Anteprima

Mafia III

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a cura di Gottlieb

Il prossimo 7 ottobre, tra meno di un mese, sarà il momento di immergersi nelle strade di New Bordeaux, la fittizia cittadina ricreata dagli sviluppatori di Hangar 13 per Mafia III. Dopo averlo visto all’E3 di Los Angeles e alla Gamescom di Colonia, senza aver avuto la possibilità di realizzare un vero e proprio hands on, siamo volati a Londra, nel pieno del quartiere della City, per tuffarci a pieno in quell’atmosfera americana che confluisce nelle mani e nelle spalle di Lincoln Clay.

Docu-film sulla mafiaÈ il 1968, siamo a New Bordeaux. Lincoln Clay è appena tornato dal Vietnam, dove ha combattuto per l’esercito americano: un uomo coraggioso, che ha voluto difendere il suo Paese, quella stessa nazione formata da un agglomerato cittadino che quando lo vede passare per strada nasconde gli oggetti preziosi, quando lo vede avvicinarsi si spaventa e che lo picchierebbe anche solo perché ha un colore diverso della pelle: Lincoln, d’altronde, è nero. E l’America di quel periodo non aveva saputo apprezzare l’atletica vicenda di Jesse Owens a Berlino nel ’36, figurarsi un soldato rientrato dalla guerra e diretto al bar del suo quartiere, a tracannare whisky di frumento fatto in casa. Clay, però, non ne soffre: ne è consapevole e il suo unico obiettivo è essere d’aiuto, al suo Paese e alla sua famiglia. Per questo al suo rientro, senza nemmeno prendere di nuovo dimestichezza con il mondo esterno, con la quotidianità dei fatti, decide di accettare di supportare la sua famiglia nelle lotte da clan. A cambiargli la vita, però, sarà l’incontro con la famiglia Marcano, in particolar modo con Sal, il boss della famiglia, e Giorgi, suo figlio: dopo aver accettato di aiutarli in una missione di recupero, il rapporto precipiterà vertiginosamente e spingerà Lincoln a guardare il mondo sotto un’altra prospettiva. E soprattutto a cercare vendetta. L’intera vicenda di Lincoln è raccontata con lo stile del docu-film, con le scene di gioco che vengono interrotte da testimonianze in prima persona dei protagonisti del quartiere dove la famiglia Clay si era stabilita. Tra questi, padre James, un timorato di Dio sempre attento alle problematiche del giovane soldato, desideroso di fargli ritrovare la pace e la serenità smarrita, capace di portare dentro di sé un ricordo indelebile di un “bravo bambino”. L’atmosfera che traspare è di quelle solenne, è di quegli spaccati sociali che riescono a coinvolgere il videogiocatore, che diventa spettatore dinanzi alle cut scenes e al documentario messo in piedi da Hangar 13, che con la sua narrazione riesce a coinvolgere chiunque. Raccontare il razzismo in questo modo, addentrarsi in una realtà, quella americana, che non abbiamo mai effettivamente abbracciato a piene mani per motivi territoriali e di distanza, è possibile grazie a quanto ci viene posto sotto al naso. Lincoln Clay riesce a vestire i panni di pontefice, di portavoce di quella che fu l’oppressione razzista americana, che nel suo sottotesto fece da concime all’assetto mafioso, quello che in America proliferava sotto l’egida degli immigrati italiani, quello che anche un comico come Giacomino Poretti esaltava domandandosi: “Ma quant’è bella la mafia?!”.

L’offerta del racketSu questo scenario prende vita l’intera struttura di Mafia III, che non è l’ennesima storia di mafia, bensì una vicenda di vendetta, come ci viene raccontato anche da Andy Wilson, executive producer di Hangar 13. La nostra prova, durata circa cinque ore, ci ha permesso di affrontare due macrosezioni del gioco, con la prima incentrata su un lungo binario di trama, che ci ha portato a impattare contro le prime vicende narrative e i primi turning point della trama, mentre la seconda ci ha messo dinanzi all’open world che anelavamo e agognavamo di conoscere e di provare. Il titolo è, chiaramente, uno sparatutto in terza persona, che ci permette di vestire i panni dal nostro Lincoln Clay, un uomo la cui psiche è stata falcidiata dalla sofferenza e dalla tristezza, ma che è reduce dalla non leggera guerra in Vietnam: una macchina da combattimento furba, astuta, sopravvissuta a uno dei conflitti armati più terribili di sempre, per gli americani, capace adesso di sfruttare a suo piacimento la sua struttura fisica, ma anche la sua enorme capacità con le armi da fuoco. Il primo aspetto gli donerà, negli spostamenti, forse eccessiva goffaggine, perché se da un lato Lincoln riuscirà ad avere grande mobilità nelle coperture e annesse, nel muoversi ha ancora qualche difetto, che si potrebbe giustificare appunto con la massa del suo corpo. La latenza nello spostarsi è evidente, la rocciosità delle gambe è tangibile, ma fa parte della struttura narrativa, che ben si presta alla creazione di tale espediente di gameplay. Un aspetto che gioca comunque a favore di Lincoln, che diventerà presto un uomo temuto e capace di riunire sotto la sua ala protettiva i suoi tre fidati assistenti: Cassandra, Vito Scaletta, direttamente da Mafia II, e Thomas Burke, il suo più fidato assistente nella lotta al racket di Delray Hollow. 
Dopo aver messo in ordine, quindi, la situazione narrativa, che ci conduce al comprendere lo scenario intorno al nostro quartiere e alla città di New Bordeaux, arriviamo all’open world che è proprio di Mafia III. L’intera cittadina pullula di sub-quests, è piena di missioni che richiedono il nostro intervento: nella nostra prova avevamo la possibilità di scegliere due diramazioni della lotta alla mafia impiantata dagli italiani, che fanno capo al temibile Sal Marcano; la scelta è ricaduta sulla lotta alla prostituzione, tra pellicole pornografiche da incendiare, bordelli da svuotare e prostitute da liberare dalla morsa di pruriginosi ricconi vestiti di soli mutandoni bianchi di indubbia indecenza sessuale. Tutte vene e arterie da soffocare per arrivare al cuore, al nucleo del racket, capitanato da una longa manus di Marcano, che si mostrerà soltanto una volta colpito al proprio tallone d’Achille: il ricavo, il portafogli. Quando, infatti, deciderete di accettare uno degli incarichi fornitovi dal vostro informatore, in alto a sinistra sullo schermo avrete un indicatore che vi mostrerà il reddito, fino a quel momento, del vostro obiettivo: a ogni azione compiuta, a ogni missione secondaria portata a termine, tale indicatore calerà con importanza o con poca rilevanza a seconda di quanto rumore siate riusciti a fare con le vostre azioni. Una volta portato a zero l’indicatore potrete scovare la posizione del vostro obiettivo e stenderlo con una pallottola dritta in testa. La fase di combattimento non è tanto complessa da meritare grandi spiegazioni, perché sparare è affidato ai dorsali posteriori, così come il combattimento corpo a corpo è decisamente immediato da intuire. Ciò che merita attenzione è, invece, il proliferare dei rapporti con i tre luogotenenti nominati poc’anzi, capaci di fornirci supporto in qualsiasi momento: l’uno con il supporto di armi da acquistare in ogni dove, con l’invio di un furgoncino armato, l’altro prontissimo a mandarci supporto con dei suoi scagnozzi nel caso in cui dovessimo avere bisogno in conflitti armati. Il combattimento non è dettagliatissimo, non è raffinato né preciso nell’utilizzo delle armi, ma diverte, in ogni caso, sia nella possibilità di colpire alle spalle gli avversari, con attacchi stealth, sia nella violenza offertaci, che nello scenario rude e dissacrante di Mafia III crea un ottimo connubio. 

On the roadIn aggiunta alle azioni consuetudinarie, Lincoln Clay sarà chiamato anche a rispettare quelle che sono le novità proposte in Mafia III. È stata definitivamente bocciata l’idea del rifornimento per la nostra vettura, per la quale va ancora ben capita e approfondita la questione legata ai danni che può subire e quanto realismo ci sarà nella distruttibilità della stessa, ma sono state integrate novità dal punto di vista della guida. Innanzitutto la possibilità di scegliere tra una guida simulativa e una più assistita, che muterà la libertà di movimento del vostro veicolo e anche la difficoltà di tenerla regolarmente su strada ad altissime velocità. Dall’altro lato, occhio alla polizia, perché sulla mini-mappa sarà sempre segnata con un indicatore blu, pronto a ingrandirsi non appena la vostra guida diventerà troppo spericolata oppure verrà segnalata da un testimone oculare che passava di lì per caso: basterà un telefono, un paladino della giustizia e dell’educazione civica e la polizia vi sarà alle calcagna. Chiaramente non mancherà la varietà delle missioni, che abbiamo apprezzato nella storyline principale, il che ci fa intuire che le sub quests potrebbero soffrire di un’annacquamento generale e, tra l’altro, anche di un appiattimento dal punto di vista dell’essere variegato: abbiamo guidato barche, svaligiato caveau, siamo sgusciati tra la gente in festa durante il martedì grasso, eluso guardie e aggirato la polizia, attirata dal nostro trasportare un corpo malandato di un compagno rimasto ferito a una gamba come se nulla fosse, in piena città. Mafia III ci ha assicurato tanto divertimento, nonostante qualche sbavatura, che con il poco tempo rimasto difficilmente potrà essere corretta e rivista, ma, vi assicuriamo, niente che possa effettivamente inficiare la profondità del prodotto.

– Narrativamente è tornato ai livelli del primo Mafia

– Tante cose da fare, in maniera diversa

– Personaggi profondi e ben caratterizzati

Del primo Mafia i grandi fan ricordano con passione e nostalgia lo scenario, la resa narrativa: un aspetto che finalmente in Mafia III sembra essere tornato, con una tecnica narrativa che spinge gli Hangar 13 nell’Olimpo dei competenti; in attesa di poter avere il piatto completo della portata, valutando l’evolversi della vicenda di Lincoln Clay, di Sal Marcano e degli altri protagonisti, vogliamo essere pienamente fiduciosi sulle fondamenta narrative poste da 2K, così come vogliamo premiare il divertimento fornito dal gameplay. Al netto di qualche sub quests eccessivamente ridondante e ripetitiva, con qualche legnosità negli spostamenti, Mafia III può sicuramente dire la sua in questo fine 2016, proponendosi come esperienza matura e narrativamente forte. La mafia, in Lincoln Clay, ha trovato un avversario non da poco.

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