Anteprima

Little’s King Story

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a cura di AP

Chi ha posseduto il GameCube, la precedente console targata Nintendo, difficilmente avrà snobbato i primi due capitoli di Pikmin, titolo originale e geniale creato, guarda un po’, dal maestro Shigeru Miyamoto, già papà di Super Mario. Il titolo metteva un buffo personaggio alla testa di un esercito di esserini vegetali che attraverso capacità e abilità singolari potevano raccogliere prima i pezzi della sua astronave e in seguito “tesori” nascosti su un pianeta che altro non era se non il nostro visto però da personaggi grandi come una lenticchia. Un concept così strambo e originale era già scitto che avrebbe sicuramente creato dei seguaci e questo Little’s King Story sembra intenzionato a seguirne le orme.

Un regno creato dal nullaIl Leitmotiv del titolo è la costruzione di un proprio regno e la sua relativa espansione. Tutto inizia quando un giovane trova una corona che gli permette di comandare le altre persone. Dopo un fortuito incontro con un soldato chiamato Hauser, inizia un sodalizio prima con il militare e poi con gli individui che man mano si uniranno a questo sparuto gruppetto. Siccome il giovane re non ha alcuna ricchezza, l’unico modo per guadagnare quel tanto che basta per costruire i primi edifici sarà una caccia al tesoro nelle terre circostanti. Queste battute aprono le strade ad un gioco che sembra coniugare uno strategico in tempo reale con un interessante gestionale. All’inizio saranno disponibili per la costruzione delle fattorie e delle caserme nelle quali “produrre” soldati. In realtà le caserme non creano i soldati dal nulla come nella maggior parte degli RTS in circolazione, ma assegnano quel compito ad ogni cittadino. Se per esempio avete 10 sudditi e dovete affrontare una battaglia potrete trasformarli in soldati facendoli addestrare alla caserma. Se invece dopo la battaglia avrete bisogno di risorse, potrete farli andare nella fattoria a lavorare. Progredendo nel gioco si renderanno disponibili altre specializzazioni come quella dell’arciere per le milizie e quella dei carpentieri per le operazioni di riparazione. Sebbene anche i contadini possano combattere, la loro resistenza è minore di un qualunque soldato e dosare bene i lavori da far fare ai propri cittadini è la chiave per la vittoria.All’inizio la vostra cittadina potrà contare solo su pochissimi edifici e anche il vostro castello non sarà altro che una vecchia baracca infestata dagli scarafaggi. Andando avanti e conquistando popolarità, questa si trasformerà sempre più nella reggia dei vostri sogni e il vostro paese con essa. Si renderà disponibile una piazza in cui avverranno festeggiamenti ogni volta che sconfiggerete un boss o acquisirete nuovi territori e si potrà assistere a feste e balli. Qui sarà anche presente una posta in cui trovare nuove missioni e indizi per incrementare il proprio regno.Purtroppo come succede in guerra potrebbero esserci anche caduti. In questo caso nella piazza del vostro villaggio il giorno dopo la dipartita di uno o più sudditi ci saranno i funerali. Questo introduce un’altra caratteristica di Little’s King Story: ogni vostro abitante sarà diverso dagli altri e avrà un nome, caratteristiche fisiche proprie e una personalità unica. Se all’inizio i vostri cittadini saranno titubanti nel seguirvi in battaglia, dopo qualche vittoria acquisteranno fiducia in voi e si getteranno senza esitare anche in missioni molto rischiose. Veder morire un valoroso soldato che si è distinto in battaglie passate potrebbe essere un buon motivo per rigiocare da capo la missione cercando stavolta di stare più attenti e tutto ciò riporta alla mente una meccanica già sperimentata dalla serie di Fire Emblem, con molto successo.Per rimpinguare le vostre fila, il gioco vi offrirà nuovi sudditi che però potrebbero comprendere bambini solo dediti al gioco o persone anziane che di certo non vi saranno utili in battaglia, se non attraverso saggi consigli.Tutte queste particolarità rendono il titolo Cing un calderone variegato di personaggi e personalità ben diverso dal seppur adorabile esercito di Pikmin di Nintendo, con potenzialità molto interessanti.

Come ti comando un esercito di cartoni animatiIl giocatore controllerà direttamente solo il re con lo stick analogico del Nunchuk unito al pulsante B che servirà a radunare attorno a voi i sudditi nei dintorni, Z che servirà a individuare oggetti o nemici con i quali interagire e A per ordinare ai sudditi sotto il vostro comando di interagire a loro volta con essi. Il puntatore non sarà utilizzato stando a quanto dichiarato in origine dallo sviluppatore e questa purtroppo sembra una mancanza ingiustificata considerando il tipo di gioco trattato.Tecnicamente il titolo appare ancora un po’ spoglio e la grafica non stupisce affatto per qualità. Risulta comunque piacevole grazie allo stile grafico adottato soprattutto durante le cut-scene che mostrano dei colori in tinte pastello davvero convincenti e che sembrano prese da un libro di favole. I personaggi in game sono caratterizzati da espressioni diverse e gli edifici sono facilmente riconoscibili, ma il gioco sembra mancare ancora di una personalità propria che lo distingua da altri titoli analoghi.Il comparto audio si dimostra perfettamente adeguato all’ambientazione di gioco pur non introducendo sonorità innovative o indimenticabili. Simpatica l’inclusione di espressioni come “Yes, sir” pronunciata dai sudditi con varie tonalità per enfatizzare le loro differenze.

Considerazioni finaliLittle’s King Story potrebbe essere una buona alternativa per tutti gli appassionati che aspettano un comunicato stampa realtivo al terzo episodio di Pikmin, ma al tempo stesso sembra avere delle caratteristiche proprie che lo differenziano dal capostipite nintendiano. Se si riuscirà a migliorare un comparto tecnico oggi un po’ povero e a donare all’avventura quella freschezza che sprona il giocatore ad andare avanti volendo scoprire “cosa c’è dopo”, nel 2009 potremo ambire al titolo di re e darci da fare per creare il nostro regno personale. Fino ad allora restate sintonizzati su Spaziogames per nuovi aggiornamenti.

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