuto il nostro arsenale da appena cinque minuti non è stato immediato e semplicissimo capire anche che proiettili utilizzare, quindi la creazione si è dimostrata molto macchinosa. A proiettili finiti, quindi, abbiamo potuto assaggiare la vera difficoltà del titolo Konami, che fino ad allora ci era sembrato troppo semplicistico: anche qui, però, su suggerimento degli sviluppatori abbiamo deciso di piantare nel terreno un mitraglia automatica che ha sparato all’impazzata contro i nostri avversari difendendo l’estrattore senza alcun tipo di problema. Insomma, confidiamo che nella versione finale la difficoltà possa essere bilanciata diversamente, perché altrimenti Metal Gear Survive perde completamente il senso della sopravvivenza che gli si vuole dare. Al termine della missione abbiamo potuto poi apprezzare il sistema di loot che ha assegnato al giocatore più meritevole un oggetto raro da equipaggiare, il che spingerà, nel lungo periodo, a numerose partite giocate in maniera precisa e parsimoniosa per ottenere il risultato migliore. Restano dei forti dubbi sulla varietà delle missioni, dato che ne abbiamo provata una sola, così come c’è tanto ancora da lavorare sulla qualità grafica, che è ancora bassa: l’intera ambientazione è molto sporca e meno dettagliata di quanto fosse Metal Gear Solid V, dal quale vengono mutuati tutti i poligoni. Insomma, siamo ancora un po’ in alto mare.
– Il sistema di loot valorizza il grinding
– Elementi survival aumenano la difficoltà
Metal Gear Survive si è presentato ai nostri occhi come un TPS abbastanza anonimo: tenendo quelle che erano le animazioni della saga di Kojima, ci ha proposto delle meccaniche che oramai sono navigate e abbastanza basilari per un titolo che si propone di unire elementi survival a quelli shooter. Sicuramente il titolo non fa niente per farsi amare dai suoi detrattori, ma per tutti coloro i quali non soffrono, in questo momento, per l’assenza di Kojima potranno apprezzare un TPS modesto, per adesso. In attesa della versione finale.